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Autore: Davide Cifalà
Sei il mio eroe
Narrativa
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Sei il mio eroe
“ Da un po' di tempo non sei piu' tenace. Non sei piu' il ragazzo indomito che andava dritto per la sua strada, fregandosene di tutti. Fa' una bella cosa: riprendi quei chili che hai perso e assieme ad essi riacquista la forza interiore che ho sempre ammirato in te “. La mia storia comincia cosi',con mio padre che poco dopo il mio quattordicesimo compleanno mi fa un discorso che mi sconvolge. Pur non essendo un grande comunicatore, si accorge che in me qualcosa non va. Del resto bisognerebbe essere ciechi per non accorgersi di un ragazzo che soffre, e bisognava essere ciechi allora per non accorgersi che non ero piu' lo schiacciasassi di una volta, quello che terrorizzava la gente. E'incredibile come il tempo trascorra velocemente senza che te ne accorgi. Mi sembra di essermi addormentato quel giorno e di essermi svegliato la mattina dopo che improvvisamente non avevo piu' quattordici anni, ma piu' di venti. Sembra ieri quando papa' mi disse quelle parole. Una mattina sempre in quel periodo, vado a prendere a scuola il mio cuginetto Christian, che frequenta la stessa scuola media che frequentavo io alla sua eta',e nel momento in cui rincontro la mia vecchia professoressa di lettere Rina Pennisi, quest'ultima mi guarda come se fossi uno spettro. L'ultima volta che ci eravamo visti io ero orgogliosamente grasso, fiero, arrogante. Grosso venti chili di piu', sprizzavo sicurezza da tutti i pori. “ Ma che cosa ti e' successo ? – esclama con gli occhi sgranati non appena mi vede,deperito – Tu stai morendo ! “ E non e' solo un modo di dire. Dice sul serio. Io non faccio nulla per smentirla,anzi,faccio una risata sarcastica da pazzo psicopatico. Non faccio nulla per farle credere che si stia sbagliando. In effetti anch'io quando mi guardo allo specchio penso : “ No, questo non sono io. E' solo il mio fantasma “. Catania,giugno 2002. Mister Orazio sta elencando nomi e numeri davanti a una lavagnetta col gessetto in mano. Oggi noi dell' Oikos Club ce la vedremo con la Pro Catania, una squadra di calcio dalla grande fama,in una partita amichevole tra “ Giovanissimi “. Da circa sette mesi sono un calciatore. Un calciatore privo di talento, entrato in squadra solo grazie alla “ raccomandata “ di mio cugino Alfio, membro della societa'. Sono un anoressico, sotto peso di almeno venti chili. Una volta spaventavo la gente perche' ero grosso, forte e irascibile, ora perche' sembro un morto. Mister Orazio, un uomo buffo dalla criniera brizzolata,ha una particolare simpatia per i casi umani come me. Non mi ha mai fatto giocare una partita vera di campionato, perche' sa che mi umilierebbe in mezzo a ragazzi che giocano a calcio sul serio, pero' nelle amichevoli non fa che incoraggiarmi ed apprezzarmi per la mia volonta', che definisce “ una volonta' di ferro “. Non ha ancora notato che ultimamente ed oggi in particolar modo, sono imbronciato piu' del solito, abbattuto. Stamattina ho appreso di essere stato bocciato a scuola. Frequento il primo superiore, l'istituto tecnico industriale Guglielmo Marconi. O meglio, frequentavo. Perche' ho appena deciso che non mettero' mai piu'piede dentro a un aula scolastica. Per quanto tutti mi dicano di non arrendermi, di rimboccarmi le maniche e riprovarci, tutto quello che e' successo quest'anno mi ha letteralmente spento. Non riesco a perdonarmi per aver fallito. Non riesco ad immaginare di vivere un altro anno come questo, che tra l'altro non si e' ancora concluso, ma mi ha gia' rotto. E siamo solo a giugno. Non riesco a rimboccarmi le maniche e ricominciare da zero. Avevo cominciato cosi' bene... a scuola e tutto sommato anche nel calcio. Ero sempre scarso come calciatore, pero' quando sono arrivato ero tutta un'altra persona. Come diceva Orazio, ero un ragazzo con una volonta' di ferro, che si ostinava ad inseguire il sogno impossibile di diventare un professionista, solo con la voglia, perche' tecnicamente facevo pena. Invece oggi la testa, il mio vecchio punto di forza, sembra che sia andata definitivamente in letargo. Non ho piu' voglia di sudare. Il mio fuoco si e' spento. Eppure oggi potrei vivere il mio momento di gloria. Visto che e' solo un amichevole, anche se tra il pubblico ci sono un paio di osservatori di squadre importanti alla ricerca di nuovi talenti, venuti apposta per vedere all'opera alcuni giocatori del nostro team, Orazio ha deciso di dare piu' spazio a quelli che in campionato giocano meno, o nel mio caso a quelli che non giocano mai.
