Un'indagine per il Commissario Estense Ludovico Ariosto.
Mercoledì 26 febbraio San Faustiniano Vescovo Anno Domini 1522
Un freddo sudore imperlava la sua fronte. La transazione si stava rivelando più difficile del previsto. - Credete, messere... gliè tutto quel che m'è resto! Non pòto trovar altro denario... almancho per lo momento! L'interlocutore, un elegante cinquantenne assolutamente tranquillo e padrone di sè, soppesava l'oggetto tra le mani e ne studiava la fattura. Era robusto ma asciutto, di bella presenza, con i capelli scuri appena segnati da qualche filo bianco. Ad una prima analisi, poteva facilmente rientrare nei canoni della persona rispettabile. Tuttavia, v'era qualcosa d'indefinibile in lui che metteva a disagio. Trasudava superbia e incuteva una sorta di timore reverenziale. Si muoveva con estrema disinvoltura e con gesti pacati e misurati, propri di una persona avvezza al controllo su gli altri e atta al comando. Lentamente, alzò gli occhi. - Questo squisito monile, gliè maledetto... mi fa venir la pelle accapponata... – cominciò, mellifluo, l'uomo – come ancho le cosette... che m'hanno ditto sullo suo conto e sulli facti che l'hanno menato ne le vostre mani! L'allusione era assolutamente inequivocabile. Sapeva più di quanto avrebbe dovuto. Che fare? - Imperhò... – e rimase un attimo in sospeso. – Imperhò, gli affari son affari! – sentenziò, viscidamente. Sentiva i suoi occhi derisori piantati addosso e un leggero formicolio prese a vessare la sua schiena, mentre con il pollice e l'indice continuava a tormentarsi il lobo dell'orecchio. - Ancho se, mi par di rammentare... – riprese, intanto, l'uomo – che codesto monile gl'era in buona compagnia di altri oggecti pretiosi... - Per intanto, contentatevi di questo! - Contentarmi, dite? – urlò furioso, l'esperto – Badate ad aggiunger prestamente ancho lo resto... – e soggiunse, subdolo – che voi ben sapete quanto valgono certe voci... e quanto danno poderebbero fare se giungessero all'orecchi di certe persone...
Venerdì 28 febbraio A. D. 1522 Santi Martiri di Alessandria
Da quante ore era bloccato su quella maledetta seggiola? Ludovico aveva perso la cognizione del tempo. Sentiva impellente il bisogno di una pausa. Si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi. La vita gli aveva riservato ben pochi svaghi se paragonati alla buona dose di tribolazioni che gli aveva, a larghe mani, dispensato, soprattutto negli ultimi tempi. Dopo la morte del padre, tutto era andato a precipizio. Prima la responsabilità d'occuparsi della sua numerosa famiglia e del fratello paralitico Gabriele. Successivamente il “giogo” del Cardinale Ippolito, la guerra con Venezia, i faticosi incarichi diplomatici, i perigliosi viaggi a Roma e le rocambolesche fughe per sottrarsi alle ire del Pontefice Giulio II... A tutto questo, si aggiungeva un lungo contenzioso per eredità familiari e un grave dissesto finanziario. Infine, l'ultima beffa. Il suo beneamato duca aveva stabilito di privarlo dello stipendio da cortigiano, sul quale ormai contava da molto tempo, costringendolo ad accettare, pena il suo sostentamento, l'ingrato incarico di Commissario Ducale in Garfagnana, una piccola Provincia a Nord della potente Lucca. Niente andava come doveva... il fato sembrava burlarsi di lui. E considerato il recente evolversi degli eventi, aveva indubbiamente di che lagnarsi! Aveva dovuto lasciare la sua Ferrara con i suoi affetti più cari e non passava giorno che non si disperasse per la lontananza dalla sua amata Alessandra. Il viaggio, poi, era stato inenarrabile. Pioggia, vento, gelo. Mai si era visto un simile scatenarsi di elementi. In alcuni frangenti aveva seriamente temuto per la sua vita e per quella di Virginio. Caro Virginio... quel fugace pensiero ebbe il potere di strappargli un leggero sorriso. La presenza del figlio era l'unica nota gradevole di quel rischioso e dissestato contesto. Si massaggiò lentamente l'arcata sopraccigliare e le tempie. Avvertiva una molesta sensazione di pesantezza. Spiacevole presagio di un latente mal di testa. Riaprì gli occhi e osservò sgomento i plichi sparsi sul tavolo. - Maledetti briganti! – sibilò a denti stretti, appallottolando una missiva e lanciandola verso la porta. Dulcis in fundo, infatti, la Garfagnana, per quanto bella e selvaggia, si prospettava come una terra di arduo governo e il compito che l'attendeva si delineava come tutt'altro che facile. Erano passati appena sette giorni dal suo arrivo. Periodo breve ma, senza