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Autore: Marcella Nardi
Il Mistero delle Spille Longobarde
Giallo Young Adult
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Il Mistero delle Spille Longobarde
"Le indagini di Étienne e Annabella"

Un nuovo mistero all'orizzonte
Estate 2019

- Oddio! Cos'è stato? - , domandò allarmato il ragazzo, spalancando d'improvviso gli occhi e stringendo con forza i braccioli del sedile.
- Ehi, calma mister Holmes! Stavi dormendo e non ti sei accorto che l'aereo stava scendendo - , lo tranquillizzò la ragazza, sorridendo. - Aggiusta il tavolino e allacciati la cintura. Data l'ora, direi che stiamo per atterrare - .
Infatti... - È iniziata la discesa verso l'aeroporto Leonardo da Vinci, Roma Fiumicino - , annunciò il pilota. - Nella capitale la temperatura è di trentasette gradi Celsius e il cielo è sereno. Benvenuti in Italia - .
- E ti pareva! Dopo quel rinfrescante venticello parigino, stiamo per reimmergerci nella soffocante afa romana - , affermò preoccupata un'anziana signora che era seduta alla destra del ragazzo.
Era pomeriggio quando Étienne Pivot e Annabella Carati, sorridenti e mano nella mano, lasciarono l'aereo e si diressero verso il nastro trasportatore per ritirare i bagagli.
- Che splendida Parigi! C'ero stato da bambino e non la ricordavo così bella - , dichiarò Étienne, i cui occhi scintillavano al ricordo.
- Non so se te l'ho mai detto, ma i miei nonni materni erano di Versailles. Ho trascorso quasi tutte le mie vacanze estive lì con mio fratello, da quando ero bambina fino alla fine delle scuole medie. Nel giardino della villa c'era la piscina e un tavolo da ping pong - , aggiunse la ragazza.
- Interessante... Ora si spiega perché sei stata un cicerone perfetto. Oh, ecco le nostre valigie. Che rapidità! -
Fuori dalla zona degli arrivi, videro la signora Carati con un sorriso smagliante stampato sul viso.
- Ciao, mamma - . Annabella abbracciò la madre, una bella donna più alta di lei, dai lunghi capelli neri e vivaci occhi verdi.
- Bentornati, ragazzi. Sono felice che il viaggio sia andato bene. Vi avviso, però: dopo il venticello parigino di cui mi ha riferito Annabella, preparatevi a un'immersione nell'afa. All'aria aperta, e in tutti i posti dove non c'è il condizionatore, si schiatta. Étienne, possiamo accompagnarti a casa? -
- Gentile come sempre, signora. La ringrazio - , rispose il giovane, - ma ho lasciato la mia macchina qui, prima di partire - . Poi, rivolto ad Annabella: - Ti chiamo appena arrivo a casa - , e la baciò.
Mentre si avviava al parcheggio, seguendo la segnaletica all'interno dell'aeroporto, Étienne vide un uomo con un completo di lino blu, abbinato a un'elegante camicia bianca, e dall'aspetto giovanile, che gli faceva segno di fermarsi.
Chi sarà mai? Cosa vorrà da me?
Lo sconosciuto, che avanzava con passo affrettato, gli diede l'impressione che ci fosse qualcosa che non andasse.
- È lei il signor Étienne Pivot? - , domandò affannato, non appena lo ebbe raggiunto.
- Sì, ma lei chi è? -
- Mi chiamo Claudio De Carolis. Insegno Archeologia e Storia Medievale qui a Roma, all'università La Sapienza. Le sembrerà strano che io abbia scelto questo luogo per incontrarla, ma appena ho appreso della sua straordinaria abilità nel risolvere casi molto complessi, sono corso a cercarla. Sa... in università le voci circolano veloci come i fulmini. Sembra che, a dispetto degli studi che sta facendo, lei diventerà un ottimo detective - .
- Lei mi lusinga, grazie. La mia passione è ereditaria. Penso che le avranno detto che papà era nella Squadra Omicidi - , ammise Étienne con un sorriso imbarazzato. - Ma come ha fatto a sapere che ero appena arrivato da Parigi? -
- Sul suo blog, peraltro molto ben curato e ricco di rubriche interessanti, ho visto le foto che ha postato e ho letto che sarebbe rientrato oggi con la compagnia di bandiera francese. Ci sono solo due voli al giorno, per cui è da stamane che sono qui in aeroporto. Ho l'auto a riparare e sono venuto in taxi. Poco fa, l'ho vista uscire dalla zona degli arrivi. Ho notato che qualcuno la stava salutando e ho preferito aspettare, prima di avvicinarmi. Non volevo essere inopportuno. Poi lei si è accomiatato dalla sua ragazza, ed eccomi qua. Mi hanno riferito che anche la signorina Carati è un asso delle investigazioni - .
