Circa un'ora dopo aver lasciato il mio appartamento, arrivai all'edificio dove risedeva il mio capo e la sua banda. Quello era un vecchio edificio, nascosto da altri di recente costruzione, con le pareti che andavano a pezzi e gente armata che controllava l'esterno. Non curante di loro, mi incamminai verso la porta d'ingresso mantenendo lo sguardo fisso davanti a me e cercando di lasciar correre quelle loro solite battute sessiste che facevano ogni volta che mi vedevano. - Bentornata Ellen. Ogni volta che ti vedo arrivare, mi piace pensare che sei qui per me, anche se so molto bene che sei qui solo per vedere il capo - mi disse l'uomo che sorvegliava l'ingresso appena mi vide arrivare. - Smettila di sedurmi. Ti ho già detto che non sei il mio tipo - gli dissi sorridendo e reggendo il suo gioco come facevo ogni volta - Annuncia il mio arrivo. Non ho voglia di aspettare qui e guardarti sbavare come fai ogni volta. - - Ti sta aspettando. Vai pure - rispose lui aprendomi la porta. Sorrisi a quel tizio ed entrai all'interno dell'edificio dirigendomi verso l'ascensore dove trovai un altro uomo, con in mano una mitraglietta automatica, che appena mi vide si fece da parte per permettermi di salire all'interno di quella scatola metallica. Pigiai il pulsante per recarmi all'ultimo piano e, dopo che le porte si chiusero, iniziò la sua corsa verso l'alto. Quando le porte si riaprirono, venni inondata dalla luce del sole che stava illuminando l'ufficio di Smith. Infastidita da quella luce, socchiusi leggermente gli occhi per poi lasciare l'ascensore ed entrare in quel posto. Il mio capo mi stava aspettando seduto alla sua scrivania, che era piazzata proprio di fronte all'ascensore, sul lato opposto ad esso, mentre alcuni dei suoi uomini se ne stavano a perdere tempo su dei divani che erano stati messi lì per dare un tocco di eleganza a quell'ambiente di malavitosi. - Ehi Ellen! Che ne dici di passare la notte con un vero uomo - fece uno dei suoi uomini mentre mi spogliava con lo sguardo. - Proposta interessante. Se ne vedi uno... fammi un fischio - risposi senza neanche voltarmi mentre attraversavo quella stanza dirigendomi verso Smith. Alle mie parole, tutti gli uomini in quella stanza scoppiarono a ridere, mentre il tizio che aveva fatto quella battuta, rimase in un imbarazzante silenzio mentre mi guardava avanzare verso la scrivania del capo. - Questo è il ricavato del giorno - dissi dopo aver lasciato la borsa sulla sua scrivania - Cosa vuoi Smith? Perché tanta fretta? - - Ellen Thrace. La mia gallina dalle uova d'oro - rispose Smith sorridendo mentre allungava le mani sul malloppo - Accomodati... ho un lavoro urgente da affidarti... ti piacerà. - - Sentiamo. Cosa vuoi che faccia? - chiesi dopo essermi seduta. Smith non rispose subito alla mia domanda. Dopo aver preso la borsa che gli avevo lanciato davanti agli occhi, la aprì per controllare le banconote al suo interno. Quando finì di controllare il tutto, chiamò uno dei suoi uomini al quale diede quella borsa per poi mandarlo via. - Come dicevo, ho un lavoro per te. Certo... avrei potuto affidarlo ad uno di loro... ma non hanno il tuo tocco... la tua professionalità - fece dopo aver appoggiato la schiena sulla sua poltrona in pelle. - Vuoi darmi i dettagli oppure tiro ad indovinare? - chiesi per spronarlo a dirmi ciò che aveva da dirmi. - La solita Ellen, sempre diretta al punto... comunque... c'è un tizio... si sta prendendo gioco di me da troppo tempo e lo sta facendo proprio in uno dei miei migliori locali della città. Trovalo, fallo divertire senza esagerare e poi... sul più bello... accompagnalo in disparte e fagli capire che a Smith piace il gioco quando è corto... oppure... quando lo conduce lui stesso - disse mentre incrociava le mani sullo stomaco e si dondolava sulla sua poltrona tenendo lo sguardo su di me. Nonostante non avesse rivelato troppi dettagli, non mi fu difficile capire che quel tizio turbava il suo miserabile giro d'affari e che andava eliminato per ripristinare l'ordine nel suo regno. - Consideralo fatto - dissi prima di alzarmi in piedi. - Riceverai il tuo compenso a lavoro finito... come al solito... i miei uomini ti daranno le informazioni su quel tizio - fece lui accennando un sorriso - Ora vai! - Mi allontanai