New York, Roma... solo andata.
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- Pensavo che avesse una love-story con Melania Lanteri ma... - le riservo un astio che la mette decisamente a disagio. È da quando ho avuto modo di vedere il servizio fotografico, sulla rivista di cronaca rosa lasciata in veranda da mia moglie prima che partisse, che non sono più riuscito a concentrarmi sul lavoro e adesso, il destino – o meglio, la mossa astuta messa in atto dagli uomini che più amano la ragazza che mi sta di fronte – mi offre l'opportunità per ottenere un chiarimento. Non che sia tenuta a offrirmelo, ne sono più che conscio ma vorrei tanto sentirle dire che è ancora single e che mi pensa, almeno quanto è capitato a me da quando sono stato dimesso dall'ospedale. - È così - Eden annuisce, nel frattempo, asciugandosi gli occhi con una mano - Potrei spiegarti ogni frazione di secondo, dell'episodio immortalato in queste foto... ma tu ti diverti a interpretare il ruolo del fidanzato geloso e non capisco per quale motivo, dato che, oltre a non esserlo, nemmeno mi vuoi - . - Non è così e lo sai bene - confesso, fissandola intensamente negli occhi. - Tu vuoi tua moglie e una sana, tranquillissima, vita familiare - ripete, sbattendo il giornale sul tavolino e dandomi l'impressione di sopportare a stento l'intensità del mio sguardo - Ed è giusto, okay? Non posso che essere d'accordo. Adesso, però, permettimi di andare... Mason mi sentirà! - D'istinto, mi sollevo in avanti e allungo una mano per trattenerla ma un dolore altrettanto improvviso mi coglie impreparato, costringendomi ad assumere una smorfia. - Che succede? - lei si china immediatamente su di me, allarmata e impallidisce, scorgendo alcune delle cicatrici che mi ricoprono le braccia, nei punti lasciati scoperti dai cerotti. - Non toccarmi - mi scosto, voltandomi per un istante. - E se volessi farlo? - Eden non si muove, continuando a guardarmi, apparendomi satura d'amore. - Coraggio, chiama un taxi e torna a Roma o meglio ancora, a Milano... dal tuo Teo! - le suggerisco, aspramente. Come unica risposta, mi posa le mani sulle spalle, con cautela e mi induce a girarmi, manifestandomi di essere più forte di quanto credessimo. - Perché mi tagli fuori, ogni volta... e ogni volta, subito dopo, mi incolpi per averti concesso quello che vuoi? - mi chiede, mentre osserva le cicatrici, colma di angoscia per ciò che rappresentano - Non vuoi che sconvolga la tua vita familiare ma ti arrabbi, se accetto le condizioni e tento di andare avanti... per l'amor del cielo, hai una vaga idea di quello che ho passato, in quest'ultimo mese? - I miei occhi non possono che accarezzare il suo viso inondato dalla forza di un sentimento che non pare averla abbandonata, mentre i suoi fanno altrettanto, con le mie cicatrici e intanto emette un sonoro sospiro. - Non credo... no - ammetto, trattenendo a stento il desiderio di abbracciarla - Ti andrebbe di dirmelo? - - Volentieri... - mormora, senza abbassare lo sguardo e dandomi prova di essere tutt'altro che fragile. - Dopo quell'orribile attentato, non ho dormito per alcune notti e di giorno giravo come una specie di trottola, facendo la figura della dirigente impicciona, a cacciare il naso in redazione pur di ottenere in anteprima aggiornamenti che ti riguardassero! E come se non bastasse, sono diventata insopportabile, con ognuna delle persone che fanno del loro meglio per aiutarmi... cerco ancora, disperatamente, di distrarmi e mi sforzo di considerarti per quello che sei: un maledetto egoista! - - Può darsi che abbia ragione - le concedo, sollevandole il volto con entrambe le mani per costringerla a guardarmi dritto negli occhi, ora che pare abbassare la guardia - Dunque, affinché possa odiarmi ancora di più... sappi che non ho cambiato idea - . - Lo so - la vedo annuire, mentre la umilio ostentando una pacatezza invidiabile - Quindi, dovrei affrettarmi ad andarmene e invece... - . Mi detesto in maniera profonda, per il modo che ho scelto per costringerla a dimenticarmi, nel tentativo di renderle le cose più facili. - Invece? - - Invece, sto combattendo con l'immensa voglia che ho di abbracciarti - mi confessa, chiudendo gli occhi, disperata - Ti prego, lasciami andare... apri quel cancello e lasciami andare - . La attiro a me, prima di insinuarle le mani fra i capelli e dopo essermi sdraiato, me la adagio sopra, mantenendole il viso sollevato... che poi avvicino al mio, con arroganza. - Non farmi, questo... - Eden mi implora, stando attenta a non sfiorarmi il torace, lasciato scoperto dalla camicia sbottonata, terrorizzata alla sola idea di provocarmi dolore - finirei per odiarti sul serio - . - Odiami, Eden... devi smettere di amarmi - le ordino, appropriandomi con foga delle sue labbra, mentre tento di non lasciarmi travolgere dai sentimenti reali che nutro nei suoi confronti. Non è possibile amare due donne nello stesso momento... non con una tale intensità, continuo a