L'Oikos Club e' composta dalla “parte A”, dove ci sono ragazzi con le potenzialità per diventare campioni un giorno e dalla “ parte B “, composta da ragazzini difficili, con problematiche serie, come me. Due osservatori dell'Atalanta sono qui apposta per veder giocare il nostro numero dieci, Ivan Granata, che come preannunciato già dal suo cognome, in attacco è una vera bomba. E' uno che con la palla fa quello che vuole, è molto abile, ma a furia di ricevere complimenti negli anni, si è un po' montato la testa ed ha smesso di progredire. Il mister glielo fa notare tutti i giorni, lo bacchetta, lo punzecchia, ma il ragazzo fa lo gnorri, anche perché il resto dello staff non fa che coccolarlo e lui se ne approfitta. Soprattutto Turi Testa, l'allenatore in seconda, che in Ivan rivede se stesso trent'anni prima.
Anche Turi era un buon giocatore da giovane, ma la sua carriera non era mai iniziata davvero a causa di un anomalia al cuore che gli aveva spezzato le ali per volare alto. “ Ivan, là fuori in mezzo al pubblico ci sono persone in grado di cambiare la tua vita con uno schiocco di dita – anche oggi Orazio gli urla in faccia mentre lui e' seduto sulla panca di legno accanto a me (che non lo degno di uno sguardo perché mi sta sul cazzo) e non lo sta nemmeno cagando – Impegnati ! Potrai andartene da qui ! Un tempo era uno spettacolo vederti giocare, ora sei distratto da altro...” Ivan rimane indifferente. A quattordici anni già si sente arrivato. Gli bastano un paio di sviolinate da parte di qualche vecchio fallito per sentirsi contento della sua vita. Contento lui...
Mio cugino Alfio entra nello spogliatoio, nel frattempo Orazio ha gia' schierato la formazione.
In difesa, a destra giochero' io, il terzino anoressico senza futuro.
A centrocampo assieme a Mathieu, un altro asso della nostra squadra e a Tobia,il ragazzino dalla chioma rosso fuoco, bassino e veloce come Speedy Gonzales,nel ruolo di esterno giochera' Michele,un ragazzo down appassionato di Francesco Totti,che sotto la maglia verde dell'Oikos indossa sempre quella giallorossa numero 10 della Roma ed ogni volta che fa gol e' solito sfoggiarla. In attacco con Ivan e Salvo Mollica ( quest'ultimo a mio avviso la vera stella della nostra squadra) giocherà l'altro Alfio, detto “ l'occhialuto “. Un altro che gioca col contagocce,non tanto perche' non e' capace, ma perche' e' piuttosto grasso. Lui pero' ci crede,e nessuno ha il coraggio di dirgli che non potra' mai diventare un campione, neppure se Gesu' Cristo scende in terra e gli da' la sua benedizione. Oggi tocca a noi, agli emarginati. I “ bravi “ del team se non si faranno notare oggi,sicuramente rimedieranno in futuro,in qualche partita vera. Se Ivan fallisce oggi, domani avra' altre cento occasioni. Anche Mathieu e Salvo prima o poi ce la faranno, forse... Orazio e' misericordioso e vuole che anche l'Oikos B abbia il suo momento di gloria. E' il giorno dei brutti e sfortunati questo, dei fenomeni da circo, ognuno condannato al proprio destino, alla sua personale vita di merda. Tutti noi impegnati contro un destino che nei nostri confronti non ha mai avuto pieta'. Il destino ce l'ha con noi, ogni giorno ce le suona, anche se non abbiamo mai fatto nulla di male. E qualche volta, in quelle giornate in cui la benzina finisce e di conseguenza anche la voglia di reagire, noi gli diamo una mano a distruggerci. E lui, destino bastardo si diverte, gongola.
Fa il bullo con i piu' deboli e invece la da' vinta agli stronzi, a quelli che meriterebbero davvero una bella lezione. Se nel calcio i disonesti hanno le maglie bianche e nere,e si fanno chiamare Juventus, nella vita di tutti i giorni i disonesti immuni al destino sono tutte le persone arroganti che vivono una vita molto migliore di quella che meriterebbero davvero. E ce ne sono tante. Alzo la mano come a scuola,dopo aver ascoltato l'inutile strigliata di Orazio nei confronti di Ivan,che non ha battuto ciglio,e faccio una proposta: “ Mister,posso giocare in un altro ruolo ? Sento che posso far bene “ . Giocare in difesa proprio non mi piace, ma quasi sempre mi ritrovo a fare il terzino. Orazio si gratta la testa e non sa cosa rispondermi per non mortificarmi, quando mio cugino Alfio interviene anticipandolo,privandolo dell'ingrato compito di dirmi che e' gia' tanto che mi stia facendo giocare : “ E in che ruolo vorresti giocare,centravanti ? – mi ride in faccia. Ha sempre avuto questo modo di esprimersi volutamente provocatorio, ma non mi offendo perche' so che il suo intento in realta' e' quello di spronarmi – Credi di essere rapido abbastanza ? “
