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Autore: Nicola Ricciardi
Il Destino di un cane
Narrativa
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Il Destino di un cane
Luca era un fioraio che viveva in una piccola cittadina di mare, trent'anni e una passione per la vita in tutte le sue forme, oltre che per il suo amato lavoro. Ogni giorno si recava a lavoro con occhi sempre nuovi, proprio come i suoi fiori, guardando attorno a sé la bellezza del mondo e il piccolo scorcio di mare che precede il suo negozio. Si svegliava presto, corsa, colazione e via verso un nuovo giorno. Una mattina, rientrando dalla solita corsetta, notò in lontananza una forma che giaceva in terra accanto ad alberello in prossimità della spiaggia. Non capendo cosa fosse si avvicinò per vedere meglio e quando fu lì notò con immenso dispiacere, una cagnolina morta. Si rattristò moltissimo nel vedere quella scena, ma guardando meglio, osservò che sotto le sue zampette c'era un cucciolo appena nato o con pochi giorni di vita. I suoi occhi si trasformarono da tristi a pieni di stupore e un sorriso di speranza gli illuminò il viso. Prese il cucciolo, era un labrador, e lo portò subito a casa dove per prima cosa prese un piattino in cui versò del latte per il piccolo che fortunatamente si fiondò a bere come fosse già rinato. Luca aveva già deciso che quello sarebbe stato il suo cane e in cuor suo sperava non fosse una peste. Approfittò di quel momento per farsi una breve doccia, si vestì in fretta e corse dal veterinario prima di recarsi a lavoro.
- Buongiorno dottore, ho trovato questo cucciolo stamattina e volevo accertarmi che fosse in buona salute. -
Il veterinario sorrise e con fare da esperto lo prese in braccio
- Vediamo come stai piccolino. -
Al termine di un check-up completo il veterinario disse
- È in ottima forma fortunatamente. -
- Che sollievo... - rispose Luca. - Quanto le devo dottore? -
- Lei ha salvato una vita, cosa posso chiederle? Buona giornata. - Concluse sorridendo il veterinario.
- Lei avrebbe fatto lo stesso. Grazie mille. -
Luca si precipitò nuovamente a casa, preparò altri due piattini di latte e acqua e disse al cucciolo
- Che bello che sei. Ti chiamerò Felice! Anche per quella linguetta che scodinzola come la codina. Ascolta Felice, io vado a lavoro, tu fai il bravo e non combinare guai, quando torno, ti voglio trovare qui su questa copertina. Ok? -
- Certo. - Parlò tra sé il cagnolino.
- Grazie mille per avermi salvato la vita. -
Luca uscì di casa fissando il suo nuovo amico come se avesse effettivamente detto qualcosa senza parlare. Giunto al suo bellissimo negozio colorato che aveva chiamato “Il tuo fiore”, così recitava anche l'insegna, un nome che aveva scelto come buon auspicio per una storia d'amore mai arrivata, aprì la porta e iniziò con più sorriso del solito, a evadere le richieste dei clienti. La giornata sembrò volare e stavolta, anziché fare la solita passeggiata da turista, andò al negozio per cani dall'altra parte del paese. Entrando notò così tanti oggetti originali che gli venne voglia di comprarli tutti. Quasi come se Felice fosse suo figlio. D'altronde cos'è un cane se non un figlio, un Angelo mandato da Dio. Scelse una pallina, una cuccetta e qualche giocattolo per quando sarebbe rimasto da solo in casa. Tornato a casa, il batuffolo corse verso di lui in gran festa e Luca, felicissimo di quelle feste, lo prese in braccio come fosse una coppa.
- Andiamo Felice, vediamo cos'hai combinato. -
Arrivato in cucina dove aveva lasciato coperta e piattini, vide una scena che ricordava l'esplosione di una bomba.
- Lo sapevo! Guarda che disastro! -
Felice scappando dalle sue braccia e con la codina tra le gambe s'infilò sotto una sedia con lo sguardo innocente e omertoso.
- Non è come sembra, sentivo rumori, le sedie si muovevano da sole, il frigo emetteva suoni e la casa voleva mangiarmi. - Cercò di dire il piccoletto.
- Chissà quale mostro hai combattuto eh? - esclamò Luca disarmato ma con un sorriso complice.
- Dai mettiamoci all'opera, guarda cosa ti ho comprato. -
Sistemato il tutto, mostrò gli acquisti a Felice
- Allora, tu dormirai qui ma ti metterò vicino a me in cameretta va bene? Questa è la tua pallina e il tuo giocattolo. -
- Sii... è sempre ora di giocare! - Abbaiò Felice.
