Re Birth Sliding Doors Storiografiche
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Salvatore Giuliano, bello come il sole, ladro di dizionari Non ha compiuto neanche 21 anni, Turiddu. È un ragazzo che ama molto leggere e studiare, un bel ragazzo pieno di talenti, dall'intelligenza fulminea e profonda. Ha un estro, a suo modo, poetico, ama scrivere e riflettere, suonare. Cerca in tutti i modi di contribuire al sostentamento della propria famiglia, precedentemente benestante, in quell'assurdo e feroce periodo di guerra. È un ragazzo pieno di sogni e progetti. Il 2 settembre del 1943 Giuliano si avvia alla ricerca di un po' di grano venduto di contrabbando. In località Quarto Molino è però sorpreso e fermato da una pattuglia di guardie campestri e di carabinieri, mentre trasporta i due sacchi di grano che è riuscito a comprare con i pochi soldi a disposizione. Non è la prima volta. Il grano gli viene requisito. Ancora una volta. Ancora una volta torna a casa, furioso e deluso, a mani vuote. Quel giorno, però, è subito identificato per essere trascinato al Presidio Militare Americano: deve affrontare un giudizio militare, di sicuro una condanna molto dura. Talvolta la condanna, in quei tempi feroci, è anche quella capitale. Si mette in ginocchio, tenta in tutti i modi di far leva sulla sensibilità dei carabinieri... ma non c'è niente da fare. È in quel momento che Giuliano pone le basi del suo destino (homo Faber fortunae suae). Perde la testa, prende la pistola che si era portato per difendersi dai tanti disperati, sfollati, sbandati che in quel periodo sbucano ovunque e minaccia il carabiniere che ha in consegna la sua tessera d'identità, vuole riprendersela e fuggire. Ma la mossa provoca la reazione del giovane carabiniere che, a sua volta, punta l'arma verso Giuliano per colpirlo. Giuliano spara per primo: il giovane Antonio Mancino cade ferito a morte. È il destino che si fa vivo in quel preciso istante. Durerà 7 anni, e sarà un destino potente. Nasce esattamente in quel preciso momento una storia viva fino ad oggi che genera centinaia di vittime e una spirale reattiva inarrestabile, perché di Giuliano possiamo affermare ogni cosa, resta, però, incontrovertibile il peso di una personalità davvero indomabile, che racchiude nel suo essere due caratteristiche spesso incorniciabili: Giuliano è un uomo d'azione e, allo stesso tempo, uno stratega, un uomo di finissimo pensiero. Anche se la sua levatura culturale rimane, non per sua colpa, sempre insufficiente, Giuliano rappresenta, probabilmente, uno dei cervelli più raffinati, a livello strategico politico, non solo della sua epoca, ma anche di altre seguenti. Non per nulla, dopo la terribile avventura che lo rende assassino a soli 20 anni, egli riesce non solo a sopravvivere in un contesto assolutamente infernale, braccato da interi battaglioni di eserciti e ramingo, privo di qualsiasi forma di sicurezza esistenziale, ma riesce anche, molto probabilmente, a chiudere quella vorticosa fase della sua vita, non con la morte, come da tutti creduto, ma con una salvezza, un lasciapassare in terra straniera, ricchissimo, amato ed onorato. Giuliano, braccato dalla legge, si rifugia sulle montagne e raduna un esercito di seguaci. Ben presto, nel corso dei successivi sette anni di latitanza, la sua esistenza diventa un vortice di interessi, contatti, spie, piani di servizi segreti e mistificazioni anche internazionali. Diviene il Re di Montelepre, suo paese d'origine. Sicuramente, anche con la sua presunta morte, prende vita la potenza di un mito durevole. Un mito che, tuttavia, nasce con la latitanza, e con gli anni di guerriglia del Comandante. Sette anni al di fuori della legge vissuti con grandissima energia. Ma perché nasce questo mito? In realtà, sono tantissimi gli elementi scatenanti l'interesse di tante generazioni. Per capire la portata storica di questo personaggio su cui sono stati versati fiumi d'inchiostro e a cui sono state dedicate innumerevoli opere artistiche, ci fermiamo a considerare alcuni fattori eclatanti: Giuliano diventa bandito per via di un sopruso dello stato. Diventerà anche un difensore dei deboli. Ciò ha doppia valenza etica e ce l'ha anche ai giorni nostri, essendosi lui posto non solo a fianco dei deboli, ma anche come antagonista di uno stato percepito come nemico e sfruttatore del popolo. L'enorme potere economico, che in soli sette anni, anche se con atti di guerra, di violenza e saccheggio, egli riesce a raggiungere. In anni in cui si vive con poche migliaia di lire al mese, Giuliano accumula una fortuna di oltre un miliardo di lire: un potere economico che potrebbe concedere ogni libero lasciapassare per ogni libera parte del mondo. Non aver usato quest'arma di potere e morire da bandito, così come sembra sia accaduto, lascia pensare ad una forte coscienza etica del giovane Turiddu. Giuliano ha un'immagine accattivante: bellezza, intelligenza e fascino. I suoi modi sono educati, riservati, riflessivi e decisi. È prudente, rispettoso. Come molti