- Anche lei non scherza, professor De Carolis. Sa tutto di me! -
- È vero - , disse compiaciuto, - e ho anche scoperto, come lei stesso mi ha appena confermato, che ha ereditato questo talento da suo padre, un commissario in pensione della Squadra Mobile di Roma - .
- Sin da piccolo il suo lavoro mi ha sempre appassionato. Sono cresciuto a pane e marmellata e gialli polizieschi, oltre a quelle poche notizie che poteva rivelare in famiglia durante le indagini. Ma mi dica: cos'è che la preoccupa? -
- Non le sfugge nulla! Ho fatto proprio bene a contattarla. Sì, sono preoccupato per un mio caro amico - , disse il professore, un affascinante giovane uomo alto, biondo e dagli espressivi occhi azzurri.
- Vediamo quello che posso fare. Mi deve raccontare esattamente cosa è successo al suo amico - , promise Étienne.
- Certo. Anzi, se mi dà un passaggio in macchina, possiamo parlare durante il tragitto - , propose Claudio De Carolis, prendendo la valigia del ragazzo.
Étienne ebbe un attimo di esitazione. L'uomo aveva l'aspetto di una persona onesta, ma aveva imparato da tempo a diffidare degli sconosciuti. Rifletté ancora per qualche istante, poi gli propose: - Dovendo guidare nel traffico caotico di Roma, non riuscirei a darle retta. Penso sia meglio se andiamo a sederci. Resteremo in disparte, e lei mi potrà raccontare la sua storia. Prima, però, mi faccia mettere il trolley nel portabagagli della mia auto - .
- D'accordo, signor Pivot, andiamo - .
Dopo aver riposto la valigia nell'auto, raggiunsero un'area relax e si sedettero.
De Carolis si tolse la giacca e la piegò sulle ginocchia, pronto a esporre i fatti.
- È una storia complessa, che vede coinvolte tre città e un paesino: Roma, dove tutto è cominciato, Cividale del Friuli, Aquileia e Calcata - . Il tono di voce era sommesso, ma rivelava una nota di ansiosa eccitazione.
Le due città friulane incuriosirono Étienne, che lo interruppe: - Mi scusi, professore, c'entrano per caso i Longobardi? I nomi di questi luoghi mi hanno ricordato il periodo del loro dominio; anche se la loro reale presenza a Roma è ancora molto discussa. Calcata, poi, è famosa per essere considerata un leggendario borgo stregato - .
- Vedo che è molto preparato, oltre a essere un bravo detective - .
- Amo anch'io la storia medievale, sebbene stia studiando bioingegneria. Ma l'ho interrotta, mi scusi. Vada avanti, prego - .
- Longobardi. Sì, proprio loro - .
- Sono un po' confuso, allora. Calcata che c'entra? Credo sia citata maggiormente in leggende risalenti alla fine del medioevo - .
- Le spiego, Étienne. Posso chiamarla per nome? -
- Sicuro - .
- La scorsa estate, io e un gruppo di professori intraprendemmo uno studio su alcuni plutei sacri di squisita fattura longobarda, presenti in diverse chiese romane, per provare che quel popolo si insediò anche a Roma e nei dintorni, sebbene non in modo massiccio come in altre zone d'Italia. Ebbene... ci imbattemmo in tre spille longobarde e in antichi documenti che, collegati fra loro, potevano indicarci, sotto forma di un codice criptato, il luogo in cui un famoso e leggendario tesoro era stato nascosto - .
- Wow! Sembra una storia alla Indiana Jones - , esclamò Étienne, cominciando a prestare maggiore attenzione al racconto.
- Lo può ben dire! Quindi comprenderà con quanto impegno abbiamo iniziato le ricerche. Insieme a me c'erano il dottor Diego Della Pieve, il dottor Alex Nardi e il dottor Luigi Bonolis. Alla Sapienza siamo tra i massimi esperti in storia e arte longobarda - .
- Ma non sa nemmeno di cosa possa trattarsi? - , chiese Étienne con una certa impazienza.
