Il Corvo e la Rosa - La Strega -
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Inghilterra, Anno Domini 1263. In un tempo lontano, nel quale i cavalieri lottavano per i loro signori e per conquistare i cuori delle dame e le streghe venivano combattute con ogni mezzo dalla Chiesa, si stava combattendo in un bosco una delle tante battaglie tra gli uomini di due signori che possedevano terreni confinanti. Lo stridio delle spade e lo sferragliare della battaglia vi riecheggiavano assordando i soldati e impedendo loro di pensare a qualsiasi altra cosa che non fosse sopravvivere e rendere onore al proprio signore. I cavalieri combattevano senza pietà per conquistare quei pochi acri di terra boschiva che avrebbero permesso ai rispettivi signori di avere legna da commerciare. Non era un bosco particolarmente grande e aveva anche una brutta nomea di luogo maledetto presidiato da grossi corvi e protetto da magie oscure e demoni infernali poiché un tempo era stato un luogo sacro ai Druidi, gli antichi sacerdoti pagani dei popoli celtici. Tuttavia i due signori credevano che senza gli alberi quel luogo sarebbe risultato molto meno inquietante e forse anche meno maledetto. Però loro non se ne preoccupa vano troppo e si trovavano con ogni probabilità ognuno nel proprio castello sorseggiando vino e ascoltando i menestrelli cantare le gesta degli eroi mentre i loro soldati si ammazzavano in quel luogo oscuro e dimenticato da Dio. Questa era la vita, i cavalieri combattevano e i signori diventavano ricchi grazie al loro sangue e alla loro dedizione. I cavalli imbizzarriti e spaventati nitrivano disarcionando spesso i loro cavalieri che imprecavano e continuavano a lottare animati anche da quella rabbia. Il sangue schizzava ovunque macchiando i tronchi degli alberi e innaffiando il terreno, nella notte il suo odore avrebbe attirato i lupi affamati, ma adesso non c'era tempo per pensarci. I soldati dei due signori combattevano ferocemente e nel mezzo di questa lotta un giovane cavaliere fu ferito a un fianco da un colpo di spada che doveva essere diretto al suo cuore. Il giovane cadde da cavallo e riuscì quasi per miracolo a trascinarsi sotto un albero sfuggendo alla mischia letale del combattimento. Lì un essere incappucciato gli si avvicinò, l'uomo impugnò la spada e si preparò a colpire, qualora lo sconosciuto avesse deciso di attaccare se la sarebbe vista brutta. Tuttavia la figura, che era a dire il vero più simile a uno spettro che a un essere umano, non accennò a muoversi; si fermò invece lì, davanti al cavaliere dall'armatura sporca e ammaccata, l'uomo si sentiva a disagio e non si accorse che la spada nelle sue mani tremava. Il cavaliere si domandò se quella creatura non fosse in realtà la temibile Banshee che con il suo grido annunciava la morte di chi la udiva, cercò di muoversi poiché il peso dello sguardo indecifrabile dello strano essere era diventato insopportabile, ma nel farlo si ricordò dolorosamente della ferita che aveva al fianco. Annaspò cercando di sopportare il dolore, ma la spada gli cadde dalle mani tremanti e non passò molto prima che perdesse i sensi a causa del sangue perso e del dolore. Dopo un lungo periodo, o così gli sembrò, il cavaliere si svegliò in una stanza che non aveva mai visto prima, era un luogo piccolo, strano e caotico, odorava di polvere, cose vecchie, erbe aromatiche e zuppa di verdure. Si guardò intorno sforzandosi di vedere l'ambiente circostante nonostante la vista annebbiata e man mano che essa si schiariva notò parecchi mazzetti di erbe appesi ovunque e poi pergamene, pelli, coperte e un trespolo che ospitava un corvo, il cavaliere pensò che fosse una specie di trofeo di caccia, ma l'oscuro volatile si voltò improvvisamente verso di lui e gracchiò più volte emettendo strani suoni gutturali che gli fecero accapponare la pelle. L'uomo sentì la porta della stanza cigolare e si voltò lentamente vedendo una figura femminile in controluce, aggrottò la fronte e domandò con voce impastata: - Chi siete? - . Una donna dai lunghi capelli arruffati color ruggine gli si avvicinò e disse: - Siete sveglio! Avete dormito per un giorno intero, come va la ferita? - . Il cavaliere cercò