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Autore: Viviana Sposito
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Poesia
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Profilo di Parole
Umanità
É un segno sterile, l'umanità
non ha speranza di essere ricordata per l'eternità.
L'uomo un'anima incapsulata, insonorizzata.
Cui le grida dell'universo non hanno alcun valore.
Un replicante, disarticolato
svincolato dal suo potere decisionale.
La cui rinuncia si limita alla rivoluzione del cuore.
Unico cambiamento di senso
che potrebbe salvaguardare ogni sua azione.
Se l'ostentazione rimanderà all'ostinazione,
tumulerà il varco di luce entro il quale sentirsi appagato.


Profondità del Cuore
Tempere aggressive
illuminano la finestra intellettiva, chiusa.
Le lesioni autoinflitte svelano la profondità del cuore
nell'emissione di suoni gutturali.
Pennellate di un profilo che olezza di nauseabondi odori.
L'iride beffardo sentiero, cui l'infanzia non muore.
Nell'indifferenza e spicciolo pietismo di gente,
svuotata di senso.


Dentro, Fuori
Dentro
La terra brulica terrore.
Aggrappante che spigola raccolti d'illusione.
Magia apparente, legittimata da euforiche visioni.
Fuori
Non si conosce più la dimensione dell'Amore.
Raduno di stoccaggio.
Narcotraffico per sballo, torpore autoindotto.
Alterazione mentale per proseguire il viaggio.
Dentro
Il pensiero ossidativo d'ancoraggio, sintetizzato nello stress,
è nuvola di vapore che bagna percorsi feticci d'unione.
Fuori
Foglia appassita, anima crespa.
Ipereccitabilità
Sbavatura di sesso su corpi limosi.
Contrazioni muscolari intrappolate nel sudore.


Pugno d'Identità
Un'impronta vocale
brucia sulla pelle emozioni di una realtà trascorsa.
Autodifesa primordiale di una nuda identità.
Clochard
Pugno d'ingenuità dal fiato corto
che al santuario del vino, inebria il presente:
serrando la morte tra i denti.
É la proiezione di un sogno.
Un canto febbrile che emerge dall'indistinto.
Sete di vita che frantuma i ricordi.
Si esalta e vacilla.
Svuota le tasche dell'anonimato quotidiano.
Oscilla
Ribalta i suoi inverni con surrogati di felicità.


Fermoposta
Nell'oasi di difesa
mi getto tra le braccia del dio carnevale.
Eskimo
La folla schernisce, si nutre di vento.
Mugolo, grido, nessuno giunge al fermoposta.
L'impasto filante di amido e respiro
s'incolla all'adolescente fisico, tumescente.
É l'avvicendarsi del cervello rettiliano.
Nella drammaticità balbetto una bellezza, senza senso:
un cliché da neuro-deliri.
Sofferto sulle labbra, esplode il sole
“al rogo il covo di vipere che mi fustigò con eccitazione.”
Nemesi, infinito precipitare.


Inenarrabile Azione Filiale
Nello stato febbrile
narcotizzate idee, fomentano odio all'alterità.
La perdita di senno muove l'inenarrabile azione filiale.
Il tradimento, orma dei suoi passi,
annulla gesti d'accoglienza da parte del seno materno.
Nello stagno d'emozioni il turbinio dei pensieri.
Nel tempo: ripercussione d'accusa.
Il ferma immagine, sul gesto efferato
percuote l'anima nel disagio del vissuto.
Scivola nella miseria del suo essere.
Evento eccedente è la sua richiesta d'appello.
Fondante, trovare il senso del tempo
che plasmi la realtà presente.
Nel mulinello avverso della storia, incalza chi è fuori dal campo.
Accolto, dischiude e dà al soggetto una possibilità nuova. Altra, dalle altre: ridisegna un percorso di vita.


Senza Domani
L'universo siderale accende un parco di doloranti vite.
Parte di un visino porcellanato è coperta da fulve onde.
É un apetalo fiore
che difende a fatica il suo grembo, che avanza.
Un destino che non proclama speranza, solo attesa.
Esule
ha riposto nel solaio dell'anima:
i canti d'infante e l'impanata di latte.
Ogni giorno
Al confondersi delle ombre intraprende il desolato viale.
Cospargendosi di menta gli acerbi seni
baratta la sua brumosa bellezza con dosi d'illusione.
Una costante senza provocazione.
Girato l'angolo, a ogni alba si vende e resta viva.
La povertà umana è mercificata.
Non basta.
Parole scomposte, dissacranti risuonano in un abitacolo disordinato.
Un asterisco sonoro si ode infrangersi, frantumarsi.
In fuga dall'Amore l'egolatria è appagata.
L'angelo del desiderio profanato.
Il suo angolo di cielo, rabbuiato.