Claudio De Carolis tentennava con la testa. - Sì e no. Per settimane abbiamo letto antichi manoscritti e analizzato tutti i plutei sacri presenti a Roma. Iniziammo a studiare le fibule fin nei minimi particolari. Per i Longobardi, la fibula aveva un significato simbolico, oltre a quello meramente ornamentale. Rappresentava la chiusura e l'apertura di qualcosa. Infatti, veniva usata per chiudere mantelli o cinture. Le spille ritrovate presentavano la stessa sequenza di colori, ma dimensioni differenti. Questo ci incuriosì e ci indusse a pensare che potessero avere la funzione di chiavi per aprire il contenitore che proteggeva il misterioso tesoro. Dopo diversi giorni, impegnati nello studio di quei manoscritti, abbiamo creduto di essere riusciti a decifrarli, individuando anche un sito fuori la città: Calcata. Il tesoro potrebbe essere il misterioso scrigno con... -
E mentre il professore stava citando il possibile contenuto del tesoro, con un Étienne che lo guardava con gli occhi sbarrati dall'eccitazione, un annuncio interruppe il racconto.

Il tesoro della regina Teodolinda

- Doppio wow! - , fu la reazione di Étienne; gli occhi cervoni, che risaltavano sul chiaro incarnato e sui capelli castani, brillavano per lo stupore. - Ecco il motivo per cui ha nominato quel delizioso borgo arroccato sulla collina. La prego, professore, continui - .
- Come le dicevo, riteniamo si tratti delle Dieci Grandi Fibule della regina Teodolinda. Molti miei colleghi reputano sia solo una leggenda. Se esistesse davvero, avrebbe un enorme valore. La raffinatezza dell'arte orafa longobarda è famosa nel mondo accademico. Io e i colleghi che le ho appena citato, crediamo, invece, che lo scrigno sia esistito realmente - .
- Il borgo fu abitato sin dalla preistoria. Il nome di Calcata compare per la prima volta in alcuni documenti ufficiali dell'VIII secolo, in pieno periodo longobardo. Nel 1935, la rocca su cui poggia la parte vecchia del paese è stata ritenuta poco sicura e gli abitanti costretti a sloggiare nella vicina Calcata nuova, costruita a pochi chilometri di distanza, dove tuttora parcheggiano le macchine e i bus turistici, visto che l'unica strada d'accesso al paese è a piedi. Negli anni ‘60, però, alcune perizie hanno attestato la solidità della rupe, e da quel momento Calcata ha iniziato a ripopolarsi di artisti sui generis: pittori, hippy, musicisti e attori. Lei ha parlato prima di streghe? No, quelle sono rimaste confinate ad antiche leggende. Abbiamo iniziato gli scavi in un punto ben preciso, almeno quello che ritenevamo tale. Alla fine, il dottor Alex Nardi ed io abbiamo trovato una tavoletta di pietra, di fattura longobarda. Inizialmente delusi, poiché speravamo di trovare l'agognato tesoro, la scoperta ci entusiasmò perché eravamo sicuri che, con quella, finalmente saremmo riusciti a individuare il tesoro longobardo qui a Roma. Purtroppo, l'unica cosa che era scritta in chiaro era il nome latino di Calcata. Quindi, forse il tesoro è nascosto lì, non a Roma. Ma dove? Ci sembrava di seguire una sorta di caccia al tesoro. Gli indizi trovati a Roma ci avevano portato a Calcata. E a Calcata sembravano fermarsi - .
De Carolis si sporse in avanti, visibilmente teso e agitato.
- Quello che ci restava da fare era decifrare il messaggio che la tavoletta recava inciso, e poi per noi non ci sarebbero stati più segreti. Ma proprio allora accadde una cosa terribile - .
- Mon Dieu! Cosa? -
- Durante la notte di quello stesso giorno, il dottor Alex Nardi, due delle tre spille e la tavoletta scomparvero! Volatilizzati... -
- Pensa che le abbia rubate? E che sia scappato per continuare le ricerche da solo? - , domandò Etienne, stupito.
De Carolis si fece scuro in volto. - Che dire? Non lo so. Alex Nardi è sempre stato molto riservato e parlava poco del suo lavoro, ma nell'insieme mi sembra una persona onesta e di cuore - .
- E se fosse stato vittima di un raggiro? - , suggerì Étienne. - La polizia è stata avvisata? -
- Certo che sì, ma finora le indagini non hanno avuto esito positivo. Io sono convinto che Alex Nardi sia vivo e che sia in pericolo. La polizia si sta lavando le mani giustificando la sua assenza come il normale gesto di un adulto che per un po' vuole starsene per i fatti suoi. Anche perché non sanno delle fibule e della tavoletta. Ma noi che lo conosciamo, sappiamo che avrebbe avvisato - .
