La Trilogia delle Fate - Volume II
La donna aprì gli occhi, batté le palpebre due volte e si stiracchiò, poi volse uno sguardo carico di dolcezza verso il giovane che ancora dormiva al suo fianco e gli accarezzò i folti capelli neri. Che ora era? Ma che importa, è domenica!, pensò rilassandosi. Si alzò e, così com'era, uscì dalla camera da letto e si mise a girare per l'appartamento; percorse il corridoio, entrò nel soggiorno-cucina, ed ebbe l'idea di preparare il caffè per entrambi, quando udì alle sue spalle una vocina inconfondibilmente femminile trillare: - Yuuhhh, Dannyyyy! Sono tornata! Sveglia, dormigl... Aaaaahhhh! - . A quel grido Karen si voltò di scatto, e vide una piccola creatura, alta sì e no tre pollici, vestita con un abitino da pic-nic a fiorelloni, con grandi ali di farfalla color marrone, la pelle ambrata, corti capelli verdi e occhi neri che la fissavano con indignazione. - Ch-chi sei? - la apostrofò impaurita. - Chi sei tu, piuttosto, e che ci fai a casa nostra? - ribatté la misteriosa creatura puntandole contro il dito e aggiungendo scandalizzata: - Per di più sei nuda! - . A quelle parole la donna non poté fare a meno di coprirsi imbarazzata il seno e il pube con le mani. - Come sarebbe a dire, casa vostra? - replicò arrossendo. - Io credevo che questa fosse la casa di Danny Josephson... - . In quell'istante il padrone di casa si affacciò sull'uscio, anch'egli in abbigliamento adamitico, sbadigliando e mormorando: - Amore, dove sei? - . Le due femmine esclamarono all'unisono: - Danny, chi è lei? - e lui rimase a bocca aperta per un momento, poi cercò di riprendere il controllo della situazione: - Calma, calma - disse in tono conciliante alzando le mani. - Adesso farò le presentazioni: Karen, lei è Fata delle Querce, la mia collega di lavoro, per gli amici Oaky; Oaky, questa è Karen McGillis, la mia fidanzata - . - Q-questa è una fata? Una fata... vera? - esclamò l'umana stupefatta. - Fida-cheee? - fece dal canto suo Oaky. - E da quando ti sei fidanzato? Sono stata via solo un mese, e vi ritrovo... così! E scommetto che le hai anche spifferato di essere un agente dell'MI6, vero? - chiese inviperita al giovane. - Un agente dell'MI6? Cioè, una spia? - domandò la ragazza sorpresa. - Già, non mi avevi ancora detto cosa fai per vivere... - rifletté. - Veramente avevo deciso di dirglielo stasera, durante una romantica cenetta preparata dal sottoscritto... ma tu hai pensato bene di anticiparmi, intelligentona - rispose divertito Danny Josephson alla fatina. - Buonanotte! - sbuffò questa dandosi una gran manata sul viso e lasciandosi cadere a corpo morto su un lettino da bambola collocato su una mensola. In quel momento il telefono nella camera da letto prese a suonare insistentemente. - Scusate, devo rispondere... e anche vestirmi - disse Danny allontanandosi. Karen si accasciò su una sedia, esausta, e chiuse gli occhi; poi li riaprì e chiese alla fatina: - Dì un po', cosa c'è fra te e Danny, oltre al fatto che siete... colleghi di lavoro? - . Fata delle Querce rimase in silenzio per un lunghissimo istante, poi scoppiò in una fragorosa risata. - Ah ah ah ah! Ma cosa vai a pensare?!? - esclamò agitando le manine. - Tra una fata e un umano non può esserci niente di quel che immagini! Ma dico, mi hai vista? Sono alta un ventesimo di lui, e non ho neppure... beh, mi hai capito... E poi, Danny è così serioso, così abbottonato... pensa che la prima volta in cui ci siamo incontrati mi ha chiesto scandalizzato perché non portassi vestiti! Davvero, siamo solo due controspie che