siciliani è naturalmente carismatico. Diventa un mito dei rotocalchi dell'epoca. Negli anni della sua latitanza è contattato, adulato e corteggiato da aristocratici maschi e femmine anche di molte nazioni straniere, da poliziotti, dive del cinema, spie internazionali, politici e mafiosi. Il suo spessore umano e sforzo culturale. In anni in cui in Sicilia c'è un tasso altissimo di analfabetismo, Giuliano ruba dizionari nelle case dei nobili. Studia l'inglese e le maree, inventa una sorta di motore perpetuo, pare funzionante, che sfrutta la forza del mare. Si sforza di studiare e di ampliare la sua coscienza: gli atti di saccheggio, di violenza o di guerra, mantengono, quasi sempre, almeno una motivazione, uno spiraglio minimo, verso valori umani di un certo plausibile grado etico, compatibili con lo stato di guerra e lotta ideologica a cui Giuliano sceglie di votarsi. La prima considerazione da fare è valutare il contesto in cui nasce e cresce la storia di Giuliano. La Sicilia del 1943 è la Sicilia del caos più profondo, perché in questa terra già poverissima, sfiancata anche dalla guerra oltre che dalla solita miseria isolana più nera che mai, lo sbarco degli anglo-americani, porta una completa destabilizzazione di ogni ordine apparente. Le truppe alleate sbarcano con il consistente aiuto, l'organizzazione e la piena alleanza delle famiglie mafiose dell'isola e del continente americano. Con l'aiuto degli alleati sono liberati i detenuti mafiosi messi al confino, fino a quel momento tenuti a bada dal fascismo. Sfruttando (anche) il fattore linguaggio (si propongono astutamente come traduttori) i più abili mafiosi riescono ad impadronirsi di alcune leve del potere. Molti mafiosi, supportati dagli Alleati, infatti, diventano i nuovi sindaci di molte città siciliane, inaugurando un costume: mafia-potere politico, assai durevole nel tempo. L'isola è più povera che mai. La guerra indebolisce la già misera economia. Gran parte della popolazione vive appena sopra il livello di sopravvivenza, il dislivello sociale è molto marcato. Contadini e poveri non hanno alcun diritto e sono sottomessi ai latifondisti e agli aristocratici che possiedono le terre, il 40% dei siciliani è analfabeta e l'isola è tenuta sotto il pugno dell'autorità nazionale, la quale requisisce i raccolti e concede appena il necessario per vivere: solo 150 g di farina e soli 100 g di pasta per ogni giorno, distribuite tramite le famigerate “tessere”. Anche chi ha un po' di grano nascosto, non può macinarlo con facilità: tutti i mulini sono sotto stretta sorveglianza militare, 24 ore su 24. Per sostentare i propri cari, anche solo con lo stretto indispensabile, ogni capofamiglia è costretto alle più incredibili imprese e fatiche. Molti riescono a stento a comprare e vendere i prodotti primari ad “intrallazzo”. È in questo contesto, di mancanza del minimo necessario, di miseria ed umiliazione, che nasce la storia di Giuliano, assolutamente figlia del caos profondo nato dalla Guerra in atto e dalla successiva invasione degli alleati anglo-americani in Sicilia. Bisogna subito stabilire il concetto basico che il giovane Giuliano, per quanto sia un ragazzo costretto ad abbandonare la scuola per dare una mano a casa e per questo si sia ritrovato a dover fare a meno di un'agognata istruzione, inizia molto presto ad interessarsi di politica e di quel Separatismo, che, nel 1943, è il sentimento politico più diffuso e contagioso tra i siciliani.La sua coscienza politica si è sviluppata nel contesto di associazioni segrete: già all'età di vent'anni comincia ad integrarsi al gruppo “Sicilia e Libertà”, un gruppo politico clandestino fondato da Andrea Finocchiaro Aprile, il padre del Separatismo Siciliano. Quando il 10 Luglio del 1943, gli alleati sbarcano in Sicilia, tutti i siciliani, e lo stesso Giuliano, sono più che mai convinti che il peggio sia ormai passato e che finalmente gli anni della guerra, e delle follie ad essa connessa, siano ormai un ricordo lontano. Non avviene esattamente così! Per Salvatore Giuliano in particolare, ma anche per tutto il paese di Montelepre, inizia, da quel momento, un'odissea ancora più sconvolgente di quella subita negli anni di guerra. Una penosa odissea che non lascia neanche dei precisi riferimenti storici, in quanto la stagione del Separatismo e del banditismo, che in Giuliano sono strettamente interconnessi, è cancellata dalla nostra storia e dimenticata, falsata e seppellita, mentre, al contrario, tutto ciò che avviene nel Nord Italia, in quegli stessi anni, ha grande risalto ed un'attenzione spasmodica continuamente ribadita fino ai nostri giorni. Il Dopo Armistizio siciliano, invece, che nei fatti riveste un'importanza enorme anche per le connessioni tra mafia e politica che ne risultano e per la completa egemonia statunitense sull'isola che ne scaturisce, è completamente dimenticato e rimosso. E ciò è imperdonabile per una comprensione critica della nostra recente storia.
Aurea Nox
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