- Potrebbero averlo sequestrato - , azzardò Étienne.
- Qualunque cosa gli sia accaduta, intendo scoprirlo. Voglio ritrovarlo. Inoltre, non permetterò mai che un qualsiasi impostore si attribuisca dei meriti che spettano solo a noi professori! -
I suoi occhi sfavillavano.
- È più che comprensibile - , ammise Étienne. - Ha degli indizi utili per iniziare a indagare e arrivare alla soluzione di questo enigma? -
- Direi di sì. Dopo la scomparsa di Nardi ho trovato, tra le sue cose, dei documenti importanti. E poi, per fortuna, avevo ottenuto il permesso dai colleghi di tenere con me una delle tre fibule, che è ancora in mio possesso. Purtroppo, le altre due, che erano custodite in cassaforte, sono sparite con lui - . Infilò la mano destra nella tasca interna della giacca e tirò fuori qualcosa avvolto in un foglio di carta da pacchi: era una fibula antica, che presentava delle pietre incastonate dai colori molto raffinati. - Di queste spille, tutte di oro e ornate di gemme preziose, di chiara fattura longobarda, inizialmente ne avevamo tre - .
- È davvero molto bella, e le pietre preziose sono state scelte ad arte. Immagino abbiate verificato che non siano dei falsi, vero? - , commentò Étienne mentre la contemplava.
- Sì, risalgono a quel periodo, e lo stile è tipico dell'arte orafa longobarda - , rispose deciso Claudio De Carolis. - Le altre due, insieme alla tavoletta e al dottor Nardi, sono sparite quella notte - .
- Non pensa che, anziché arte longobarda, potrebbero essere state realizzate da un orafo locale, discendente dall'antica Roma? -
- No. Già prima della discesa in Italia, nel 568 dopo Cristo, la principale espressione artistica dei Longobardi era legata all'arte orafa, che fondeva le tradizioni germaniche con influenze tardo romane della provincia della Pannonia. Ecco perché non si può confonderle con le fibule della Roma antica. Le tipologie più ricorrenti di fibule erano quelle “a esse” e quelle “a staffa” - .
Fece esaminare a Étienne la spilla, poi la riavvolse nella carta e la rimise nella tasca. - È probabile che vicino al luogo in cui abbiamo trovato le fibule, ci sia qualcos'altro che in quel momento ci è sfuggito. Dovremmo, però, chiedere l'autorizzazione a scavare di nuovo - , dichiarò. - Ma la cosa più importante, ora, è trovare un certo Sergio Rinaldi - .
- Chi è? E perché deve rintracciarlo? - , domandò Étienne.
- Quell'uomo e la moglie avevano finto di scavare non lontano da noi, fino al momento in cui trovammo la tavoletta. Sono due manigoldi. Si spacciavano per scienziati, ma erano sicuramente dei truffatori, tanto è vero che non si sono più visti dal giorno in cui Alex Nardi è scomparso insieme alle fibule e alla tavoletta - .
- Era una zona archeologica? -
- Perché me lo chiede? Aspetti, forse ho capito. No, era terreno pubblico. Noi avevamo comunque un regolare permesso. Rinaldi non so, né potevo andare a chiederglielo - .
- E se il dottor Nardi fosse andato via con loro? - , osservò Étienne.
- Con loro? Tutto è possibile. Oppure si è messo sulle loro tracce. Qualunque sia la verità, se riusciamo a rintracciare Rinaldi e sua moglie, credo che troveremo sia il mio collega che la soluzione dell'antico mistero - .
- Speriamo, allora - , disse Étienne. - Non è stata fatta nessuna copia del messaggio inciso sulla tavoletta? -
Il giovane professore oscillò la testa tristemente. - No. Come potevamo immaginare quello che sarebbe successo? Abbiamo trovato quella tavoletta alla fine di un faticoso giorno di lavoro e siamo andati tutti a riposare, esausti - .
De Carolis guardò l'orologio. - Cielo, che sbadato! - , esclamò. - Avevo promesso al dottor Diego Della Pieve di chiamarlo, e non è un tipo che conosce cosa sia la pazienza. Mi scusi un attimo, per favore - .