collaborano tra loro al servizio segreto dell'Umanità, nient'altro! - . - Davvero Danny non prova nulla per te? - ribatté Karen ancora diffidente. - E tu, invece? Quella di poco fa sembrava proprio una scenata di gelosia... - . - Ma no, ti dico... ero soltanto sorpresa di trovarlo con una donna, proprio lui... quando vi siete conosciuti? - riprese Oaky tentando di sviare il discorso. - Due settimane fa - disse la ragazza con aria trasognata. - Io avevo iniziato a lavorare da Harrod's come commessa proprio quella mattina, e arriva lui, bello come il sole, che cerca un regalo di compleanno per un collega... Hai presente il classico colpo di fulmine? No, che scema, cosa puoi saperne... Insomma, ci siamo piaciuti subito, abbiamo cominciato a uscire insieme, prima a un pub, poi al cinema, al ristorante, e infine... - . - E infine... vi siete accoppiati? - domandò maliziosa la fatina volando fino a lei e sedendole accanto. - Lo avete fatto stanotte? E quante volte? - . - O Signore! - sospirò Karen passandosi una mano tra i folti capelli corvini. - Scusami, ma sembri proprio il curato del mio villaggio natale, lassù nelle Highlands: un brav'uomo, per carità, ma così retrogrado! E anche i miei compaesani, sempre a spettegolare, anche per un bacetto dato al lattaio... per questo ho deciso di partire per la Grande Londra... E sì, lo abbiamo fatto stanotte, tre volte, ed è stato bellissimo - concluse con un'espressione di perfetta beatitudine sul volto. - Allora adesso conosci anche la sua religione... Questo non ti crea problemi? - rifletté Oaky indicando la piccola croce tatuata sul polso della donna; poi spiegò: - Sai, negli ultimi dodici mesi ho imparato molte cose su voi umani... compreso il fatto che provate piacere a scannarvi l'un l'altro in nome dei rispettivi dèi - . - E tu, non credi in Dio? - domandò a sua volta Karen. - Io credo solo in me stessa - rispose fieramente Fata delle Querce, - e nel fatto che il sole sorgerà puntuale domani, che Dio, fata o umano lo voglia o no - . - Non temere - riprese lei. - Io non sono una fervente praticante, altrimenti avrei dato ascolto al mio prevosto... e anche Danny, a quanto ho capito, non è un bigot... - . - Vedo che avete fatto amicizia... Scusate, ma devo interrompere la vostra conversazione - fece Danny vestito di tutto punto. - Oaky, dobbiamo andare alla Centrale, subito! - disse rivolto alla fatina; poi si accostò a Karen, la abbracciò e la baciò appassionatamente. - Ci vediamo stasera, così ti spiegherò tutto... e di più - le disse con dolcezza, poi si avviò verso la porta. - Aspetta! - esclamò l'umana. - Che è successo? - . - Accendi il televisore e lo saprai - replicò lui asciutto, mentre Fata delle Querce si nascondeva sotto il suo trench; un secondo dopo erano già usciti. Karen prese il telecomando, accese l'apparecchio su un canale a caso, e udì lo speaker dire: - Il numero delle vittime è ancora incerto, ma supera le dieci unità... ci sono anche moltissimi feriti... - , mentre in sovrimpressione scorreva la notizia: Westminster, camion-bomba colpisce il Parlamento. - Oh, mio Dio! - esclamò portandosi una mano alla bocca. CAPITOLO II: AMORI PROIBITI
