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Autore: Alessandro Falanga
Far from Dead
Thriller Horror
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Far from Dead
Non era trascorso neanche un anno dall'immane tragedia che coinvolse il mondo intero.
All'inizio era sembrata solamente un'influenza, poco più di un raffreddore.
Ma quando cominciò a mietere le prime vittime tutto cambiò improvvisamente.
Lì per lì nessuno era in grado di decifrare quanto accaduto, ma dopo qualche giorno la terra fu sconvolta dal più grande cataclisma della sua esistenza.
Un batterio.
Un semplice e miserabile batterio.
Che non solo portava alla morte della persona in questione ma lo resuscitava letteralmente dopo tre giorni.

Il primo avvistamento di questi nuovi esseri si verificò in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini.
Uno di quelli che non ti aspetteresti mai.
In piena campagna e nel profondo sud dello stato.
Era un vecchio contadino.
Fu il primo infetto e nessuno diede più di tanta importanza alla sua morte.
Dopo tre giorni le voci cominciarono a diffondersi quando andò a trovare – e sbranare – tutti gli animali della stalla e sua figlia.
La moglie, unica superstite, in preda al panico raccontò tutto alla polizia locale ma, chiaramente, non fu creduta.
A distanza di un mese buona parte della nazione era praticamente infetta.
Il batterio era subdolo.
Impercettibile.
E portava velocemente alla morte pur non mostrando grandi sintomi.
L'unica prova dell'infezione era una forte sonnolenza sin dal contagio ma anche questa condizione era difficile da individuare.

All'inizio del secondo mese di emergenza il Governo decise di intervenire con le maniere forti.
Non eravamo per nulla abituati ad una situazione del genere e un intervento diretto delle forze armate ci spaventava ancor di più del batterio stesso.
Io ero solo.
Avevo perso mia moglie nella prima ondata di infezione e dopo diversi momenti di smarrimento – in cui tentai più volte il suicidio – decisi di consegnarmi inerme ai militari.
Mi portarono prima in una cabina asettica per effettuare la prima sanificazione di rito.
Poi fui trasferito in un laboratorio per le analisi del caso.
Ed infine spedito nel Grande Centro di raccolta e salvataggio costruito dalle nostre alte sfere.
Era praticamente un campo militare, ma molto più ampio.
Il Governo lo aveva fatto recintare non appena comprese di essere di fronte ad una situazione eccezionale e fece poi predisporre due aree per tende militari e boungalov prefabbricati.
All'entrata, chiaramente, erano presenti due torri di sentinella.
Le stesse torri erano state disposte per tutto il perimetro e avevano il chiaro compito di sparare a vista.
L'esperienza passata aveva insegnato che l'oscurità e la penombra erano i momenti peggiori per gli abitanti della terra.
I non morti tendevano a riunirsi alle prime luci dell'alba e attaccavano, schierati in orde di medie dimensioni, tutto ciò che incontravano di fronte.
Non erano come i classici zombie della tv.
Quelli alla Romero che potresti fronteggiare tranquillamente grazie alla velocità e fare fuori con un po' di astuzia e tattica.
Erano dei veri e propri lupi.
Il loro modo di attaccare la preda era tale per cui qualsiasi individuo difficilmente sarebbe stato in grado di divincolarsi, anche se molto scattante e agile.
Il primo morso era per il capobranco.
Veloce, improvviso e soprattutto di avvertimento per gli altri e per il malcapitato.
Poi ad uno ad uno intervenivano i discepoli, mordendo la vittima in maniera casuale e totalmente brutale.
Alla fine il soggetto sarebbe stato sbranato in pochi minuti e l'orda si sarebbe ritirata dileguandosi abilmente tra le ombre.

