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Autore: Ronald Arkham
La donnina dei misteri
Soprannaturale Umoristico
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La donnina dei misteri
Jones trasportò l'uovo del mistero in cucina come se fosse un'antica e sacra reliquia.
Mancavano soltanto un paio di giorni al solstizio e l'estate stava arrivando portando con sé straordinarie sorprese. Lo poggiò delicatamente sul tavolo di legno di betulla, da parte al massiccio computer portatile e mise dell'acqua in una pentola a bollire. Aveva una fame ciclopica. Come ogni venerdì aveva passeggiato per ore nel parco naturale di Ozwich fino a quando aveva scovato quell'interessante reperto. L'aveva trovato all'interno di una grotta semi oscurata dalla vegetazione selvaggia mentre era uscito dal sentiero per urinare indisturbato.
Si fermò a fissare dubbioso l'uovo. Era enorme. Alto quasi come una spanna. Era ruvido e pesante. Aveva lo stesso colore del gelato alla stracciatella e l'odore dei tulipani appena sbocciati. Non era davvero convinto di volerlo mangiare sodo. Forse una bella frittata sarebbe stata la soluzione migliore. Ma l'uovo si mosse. Merda. Un altro terremoto. Era la terza volta in quel giugno afoso. Si buttò sotto il tavolo e si mise in posizione fetale per proteggersi da eventuali urti. Chiuse gli occhi e attese che la terra smettesse di tremare. Non successe nulla. Doveva essere stato un falso allarme. L'unico rumore che riusciva a percepire era l'acqua bollente che straripava dalla pentola e si riversava sul fornello. Si alzò uscendo dal suo rifugio e spense il fuoco imprecando.
L'uovo sul tavolo riprese a muoversi e cominciò a scricchiolare. Pareva possedere una volontà tutta sua. Piccole crepe iniziarono ad espandersi sul ruvido guscio. Si stava schiudendo. Jones sbiancò. Era ormai troppo tardi per mangiarlo. Il suo stomaco brontolò violentemente per protesta. Ma non poteva arrendersi, aveva un impellente bisogno di proteine. Avrebbe trovato un modo per cucinare e divorare qualsiasi bestia fosse uscita dall'uovo. Accese il forno e attese. Intanto le crescenti crepe nel guscio avevano creato una finestrella dalla quale si poteva intravedere della peluria chiara. In seguito sbucarono vermicelli rosa. La finestrella si allargò sparpagliando per il tavolo frammenti di guscio.
Poi la sorpresa si manifestò. Non erano vermi e peluria, ma dita e capelli. Dall'uovo magico sbucò una minuscola ragazza. Era completamente formata e sviluppata, ma era alta solo dieci centimetri. Indossava un vestitino estivo blu cobalto che le calzava a pennello. I lunghi capelli lisci erano del colore dell'ambra. La micro donnina si guardò in giro ispezionando con avida curiosità l'ambiente circostante con i suoi dolci occhioni castani. Profumava di vaniglia. Era graziosa ed inquietante allo stesso tempo.
La cosetta si avvicinò al mouse e tirò un pugno al tasto sinistro del dispositivo. Il programma in esecuzione sul computer si bloccò mandando in tilt il sistema. Jones protestò avvicinandosi.

La minuscola creatura mise le mani dietro la schiena e gli rivolse uno splendente sorriso da birichina. Una stupenda faccina da schiaffi, pensò Jones mentre cercava di allontanare il mouse da quella cosa indemoniata. La mini ragazza con il piede nudo gli tirò un calcio sul mignolo prima che potesse portare in salvo il mouse.

Jones era stizzito da quella piccola villana. La creaturina si rimise in posizione sorriso da monellina e rispose con un vocina stridula appena percepibile.

Jones andò a prendere uno stuzzicadenti. Voleva punzecchiare la bestiolina e vedere di che colore aveva il sangue. Quando tornò al tavolo vide che la micro umana stava cercando di spingere il mouse giù dal bordo del tavolo. Jones soffiò a pieni polmoni contro la piccola terrorista che rotolò all'indietro.

Suonarono al campanello. Non si aspettava visite. Non voleva essere disturbato. Era sicuramente qualcuno che aveva bisogno di qualcosa. Prese delicatamente la micro ragazza tra due dita e la poggiò all'interno di una tazza sporca nel lavello. Nella tazza c'erano ancora residui del cappuccino che aveva bevuto a colazione. Se si fosse liberato velocemente dello scocciatore alla porta sarebbe riuscito a tornare prima che la micro peste fosse riuscita a liberarsi. Pensò di mettere in lavastoviglie sia la tazza che la micro donnina per testare come se la cavava nell'acqua. Se la immaginò in balia della corrente a sbattere contro tutte le stoviglie emettendo squittii. Fuori dalla porta c'era il vecchio Krool che chiedeva un paio di uova perché aveva promesso di fare una frittata col prosciutto alla sua nipotina, ma non aveva abbastanza materia prima.

Krool si rabbuiò poi uno stridulo lontano ruppe il silenzio.



