– È rimasto seduto nel mio bar per un paio d'ore... Un uomo sulla quarantina, alto, pelato e abbastanza muscoloso. Se non ricordo male, ha ordinato un paio di birre. Non aveva l'aria del tipo pericoloso. Anzi, si è mostrato come una persona molto alla mano, allegra e divertente; mi è rimasto simpatico sin da subito. Lo avevo soprannominato Bruce Willis per via della somiglianza con l'attore americano. Mi aveva anche sorriso quando mi ero rivolto a lui con quel nome. Adesso rabbrividisco al solo pensiero. – Ha parlato o discusso con qualcuno dei presenti? – No, no... Non ha dato fastidio a nessuno, anzi è stato molto cortese: ha offerto da bere anche a un paio di ragazze senza pretendere nulla in cambio. Qui di playboy ne vedo tanti: quando si apre il portafoglio, si finisce sempre col chiedere il numero a qualche bella ragazza. Lui no. Sembrava in attesa di qualcuno... Ho scambiato con lui qualche parola. Abbiamo parlato di calcio: una conversazione leggera, niente di più. Non sono solito importunare i clienti: secondo me, ognuno ha diritto ad avere i propri spazi. – Si è fatto un'idea della sua provenienza? – No, mi dispiace, non le posso dire nulla: di sicuro, non era del posto. – Mi racconti tutto quello che ricorda di quell'uomo. Ogni minimo dettaglio, anche ciò che ritiene superfluo e insignificante. Il barista lanciò un'occhiata enigmatica al suo interlocutore. Poi, dopo alcuni istanti di esitazione continuò: – Si è seduto su uno degli sgabelli del bancone: per l'esattezza, quello vicino alla porta d'ingresso. Ricordo che aveva un orologio a cipolla legato a un passante dei pantaloni. Non faceva altro che fissarlo. Sembrava d'oro. Le lancette erano ferme: se non erro, segnavano le nove e trenta. Minuto più, minuto meno. Non so se sia un caso, ma l'ora indicata da quell'orologio corrisponde all'orario in cui se n'è andato dal bar. Mi ha lasciato cinquanta euro. Non ha voluto il resto; mi ha detto di tenermelo... Per il disturbo... Nel sentire quelle parole sono rimasto quasi interdetto. Non ho replicato, non sapevo cosa dire. L'ho ringraziato con un cenno del capo. Il barista si fermò per alcuni secondi. Rivolse lo sguardo verso il pavimento. Poi, con voce incerta, quasi tremolante, riprese: – Purtroppo, soltanto... Soltanto quando sono arrivati i carabinieri ad interrogarmi, ho realizzato cosa intendesse per disturbo: a quanto pare Bruce Willis è il presunto autore della brutale decapitazione. L'omicidio è avvenuto nel parcheggio, qui dietro. Un senzatetto sostiene di aver visto un uomo pelato in jeans e giubbetto di pelle nero aggirarsi per il parcheggio. – Chi ha rinvenuto il cadavere? – Il clochard: se l'è data a gambe levate urlando come un demonio. Una volante della polizia si è imbattuta nel barbone in fuga. Non è di certo passato inosservato: è finito col culo per terra travolgendo i bidoni della spazzatura in fondo alla strada! Per un soffio non si è fatto investire da un furgone! Mi ha raccontato tutto l'elettrauto che vive sopra l'ambulatorio veterinario all'incrocio. Pensava che l'uomo fosse ubriaco, ma mai avrebbe creduto che a meno di duecento metri da casa sua ci fosse un cadavere. In questo bar nessuno si è accorto di nulla: i miei clienti avevano la faccia incollata al televisore. Serata di Champions League. Oltretutto, c'era anche parecchia confusione. Gli appartamenti qui sopra sono sfitti. Accanto al bar c'è una scuola. La zona non è molto movimentata, soprattutto di notte. Il parcheggio non è abbastanza illuminato e per di più si trova a ridosso di un terreno agricolo: insomma, un punto perfetto per commettere un omicidio. L'uomo ascoltò senza batter ciglio. I suoi occhi grigi esaminavano con aria sinistra e gelida ogni singola alterazione del volto del barista. Questo, quasi soggiogato da una forza oscura, parlò senza troppe esitazioni, rivelando dettagli che avrebbe dovuto tacere: – Non potevo immaginare che quell'uomo fosse un assassino. Mio cognato è il medico legale che ha visionato il cadavere. Le forze dell'ordine non sono riuscite a risalire all'identità della donna uccisa né a quella dell'uomo. La vittima non aveva documenti