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Autore: Stefania Prati
Il sogno di una marionetta
Crime Story
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Il sogno di una marionetta
Confessioni di un Assassino.
Dopo un paio di sopralluoghi, mi rendo conto che la mia opzione migliore è ucciderlo dentro casa. Teagan non esce mai, ma sposta spesso le tende del salotto per guardare fuori con fare nervoso: pessima mossa, Kyle, se pensi che qualcuno voglia farti fuori non dovresti stare così vicino ad un vetro che non sia antiproiettile. Noto che, dall'altra parte della piazza, ci sono due case inagibili: ho fatto qualche ricerca e, a quanto pare, c'è stato un brutto incendio l'anno scorso che per poco non le ha rase al suolo. La porta non è nemmeno chiusa, entro senza problemi, coperto dal buio della notte. Un uomo è steso contro il muro di quella che doveva essere la cucina: è privo di sensi ed ha una siringa piantata nel braccio. Che schifo. Deboli.

Bevi tutto il giorno, sei diventato debole.
Vaffanculo, Mike.
A parte il tossico che non si sveglierà, non c'è anima viva: buon per me, salgo al primo piano della villetta di fronte l'abitazione di Teagan e monto il mio Barret davanti alla finestra che dà sulla High Plaza. Ci sono circa settecento metri tra la mia finestra e quella della casa di fronte, bene: sarà un gioco da ragazzi.
Sei troppo abituato alla violenza.
Ignoro la voce di Klara e cerco di concentrarmi.
Dopo un'ora di attesa comincia a piovere, un bell'acquazzone con tanto di pioggia a vento, ma io sono un professionista, non è un problema, potrei fare questo lavoro ad occhi chiusi.
Sento gocciolare alle mie spalle: deve essere la pioggia che entra da qualche parte. Ancora una goccia ed un'altra. Dannazione! Che mi prende? Non riesco a concentrarmi per colpa di questo fottutissimo rumore. Respira, avanti, hai affrontato situazioni ben peggiori. Penso a Jenny, a Lana, dannazione, devo liberare la mente.
Inspiro profondamente, ma ho perso la concentrazione.
Voi finti giustizieri...
Dice la voce di Alan. Che diavolo ne sa lui di giustizia? Io sto dalla parte dei deboli, di chi non si sa difendere! Certo, devo uccidere per questo, ma salvo delle vite! Non è questo l'importante? Eppure, sento la testa pulsare al ritmo della stessa domanda: Kyle Teagan è solo un piccolo spacciatore, ucciderlo farà davvero la differenza? E perché ammazzare lui e non il ragazzo che ho appena visto vendere droga nella piazza? Non commettono forse lo stesso crimine? E Torres? Non meriterebbe una condanna ancora peggiore? Basta con questi pensieri! Noi aiutiamo chiunque ce lo chieda. Non gratis certo, ma chi, oggigiorno, presta i propri servigi senza richiedere un compenso?
Vedo un movimento dietro la tenda, deve essere lui. Avanti, concentrati! Ecco, scorgo una mano e poi una testa: Kyle, come sempre, si guarda intorno. Perfetto, è nel mirino. Che diavolo mi succede? Il mio dito sembra bloccato sul grilletto mentre mi chiedo se avrà una famiglia. Insomma, il fascicolo dice che non è sposato e non ha figli, ma avrà una madre, un padre, un fratello o una sorella? Uno zio a cui è particolarmente legato, un amico di infanzia con cui condividere tutto, un cugino, un nipote... Devo essere uscito di testa, non è questo il momento per certi pensieri! L'acqua gocciola alle mie spalle, il vento ulula e la voce di Alan è nella mia testa, mescolandosi con quella di Klara. Mi restano pochi istanti e Kyle tornerà dentro e dovrò aspettare ore prima che sia di nuovo nel mio mirino. Basta, Fred! Respira, dannazione. Le gocce di pioggia continuano la loro sinfonia alle mie spalle, il sudore scende appiccicoso sulla mia fronte. Teagan sta per accostare di nuovo le tende, adesso o mai più. La mia mano è pesante, le mie dita si muovono quasi a rallentatore. La mia testa è gravida di pensieri ed annega nel suono di quelle gocce che bagnano il pavimento. Premo il grilletto. Cazzo! L'ho mancato! Non è possibile, dannazione! Come è potuto accadere?! Non ci posso credere, ho commesso l'errore più elementare del mondo: non ho calcolato il vento. Che diavolo mi prende? Il silenziatore ha attutito il rumore, ma il proiettile ha bucato il vetro a pochi centimetri dalla testa di Kyle e lui si è, immediatamente, abbassato. Sa che sono qui, sa che gli sto dando la caccia. E adesso? Non si affaccerà più, che dovrei fare? Aspettare? No, non è una buona idea, potrebbe avere già chiamato qualcuno. Dannazione! Ok, riprendi la calma, hai una sola opzione: corri dritto in casa sua e sparagli. Tiro fuori la Beretta, mi assicuro che sia carica, avvito il silenziatore e tolgo la sicura. Ho le mani sudate e per poco non mi scivola, manco avessi sedici anni e fosse la prima volta che maneggio una pistola. Scendo di corsa le scale e, con il cuore in gola, attraverso la piazza, inzuppandomi di pioggia. Mi sento come un principiante, mancare un bersaglio in quel modo... Posso ancora sistemare questo casino, devo solo riacquistare la calma e sarà tutto finito.