Il capitano Will Sheperd premette alcuni pulsanti sulla tastiera del personal computer e girò lo schermo verso i suoi due migliori agenti. - Omar al-Mansur, detto “il leone di Damasco”: memorizzate il suo volto - disse loro indicando l'identikit di un uomo sulla cinquantina, la barba folta e gli occhi come tizzoni ardenti. - Ufficiale dell'esercito iracheno fino al 2003, dopo la deposizione di Saddam Hussein entra in al-Qaeda e continua la guerriglia contro le truppe della Coalizione; catturato, rinchiuso per cinque mesi a Camp Bucca e liberato perché ritenuto un elemento di “basso livello”... uno dei tanti errori compiuti dai nostri cugini d'Oltreoceano. Adesso è il leader dei Fratelli della Mezzaluna, un gruppo islamico radicale sunnita attivo in Siria, qui - e indicò un punto sulla mappa. - E noi dobbiamo prenderlo e farlo parlare, oppure liquidarlo e basta? - chiese Danny Josephson accarezzando il suo coltello preferito dalla lama in ceramica. - La prima che hai detto - rispose il direttore della Sezione Antiterrorismo. - Se vogliamo decapitare l'organizzazione dobbiamo tagliare i suoi canali di finanziamento. Partirete domani con un volo speciale per la nostra base di Cipro, e lì vi unirete a una squadra dei “Desert Rats”: se voi fallirete, dovranno pensarci loro. Tutto chiaro? - . - Chiarissimo, capo! - esclamò il giovane scattando sull'attenti e facendo il saluto militare; poi si rivolse alla sua partner: - Hai sentito, Oaky? Abbiamo tutta la sera a disposizione per preparare una magnifica cenetta... e tu e Karen potrete approfondire la reciproca conoscenza... - . - No, grazie - declinò gentilmente Fata delle Querce. - Le cene romantiche sono un gioco a due... Io passerò la serata qui a far quattro chiacchiere con Alna e Pina; voi divertitevi, mi raccomando! - .
***
- Oaky, carissima! Quanto tempo che non ci vediamo! - esclamò gioiosa Fata dei Pini abbracciandola; lei e Fata degli Ontani – per i pochissimi amici, Alna – erano le sorelle con cui un anno prima, sfidando il divieto imposto da Fata dei Gigli, aveva lasciato la natìa Foresta di Dean per seguire Glitter (o Fata delle Rose che dir si voglia) in una fantastica e pericolosa avventura nel vasto mondo degli umani, al termine della quale tutte e tre erano state reclutate dal servizio segreto di Sua Maestà come “risorse speciali”. - Veramente l'ultima volta che ci siamo viste è stato appena due giorni fa - rimarcò Fata delle Querce. - Dici davvero? Ma che importa, è sempre una festa ritrovarci insieme e far quattro chiacchiere... a proposito, come sta il tuo caro Danny? Come lo hai trovato, dopo un mese di assenza? - . Si riferiva al periodo di licenza trascorso con il Popolo delle Fate per festeggiare le nuove nascite. - Pina, Pina, quante volte te lo devo ripetere? Una fata adulta e consapevole di sé stessa dovrebbe avere una vita piena di cose interessanti anche a prescindere dagli umani - la ammonì Oaky incrociando le braccia. - Sarà come dici tu - sentenziò sarcastica Alna, - però, gira e rigira, finiamo sempre col parlare di loro - . Le sue compagne assentirono a malincuore: da quando aveva mandato in ospedale Andrew Carter, il suo partner umano, per aver preteso da lei una fellatio, Fata degli Ontani era stata adibita a compiti solitari – come la traduzione di conversazioni, o la lettura e trascrizione di rapporti – che le lasciavano molto tempo libero per studiare. Così si era creata la fama di essere la più saggia, e la più antipatica, del trio; parlava poco, ma quando lo faceva sparava le parole come proiettili e non sbagliava mai un colpo. Aveva la mente e la lingua così affilate, che al Servizio tutti la chiamavano “Razor Alna”; ma non in sua presenza, perché, come tutte le fate, aveva un udito finissimo. - Beh, a proposito di Danny - riprese Oaky con un sospiro, - l'ho trovato molto rilassato, in dolce compagnia e senza vestiti - . - Ma daaai! L'uomo di ghiaccio si è sciolto al sole