di sollevarsi sui gomiti e soffocò un grido, la strana donna scosse la testa: - Non dovreste muovervi! - . L'uomo grugnì infastidito, non era certo la ferita a preoccuparlo, non ora che si trovava in un luogo sconosciuto con un corvo che lo fissava e una donna bizzarra che non aveva mai visto prima. Così inspirò profondamente e rispose: - Francamente, signora, la mia ferita è l'ultimo dei miei problemi - . Lei chinò la testa di lato, si voltò verso la camicia zuppa di sangue dell'uomo che si trovava su una sedia, poi lo guardò di nuovo e disse: - Non penso proprio, ma se riuscite ad alzarvi e a recuperare le forze necessarie potete anche andare, la porta è lì e non starò certo a trattenervi, signore. - Lui osservò a sua volta la camicia sospirando rassegnato e domandò: - Chi siete? - . La donna sorrise dolcemente: - Riposate, signore - . L'uomo stava per ripetere la domanda, ma quando notò che la donna non sembrava intenzionata a rispondere si arrese e chiese: - Quell'uccellaccio deve restare? - . Lei rise e fece un cenno al volatile che gracchiò e lasciò la stanza volando, tentò di seguirlo e disse piccata: - Si chiama Morgana, non è un uccellaccio! - . Il cavaliere sbuffò accasciandosi nuovamente sul letto mentre le sue spalle sprofondavano nel cuscino di piume: - Porta male - . Lei scosse la testa e se ne andò. Nella piccola sala adiacente alla stanza da letto, la donna iniziò a trafficare con dei barattoli pieni di erbe, gettandone pizzichi in un grosso calderone di metallo in cui stava cuocendo una zuppa. Morgana, che si era posata su una pila di libri gracchiò e la donna le sorrise: - Si abituerà, ha bisogno di aiuto, Morgana, non possiamo buttarlo fuori, lo sai - . Il corvo si scosse e volò fuori da una finestra e la donna continuò a cucinare, poi tornò dal cavaliere con una ciotola di zuppa. L'uomo la guardò entrare e aggrottò la fronte domandando: - Cos'è? Volete forse avvelenarmi? - . La donna sospirò alzando gli occhi al cielo: - Avrei potuto lasciarvi nel bosco se avessi voluto uccidervi, perché dovrei avvelenarvi ora? - . Il cavaliere osservò la zuppa e la prese bevendola controvoglia mentre la padrona di casa si sedeva in un angolo del letto guardandolo incuriosita. L'uomo alzò gli occhi e la ringraziò, poi domandò: - Avete forse una Bibbia, signora? Mi sarebbe di conforto poterla leggere - . Lei sgranò gli occhi e sorrise: - Dovrei averne una, ma non posso garantirvi di trovarla in tutto questo caos! - . Lui annuì e ringraziò ancora, così lei se ne andò. Nella sala un uomo le si avvicinò e domandò: - Stai forse cercando la Bibbia che lui ti ha chiesto? - . La donna si voltò e osservò per un attimo quell'uomo alto, dai capelli rossi e lunghi e la barba rossiccia e folta, il petto e le braccia coperte di tatuaggi, lei sorrise annuendo: - Sì, Cradoc, sto cercando la mia vecchia Bibbia, sai dove sia? - . L'uomo annuì e indicò con un cenno del capo un punto alla sua destra: - Controlla sotto la pila di libri dove si trovava Morgana - . Lei sorrise e spostò i libri trovando finalmente ciò che cercava, alzò gli occhi e ringraziò l'uomo che le sorrideva, poi soffiò sulla copertina del libro per togliere la polvere. Così la donna tornò dal cavaliere e disse: - Eccola! Spero vi dia il conforto di cui avete bisogno - . Il cavaliere squadrò la donna stringendo gli occhi e domandò dubbioso: - Signora, perché mai non riuscivate a trovarla? Una brava cristiana la terrebbe sempre a portata di mano - . Lei annuì e disse: - Avete ragione signore, ma adesso dovete riposare - . Così lei lo lasciò di nuovo solo. L'uomo accarezzò il libro e si fece il segno della croce per poi iniziare a pregare domandandosi dove si trovasse, quel luogo era strano e quella giovane dai capelli rossi arruffati e il vestito scuro lo inquietava, era carina, non poteva negarlo, ma il suo rapporto con quel corvaccio la rendeva terrificante. Il cavaliere stava per addormentarsi quando qualcosa gli saltò addosso, l'uomo sobbalzò spaventato e gridò di dolore mentre un grosso gatto balzava giù dal letto soffiando spaventato e correndo fuori dalla stanza con il pelo gonfio.
Chiara Mattozzi
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