Game of mind - Il gioco della mente
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Era una splendida giornata di primavera quando Melissa e Alessandro incrociarono per la prima volta i loro passi lungo il viale alberato della vita. Si incontrarono per caso e si confidarono i propri segreti sulla base di un sentimento di fiducia che andava oltre ogni confine. Melissa camminava con un fiore tra i capelli, l'ipod nelle orecchie, il sorriso sulle labbra, sotto un cielo pieno di sogni e di speranze. Entrambi ricordavano il loro primo bacio, era tiepido, emozionante, palpitante, ricco d'amore e sentimento. Era semplicemente il bacio dell'amore. Non riuscivano più a staccarsi gli occhi di dosso. Si accarezzavano le mani in quel parco, quelle dita affusolate percorrevano i loro corpi e i brividi pervadevano i loro animi spogli in attesa dell'estate, delle onde del mare. Melissa prese la mano di Alessandro e lo condusse sulla spiaggia deserta lì accanto, dove si sdraiarono sotto il tiepido sole e si addormentarono sereni. Alessandro iniziò ad accarezzare Melissa mentre dormiva dolcemente, a stringerla da dietro, ad abbracciarla un po' più forte. Fino a baciarla. Ad un certo punto Melissa riconobbe il suo profumo, aprì gli occhi e si ritrovò di fronte il suo amato. Forse era un altro tempo, forse era un'altra vita. Forse semplicemente si erano già incontrati e non lo sapevano. Il bacio di Alessandro per Melissa era stato il bacio del risveglio, perché aveva svegliato una parte di sé che neppure lei conosceva, risvegliando i sensi e, soprattutto, svegliando l'amore che dormiva dentro di lei e che aspettava soltanto di essere svegliato. E' vero, la vita può sorprenderti, nulla è come sembra un attimo prima, ecco che l'attimo dopo arriva e sconvolge tutto ciò che avevi pianificato con cura. Accade sempre qualcosa di inaspettato con cui devi avere a che fare. Per quanto tempo puoi nascondere un'emozione? Per quanto tempo puoi nascondere quello che sei e affogare nei tuoi occhi la tua essenza? Ciò che non vuoi vedere troverà comunque il modo di raggiungerti. Aveva cercato in tutti i modi di nascondere ciò che sentiva dentro di sé, ma alla fine ciò che il suo cuore nutriva era venuto in superficie, non poteva più nascondersi, era giunto il momento di scollarsi quella sua maschera dal volto. Era ora di strapparsi i vestiti di dosso, di vagare con l'anima nuda per le strade del mondo, di baciare la luna, di afferrare i suoi sogni, di guardare in faccia il sole senza paura di ferirsi. Questa era la verità che lei cercava di nascondere a se stessa. I suoi istinti, i suoi desideri, le sue emozioni, il suo amore proibito. Divisa tra cuore e ragione, immersa nella legge dell'attrazione, nel magnetismo dell'amore... Una nuova luce ora brillava dentro i suoi occhi... Le sembrava di chiuderli e ritrovarsi tra le stelle. Tutto questo doveva essere di certo accaduto in un'altra vita. Quel giorno di primavera, i loro sguardi si erano incrociati, lui le aveva teso la mano, le aveva posato la sua carezza sul viso. Improvvisamente, Melissa si ritrovò con le sue labbra appoggiate sulle labbra di Alessandro, le quali avevano un sapore di ciliegio fiorito. Il cuore di Melissa palpitava. I suoi sensi si stavano svegliando in quell'attimo di eterno. Poi lui andò via. Aveva provato a dimenticarlo, a seppellire i suoi ricordi, le sue emozioni, a offuscarle creando dei nuovi ricordi, ma dentro di sé qualcosa di prepotente, nel suo petto, faceva a pugni con il suo cuore per riemergere. Una sera lei si recò in un locale. Il cuore di Melissa iniziò a palpitare, i suoi occhi si illuminarono, il suo sguardo era rivolto interamente al volto di quel ragazzo di città. Nel bel mezzo della serata, Alessandro annunciò che il testo che aveva scritto era dedicato ad una ragazza speciale, poi mentre intonava quei versi, scese dal palco e andò con passo deciso verso Melissa, le accarezzò