dell'amore? - fece Pina trasecolata. - Su, racconta, racconta: li hai trovati a letto insieme? In quale posizione? - . - No, ma non è stato necessario - replicò la fatina dai capelli verdi scuotendo la testolina infastidita. - Danny me l'ha presentata come la sua “fidanzata”... non ha certo perso tempo, lui! - . - Che peccato! Avresti potuto coglierli sul fatto, se non ti fossi trattenuta nella foresta più di noialtre due - chiosò Fata dei Pini agitando l'indice. - Volevo... scambiare due parole con Glitter... Sapete, lei vuol prendersi cura personalmente della nuova Fata dei Gigli... - mentì Oaky sentendosi subito in colpa per quella bugia; ma non poteva, non poteva rivelar loro il vero argomento di quella conversazione con la loro nuova regina. - E Seira? Come sta? - domandò a sua volta. - Ah, non me ne parlare! - replicò Pina divertita. - Seira continua a invitare belle ragazze a bere e passare la notte in casa sua... ieri sera erano in quattro, e a forza di contorcersi e intrecciarsi alla fine son cadute tutte sul pavimento! Del resto, lo sapete, lei è “felicemente lesbica”... - . - Può darsi che sia molto felice di vivere in questo modo - intervenne Alna, - ma di certo, se non si sbriga a trovare un maschio umano disponibile finché è feconda, rischia di morire senza una discendenza - . - Eh? Che vuoi dire, Alna? - domandarono stupite Fata dei Pini e Fata delle Querce. - Sapete bene quel che voglio dire - ribatté Fata degli Ontani con aria professorale. Estrasse dalla cintura che portava ai fianchi un minuscolo paio di occhiali da bambola, con le lenti tonde e la montatura nera, e li inforcò sul nasino ( - Cosa le è accaduto? Ha la vista difettosa! - domandò sorpresa Oaky a Pina; - Macché - rispose questa, - li usa solo per fare scena - ), poi continuò: - Nelle specie viventi i cui individui si distinguono in base al sesso, è necessario che un maschio si unisca a una femmina perché i due generino dei figli. Un umano molto saggio lo aveva intuito già duemilacinquecento anni fa allorché, riferendosi a Madre Natura, lasciò scritto: È lei che presiede al parto e alle doglie, spingendo la femmina verso il maschio e, all'inverso, il maschio verso la femmina - . - E vale anche per noi fate? - chiese Pina dubbiosa. - Ma no, scema! - fece Alna dandole uno scappellotto sulla nuca. - In primo luogo noi fate siamo tutte femmine, ragion per cui l'evoluzione, saggiamente, ci ha privato di inutili organi genitali; in secondo luogo, come avete potuto vedere con i vostri occhi meno di un mese fa, le fate si riproducono solo dopo la morte, quando le spore, maturate per cinquecento anni nel loro corpo, vengono liberate nell'ambiente e si introducono all'interno della rispettiva pianta simbionte, per dare origine a una nuova creatura... - . - Non è giusto! - sbottò Oaky. - Non è affatto giusto che noi si debba morire per avere una discendenza! A me cinquecento anni di vita sembrano troppo pochi... vorrei poter vivere per sempre, per vedere il mondo cambiare intorno a me e far tutto quello che mi piace! - . - Non dire sciocchezze, Oaky. A cosa serve una fata, se non a dare vita ad un'altra fata? - replicò Fata degli Ontani guardandola severamente. - Ma non preoccuparti - continuò con un sorriso: - tu hai appena compiuto i tuoi primi cento anni, quindi ti restano ancora quattro secoli abbondanti per divertirti come vuoi... con e senza il tuo Danny - . Oaky troncò il discorso simulando uno sbadiglio. - Scusate, ma sono stanca e domani dobbiamo partire presto. Buonanotte - disse alle sue amiche, e spiccò il