dalla sua scrivania per dirigermi verso l'ascensore dove uno dei suoi uomini mi stava aspettando con qualcosa in mano. Quando mi trovai di fronte a lui, accennò ad un ghigno per poi mostrarmi una foto del tizio che avrei dovuto eliminare. Abbassai lo sguardo su quella foto, guardai ogni particolare del suo volto e poi entrai nell'ascensore per andarmene. Conoscevo quel tizio, lo avevo incontrato diverse volte nel locale che mi aveva indicato Smith e che frequentavo soprattutto nel fine settimana, quando avevo bisogno di svagarmi un po'. Era un poco di buono, come tutti gli altri che lavoravano per il mio capo. Da quello che sapevo, gestiva un piccolo giro di prostituzione. Aveva un paio di uomini che lavoravano per lui, che si occupavano delle sue ragazze, e alcuni clienti che pagavano per averle. Trascorreva le serate in quel locale ad ubriacarsi e a vantarsi del suo giro d'affari e, in alcune occasioni, si prendeva gioco di Smith proprio come mi era stato detto. Probabilmente a Smith non piaceva quel suo modo di fare oppure non gli pagava la percentuale dei suoi introiti per poter lavorare nel suo territorio. Comunque, non ero particolarmente interessata a certi dettagli. Ciò che contava per me era portare a termine il lavoro, senza farmi uccidere naturalmente, e venire pagata. Avevo bisogno di quei soldi e, quando si trattava di pulizie, Smith pagava profumatamente. Accettare quel lavoro e portarlo a termine, significava per me avvicinare il momento in cui avrei lasciato quella banda di criminali. - Dove stai portando quel bel culetto? - mi accolse con quella domanda il tizio che controllava l'ingresso del covo di Smith. - Lontano dai tuoi occhi - risposi a tono mentre me ne andavo per la mia strada. ***** Finito con Smith e la sua patetica gente, tornai nel mio appartamento. Entrata al suo interno, me ne andai direttamente in camera da letto. Lasciai la pistola sopra al mobile di fianco al letto e, dopo essermi tolta di dosso i vestiti, andai in bagno. Mi avvicinai alla vasca per aprire il rubinetto dell'acqua calda e, mentre iniziava a riempirsi emanando del vapore tutto intorno, aggiunsi dei sali da bagno per poi immergermi al suo interno. Appena mi trovai seduta dentro la vasca e iniziai a sentire il calore dell'acqua, immersi completamente il mio corpo al suo interno per poi appoggiare la testa sul bordo e chiudere gli occhi per godermi quel bagno caldo. Rimasi almeno un'ora all'interno di quella vasca. Quando notai che il sole stava calando lasciando spazio al buio della notte, decisi, con mio dispiacere, di abbandonare quella condizione di rilassamento e pace per uscire dalla vasca. Asciugai il mio corpo e i miei capelli con il getto d'aria proveniente dall'asciugatore automatico che avevo acquistato da poco tempo. Poi andai in camera con l'intenzione di prepararmi. Mi avvicinai all'armadio e, una volta aperte le ante, visionai gli abiti che erano riposti al suo interno. Dopo un'attenta selezione, presi un abito nero corto e molto aderente che metteva in risalto il mio corpo atletico. Pensai che avrei dovuto attirare l'attenzione del mio uomo prima di entrare in azione e quel vestito faceva al caso mio. Indossati gli stivali e una giacca di pelle nera, presi la pistola che nascosi dietro la schiena, per poi lasciare il mio appartamento e recarmi al locale di Smith. ***** Il taxi si fermò proprio di fronte all'ingresso del locale dove c'erano decine di persone in fila che aspettavano solo di entrare. Da quelle parti mi conoscevano molto bene, sapevano chi fossi e per chi lavorassi. Così, senza preoccuparmi troppo di quella gente che aspettava il momento di entrare, mi incamminai verso l'ingresso riservato agli ospiti importanti, dove due tizi in abito scuro selezionavano le persone da far passare. - Buonasera, signorina Thrace - mi accolse il tipo della sicurezza appena mi presentai di fronte a lui - Piacere di averla con noi anche stasera. - Ricambiato il saluto con un sorriso, mi aprì la porta per permettermi di accedere al corridoio che conduceva all'interno del locale. Come facevo di solito in quelle situazioni, allungai al tizio una mancia che accettò sorridendo, dopo essersi guardato intorno.
Michele Scalini
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