- Dai adesso facciamo il bagnetto poi a dormire. -
La vita di Luca stava prendendo una nuova piega. Compiaciuto della nuova compagnia sperava che quegli attimi di solitudine di cui tanto aveva sofferto, diventassero un lontano ricordo. Da quel giorno le giornate diventarono più impegnative ma serene, scandite da lunghe passeggiate in riva al mare o in collina dove Felice sembrava sbalordito della bellezza del mondo.
- È tutto così bello... - pensava il cagnolino, - ancor più bello perché ho Luca con me. -
Amava rivoltarsi nella sabbia e bagnarsi poi nell'acqua, giocare nei prati a riportare la pallina; così il tempo passava allegramente.
Ormai Felice aveva sei mesi. Era diventato già un gran bel cane e Luca era molto fiero di entrambi. Facevano assieme ogni cosa al punto da suggellare un legame che rese le loro comunicazioni un vero e proprio dialogo, come un amore tra due anime ritrovate. Erano inseparabili, l'uno dipendeva dall'altro, come migliori amici. C'era un pensiero che i due amici condividevano
- I cani sono i migliori amici dell'uomo e l'uomo il miglior amico dei cani, ma io ho te e tu hai me, e non avrei desiderato di più. - Inoltre erano praticamente soci del negozio, Luca lo portava con sé ogni giorno ed era ormai conosciuto da tutti i suoi clienti. Felice amava stare in quel negozio, pieno di odori e colori perché
- È come essere in Paradiso... - pensava - Ogni giorno scopro nuovi colori e fiori e questo mi fa star bene. -
Un giorno Luca attendeva di ricevere un carico di orchidee dall'Oriente. Quando arrivò il suo amico Alberto a scaricarle, Felice uscì subito a salutarlo e per vedere cosa avesse portato.
- Ciao amico mio. - disse Luca
- Mi hai portato le orchidee? -
- Ciao Luca, sì, mi dai una mano a scaricarle prima che Felice le mangi? - rispose Alberto. Mentre iniziarono lo scarico, Felice si mise buono a osservare fintanto che i due si salutarono.
- Alla prossima Albe. -
- A presto amico. -
- Ora te ne mostro una. - Disse Luca a Felice.
- Guarda, quanto è be... - , mentre inginocchiato mostrava l'orchidea a Felice, il suo sguardo si posò su una ragazza bella quanto quel fiore.
- Ehi, fammi annusare - pensò Felice
- Cosa guardi, perché ti sei rialzato? - e abbaiò. Poi, voltandosi, capì che gli occhi di Luca erano fissi su quella ragazza.
- Sta guardando quella ragazza come guarda me, è normale? - si chiedeva Felice incuriosito. Continuò ad abbaiare fino a che Luca disse
- Ehi, scusa piccolo, mi ero distratto a guardare una ra... - la ragazza si accorse degli occhi di Luca fissi su di lei che era dall'altra parte del marciapiede. Era evidente che fossero entrambi imbarazzati ma nonostante ciò, accennarono un saluto allo stesso tempo. - C..Ciao.. Ciao... Bau! - salutò anche Felice. Lei sorrise intanto che Luca le si avvicinò lentamente per presentarsi.
- Devo seguirlo! Cosa fa? Mi lascia per lei? - pensò il cucciolo.
- Questa è per te. - Esordì Luca, già innamorato.
- Oh, che meraviglia! - Rispose.
- Piacere Serena. -
- E io sono Felice. - Annusandola pensò - odora di biscotti e vaniglia ma tanti altri odori che non comprendo a pieno, sarà perché è una donna. -
- Lavori in questa pasticceria? - continuò Luca.
- Si da poco. Mi sono trasferita e fortunatamente ho trovato subito lavoro qui. Mi trovo bene e ho sempre fatto questo tipo di lavoro. -
I due continuarono a parlare e poi si salutarono.
- Volevi stare tutto il tempo con lei? Ci sono io con te. - Scodinzolò ingelosito Felice. - Ehi che fai? Sembravi geloso o sbaglio? - disse Luca, come se ogni volta riuscisse a sentirlo. - Andiamo che chiudiamo e torniamo a casa. -
- Aveva un odore diverso, forse è innamorato. - pensò Felice mentre rientravano.
- Sai Felice, credo di essermi innamorato. -
- Anche lei di te, aveva lo stesso odore. - abbaiò.
