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Autore: Tiziana V. Paciola
La Depositaria
Fantasy
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La Depositaria
- È tardi per fermarmi, avresti dovuto pensarci prima - , la baciava sul collo e scendeva con le mani ad accarezzarle languidamente la schiena.
- Se avessi avuto intenzione di fermarti ti avrei bloccato sul nascere, in ogni caso sono ancora abbastanza abile da decidere di farlo adesso. Voglio solo sapere che intenzioni hai - .
- Le peggiori - , l'aveva afferrata saldamente dalle natiche e stretta a lui.
- Nel senso che hai intenzioni di prendermi con la forza? - , fra lui e l'albero alle sue spalle, si sentiva in trappola.
- Mai ti farei una cosa del genere, e mai ce ne sarà bisogno perché un modo per farti cedere lo troverò - , aveva insinuato una mano nella scollatura, e iniziato a muoversi contro di lei.
- Sai bene che nessuno è in grado di costringermi, una via di fuga è sempre possibile, te lo ricordi quando me lo hai spiegato? - , gli prese il polso destro fra le mani e lo ruotò fino a portarsi dietro la sua schiena, torcendogli il braccio, spingendolo contro il tronco e tenendolo fermo.
Rise per la sorpresa, - Ti ho insegnato tutto ciò che conosci, credi sul serio di potermi battere? - , si impuntò con un piede contro l'albero e si spinse all'indietro, Siry perse la presa sul suo braccio e l'equilibrio.
Si ritrovò seduta in terra.
- Sono più forte di te, lo hai dimenticato? - , la guardava dall'alto in basso, allungò una mano verso di lei per aiutarla a risollevarsi.
E lei accettò la mano, nell'alzarsi lo attirò verso di lei e lo colpì con una testata al ventre e con un piede gli fece uno sgambetto, - E io infinitamente più agile - , lo fece ruzzolare, gli saltò addosso e gli puntò il ginocchio sinistro contro la gola, mentre gli bloccava entrambe le mani al suolo, impedendogli di muoversi e respirare. - Nessuno riuscirà mai a sottomettermi, estraneo o marito che sia - .
Un sorriso compiaciuto gli apparve in volto, lo spirito combattivo era rimasto sopito a lungo, e adesso avvertiva la necessità di trovare sfogo.
Con un forte colpo di reni, se la scrollò di dosso e l'afferrò al volo prima che toccasse terra, tentando di attutirle la caduta, lasciò scoperto il volto e lei ne approfittò: pur trovandosi sotto di lui riuscì ad allungargli due pugni in rapida successione in faccia, il primo sullo zigomo sinistro e il secondo sul naso che iniziò a grondare sangue.
Si sollevò lamentandosi, per controllare i danni al naso, per nulla preoccupato, se ne era procurati di peggiori e nel tastarlo fu certo che l'osso fosse ancora integro. L'idea era di darle del vantaggio in modo che riprendesse vigore.
Si era trascinata sulla schiena e raggiunto l'ingresso del campo coltivato con le verdure, allungando l'occhio aveva scorto i pali di sostegno per la serra, ne prese uno fra quelli più spessi e si rialzò con l'intenzione di allungargli una bastonata.
L'aveva lasciata avvicinare osservandone i movimenti con la coda dell'occhio, al sibilo del bastone, si era acquattato e afferrato il legno prima che lo cogliesse sul corpo, nel serrare entrambe le mani, aveva tirato e lei si era sbilanciata finendo di nuovo a terra: era furiosa.
- Hai molte ore di allenamento da recuperare Piccola Fiamma, errori del genere non li commettevi neppure da bambina - , più la prendeva in giro e più lei si arrabbiava, il fuoco che le divampava negli occhi avrebbe incendiato la foresta.
- Adesso ti faccio vedere io, a costo di usare la magia - , si lanciò contro di lui, prese la rincorsa e issandosi su un grosso masso si diede la spinta necessaria per sollevarsi e atterrare con un piede contro il suo petto, la sua agilità era cosa nota e al massimo della sua prestanza fisica pareva librarsi in aria senza fatica.
Al colpo lui vacillò, ma le prese il piede con cui l'aveva colpito e, tenendolo fermo, la fece cadere ancora.
Atterrò sul fianco sinistro e lui si preoccupò per la caduta, ma vedendo che non si doleva, si avvicinò con noncuranza. Stavolta non si sporse ad aiutarla, ma le salì in groppa, costringendola a rigirarsi faccia a terra, inchiodandola al suolo e incrociandole le braccia dietro la schiena in modo da immobilizzarla.