Mi accosto alla porta d'ingresso e, senza riflettere, la apro, puntando la pistola all'interno. È troppo tardi quando mi viene in mente che Kyle Teagan si trova nel suo territorio e che dovrei agire con più cautela: mi ritrovo una mazza da baseball sulle mani e la botta mi obbliga a far cadere la pistola. Cerco subito di riafferrarla, ma la pioggia ha reso le mie scarpe scivolose e quasi inciampo. La figura nell'ombra mi si avventa contro, mi carica come un giocatore di rugby e mi scaraventa contro la credenza alle mie spalle. Prova a colpirmi con la mazza, ma riesco a parare il colpo e a torcergli il braccio fino a spezzarlo: Kyle urla e, mentre è distratto, provo a riprendere la berretta. È troppo buio, dannazione, non riesco a trovarla! Che diavolo sto facendo? In questo lasso di tempo avrei potuto colpirlo ancora e metterlo k.o. e, invece, perdo momenti vitali a cercare una stupida pistola, solo perché, così, potrò nascondermi nell'illusione di avere le mani ancora pulite. Sento un movimento alle mie spalle, ma non ho nemmeno il tempo di girarmi: Teagan mi carica ancora e mi scaraventa contro la finestra. Mi colpisce ripetutamente allo stomaco, senza che io riesca a bloccarlo. Provo a dargli un pugno, ma i miei movimenti sono troppo lenti ed appesantiti: Kyle schiva senza problemi e mi piazza una ginocchiata sotto al mento. Sputo un misto di saliva e sangue, con tanto di dente nel mezzo, per poi afflosciarmi a terra stordito, trascinando con me le tende alle mie spalle. La luce della luna filtra attraverso il vetro ed i suoi raggi illuminano la figura di Teagan: mi sta dando le spalle, mentre fruga in un cassetto. Chiudo gli occhi, frastornato, distratto dal battito del mio cuore, mi sembra come se qualcuno stesse suonando un tamburo direttamente nelle mie orecchie. Pianto le mani a terra, scivolo ancora, ma dopo qualche tentativo e con molta fatica riesco ad alzarmi: proprio in quel momento, Kyle si volta ed il luccichio della lama di un coltello da cucina mi fa gelare il sangue nelle vene. Ok, Fred, sai perfettamente come disarmarlo. Sei addestrato per questo. Eppure, sono anche addestrato per non mancare il bersaglio e invece... Concentrati, quello stronzo vuole ammazzarti. Teagan fa un passo avanti, sono pronto a caricarlo, ma la luce della luna, che credevo mia alleata, mi tradisce: illuminando il suo volto mi mostra una maschera di terrore. L'uomo davanti a me è spaventato a morte, il sudore imperla la sua fronte e le sue mani tremano. Basta quell'istante di esitazione e Teagan mi è addosso: un lampo di dolore mi attraversa nel momento in cui il suo coltello lacera la mia pelle, all'altezza delle costole. Sfila il coltello, sento il calore espandersi intorno alla ferita e, d'istinto, cerco di tamponarla con la mano. Kyle mi guarda negli occhi e mi rendo conto che il suo sguardo trabocca di paura, è atterrito dal suo stesso gesto, probabilmente non ha mai ucciso nessuno ed è terrorizzato dall'idea di vedere gli occhi di un uomo che muore. Esita come ho esitato io, dandomi così il tempo di sfilargli il coltello dalle mani e, con un gesto rapido e preciso, gli taglio il collo, da un'estremità all'altra. Il tempo sembra fermarsi per un momento mentre lui mi fissa, quasi spaesato: chissà a cosa o a chi sta pensando in questo momento, chissà quanti conti in sospeso non potrà più regolare o quanti sogni non potrà più realizzare. Esattamente come è successo alla mia bambina, Kyle Teagan è stato appena derubato del proprio futuro. Caro papà, oggi mi hai uccisa...
Ed ecco che il tempo ritorna a scorrere e il sangue comincia a fuoriuscire a fiotti dalla sua ferita: Teagan si porta le mani al collo, ma non ha alcuna possibilità di fermare l'emorragia. Cade in ginocchio, rantolando. Non smette di fissarmi ed io non riesco a distogliere lo sguardo: nonostante io abbia ucciso fin troppe volte, è sempre stato ad una considerevole distanza e, soprattutto, è sempre stato rapido.
No, non è questo il punto: la verità è che ho sempre creduto nella giustizia delle mie azioni, mentre adesso non ci credo più. Perdere le mie convinzioni ha cambiato i miei occhi.
Kyle Teagan ha smesso di contorcersi ed io sto perdendo troppo sangue.

Stefania Prati

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