Il bip sul cellulare la avvisò che era arrivata un'email e controllò subito di cosa si trattava. Era la newsletter de “La libreria del centro”, la sua preferita: quella dove poteva girellare per un'ora tra gli scaffali senza che nessuno le facesse fretta. Ogni settimana mandavano un'email con le novità e di solito dopo qualche giorno andava a vedere di persona i nuovi libri. Ormai, a forza di vederla, la commessa era diventata sua amica. Scorse l'email leggendo i titoli con avidità. D'accordo, ammise con sé stessa, continuava a comprare libri nuovi quando ne aveva un sacco a casa che la aspettavano, intonsi. Aveva persino finito lo spazio utile e impilava i volumi per terra in alte torri di carta. Sembravano un oggetto d'arte, a dirla tutta. Controllò l'orologio: erano le sei del pomeriggio di quel lunedì d'inizio dicembre. Poteva fare un salto subito in libreria, lavorava solo a qualche minuto di distanza. Era impiegata in un'agenzia di marketing in una viuzza del centro di Treviso e tutto il suo mondo era lì a due passi: appartamento, ufficio, bar preferito, libreria preferita. Nascose un sorriso mentre radunava le sue cose per uscire. - Allora vado, Sandra – disse alla collega – Faccio un salto in libreria. - - Ancora? E' la seconda volta questa settimana, Rebby. Non sarà per quel tipo carino che lavora lì? - Rebecca arrossì senza alzare la testa, mentre Sandra scoppiava a ridere. - Non so proprio a chi ti riferisci. - le rispose infine. - Ma sì, quello alto, moro, con gli occhiali. - incalzò Sandra. Rebecca finì di chiudere la borsa e si infilò il cappotto in gran fretta. - Ah, sì ho capito. Non ci ho mai fatto caso. - - Rebby, risparmiami la commedia - replicò Sandra, prendendo anche lei la borsa per andarsene – non sei capace di raccontare balle. - Rebecca preferì non commentare e quasi scappò giù per le scale. Uscì in strada dove l'atmosfera natalizia la avvolse con la sua magia. Era buio, le luminarie appese sopra le strade risplendevano all'infinito nelle vetrine addobbate dei negozi, ricolme di pacchettini e fiocchetti rossi. Qualcuno aveva lasciato aperta una porta e si sentiva risuonare la familiare melodia di Jingle Bells in tutta la strada. C'erano alberi di Natale pieni di festoni ad ogni angolo. Sembrava davvero di camminare dentro un'enorme casa preparata a festa. Attraversò piazza dei Signori a testa in su per ammirare l'enorme abete nel mezzo. Carico di ghirlande argentate e luci colorate era il protagonista assoluto del centro trevigiano, acceso il giorno dell'Immacolata con una grande festa popolare. Scansò al volo i bambini che si rincorrevano per la piazza e si infilò sotto i portici del Calmaggiore con immutato piacere. La gente infagottata si affaccendava nello shopping, causando un allegro via vai dai negozi. Adorava questa città e in questo periodo particolare era ancora più bella. In breve arrivò al Duomo e, finalmente, nell'angolo della piazza, vide il suo obbiettivo: dalle vetrine “La libreria del centro” splendeva, illuminata a giorno, carica di promesse di ore felici di lettura. Inspirando l'aroma della carta nuova stampata entrò con la consueta emozione di batticuore e le copertine lucide la attirarono subito nel reparto novità. Si avvicinò ad accarezzare i titoli, solo per il puro piacere di toccarli. Che meraviglia, chissà quanti mondi straordinari dietro ogni copertina. Dopo un momento sentì lì vicino il battere di tasti su una tastiera. Eccolo lì, il commesso carino che stava al computer a scrivere qualcosa. Quello che con studiata nonchalance aveva detto di non aver nemmeno notato. E invece lo aveva notato eccome. Si acquattò dietro ad uno scaffale di libri in lingua straniera, proprio a fianco del grande albero di Natale stracarico di luci e palline colorate. Da lì aveva una visuale perfetta sul bancone dall'altra parte del negozio, dove il giovane stava svuotando uno scatolone e continuava a controllare qualcosa sul computer. Dio, com'è carino, pensò Rebecca, con quel ciuffo castano che gli cade tra gli occhi e l'espressione concentrata. Non sapeva nemmeno il suo nome, ma poteva rimediare subito. Si avvicinò alla cassa per salutare Alice, la commessa bionda coi capelli cortissimi dal taglio punk e le lentiggini sul viso. - Oggi mi è arrivata la vostra newsletter e sono venuta subito in