con sé e la Volvo con cui è arrivata risulta rubata. Quella sera i carabinieri sono venuti qui al bar per fare domande sia a me che ai miei clienti: nessuno ha sentito né tantomeno visto nulla. La storia qui inizia a farsi davvero inquietante. Non che già non lo fosse, ma alcuni dettagli mi allarmano più di quel cadavere decapitato. Forse sarò strano io, ma ciò che non so spiegare mi ha sempre messo un po' di paura... A proposito, per quale testata ha detto di lavorare? Ho rilasciato già alcune interviste ad altri suoi colleghi. – La prego, continui... – Le parole dell'uomo fuoriuscirono quasi fossero un sussurro. I suoi occhi entrarono in contatto con quelli dell'interlocutore: il barista restò quasi inebetito per alcuni istanti. Il suo corpo si irrigidì fino ad assumere un'innaturale postura. Il volto divenne del tutto inespressivo, quasi fosse caduto in uno stato di trance. Poi, con voce atona e innaturale riprese a parlare. – I carabinieri mi hanno chiesto informazioni su quel tizio. Inoltre, hanno voluto vedere le registrazioni delle telecamere: le ho sia dentro che fuori al bar. Purtroppo, non hanno filmato nulla: sembrerebbero essere state messe fuori uso poco prima che quel tizio entrasse nel bar. I carabinieri mi hanno fatto molti problemi: ho temuto che mi accusassero di essere in combutta con quell'uomo. Il barman a poco a poco riacquisì la naturale postura; sul suo volto si impresse un'espressione di disagio e preoccupazione. Sembrava quasi disorientato e confuso, ma non smise mai di parlare. – Non può immaginare che ansia e che paura ho avuto: da quel giorno la mia vita sarebbe diventata un incubo senza fine. Purtroppo, non ho molta fiducia nella giustizia italiana... Visti i tempi dei processi, ero preoccupatissimo per la mia famiglia: dinanzi ai miei occhi vedevo già anni di dolore e sofferenza tra avvocati e tribunali. Per fortuna, nei giorni seguenti mi hanno messo al corrente delle altre telecamere della zona: tutte fuori uso! La videosorveglianza di un intero quartiere era saltata nello stesso arco di tempo: roba da non credere. Ai militari ho raccontato tutto, nei minimi dettagli: sono stato molto utile per l'identikit del presunto killer. Quando ho saputo dell'omicidio, mi sono precipitato fuori. Carabinieri e polizia erano già sul posto. Incuriosito, mi sono avvicinato: non lo avessi mai fatto... A terra c'era un corpo senza testa: donna apparentemente alta dal fisico atletico. Indossava un vestito rosso. Sono rimasto impietrito per alcuni secondi, poi, però, mi hanno allontanato bruscamente. Quando ho visto quella scena raccapricciante, con tutto quel sangue sparso sull'asfalto, ho quasi avuto un conato di vomito. Neanche i carabinieri erano rimasti impassibili dinanzi a quella decapitazione. Erano visibilmente provati. Presto una folla di curiosi si è piazzata a pochi metri da quello scempio. Ricordo che è sopraggiunta anche un'ambulanza: mi è venuto da ridere. Volevano rianimare un corpo senza testa? Il medico legale è arrivato dopo più di un'ora: era mio cognato. Mi ha detto che donna è stata decapitata con un taglio netto. Non sono riusciti a capire che arma sia stata usata. Qualcosa di tagliente e rovente: sul collo della giovane c'erano delle ustioni in prossimità della linea di taglio. Comunque, quell'uomo deve essere proprio un diavolo: le ha staccato la testa con un unico colpo! Inoltre, so che hanno controllato i campi in prossimità del parcheggio: non hanno trovato nulla. Nessuna arma, nessuna testa. In questa zona non è mai successo nulla. È il primo omicidio che vedo in cinquantatré anni. Sono molto turbato. Ho paura di perdere la mia clientela. Adesso ho capito perché quell'uomo mi detto di tenere il resto: già sapeva che avrei avuto grattacapi... Dannato bastardo! Con cinquanta euro non ci faccio nulla! Secondo me, era tutto premeditato: sapeva benissimo dove trovare la vittima... Purtroppo, non ho altre informazioni da darle. Le conviene parlare con il barbone che ha assistito alla scena. Ho il sospetto che sappia più di quello che dice di aver visto.
Giovanni Ascolani
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