volo. *** - Dovremmo partire tra circa mezz'ora - mormorò Danny inquieto; ma mentre attendeva con il suo partner in una saletta riservata di Heatrow, la mente di Fata delle Querce – che per l'occasione aveva scelto una mise informale: t-shirt e hot pants ¬¬– era affaccendata in ben altri pensieri. Le piaceva; Danny Josephson le piaceva. Le era piaciuto sin dal primo momento, quando si era vantato come un bambino dei suoi letali “giocattoli”; le era piaciuto ancor di più quando le aveva spiegato imbarazzato che gli umani indossano vesti - per pudore, per non sentirsi come vermi - ; le era piaciuto definitivamente quando lui l'aveva salvata dalle mani di un jihadista lottando all'ultimo sangue, lì in quel covo di Finsbury Park. Per lui aveva imparato a fare la sartina, adattando al suo piccolo corpo gli abiti presi alle bambole; per compiacerlo faceva parlare i sospettati, drogandoli con i super-oppiacei secreti dalle sue mani. A lei, una piccola fata, piaceva quell'umano, un metro e settantasette centimetri di bellezza, forza, intelligenza e sense of humor; le piaceva da morire! Ma come avrebbe mai potuto convincerlo a ricambiare quel sentimento così assurdo, così osceno? Di questo aveva parlato con Glitter, a lei aveva aperto il suo cuore; e lei, la sua amica preziosa e unica, le aveva raccontato del legame che l'aveva unita a Charlie – il famoso Charles Dickens – da quando lui era un bambino fino alla sua morte, all'età di 68 anni. - Sebbene avesse preso moglie per generare dei figli, e benché frequentasse prostitute e amanti per dar sfogo agli impulsi del suo corpo, quando voleva soddisfare i desideri del suo spirito cercava me, perché io ero l'amore della sua anima - le aveva spiegato con le lacrime agli occhi, mentre Fata delle Querce teneva il capino appoggiato sul suo seno. - Per questo gli sono rimasta accanto per tutta la vita... Ma non tutti gli esseri umani antepongono i piaceri dello spirito a quelli della carne; per questo, se un giorno dovessi accorgerti che Danny desidera più di ogni altra cosa l'unione con una donna della sua specie, farai meglio a lasciarlo andare per la sua strada, se non vuoi soffrire molto - . Ecco, quel momento era giunto: Danny, il suo Danny si era innamorato di una donna umana; e lei, cosa doveva fare adesso? Cosa voleva fare? - Danny, Oaky, aspettate! - esclamò Karen McGillis entrando dalla porta scorrevole e piegandosi in due col fiatone; Oaky si riscosse dalle sue tristi elucubrazioni. - Che ci fa lei qui? - domandò al suo collega. - Ha insistito per venire: vuole dirti qualcosa - fece lui stringendosi nelle spalle. - Oaky - esordì l'umana titubante, - Danny non mi ha rivelato nulla sulla vostra missione, ma io ho capito che sarà molto pericolosa... e che voi fate, anche se siete piccole, avete grandi poteri... perciò, per favore, promettimi che lo proteggerai con tutte le tue forze, e che lo farai tornare sano e salvo! - . Tornare... da te?, pensò acida Oaky. - Non ho bisogno di prometterti nulla - rispose alla donna. - L'agente Danny Josephson è il mio partner; gli ho salvato la vita molte volte, come lui ha fatto con me, e ci proteggeremo a vicenda anche stavolta - . Fece per allontanarsi, ma lei le si inginocchiò dinnanzi: - Ti prego, proteggilo come... come se fosse la persona più importante nella tua vita... Promettilo! - . Sigh... allora non ho altra scelta, sospirò la fatina. - Te lo prometto - disse solennemente ponendo la sua piccola mano sopra quella enorme di lei.
Stefano Carloni
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