Gli chiuse la porta in faccia e si precipitò in cucina. Nel lavello trovò la tazza rovesciata e ripulita a lucido. La cosetta era in equilibrio sul bordo del marmo nell'angolo vicino al frigo e stava cercando di aprirlo. Sembrava una ballerina che si stiracchiava le braccia. Quando vide che Jones la stava osservando iniziò a regalargli uno dei suoi sorrisi con gli occhioni da cerbiatta, ma perse l'equilibrio e cadde nel vuoto.

Jones l'acchiappò con la mano prima che potesse schiantarsi al suolo.

Poi la appoggiò su un ripiano del frigo e la chiuse dentro.

Si mise ad ispezionare i danni che aveva fatto al computer. Era del tutto bloccato e dovette spegnerlo togliendo sia la spina della corrente che la batteria. Spense anche il forno visto che probabilmente non avrebbe arrostito nessuno quel giorno. La punizione era durata abbastanza. Aprì il frigo per recuperare la piccola villana. La creaturina era seduta a gambe incrociate sull'orlo del ripiano masticando pezzi di mozzarella che aveva strappato con le manine microscopiche. Senza lerciarsi e rimanendo del tutto asciutta era riuscita a squartare la confezione e scolare tutta l'acqua lattiginosa nel ripiano inferiore dove aveva innaffiato le fragole che erano diventate di colore rosa.

Mise una tovaglietta a tema floreale sul tavolo e ci appoggiò sopra la mozzarella e la micro ragazzina che dava piccoli morsi al formaggio armoniosamente. Adesso che era ferma e in silenzio a mangiare sembrava proprio adorabile. Jones disarmò la zanzariera e buttò le fragole compromesse fuori dalla finestra. Senza richiudere la zanzariera andò di fretta in sala a telefonare a Viktor per comunicargli che quel giorno avrebbe saltato il classico aperitivo del venerdì sera. L'amico protestò, ma Jones riattaccò il telefono prima ancora di doversi sforzare ad inventarsi una scusa.

Jones alzò gli occhi al cielo. Cosa stava combinando ancora quella piccola peste? Non poteva lasciarla da sola un attimo. Bisognava farle da babysitter. Corse in cucina dove trovò la piccola creatura rannicchiata su se stessa che si nascondeva dietro alla mozzarella morsicata. Dalla finestra era entrata una tozza cavalletta pelosa che stava orbitando intorno al formaggio. Jones infilzò l'insetto con un lungo stuzzicadenti da spiedino. Liquido verde melmoso macchiò la mozzarella, ma immaginò che ormai alla micro donnina fosse passato l'appetito. Buttò dalla finestra sia la mozzarella che il cadavere e chiuse tutto. Sapeva che il cane di Krool mangiava tutto quello che trovava per terra e Jones sperava che a furia di buttare schifezze sulla strada sotto la sua finestra prima o poi l'animale sarebbe morto per intossicazione. La creaturina era tutta tremante in stato di shock. Il cadavere verde aveva sgocciolato sul pavimento per tutto il tragitto tra il tavolo e la finestra. Jones scivolò sul succo della cavalletta. Cadde a terra pestando la schiena e producendo lo stesso rumore di un tuono estivo. Che botta! Rimase col culo incollato al pavimento come una tartaruga spiaggiata. La mini ragazza si affacciò dal bordo del tavolo e guardando verso il basso si mise a ridere esibendo un incantevole faccino da angioletto.


La minuscola creaturina sparì dal campo visivo di Jones, il suo posto lo prese il mouse che veniva spinto giù dal tavolo. Il filo del mouse si staccò dal computer e il dispositivo precipitò addosso alla pancia di Jones.
La micro donnina si era messa a ballare sul tavolo. Sembrava una di quelle microscopiche fate che vivevano sotto i funghi. Stava diventando proprio impossibile non affezionarsi a quell'esserino incantato.

Aveva sistemato sul comodino un cartone delle uova riempito fino all'orlo di bambagia e aveva tagliato una vecchia maglietta in modo da creare una micro copertina artigianale. Sopra il soffice cotone la ragazza in miniatura dormiva profondamente. Con lei addormentata l'appartamento era tornato pacifico e sereno. Era proprio carinissima quando non parlava. Il perfetto soprammobile. Jones si mise a letto e sognò un'invasione di peluche alieni.

Il mattino seguente Jones si svegliò e trovò la mini cuccia vuota. Sperava di non averla spappolata con il suo peso mentre dormiva o che una vespa non l'avesse portata nel suo nido per usarla come mangime per le sue larve. Ispezionò la casa, ma la trovò deserta. Nessuna traccia di sangue, nessun oggetto in disordine, nessun segno di lotta o effrazione. La micro donnina era semplicemente svanita, se ne era andata. Una strana sensazione di tristezza e smarrimento si insediò dentro di lui. Si sentiva come se gli avessero appena cagato nel cuore.

Per più di un quarto di secolo non sono più pervenute notizie di questa mitologica creaturina.

Ronald Arkham

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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