dubbio, intenso, oltre che doloroso. Si era buttato a capofitto nel lavoro, cercando d'ignorare la pressante nostalgia e di trascurare lo scoramento. Peraltro, questioni urgenti necessitavano, continuamente, della sua attenzione. Le due fazioni di Castelnuovo, “italiani” e “francesi”, lo tenevano in continua apprensione e, anche dai paesi limitrofi, gli arrivavano notizie poco confortanti. Rapine, assassinamenti, scorrerie... fatti legati indissolubilmente a nomi che gli sarebbero divenuti familiari di lì a poco. Primo fra tutti, un certo Antonio Mazzei detto il “Moro del Sillico” che, sistemato nella rocca di Ceserana con i suoi, si destreggiava abilmente tra “limite della legalità” e “libero arbitrio”, imponendo la sua legge su tutto il circondario. Ludovico era stato costretto a fare di necessità virtù occupandosi, fin da subito, anche di questo genere di problemi, connessi soprattutto ai fenomeni di banditismo, così comuni in quell'impervia regione. Il quadro globale era talmente grave da costringerlo, seppur dopo soli sette giorni, ad emanare la sua prima “grida” che, ora, aveva appena ripreso in mano e rileggeva con molta attenzione:
Contro i ricettatori de' banditi. Per parte e comandamento del magnifico et generoso conte Ludovico Ariosto, ducal generale Commissario in Carfignana, per questa pubblica presente grida si notifica a ciascuno et huomo particolare... che non ardisca per modo alcuno di ricettare... né dar da mangiare, né bere, né aiuto, ... in modo alcuno ad alcuno bandito del Stato dell'Illustrissimo Signor Duca nostro; né con detti banditi andare in compagnia, né menarli seco, né parlar, né..., sotto pena di ducati cinquanta...; et sia obbligato ognuno, subito che vederà alcun bandito, di andare con prestezza alla chiesa più prossima e di sonar la campana a martello; et sia obbligato ogni comune... di pigliar subito le sue armi, e seguitar detti banditi e pigliarli o ammazzarli, e pigliandoli condurli in le forze dell'offitio ordinario, overo del commissario; et chi mancherà di eseguire questo, cascare in la pena di ducati venticinque...
Die 27 feb. 1522
Non che fosse realmente convinto che una grida potesse risolvere tutto! Tuttavia, minacciando ogni comune con pene pecuniarie per chiunque proteggesse un bandito e promettendo ricompense in denaro a chiunque lo denunciasse... almeno sperava di curare un tantino la piaga. - Sperian almancho che, questa grida, serva a stanar uno qualche “astuto lupo” da le selve! Un leggero bussare alla porta lo fece sussultare. In un attimo si chiese se qualcuno avesse potuto udirlo parlare da solo, ad alta voce e... arrossì, violentemente. - Messer Ariosto – annunciò la serva, con un tono insolitamente solenne – C'è qui lo Cancelliero che vuol conferire con Voi! - Grazie Velia. Lassatelo passare, che lo ricevo sùbito...
2 marzo A.D.1522 San Quinto I Domenica di Quaresima
Situata in una valle oblunga, laddove il torrente Turrite confluiva nel fiume Serchio e circondata da boscose colline, Castelnuovo, rappresentava, agli occhi di un qualunque visitatore occasionale, un incantevole luogo nel cuore della Garfagnana. Ma Ludovico non era un villeggiante qualsiasi e, soprattutto, non aveva selezionato per libera scelta la mèta del suo soggiorno. Di conseguenza, aveva trascorso quasi tutto il tempo rintanato nella Rocca, sua vincolata dimora, sordo a qualunque invito di carattere escursionistico. Tuttavia, dopo aver posato sullo scrittoio l'ennesino allarmante dispaccio, realizzò di colpo che, per quanto il paesaggio non esercitasse su di lui alcuna attrattiva, la conoscenza diretta del contesto ambientale in cui andava prestando la sua opera poteva, al contrario, rivelarsi di fondamentale rilevanza. Lo stesso cancelliere, durante la sua ultima visita, l'aveva esortato a facilitare i contatti con la popolazione e, in particolar modo, con i personaggi più in vista. - Ma se, in questi jorni addietro, altro non ho fatto che conversar amicabilmente con lor signori! Che non ponno certo ire da lo Duca a lagnarsi che son stato parco di omaggi e complimentationi! – aveva sbuffato Ludovico. - Non gli enno bastanti, caro Commissario, non gli enno bastanti... Eh, enno parecchie le persone dabbene a Castelnovo! E impoi, ancho la gente comune necessita di una po' di consideratione. Badate Eccellentia, che la trascuratezza non produce mai benevolentia! A pensarci bene, poteva anche essere nel giusto!
Lida Coltelli
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