Culla della Perfidia
Una nenia si perde nella notte dei tempi.
Un lembo di terra dalla sommità tondeggiante
è natura incolore.
Un frutto antico si annida nelle anse infuocate della vita,
divampando nella sua perfidia.
Scuote la mente
nutrendosi di sangue innocente.
Dilania corpi, respingenti.
Scotta le loro lingue nel turibolo cui arde l'incenso.
Anime appese, sospese.
Carni dissacrate: battute all'asta.
Albe spente dove l'anima non conta.
Chiave di volta l'Insondabile.
Scelta impopolare nel vortice perverso.


Grembo Materno
La difesa del grembo materno
toglie sacre spine al dischiudersi delle intime pareti.
Nella fragilità dell'attesa
risiede la grandezza dell'incontro.
L'atteggiamento di mitezza è apertura alla tenerezza.
La celebrazione del nuovo sguardo
si fonde e confonde con il tempo.
Nella candida unione
si ricompone la naturale bellezza femminea.
Anestetizza ogni forma di dolore.


Intimo Respiro
Di notte giovani esistenze
non sentono più l'eccitazione di vivere.
Né una vita che li chiama per nome, li travolge.
Ascoltano in un'oscurità, silenziosa
le aritmie nei loro cuori.
La paura sovrasta ogni flebile respiro.
La loro mente è chiusa ai pensieri di evasione.
Una fragile identità, accolta con fatica.
Priva di slanci emotivi ma capace di elargire sorrisi,
se solo si desse loro opportunità.
Tuttavia, nessuno se ne accorge.
Non essendo pronti a donarci ma solo a lamentarci.
Un triste primato che giustifica un'etica di tendenza
“la tua differenza non scuote la mia indifferenza”.
Il fermo immagine è sulla loro anima, su ciò che resta.
Un'unica arma difensiva: gli inviolabili ricordi.
Equidistanti da tutto e da tutti nei colori della notte.


Età Taciturna
Un uomo maturo
sottomesso al giogo del cuore, pulsa intimidito.
Inerme lascia cadere il suo sguardo.
Seni materni
gli rammentano la passione per una giovane amante.
Stagione verde dei suoi ricordi.
La fragranza speziata dei cedri del Libano
gli evoca episodi di melanconica dolcezza.
Fiducioso abbandono alla spensieratezza.
Un falso alibi
che attenua un'esistenza vissuta nel declino.


Girasoli
Un catino di pioggia si rovescia sulla parete di roccia.
Giovani amori si confondono tra i capolini a fiore.
Sospiri, battiti in levare simulano innocenza nei loro cuori.


Sassi, Maree
Il buio s'insinua nella corrente di sangue.
Un abbraccio d'intimità
avvolge una colombaia di pietra,
illuminata da ceri ex-voto.
Proiettano sull'arena cactacea geometrie eterne,
intersecate ombre.
Armonie libere in prossimità del mare.
Lettura sacrale: la croce.
Cemento di lacrime e sabbia, speranza e molluschi marini.
Pensiero Infinito
che ha interrotto il loro cammino.
Sassi, maree necropoli di vite ignote.
Orizzonti di realtà spesso dimenticati.


Il Ponte
Il ponte della conoscenza si allunga sotto i nostri sguardi.
Crea legame tra i nostri pensieri, i nostri passi.
Proiettandoci in avanti.
Lama filiforme, lucente
che incide la vita nei nostri volti, oltrepassando i ricordi.
Le rughe avanzano, s'increspano, invadono.
Indagano nelle acque della quotidianità.


Il Portale
Prego
Affinché sia rimossa la pietra sacrale a ridosso del portale
e sia scomposto il tuo giaciglio di terra e sassi.
Prego
Affinché tu non abbia più freddo nella profondità della notte
e il tuo cuore vascolarizzato riprenda a battere per Amore.
Prego
Affinché un raggio di luce, colpendo i tuoi occhi socchiusi ti doni un dolce risveglio.
Senza inabissare il tuo sguardo nelle profondità dei cieli. Prego
Affinché la clessidra se infranga
e polvere d'Eterno si dissemini sulla tua pelle candida.
Prego
Affinché il sole ti riscaldi i fianchi energizzando i tuoi futuri passi
e le tue mani nell'aprirsi si distendano, esplorando geometrie di vita e cristalli.
Prego
Affinché si svincolino stelle dalla dominazione notturna, rischiarando vie terrestri.
Prego
Affinché il tuo respiro non si spezzi nell'intonare il mite canto dei risorti.
Armonia in leggerezza.

Viviana Sposito

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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