Prese il cellulare da una tasca esterna della giacca, che posò velocemente sul sedile, e si allontanò di corsa. Nella foga di appartarsi per telefonare in tutta tranquillità, non si accorse che il lungo giubbotto stava scivolando, finendo per appoggiarsi, in parte, sul cestino dei rifiuti lì accanto.
Étienne rimase ad aspettarlo, riflettendo sugli strani eventi che il giovane professore gli aveva raccontato.
Mentre era assorto nei suoi pensieri, non si accorse che un uomo dalla carnagione scura e dai capelli neri, che lo stava osservando già da un po', si era mosso verso di lui per sedersi nel posto lasciato libero da De Carolis, senza che Étienne gli prestasse attenzione.
Quando l'individuo cominciò a frugare nelle tasche del giubbotto del professore, il ragazzo notò quella strana manovra e strappò bruscamente dalle mani dello sconosciuto l'indumento, gridando: - Cosa sta facendo? Non è suo! Lei chi è? -
L'uomo scattò in piedi e corse verso un'uscita laterale, proprio mentre De Carolis ritornava al suo posto.
- Cos'è successo? - , domandò notando subito l'espressione preoccupata di Étienne.
- Si è seduto qui un uomo che sembrava volesse rubare il suo giubbotto o curiosare nelle tasche - .
- Me lo può descrivere? - , domandò il professore con espressione allarmata.
- Capelli neri, basso, carnagione scura - , fu la pronta risposta di Étienne. - Aveva un tic agli occhi, o almeno così mi è sembrato. Ho avuto poco tempo per guardarlo bene - .
- Oddio! Era Sergio Rinaldi, l'uomo di cui le ho accennato prima! -
De Carolis afferrò con gesti convulsi il giubbotto e infilò una mano nella tasca interna. - Non c'è più! - , ansimò agitato. - Rinaldi mi ha rubato la fibula! -
- Allora dobbiamo acciuffarlo! - , affermò Étienne scattando in piedi e raggiungendo la porta dalla quale era uscito l'uomo. De Carolis gli corse dietro, a fatica. Si rese conto di non possedere l'agilità del giovane detective, il cui fisico, alto e atletico, era evidente.
Uscito all'aperto, il ragazzo vide, non molto lontano, un agente di polizia, e gli fece subito cenno di aspettarlo.
- Agente, buongiorno, sono il figlio del commissario Pivot, Squadra Mobile. Ha visto uscire correndo dall'area relax un uomo di bassa statura, scuro di capelli e di carnagione? - , domandò, omettendo che il padre fosse già in pensione.
- Pivot, e chi non lo conosce a Roma? Sì, l'ho visto. È appena entrato in quella berlina rossa insieme a un altro uomo - , disse il poliziotto indicando un'automobile che si stava allontanando.
- È un ladro! Dobbiamo fermarlo - , gridò Étienne. - Per favore, ci aiuti. Finché vado a prendere la mia auto, sarà trascorso troppo tempo e non sapremo mai che strada abbia preso - .
Nel frattempo, De Carolis lo aveva raggiunto. L'agente squadrò i due come per valutarli e poi li invitò a entrare nella sua auto, parcheggiata lì vicino. - Io posso utilizzare la sirena, se necessario - .
Étienne si sedette davanti, De Carolis dietro, e dopo aver allacciato le cinture di sicurezza, partirono subito all'inseguimento.
L'agente partì all'inseguimento, e in poco tempo riuscì a portarsi vicino alla berlina rossa.
- No! Maledetto semaforo - , imprecò. - Non lo vedo più. Lo abbiamo perso! -
- Stanno entrando nel paese di Fiumicino, tiri sempre dritto - , gli consigliò Étienne appena scattò il verde.
Dopo un paio di minuti, l'archeologo allungò un braccio indicando qualcosa e gridò eccitato: - Eccoli, agente! Ci hanno superato nel senso inverso. Sono nella direzione che porta all'aeroporto - .
- Ma che senso ha? - , si domandò Étienne, mentre il poliziotto invertiva rapidamente direzione rimettendosi all'inseguimento.
Ancora qualche centinaio di metri e avrebbero raggiunto Sergio Rinaldi.
La strada costeggiava il lato esterno di una delle piste dell'aeroporto. Improvvisamente, la berlina rossa deviò, buttandosi all'impazzata sul terreno sconnesso, come se volesse raggiungere la rete che impediva l'accesso all'aera aeroportuale.
- Ma sono pazzi! Cosa credono di fare? - , urlò terrorizzato Étienne, mentre l'auto inchiodava con un assordante stridore di freni.

Marcella Nardi

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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