Mi assegnarono l'ala 36, quella vicino alle cucine.
Eravamo poco più di 600.000, tutti proveniente dalla zona ovest del mondo.
Di campi come il mio ce n'erano altri tre.
Tutti posizionati ai quattro lati del mondo.
Si era scoperto sin da subito che il batterio aveva due grandi nemici.
Il grande freddo e il gran caldo.
Per questa ragione i potenti del mondo si erano accordati per costruire questi mega rifugi nei posti dove potevano godere del vantaggio dato loro dalla natura.
La zona nord, che comprendeva buona parte dell'Europa, era situata all'incirca dove sorge la Lapponia.
Quella sud, comprendente il continente africano e parte di quello asiatico, nell'area del centro Africa.
Ed infine, non senza violente discussioni politiche sulla collocazione, l'area est in Siberia in cui erano raggruppati tutti i popoli dell'est europeo e asiatico.
Quando si decise di costituire questi grandi agglomerati, la pandemia era in pieno corso d'opera da almeno una settimana.
In quel poco tempo aveva spazzato via buona parte della popolazione mondiale e il G20, riunito in gran segreto, prese la tragica decisione di salvare il salvabile.
In pratica ogni regione aveva il compito, nel più breve tempo possibile, di setacciare le zone di competenza e comunicare quante persone erano rimaste in vita.
Rimasero tutti quanti sorpresi quando la prima conta portò alla luce un dato terrificante.
Il mondo era quasi del tutto scomparso.
Erano rimasti in vita poco più di tre milioni di individui.
La maggior parte, senza alcuna ragione precisa, nella zona nord di questo nuovo mondo.
Per evitare di spaventare ancor di più i pochi abitanti della Terra rimasti, i governi decisero di non imporre una disciplina militare all'interno del campo ma organizzare il tutto secondo le mansioni precedentemente svolte.
Si voleva tornare a tutti i costi a vivere.
Seppur in una situazione mai vista prima.
Era l'unica soluzione che si poteva adottare in quel periodo.
Questo, oltre a portare una parvenza di normalità, avrebbe limitato le rivolte interne – improbabili in una situazione del genere ma non impossibili – e avrebbe agevolato la convivenza nel campo.
Ho sempre fatto il cuoco per una vita e quindi mi toccò, inevitabilmente, il posto nella cucina.
Non ero assolutamente solo – anche perchè cucinare per tutta quella gente sarebbe stato impossibile – e condividevo la mia cucina con Luis Arpena, originario dell'Argentina, e Caleb Dorty, canadese cresciuto a New York.
Il nostro compito era quello di occuparci dei campi e sfruttare gli ortaggi per la preparazione di zuppe e sformati.
Negli orti erano presenti altri quattro individui, che da buoni contadini si accertavano della giusta coltivazione al momento giusto.
Altri due posti del genere erano presenti nel rifiugio.
Uno affidato a Warren Phillips, Miguel Ardito e C.W. Cowly – affiancati da allevatori di mestiere – dediti all'allevamento e alla cucina di carne.
L'altro – di Brian Fluffly, Mary Steph e Melinda Andriga – che si occupava anche dell'essiccazione e della lavorazione del macellato.
I primi giorni non furono per nulla facili.
Ci volle infatti quasi una settimana per organizzare il tutto e stabilire ruoli, turni e mansioni specifiche per ognuno degli abitanti.
Il Centro di raccolta e salvataggio dell'ovest, come tutti gli altri, aveva una struttura verticistica nella gestione.
All'apice c'era il Presidente pro-tempore della zona, che aveva compiti esecutivi e legislativi assieme ad altri dieci membri alla guida – e sopravvivenza – delle aree coinvolte.
Il mio centro era gestito dal Presidente Hunter – eletto l'anno prima negli Stati Uniti – affiancato dal braccio destro Battie e da altre nove personalità tra Sud e Centro America.
Gunnarson, Viedmir e Cabolco erano gli altri responsabili a cui era stato affidato il compito di proteggere a tutti costi ciò che rimaneva del mondo.
Hunter era un tipo strano.
Era carismatico ma aveva la tendenza a prevalere su tutto e tutti.
Anche i suoi collaboratori, spesso e volentieri venivano talmente maltrattati da essere tacciati di inutilità pubblicamente.
Non era certo felice di dover spartire il potere con altri personaggi – per di più stranieri – ma la vicinanza di Battie e la poltrona più alta lo avevano fatto capitolare nell'accettazione di questo incarico estremamente importante.
Al di sotto di questo mega esecutivo era presente l'esercito regolare – formato da coloro che erano riusciti a mettersi in salvo – tra cui un mio vecchio amico: Adam Walker.
Io e Adam avevamo frequentato la stessa università.
Abbiamo diviso diversi anni della nostra vita e nonostante la distanza che ci ha separato dopo gli studi, riuscivamo a sentirci e vederci spesso.
Adam e i suoi colleghi avevano un doppio compito.
Di sicurezza interna ed esterna e di raccordo tra la popolazione e il vertice.
A seguire i rappresentanti di ala, che rendicontavano l'attività all'esecutivo allargato, e il resto delle persone suddivise, come detto, in base alle loro competenze.
Ogni venti giorni una squadra avrebbe fatto rifornimento di qualsiasi tipo di cosa fosse stata utile al campo, recandosi in alcune delle zone abbandonante anche per una ricognizione generale.
La spedizione serviva per diverse ragioni.
Innanzitutto per verificare la presenza di ulteriori superstiti (cosa mai accaduta).
Poi per rifornire le armi in dotazione ai militari.
Ed infine per dimezzare la popolazione nemica nel tentativo, nel lungo periodo, di riconquistare i posti abbandonati.