il viso, passandole velocemente le dita tra i capelli, e lei sorrise. Poi uscì a prendere una boccata d'aria, tanta era l'emozione, ma lui la seguì tra i sentieri oscuri di quel bosco, fino a sorprenderla alle spalle, facendola sobbalzare. Melissa impallidì. Poi gli stinse forte le mani. Le portò alle labbra e gliele baciò. La protagonista insegue il suo sogno d'amore in cui lotta tra le sue paure: “nel nostro angolo di mondo braccati dal terrore di un rifiuto, di una lacrima, di un ipotetico invisibile dolore che potrebbe trasformarsi in una gioia infinita...” L'incontro tra Melissa e Alessandro si tinge di passione ardente in cui i due amanti si inebriano dell'essenza delle loro anime, che si uniscono l'una con l'altra in una danza infinita, assaporando il nettare dell'amore. La protagonista esprime i suoi desideri più nascosti, il suo desiderio profondo di appagare il suo amato e donarsi completamente senza nessuna remora. I due amanti vivono i loro incontri consumando la propria passione in un gioco di ruoli psicologici tra dominatore/dominatrice e sottomesso/ sottomessa. I capitoli si tingono di passione e di giochi erotici in cui i protagonisti si inseguono l'un l'altra. Questo gioco di ruoli verrà trattato dalla scrittrice nella parte iniziale del libro per descrivere quali aspetti psicologici determinano alcune pratiche sessuali che incarnano la scelta di ricercare ferite interiori del carnefice e della vittima, che volutamente sceglie di rivivere determinate situazioni pregresse. Melissa non sceglierà il suo carnefice, ma sceglierà l'amore che vincerà sulle ferite, sulle paure. “Lei era seduta su una sedia e con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, aveva le gambe accavallate e un braccio che spariva dietro la sedia. Mentre mi dirigevo verso di lei, ero intento a sgrovigliare le bende, mentre lei le guardava come se cercasse di capire come potersi liberare prima ancora di essere bendata. Mi porse i polsi mettendo le braccia tese davanti a se'. Riuscì a fare tre giri. Il cuore stava per uscire dal mio petto, dalla gola. Facemmo l'amore e poi la slegai. In fin dei conti, anche a lei piaceva essere la mia sottomessa. Sembrava tutto a posto e nulla faceva pensare che ci potesse essere un seguito. Tuttavia, in modo tranquillo lei aprì il cassetto della stanza, lo stesso che aveva cercato di aprire prima senza successo e scelse la sua arma , un cucchiaio di legno, e si avventò contro di me, sorridendo in modo sexy. Io scappai nel corridoio mentre lei mi inseguiva, senza correre, ma a passo ritmico, quasi come se si trattenesse dal compiere uno scatto in quanto voleva godersi la mia fuga. Mi chiusi nel bagno e lei si posizionò dietro la porta. La porta era di legno, ma nel centro aveva una parte di vetro da cui potevo vedere la sua sagoma. Quasi come un film horror, appoggiò la mano disarmata contro la vetrata e tamburellò con le dita sul vetro, dicendomi che era tutto inutile e che dovevo uscire prima o poi, e infatti fu così. Quando scomparve la sua sagoma, aprii pian piano la porta cercando di non far rumore, ma lei comparve all'improvviso e non potetti fare altro che scappare nella porta affianco, che sfociava nella mia camera da letto. Lei ovviamente mi raggiunse facilmente, mi spinse sul letto ed iniziò a colpirmi con il cucchiaio sul sedere. Dopo qualche colpo, afferrai il cucchiaio con una mano per cercare almeno di difendermi, ma lei avanzò salendo sul letto con un ginocchio e passando al secondo attacco. Mi diede alcuni pizzicotti sulla pancia, ma ne era valsa la pena soffrire dopo quello che ero riuscito ad ottenere. Quando la sua vendetta sembrò conclusa, mi afferrò per un braccio e puntandomi l'indice verso il volto, mi disse: Ora sei mio, sei tu ad essere in mio potere! I ruoli si erano di nuovo invertiti. E facemmo di nuovo l'amore”.
Martina Pace
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