esplorazione. Devo farti i complimenti, è fatta proprio bene. - - Ti ringrazio, – rispose lei – è Marco a occuparsi di queste cose. Sta sempre appiccicato al computer. Vedi? Anche adesso sta smanettando. - Alice fece un cenno verso il collega e Rebecca registrò le informazioni. Marco. E gli piacciono i computer. Vabbè, pensò la ragazza, ci sarà qualcosa d'altro che avremo in comune, no? E' statisticamente impossibile che non ci sia. Rebecca sorrise grata ad Alice e le disse che avrebbe fatto un giretto per il negozio, giusto per dare un'occhiata. In realtà tornò alla sua postazione e ad un tratto ebbe un'idea. Prese il cellulare e premette “rispondi” all'email della libreria. “Buonasera, - scrisse - potreste dirmi quando arriverà l'antologia dei racconti di Carter?” Era uno dei libri che avevano segnalato come novità della settimana. Inviò l'email e aspettò. Passeggiò avanti e indietro per lo scaffale, prese un libro a caso e lo aprì, per darsi un'aria impegnata, ma non perse d'occhio Marco e il suo computer. Infatti, ecco che appoggiò le carte e i libri che aveva in mano e si concentrò sul monitor. Lo vide battere sulla tastiera per qualche secondo e poi tornare al suo lavoro. Dopo un istante il bip del telefono l'avvisò che era arrivata un'email. “Il volume è già disponibile in libreria, può passare quando vuole.” Il cuore di Rebecca saltò fino al mento e poi tornò al suo posto. Okay, pensò Rebecca. Calma. Non sono un'adolescente alla disperata ricerca di richiamare l'attenzione del ragazzotto dell'ultimo anno di liceo. E' tutto a posto, tutto normale. Lui non ha la minima idea di chi io sia, né che io sia qui. Ma non riuscì a resistere alla tentazione e premette di nuovo “rispondi”. “Grazie, passerò appena possibile.” scrisse e inviò in un fiato. Ancora una volta, poco dopo vide Marco guardare il monitor del computer e battere qualcosa sui tasti. Ed eccolo il bip del cellulare. Rebecca si sentì così stupida che solo il fatto di trovarsi in pubblico le impedì di scoppiare a ridere. Aprì l'email per leggere. “Perché non lo prendi subito, visto che sei qui?” Oddio. Mi ha vista. Ha capito. Dio che imbarazzo. Con gli occhi sgranati la ragazza alzò con cautela lo sguardo verso il bancone, ma lui non c'era. Dov'era finito? Al computer non c'era nessuno. - Rebecca, giusto? E' questo il volume che cercavi? - disse qualcuno vicino a lei. Si voltò di scatto e se lo trovò davanti, con l'antologia di Carter in mano. - Ohm... sì, è questo. Grazie. - farfugliò prendendo il libro. Marco la stava guardando con un sorrisetto che rivelava quanto si stava divertendo, con grande disappunto della ragazza. - Stavo, stavo dando un'occhiata qui in giro. - cercò di dissimulare – E' interessante anche quest'altro. - - Il saggio sulle foibe? - - Certo, io sono una che si informa. La storia è importante. - - Lo stai tenendo al contrario. - disse Marco, sorridendo a tutta faccia. - Okay... non è proprio la mia giornata. - mormorò, rovesciando il libro che aveva in mano. Lo rimise nel verso giusto e si accorse anche che... - Ed è in lingua slava. - disse lui. Infatti. - Oh, certo. Giusto. Ora lo rimetto a posto, eh? - Rebecca pensò con orrore al colore che doveva avere ormai il suo viso, un rosso tovaglia natalizia con tanto di stelline dorate tutte sparse ovunque. - Sabato prossimo faremo un evento qui in libreria. Una presentazione di un libro sul Natale. Magari potresti fare un salto, sempre che tu non sia impegnata a studiare la storia jugoslava. - La ragazza lo guardò sconcertata, ma lui aveva un'aria così divertita che sorrise a sua volta. - Certo, grazie. - - I racconti di Carter li vuoi ancora? - Una vampata di calore le riandò su per il collo e Rebecca si strinse al petto il libro. - Sì, sono venuta apposta. - Marco si offrì di farle il conto e non commentò, ma quando stava per darle lo scontrino fermò la mano a mezz'aria. - Ti andrebbe una cioccolata calda stasera? Sempre che il tuo ragazzo sia d'accordo. - - Volentieri. Non ce l'ho il ragazzo. - Era abile anche lui a reperire le informazioni che gli interessavano, a quanto pareva. - Alle nove in piazza dei Signori? - propose Marco. Rebecca annuì e uscì veleggiando a un metro da terra con il suo libro di Carter stretto in mano.
Rosanna Boaga
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