Per circa un mese le cose procedettero in maniera quasi regolare in tutta l'area.
L'organizzazione si stava man mano stabilizzando e, nonostante gli spari dovuti ad improvvisi attacchi di orde, le cose parevano riportate alla normalità.
Questo era riuscito a tranquillizzare la gente e fatto accettare – in un certo senso – ciò che era accaduto in quei pochi giorni che avevano stravolto il mondo come lo conoscevamo.
Il periodo di apparente pace interna, però, durò relativamente poco.
Iniziarono infatti le prevedibili schermaglie tra governanti sulle strategie da utilizzare per amministrare meglio il centro.
Si vociferava che Hunter avesse attuato un piano per far fuori alcuni Presidenti non graditi, sostituendoli con altri a lui più vicini.
La cosa, chiaramente, non era così esplicita ma alcune sue mosse avevano fatto presagire ciò.
Ovviamente i diretti interessati fecero finta di nulla in un primo momento, ma il sospetto stava facendo prendere una piega a dir poco spiacevole.
Una mattina vidi Adam stranamente nell'ala 36.
Dapprima fece finta di non notarmi ma appena fu possibile mi prese da parte per parlarmi.
- Dobbiamo lasciare questo posto prima che sia troppo tardi -
- Cosa? - risposi meravigliato per quanto ascoltato da una persona sicura di sé come lui.
- Non hai capito? Dobbiamo andarcene! E dobbiamo farlo prima che tutto vada a rotoli! -
- Ma dici sul serio? Lo sai cosa c'è lì fuori? Lo sai cosa abbiamo passato per venire qui? Lo sai...
- Certo che lo so. Ci ho perso moglie e figli prima di venire qui. Ma, ti prego, ascoltami. Tra qualche settimana saremo più in pericolo qui dentro che fuori. Hai saputo di Hunter? -
- Tutti qui dentro sanno di Hunter ma nessuno ci sta facendo caso, data la situazione -
- E invece bisogna prenderlo seriamente. Tra noi soldati sta circolando la voce che alcuni si sarebbero venduti per far fuori quattro personaggi sgraditi. Il Presidente ha intenzione di sostituirli con Howeder, Santiago, Perla e Musky in modo da avere le mani libere e puntare poi alla ripresa dei territori sotto la sua giurisdizione -
- Non capisco Adam. E dove dovremmo andare? E con quali mezzi, quali armi? Come faremo contro quelle bestie che ci sono lì fuori? -
- Ho provveduto a tutto io. Vediamoci stasera nel mio rifugio e ti spiegherò come fuggiremo da qui - .

