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Autore: Salvatore Scalisi
La prova del reato: un cumulo di cenere
Thriller
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La prova del reato: un cumulo di cenere
Quindicesimo episodio di Parker.

Brent è un osso duro, ma da qui a pensare che sia invincibile, un essere sovrannaturale, be', Parker non ci sta, preferisce rimanere con i piedi ben piantati per terra, anche se nel recente passato situazioni inverosimili gliene sono capitate tante da mettere in dubbio perfino la sua stessa esistenza nel mondo reale. L'episodio alla villa non ha avuto nulla di ultraterreno, si è trattato di una ammirevole messinscena paragonabile a uno spettacolo di Broadway, scaturito dalla mente del più geniale dei criminali. Uno spettacolo degno di nota che il detective non è riuscito a mandar giù; se poi si aggiunge il finale poco edificante è facile immaginare che la partita non si può considerare assolutamente chiusa. Il problema casomai è capire come riaprire la diatriba, ed è in questo che il detective sembra avere le idee chiare: seguire il suo istinto. Non è trascorso molto tempo da quando lo “spettacolo” ha abbassato il sipario e l'opinione di Parker è che Brent, prima di far perdere le sue tracce, faccia una capatina nel suo quartiere generale. Il giocatore di videogiochi potrebbe essere il primo dei suoi contatti. Il detective è talmente preso dal caso, come se si trattasse di una questione personale, da non pensare di informare i suoi collaboratori. Forse sarà dovuto alla fretta fatto sta che, in breve tempo e con la mente sgombra da altri pensieri, si ritrova già sul posto. È passata da poco la mezzanotte e si respira un'aria di quiete. Non si vede in giro un'anima viva, la gente normale è già sprofondata tra le braccia di Morfeo, una categoria alla quale non rientrano coloro a cui Parker dà la caccia. Il giocatore di videogiochi c'è da scommettere che abbia apprezzato le due donne ricevute come regalo, chiunque sia stato il benefattore, le quali hanno avuto l'ordine di intrattenere l'uomo il più lungo possibile. Uno squillo al cellulare di una delle due donne è il segnale di porre fine alla loro performance. L'uomo esce dall'hotel pienamente soddisfatto, ma c'è da credere che per lui non è arrivato il momento di andare a nanna. Parker ne è convinto, tant'è, sceso dalla sua berlina, lo segue a distanza. Per quanto insignificante possa sembrare, il giocatore di videogiochi deve avere un ruolo determinante nelle ultime strategie messe in atto da Brent. Supposizioni, naturalmente, che vanno appurate sul campo, sulle quali Parker si mostra alquanto fiducioso. È Immaginabile che i due vecchi amici tengano gli occhi ben aperti, insomma, che stiano attenti nei loro spostamenti, guardandosi intorno; ed è quello che fa il giocatore di videogiochi, così come lo stesso Brent, i quali si avvicinano camminando sullo stesso marciapiede a poco più di cento metri di distanza l'uno dall'altro. Parker deve essere bravo a non farsi scorgere, altrimenti salta tutto. Non è chiaro perché i due si incontrino, forse per esaminare gli ultimi episodi avvenuti, o semplicemente per fare quattro chiacchiere, magari seduti ad un tavolo di un locale in compagnia di una “bionda”. Comunque, qualsiasi cosa si tratti, non cambia di una virgola la sostanza dell'eccezionale evento: la presenza del criminale trasformista.