Il giorno seguente Serena portò un dolcino a Luca
- Buongiorno, era il minimo che potessi fare, questo è per te. -
- Grazie davvero ma non dovevi scomodarti. - disse Luca.
- A me no? - abbaiò infastidito Felice.
Quasi come se l'avesse sentito, Serena rispose
- Piccolo a te no perché i dolci fanno male, mi dispiace. -
Dopo il lavoro, i due decisero di fare una passeggiata assieme per parlare un po', con Felice al seguito, ovviamente.
- Questi due... ho capito... - Pensava Felice. Ebbene, aveva capito fin da subito che erano fatti l'uno per l'altra. Passò poco tempo che i due si fidanzarono e quelle giornate diventarono sempre più vivide e felici, le passeggiate erano come avventure, fatte di scoperte e sentimenti sia per i due innamorati sia per Felice che iniziava, anche lui, ad amare la ragazza. Pic-nic sui prati, bagni al mare, cenette romantiche a tre e tanto altro. Non c'era mai un momento noioso nella loro vita e oramai i due, ehm..., i tre, convivevano serenamente, ma nonostante il lavoro e tutti quei divertimenti, Luca non si privava delle sue abitudini, come quelle orette passate in tranquillità a leggere un libro o a riposare sul divano davanti a un film. Passava momenti di felicità condivisa, ma anche di quelle giuste parentesi di solitudine che gli permettevano di immergersi nel proprio universo, quei momenti magici che solo la lettura sa creare. Anche Felice sapeva immergersi nel suo universo di riposo, o pigrizia, giacendo immobile accanto al suo padroncino, e quando Luca distoglieva lo sguardo per un attimo dal libro, quasi fosse un gioco, capiva quello stato di gioia e quiete in lui.
I film erano uno spasso anche per Felice. Qualsiasi genere scegliessero sembrava un bambino che si immedesima una in un horror, oppure un romanticone quando c'era un film d'amore e con i suoi occhi intrisi di malinconia e bellezza si accucciava tra i due innamorati, ma sapeva anche essere un chiassoso pelosone quando abbaiava agli spari di qualche scena d'azione.
Dopo due bellissimi anni trascorsi in questo modo, una sera i tre andarono a cena in un ristorante appena fuori città, a picco sul mare, bianco splendente, quasi a voler sfidare la maestosa luna piena di quella sera. Luca ovviamente, preciso com'era, aveva prenotato il miglior tavolo con largo anticipo. Belli e profumati come fiori freschi, affacciati sul mare a mirare i riflessi della luna sull'acqua, i due erano seduti il più vicino possibile, come facevano sempre, come fossero in un dipinto del più grande dei pittori. Ogni tanto Felice chiedeva attenzione usando la sua coda come fosse una bandiera frustata dal vento del mare cercando d'infilarsi tra i due.
- No, piccolo - disse Luca
- Così farai cadere tutto. Tranquillo che non ti abbandoniamo. -
- Stasera ti sento più felice del solito ma il tuo battito è cambiato, sembra tremante ma di positività. - voleva dire Felice.
Giusto il tempo di far arrivare una bottiglia, due bicchieri, un mazzo enorme di rose e una melodia di un pianoforte invisibile, che Luca ad un tratto s'inginocchiò, e dalle sue mani apparve un fiore di loto, fatto a mano, con al centro un anello che abbagliò gli occhi della sua amata. Serena non diete il tempo a Luca di pronunciare le fatidiche parole ed esclamò
- Siiiiiiiiiiiii!!! - urlò Serena.
- Ma io volevo solo farti vedere il mio lavoro mica...ah...ah... - disse scherzosamente Luca Fu un momento di grande felicità, i due erano in quell'istante l'Amore di Dio. Felice iniziò a zampettare di gioia, sembrava aver capito il significato di quel gesto, e si abbracciarono tutti e tre come tre anime immerse nella gioia.
Venne così il giorno del matrimonio. Tutto era perfetto e Felice era il gran testimone con le fedi sotto il collare, pronto per l'evento che sugellò l'inizio di una grande storia di vita. A distanza di un mese, una mattina, come ormai accadeva da quando viveva con loro, Felice sostava accanto alla porta del bagno occupato da Serena. Quando lei aprì la porta lo guardò con uno strano sorriso di gioia. Felice aveva intuito
- C'è una strana e bellissima energia stamattina in Serena, quasi fosse Luce dentro una Luce.” -

Nicola Ricciardi

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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