Sorrise compiaciuto, nell'essere riuscito a bloccarla, non poteva vedere lo sguardo furibondo, ma riusciva facilmente ad immaginarlo.
La mano sinistra era sufficiente per serrarle i polsi. Le afferrò i capelli con la destra e la tenne ferma - Cosa potresti mai fare adesso, che sei completamente inerme? - , avvicinò il viso e la baciò su una guancia - Piccola Fiamma, sei sottomessa al mio volere, le conosci le regole: al vincitore tutti gli onori e i privilegi - .
- Appena mi libero ti faccio pagare anche questa, giuro sugli Dei che te ne pentirai! - .
Per nulla intimorito dalla sua ira, - Ne sono consapevole, ma nel frattempo sei a mia completa disposizione - , restandole a cavalcioni sulla schiena era riuscito a slacciare i fermi sulle spalle. La baciava sulla nuca mentre la denudava lentamente, ne succhiava la pelle, la mordeva, strisciava la punta della lingua nello scendere.
La schiena completamente scoperta e lei che fremeva sotto di lui.
La sollevò abbastanza da riempire la mano con il suo seno, stringendolo con delicatezza. Senza smettere di accarezzarla, si stese su di lei facendo attenzione a non liberarle le braccia, sollevando la tunica sulle gambe e slacciandole il perizoma, si fermò a guardarla, il corpo splendido, lo invogliava sempre di più a tastarlo.
Per quanto agio gli fosse consentito dalla necessità di mantenere la presa su di lei impedendole di liberarsi, si abbassò a morderla sulla pelle più chiara delle natiche.
Avvertì la tensione allentarsi, si stese di nuovo su di lei, lasciando la mano ad accarezzare ogni lembo di quella intimità che così a lungo gli era stata proibita.
Alla certezza che non si sarebbe negata, la fece girare. Lo sguardo che gli lanciò lo indusse ad abbassarsi verso di lei, baciando lentamente quella meravigliosa ruga in mezzo alle sopracciglia, gli occhi, le tempie, le guance, le labbra. Ad ogni bacio si fermava ad osservarla, il temperamento battagliero non l'aveva abbandonata e lui ebbe la certezza che il cammino verso la sua guarigione fosse del tutto intrapreso.
Appena fu sicuro che non lo avrebbe colpito, allentò la presa sulle braccia, e l'accarezzò in viso, spostandosi per abbassarsi i calzoni.
Si era afferrata con le braccia al suo collo, restituendo tutti i baci e le carezze che le stava donando - Che vuoi farmi? - .
I lineamenti si erano distesi e il suo viso era incantevole come mai prima d'ora. - Ho intenzione di amarti per tutta la notte e tu non ti sottrarrai al mio volere, non perché ti obbligherò, né perché ti sentirai costretta, o in colpa per esserti negata a me così a lungo. Per nessuno di questi motivi - .
- E allora, perché dovrei farlo? - , il respiro ancora affannato per la lotta intrattenuta e nessuna intenzione di dargliela vinta.
- Perché cederai all'amore che provi per tuo marito, perché hai voglia di sentirti ancora parte di lui e partecipe dei suoi sentimenti, perché stargli lontano ha fatto male anche a te, perché tramite lui otterrai la tua completa guarigione - , nel parlarle si era spinto dentro di lei, lentamente, fermandosi a guardarla e ad assaporare il gusto della sua pelle.
- Mio marito farebbe tutto questo!? - , chiudeva gli occhi ad ogni centimetro guadagnato e nel sentirlo affondare completamente le sfuggì un gemito.
Un sospiro smorzato e la voglia di fare l'amore con lei trattenuto a stento, - No, tuo marito è tutto questo, e non ti ha mai chiesto di sottometterti a lui, ma all'amore che provi per lui, è diverso - .
- Mika... - .
- Mmh!? - .
- Non sono certa di essere pronta. E se dovessi rimanere di nuovo gravida? Ho paura di quello che potrebbe accadere - , il viso girato di lato e le mani lungo i fianchi.
Due dita sotto al mento e la costrinse a rigirare il viso fissandola dritto negli occhi, - Nessuna paura, siamo insieme. Ci ritroveremo, recupereremo tutto ciò che ci siamo negati e se gli Dei ci doneranno un altro figlio, lo accoglieremo. Lascia fare al fato... e a tuo marito - , nessuna necessità di continuare la discussione.

Tiziana V. Paciola

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