***

Un abbraccio sancisce l'incontro dei due uomini. Una pacca sulle spalle e uno scambio di parole, poi Brent consegna all'amico una busta per corrispondenza, al cui interno si suppone possa esserci una cospicua somma di banconote. La conversazione si protrae ancora per un po', alla fine i due amici si salutano con un ulteriore abbraccio e si allontanano incamminandosi nelle direzioni opposte. Parker, per ovvie ragioni, sacrifica il giocatore di videogiochi scegliendo di seguire il carismatico personaggio. Brent, in alcuni momenti dà la sensazione, voltandosi indietro, di aver mangiato la foglia, e questo potrebbe scombussolare i piani del detective il cui unico intento è quello di farsi condurre in uno dei suoi rifugi. La cosa appare più evidente quando, ad un tratto, Brent si ferma, guardandosi intorno. Non ci sono dubbi, è il caso di uscire allo scoperto. L'uomo si accende una sigaretta e rimane fermo, come se aspettasse qualcuno. A questo punto per Parker non ha più senso giocare a nascondino. Gli si avvicina.
- Pensavo che la lunga serata ti avesse sfiancato – dice Brent, dopo aver ispirato il fumo di sigaretta.
- Sì, non ti nascondo che avrei preferito starmene disteso sul mio comodo letto – risponde Parker. – Ma è sempre così, non sappiamo rinunciare al fascino dell'imprevedibilità. –
- È come una droga. –
- Già. Non sapevo che fumassi. –
- In effetti, non posso considerarmi un fumatore, ma a volte me ne accendo una per scaricare la tensione. –
- Vuoi dire che sei nervoso? –
- Perché, tu no? –
- Non riesco più a distinguere uno stato nervoso da uno calmo, credo che ormai le due cose abbiano fatto una ferrea alleanza, si intersecano con una tale facilità da non capirci più nulla. –
- Ipotesi affascinante – osserva Brent. – Lo sarebbe ancor di più se la cosa riguardasse anche noi. –
- Sarebbe come se Dio scendesse a patti col diavolo – risponde Parker.
- E non lo trovi affascinante? –
- Non oso immaginarlo, ma lo sarebbe, eccome! –
- E allora? Cosa aspettiamo a unire le nostre forze? Siamo di un livello superiore alla media ed è un peccato disperdere le nostre energie in una lotta fratricida. –
- Fratricida? –
- Già. Non siamo fratelli di sangue, ma molto ci accomuna, la lealtà, l'intelligenza e il senso del dominio ... - dice Brent.
- Ed è qui che ti sbagli, perché non c'è nulla che ci accomuna, per forza maggiore devi prenderne atto – replica il detective.
- Non lo ammetti, ma è così, a te piace dominare, ti fa sentire superiore, invincibile ... quasi immortale. –
- Non so cosa c'è in quel fumo, ma stai delirando. –
- Perché perseguire una causa persa in partenza, quando puoi ottenere molto di più? –
- Sì, stai delirando. –
- Perché sei venuto? –
- Non sono rimasto contento di come si è conclusa la serata. –
- Sei qui per il gran finale? –
- Prima o poi doveva avverarsi ... io sono ottimista. –
- Il bene prevarrà sul male. –
- Sì, sono convinto che sarà così. –
- Dovrai essere molto paziente. –
- Riconosco che è il mio punto debole, per questo mi trovo qui – dice Parker.
- Hai solo un modo per fermarmi: uccidermi – replica Brent.
- Lo so. –
- Allora, tira fuori quella dannata pistola e premi il grilletto, prima che lo faccia io. –
Entrambi, simultaneamente, tirano fuori le rispettive pistole puntandosele contro.
- Non mi costringere – gli intima il detective.
- Sai, non potrò mai dimenticare quella volta che mi hai pestato lasciandomi mezzo morto per terra – risponde Brent.
- Già, i ricordi non ci lasciano in pace; è stato uno sbaglio a non averti finito. Per quella schifezza che spacciavi quella povera ragazza ha rischiato più volte di morire, e chissà quante povere famiglie hai fatto soffrire. Ripeto, è stato un grosso errore, dovevo finirti quel giorno, senza pietà. –
- Non hai il coraggio di premere quel grilletto – replica Brent.
- È qui che ti sbagli di grosso – afferma Parker, premendo il grilletto della sua semiautomatica. Il proiettile raggiunge la spalla di Brent il cui contraccolpo provoca d'istinto l'immediata reazione, sparando a sua volta. Il bersaglio viene mancato. L'uomo, dolorante, ci riprova cercando di mettere a fuoco la sagoma che ha dinanzi, ma prima che possa far fuoco viene nuovamente colpito a pochi centimetri della precedente ferita, all'altezza della scapola destra, in corrispondenza del braccio armato. L'uomo, inevitabilmente allenta la presa della pistola, che cade per terra. Brent tenta di rimanere in piedi, quando ad un certo punto sente mancare le forze, piegandosi su se stesso fino ad adagiarsi disteso sul selciato.
- ... sei stato in gamba – dice, con voce sommessa.
Parker abbassa la pistola e gli si avvicina.
- ... potevi uccidermi ma non l'hai fatto – dice Brent.
- L'hai detto, è colpa del mio patetico sentimentalismo – risponde Parker.
- ... già. Io avrei centrato il bersaglio grosso. –
- Lo so, per questo ti ho anticipato. È tutto finito. –
- E chi può dirlo ... -

***

Sul posto giunge un nutrito spiegamento di macchine della polizia e un'ambulanza. Il tenente Golden, sceso dalla vettura si avvicina all'amico con un'aria di compiacimento e al tempo stesso di sbigottimento.
- Sto sognando o quel signore che vedo malconcio disteso sul lettino è Brent? – dice l'uomo, volgendo lo sguardo al geniale criminale mentre viene trasportato all'interno dell'ambulanza.
- A meno che non sia un sosia o qualcuno mascherato ad ok servitoci su un piatto d'argento come ennesimo boccone amaro, dovrebbe essere proprio lui – risponde Parker.
- Un dubbio fondato. –
- Già. –
L'ambulanza si allontana scortata da due macchine della polizia.
- È grave? – chiede il tenente.
- No, se la caverà – risponde Parker.
- Bene che gli vada, trascorrerà il resto della sua vita in un rinomato penitenziario nello stato della California.
Il detective lo osserva perplesso.
- Cosa c'è, credi che non sia di suo gradimento? – dice con tono ironico, Golden. – O credi che possa rifiutare l'ospitalità, rifarsi le valigie ed andarsene? –
Il silenzio di Parker la dice lunga sul suo pensiero, che non può certo rappresentare un mistero per il perspicace amico.
- Non lo penserai davvero? –
- Conosci Brent, possiede un'infinità di risorse ed è capace di tutto. –
- Questo lo so, ma immagino che per il suo carisma gli verrà riservato un trattamento adeguato, diciamo, indissolubile – è ciò che si augura Golden.
- Be', spero che sia così – replica Parker.
- Ma rimani alquanto dubbioso. –
- Me lo devi concedere. –
- Già. Che strana la vita, dovremmo fare salti di gioia, ed invece ... -
- Senti, è colpa mia – ammette il detective. – Mettiamoci una pietra sopra. –
- Ok – risponde Golden. – Ci sarebbe da festeggiare con dell'ottima birra fresca ... –
- Ma sei in servizio e la cosa non ti è possibile. –
- Proprio così. –
- Non mancherà l'occasione. –
- Sì. Tutto ok? Voglio dire, tu stai bene? - gli chiede Golden.
- È andata liscia come l'olio, non ho riportato nemmeno un graffio – risponde Parker. – Non potevo aspettarmi di meglio. –
- Bene, è davvero un momento memorabile, da esserne felici. A presto – dice il tenente di polizia.
- A presto – replica Parker.

Salvatore Scalisi

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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