Amicizie poco raccomandabili
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Negli ultimi tempi si sono verificati di rado gli entusiasmanti allenamenti, ciò dipende dagli impegni di lavoro che la coppia conduce, tuttavia, quando questo avviene, stanno molto attenti a non farsi male, per evitare di ritornare a casa malconci. Non è dignitoso farsi vedere in queste condizioni dalle rispettive compagne. Nello scontro fisico non ci sono regole, a parte non colpirsi al viso; ma a volte capita e allora chi subisce si arrabbia di brutto. Parker con le dita della mano si asciuga un rivolo di sangue che esce dal naso, per poi osservarle unte di un colore rosso vivo. «Mi hai toccato!» esclama il detective «È capitato ... ti chiedo scusa» si giustifica Ted. «Non è vero, sei particolarmente nervoso, ci sei andato duro fin dall'inizio.» «È una lotta, non un balletto, cosa vuoi che facessi?» «Hai ragione» Parker, per tutta risposta lo colpisce con un diretto al volto. L'amico finisce giù per terra. «Ho capito, vuoi la guerra!» dice Ted, alzandosi e avventandosi con una capocciata al ventre del detective, facendolo cadere pesantemente sulla pedana. Ne viene fuori una lotta a muso duro, senza esclusioni di colpi. Alla fine, sfiniti, entrambi si ritrovano a corto di fiato distesi a pancia in su. «Mi fanno male tutte le ossa ... » afferma Ted. «A chi lo dici ... » replica Parker. «Siamo stati degli stupidi.» «Confermo.» «Ce la siamo voluta.» «Già.» «Faccio fatica ad alzarmi ... » dice Ted, con una smorfia di dolore. «Perché dovremmo farlo, abbiamo molto tempo a disposizione, mica dobbiamo andare a timbrare il cartellino; siamo dei liberi professionisti» risponde Parker. «Devo ammettere che è una bella cosa ... » risponde l'amico con un flebile sorriso.
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Jennie entra nella stanza con in mano il vassoio con il caffè, lo poggia sulla scrivania. Si siede e osserva i volti dei due amici. «Immagino sia stato un allenamento intenso» dice la donna. «Non ci siamo certo risparmiati» risponde Parker. «Sì, è così; era da tempo che non ci confrontavamo» afferma Ted. «Leale competizione» replica Jennie. «Sicuro!» «Senza regole.» «Be', ogni tanto bisogna lasciarli da parte» interviene il detective. «Un tocco di realismo non guasta mai» osserva la bionda segretaria. «Esatto!» risponde Parker, bevendo la calda bevanda. «Tra non molto sul vostro viso si faranno più evidenti i segni che vi ha lasciato il reale confronto.» «Nel nostro mestiere capita di apparire un po' malconci; siamo uomini d'azione, non ballerini» dice Parker. «È così» aggiunge Ted. «Siete uomini speciali» replica con un'espressione compiaciuta, Jennie.
***
Un appuntamento di lavoro dato in un parco dei divertimenti, che lui ricordi, non era mai avvenuto. Un posto vale l'altro, pensa Parker, mentre osserva i bambini che giocano. Per un attimo, attraverso dei flashback, torna indietro nel tempo e si rivede piccolo inseguire, insieme a un gruppo di coetanei, un gatto su un grande prato verde. Ritornato alla realtà, il detective si guarda attorno, sperando di scorgere il cliente che l'ha contattato. A un tratto, incrocia lo sguardo di una ragazzina seduta su una panchina poco distante. È molto carina; ha gli occhi grandi e lunghi capelli sciolti color castano chiaro che scendono fin sopra le spalle. Lei non smette un attimo di fissarlo, poi si alza e gli si avvicina. «Ciao.» «Ciao.» «Sei John Parker, non è vero?» «Sì» risponde attonito il detective. «Io sono Kellie.» «Piacere di conoscerti Kellie. Posso fare qualcosa per te?» «Avevamo un appuntamento.» «Cosa?» «Sono io la persona che stai aspettando.» «No, non è possibile ... la mia segretaria ha detto che si trattava di un uomo.» «Uno sconosciuto che ho pagato perché recitasse la parte.» «Questa poi ... » «Mi dispiace, pensavo che se mi fossi rivelata non mi sarebbe stato facile convincerti ad incontrarmi.» «E perché non avrei dovuto incontrarti?» «Non lo so.» «Siediti.» «Ok.» «Tutto bene?» «Sì.» «Posso sapere quanti anni hai?» «Ho tredici anni.» «Avrai qualcosa di importante da dirmi se hai fatto così tanto per volermi vedere, non è così?» «Sì.» «Bene, ti ascolto.» «Sono la figlia di Tom Wilson; ti dice niente questo nome?» «Sì, se è quello che penso io.» «È lui, e l'hai ucciso.» «L'ho fatto per difendermi; aveva una pistola e stava per spararmi. Mi dispiace, non mi rimaneva altra scelta. Immagino che conoscessi bene tuo padre e di cosa si occupasse.» «Sì, aveva tanti difetti, ma mi voleva bene e tu me l'hai tolto.» «Non sono un criminale, è bene che tu lo sappia. A parte questa presentazione, cosa posso fare per te?» «Uccidere il nuovo compagno di mia madre.» «Stai scherzando?!» «No. È un animale, tratta male me e mia madre; lui sì che merita di morire.» «Non è una buona ragione per far fuori una persona.» «Per me sì. Allora, lo fai questo lavoro? In fondo me lo devi.» «Io non ti devo nulla e perciò non ucciderò il tuo patrigno nemmeno se mi pagassi profumatamente.» «Non è il mio patrigno! Non ho neanche i soldi per pagarti; ma potrei farlo successivamente, quando inizierò a lavorare, fermo restando che tu il favore me lo devi.» «Ragazzina ritorna a casa, fatti una doccia con acqua fredda e dimentica tutto. La stessa cosa farò anch'io.» «Non vuoi aiutarmi?» «No!» Kellie, imbronciata, si alza dalla panchina e, senza dire una parola, va via. «I ragazzi di oggi sono incorreggibili» osserva il detective.
***
«Ve le siete date di santa ragione» dice Norah, distesa sul letto, guardando il viso di Parker su cui sono visibili i segni lasciati dalla lotta avuta con Ted. «Amiamo fare le cose sul serio» risponde l'uomo, disteso supino. «Come sta lui?» «Bene. Ha la mia stessa maschera piena di lividi.» «Per un momento ho temuto che fosse dovuto allo scontro col cattivo di turno.» «Nessuno, a parte Ted, riesce a tenermi testa.» «Mi piace la tua presunzione; non dimentichi una persona?» «Non l'ho dimenticata, volevo che fossi tu a dirlo.» «È da tempo che non ci confrontiamo in una leale lotta» dice Norah. «Rimedieremo al più presto» replica Parker. «Niente sconti.» «Non ci penso nemmeno.» «Niente regole.» «Mi sembra che tu stia esagerando ... » «Hai paura?» «Certo che no.» «Naturalmente ti darò il tempo di rimetterti in sesto.» «Sei un amore.» «Avevi dei dubbi?» «No.» «Quanto sei dolce ... » dice la donna.
Salvatore Scalisi
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