pensare, baciandola con trasporto, senza riuscire a convincermene. Qualche secondo più tardi, dopo un incontro e uno scontro di lingue, di scambio di saliva e di fiato ma soprattutto di sensazioni inebrianti, non so come ma riesco ad allontanarla ed esibisco un sorriso trionfante. - Sto bene, d'accordo? Torna a casa... e smetti di soffrire - . - Dovrebbe essere facile, vero? - Eden è sconvolta, com'era facile prevedere ma mi afferra le mani, capovolgendo i ruoli - Come quando impartisci un ordine al tuo cane e lei obbedisce... magari, scodinzolando, per compiacerti - . - Non sarà nemmeno così difficile - le assicuro, conscio del male che le procuro con il mio atteggiamento superbo. Mi sorprende, stringendomi ancora più forte le mani, poi mi solleva le braccia lungo la sdraio, di fatto, imprigionandomici sopra. È furiosa, non ho dubbi e ne ha ogni motivo. - E davvero credi che, grazie a questa sceneggiata, mi disinnamorerò di te? - la vedo abbozzare un sorriso, mentre si china di nuovo su di me e mi sfiora la pelle con la cascata di capelli biondi che mi accendono, insieme alla deliziosa espressione provocante che ha assunto - Non me la bevo, okay? Comunque, non temere, non ti costringerò a rifiutarmi di nuovo... l'hai già fatto, me lo ricordo bene e non te ne offrirò più l'occasione, dopotutto, non sono abituata a essere umiliata - . - Vattene, Eden... vattene, tutto questo è ridicolo - affermo, con un soffio di voce che tradisce l'eccitazione di cui sono preda, nonostante la più che ferma intenzione di respingerla - Sono un politico della Seconda Repubblica, famoso per una certa irreprensibilità, nonché stimato per uno stile del quale mi pregiavo io stesso fino a... fino a quando non mi sono imbattuto in te. Già... e infatti, guardami ora, coperto a malapena da una camicia, che vorrei togliermi come tutto il resto, impegnato a sottrarmi da un tentativo di seduzione che... - . - E sei dannatamente sensuale mentre lo fai ma dubito che ne abbia coscienza - mi interrompe, emettendo un lungo sospiro. Scuoto la testa, trattenendo il desiderio di rimangiarmi tutto ciò che ho asserito finora. Sapevo che, se la vita ci avesse fornito una nuova occasione, sarebbe stato complicato ma non avevo idea di quanto mi sarei sentito coinvolto. Averla così vicina e non poterla abbracciare, nonostante mi senta trasportare dal sentimento, sta diventando avvilente. - Sei più simile di quanto ti vada di ammettere a un uomo normale che accarezza l'idea di fare l'amore con una donna da cui è incredibilmente attratto! - mi assicura, conscia di essere passata in vantaggio e chissà se solo grazie a una legge della natura - Vorrei avere il coraggio, sai... di andare fino in fondo, vorrei trascinarti là dentro e correre il rischio di essere sorpresi da tua moglie ma continuo a pensare che ti amo, mentre tu ami lei - . Emetto anch'io un sospiro, che suona molto più simile a un lamento, trattenendomi a stento dal confessarle che non ne sono più tanto sicuro. - Dovresti togliermi dall'imbarazzo, allora - riprendo a usare un tono fermo di voce, usufruendo dell'autocontrollo che mi impedirà di confessarle che, se davvero mi trascinasse all'interno della casa, dove le dimostrerei nella maniera più ampia e spontanea ciò che mi sta smuovendo dentro, nessuno potrebbe sorprenderci perché Monica non tornerà prima di domani. - Fare un favore a entrambi, eh? - per fortuna, Eden si rialza, lasciandomi andare le mani e mi riserva un ultimo sorriso, colmandomi della sensazione di vuoto che mi accompagnerà durante la sua assenza - Un giorno, forse, scoprirai di essere pronto... e allora, mi verrai a cercare. Il guaio è che non avrò la forza per respingerti - . - Nonostante Teo? - la provoco, seguendola con lo sguardo. - Non mi estorcerai alcuna notizia sulla mia vita privata... immagina pure quello che preferisci, proseguendo a vivere come è tenuto a fare un esimio politico della seconda repubblica! - sentenzia, con tono sarcastico, considerandolo un modo come un altro per vendicarsi per il dolore che le arreco - Abbi cura di te - . - Contaci - annuisco, detestandomi per non avere il coraggio necessario per trattenerla. Eden mantiene un sorriso malizioso dipinto sulle labbra e una straordinaria espressione fiera dipinta sul bellissimo volto mentre si avvia al cancello. - Promesso? - Faccio un breve cenno affermativo con la testa, facendo scattare l'automatismo e osservandola allontanarsi. Perché diavolo la sto lasciando andare, accidenti?! Piego la testa da un lato e chiudo gli occhi, nel tentativo di rilassarmi, ora che non è più qui a tormentarmi con la sua bellezza e con il fresco profumo che non avrò modo di dimenticare. Perché permetto a un'occasione così rara, di sfuggirmi? Non credo che qualcuno potrà più offrirmi un amore simile... e non mi perdonerò per essere stato tanto vigliacco da non accettarlo. Mai... per il resto dei miei giorni.
Rossana Lozzio
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