Quella sera stessa andai nel rifugio di Adam.
Non fu cosa facile.
Adam mi aveva fatto convocare in vista della spedizione di qualche giorno dopo.
Si giustificò chiedendo che un cuoco con conoscenza di piante e vegetali andasse con lui. Disse che una nuova ricerca sulle piante poteva aiutare il laboratorio di ricerca in vista di una cura per il batterio.
- Abbiamo poco tempo e nel giro di pochi giorni dobbiamo organizzare il tutto - .
Il piano di Adam prevedeva il coinvolgimento di altre tre persone oltre a noi due.
Il maggiore Audra Ensky, il dott. Elmut Eccart e la dott.ssa Eveline Murphy.
I tre erano al corrente di tutto e sapevano già cosa fare per nascondere qualsiasi tipo di prova a loro sfavore.
L'occasione era l'uscita fuori porta stabilita ogni venti giorni, come da disposizioni dal campo.
In base alle regole imposte all'inizio della convivenza forzata, ogni squadra doveva essere obbligatoriamente composta da due militari e due medici di campo.
I militari avrebbero difeso il gruppo da eventuali attacchi zombi, mentre i medici si sarebbero occupati delle cure in caso di attacchi troppo violenti.
Il doppio componente per competenza era giustificato da un'altra semplice ragione.
Uno dei due poteva sempre cadere in battaglia e quindi era compito dell'altro sopperire alle mancanze del compagno venuto meno.
La prima spedizione aveva evidenziato l'importanza di questo fattore.
Un primo mezzo costituito da quattro militari e un volontario rischiò di aumentare le fila nemiche.
James Chon, studente dell'Università del Texas famoso per la sua velocità, nel tentativo di mettersi in mostra di fronte ai militari fu vittima di un attacco da parte dei mostri.
Se la cavò con poco, almeno all'inizio, ma il morso ricevuto lo portò alla trasformazione quasi immediata e all'attacco ai compagni di viaggio.
Fu soppresso assieme ad altri due commilitoni che erano arrivati in suo soccorso poco prima.
A questo si aggiunse anche la perdita di diverse casse di munizioni a causa della battaglia all'interno dell'autoblindato.
Ai quattro fondamentali, i militari potevano affiancare uno o due individui aggiuntivi in base alle esigenze del caso.
Proprio per questo motivo Adam cercò di sfruttare la disciplina in vigore per permettermi di far parte della spedizione che avrebbe abbandonato la zona ovest.
La direzione era l'Europa ed in particolar modo il Centro della zona nord.
Erano per la precisione 8.296 km.
8.296 km che ci avrebbero permesso di fuggire da un disastro di proporzioni enormi rispetto al contagio presente all'esterno.
Adam aveva calcolato tutto.
Una volta usciti dal rifugio avremmo proseguito con il mezzo gentilmente offerto dal fu Governo americano per diversi chilometri ad est.
Una volta finite le scorte di carburante avremmo proseguito seguendo l'istinto.
Dopo la pandemia le città erano un agglomerato di vecchi rottami sparsi per le strade.
Il batterio e poi gli attacchi zombi avevano trasformato i luoghi in immensi cimiteri per le automobili.
Una volta arrivati in Canada ci aspettava il compito più difficile.
Non solo perchè quella era la regione più infestata, ma anche perchè avremmo dovuto reperire un mezzo acquatico per raggiungere la nostra meta.
Su questo aspetto, non avendo dati sufficienti a disposizione, Adam fu vago.
Ma considerando quello che era successo alle metropoli era sicuro che più di qualche barca sarebbe stata a disposizione per compiere l'ultimo sforzo.
L'azione doveva tener conto, chiaramente, anche del vero nemico presente per le strade.
Gli zombi.
Avremmo affrontato orde e orde di quegli esseri fino allo stremo prima di raggiungere il luogo stabilito.
E come se non bastasse avremmo dovuto trovare un alibi forte per non farci sparare a vista – come era stato imposto a tutti i campi – e farci accogliere benevolmente dai nostri vicini di casa.
- L'appuntamento è per domani a mezzo giorno vicino la caserma. Gli altri sono stati avvisati e sanno come muoversi. Portati lo stretto necessario e giustificalo alle guardie di turno come ciò che ti occorre per la missione. La visione di questa autorizzazione che ti lascio servirà a zittire i due ancor prima di poter far un'ulteriore contestazione. -



Alessandro Falanga

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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