La questione e' chiusa. Mister Orazio mi ricorda molto Hector Cuper, l'attuale allenatore dell'Inter, la mia squadra del cuore. Anche lui come il tecnico argentino e' uno che trasmette ai suoi calciatori lo spirito di sacrificio. Nella sua squadra non ci sono primedonne. Tratta tutti allo stesso modo, a parte me. Non perche' mi voglia piu' bene degli altri, o perche' mi ritenga piu' bravo, ma perche' sa che sto male di salute ed apprezza la mia personalita' sul campo e fuori, non le mie qualita' di terzino destro che in pratica non esistono. Quando entriamo in campo ed aspettiamo che l'arbitro fischi il calcio d'inizio, mi accorgo che gli spettatori sono molti piu' del solito. A volte capita anche che non venga nessuno, a parte qualche mamma che viene a prendere il proprio figliuolo alla fine degli allenamenti. Oggi invece c'e' un atmosfera diversa, come se quella sfida contasse qualcosa. Orazio mi prende da parte con maggiore garbo rispetto a mio cugino e mi fa una carezza sulla guancia, accorgendosi finalmente che non sono di buon umore : “ Che cos'hai, Davide ? Sembri tornato da un funerale “. Non uno che deve giocare una partita. “ Nulla “ rispondo con un gesto stanco. Sono triste perche' il futuro e' compromesso, tuttavia non mi rendo conto del tutto dell'enorme errore che sto per commettere abbandonando la scuola, rinchiudendomi dentro ad una casa come la mia, dove la tensione si taglia col coltello. E' come chiudersi volutamente dentro ad un manicomio. Non sono del tutto consapevole del fatto che sto per dare inizio alla mia fine. “Andiamo, ti conosco –insiste - e' successo qualcosa ? “ Non avevo la minima idea di cio' che avrei passato negli anni a venire per colpa di questo mio colpo di testa,che mi indusse a mollare tutto. Come se non bastasse oggi probabilmente sara' la mia ultima partita, dunque anche sul fronte calcistico so di aver fallito. Questa non e' una mia scelta, ma una decisione categorica dei miei genitori, stanchi di vedermi fare il caso caritatevole su un campo di calcio. Credono di aiutarmi cosi' facendo, costringendomi a smettere a stagione conclusa ( si conclude oggi ),invece mi stanno praticamente costringendo ad arrendermi. Come fanno i perdenti. Non dovrebbero, ora che mi e' rimasto solo questo,solo il calcio come svago,ma anche questa volta hanno scelto di reprimermi. Il mister e' sconvolto “ Tu ? “ Pronuncia quel “ tu “ come se io fossi Albert Einstein e fossi vittima di una clamorosa ingiustizia. In realta' so che me lo merito.
Crede che io sia ancora come mi ha conosciuto, il bravo ragazzo che studia e che fa tutto per bene. L'anno scolastico era cominciato alla grande, anche se ho sbagliato scuola ( poiche' uno che conosce a stento le tabelline non dovrebbe fare l'istituto tecnico), prendevo sempre buoni voti,la media di 7-8. Poi ho perso la testa e in un paio di mesi ho vanificato tutto quanto, facendomi prima odiare e poi bocciare. Anche a calcio stessa cosa. Avevo fatto timidi miglioramenti nei primi mesi, salvo poi diventare piu' scarso di quando sono arrivato. Sono fatto cosi', sono fatto male. E' come se perdessi di proposito. Ogni volta che sono vicino al traguardo, ogni volta che sto per vincere, la mia mente e' come se mollasse all'improvviso, come se mi appagassi o peggio ancora come se mi rifiutassi di ottenere quel trionfo, poiche' il pensiero di vincere mi fa piu' paura dell'eventualita' di sentirmi un perdente per l'ennesima volta. “ Si, mi hanno bocciato – confermo. E farlo mi procura un peso sullo stomaco – E' finita “. Lui mi guarda con affetto “ Fregatene. Ora goditi l'estate che sta arrivando. Divertiti, rilassati un po'. A settembre ti prendi tutte le rivincite “. Si riferisce solo alla scuola, poiche' sa benissimo che nel calcio,pure se continuassi a giocare fino a sessant'anni,non avrei comunque futuro. Il calcio per chi non e' capace non puo' essere niente di piu' di un semplice passatempo. Ho cominciato troppo tardi,a un eta' in cui bisognerebbe gia' essere esperti,e' normale che io non sia bravo. Decido di tenermi per me i progetti distruttivi sul futuro, cioe'stare a casa senza far niente. Proprio una figata... So che mi direbbe che sbaglio e non voglio sentirmelo dire. Mi giro verso la tribuna, oltre a mia madre che c'e'sempre, c'e' un osservatore speciale che e' venuto apposta per me : mio padre. E' la prima volta che viene. Quanto mi dispiace doverlo deludere...
Anche lui crede ancora che io sia il ragazzo tenace di una volta,e che la mia crisi esistenziale sia solo passeggera. So che alla fine di questa partita pensera' che non mi riconosce piu', si rendera' conto della gravita' della mia situazione. Se mister Orazio somiglia a Cuper con la sua faccia dura,in contrasto con i suoi modi gentili,io mi sento un po' Bobo Vieri nel carattere,in modo particolare il Bobo dell'ultimo periodo all'Inter.
Quello sempre imbronciato, impaziente di fuggire altrove,in qualunque altro posto che non fosse la sua squadra.

Davide Cifalà

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