La vita è ciò che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti. (John Lennon)
A Federica il freddo proprio non piaceva, non c'era niente da fare: anche se era nata in prossimità delle montagne torinesi, preferiva il caldo, il sole, il mare, ancora più in inverno, quando in Italia le temperature scendevano sotto lo zero. Le piaceva da matti staccare la spina, scegliere luoghi caldi e lontani e lasciarsi il gelo alle spalle. Di solito, a febbraio, quando erano un po' più liberi dai rispettivi impegni lavorativi, lei ed Oscar, il suo fidanzato, riuscivano a ritagliarsi una settimana tutta per loro e a volare in quelle parti del mondo dove era estate. Quell'anno, lui le aveva già detto che non sarebbe stato possibile. - Ho appena preso un cliente importante, vuole che lo segua personalmente. Non posso muovermi proprio adesso - Oscar faceva il personal trainer, oltre ad avere due palestre seguiva anche clienti privati, sopratutto se ricchi: era molto conosciuto negli ambienti della Milano bene e spesso la ricchezza andava a braccetto con la stravaganza. Lui lo sapeva ed era disposto ad accontentare i capricci di tutti, purché pagassero gli extra. Federica non aveva preso bene la notizia, ma non ne aveva certo fatto una tragedia: il lavoro, per Oscar, era sempre stato molto importante ed anche per lei. Era seduta al tavolino di un bar, per un momento di relax, ma stava comunque aggiornando il suo profilo Instagram, per lei era indispensabile il contributo dei social media. - Ecco la sua cioccolata - Il cameriere era arrivato, Federica mise da parte il tablet e prese la tazza fumante con entrambe le mani. Quel profumo le scaldò il cuore. Ecco, se proprio doveva trovare una nota positiva all'inverno, era questa: una cioccolata calda, dei biscotti e un buon libro. Dopo le ultime foto che lei aveva postato, il tablet continuava a bippare, segnalando l'arrivo di messaggi o di like, ma lei non guardò subito, concentrata sul calore della cioccolata. Come per una congiura, cominciò a squillare anche il cellulare, ma lei non rispose nemmeno a quello: chiunque fosse, poteva aspettare. La cioccolata, no. Federica amava il suo lavoro, vi si dedicava anima e corpo, anche perché in alcune circostanze non poteva fare altrimenti, ma adorava anche le pause che si poteva concedere, dopo aver organizzato un matrimonio. Sopratutto se era stato impegnativo, e quello che aveva appena pianificato era stato particolarmente faticoso. Federica faceva la wedding-planer ed era esattamente quello che voleva fare, la strada che si era scelta ormai una ventina di anni prima. Quando lei aveva cominciato, in Italia era una professione ancora sconosciuta, Federica aveva visto cosa significava organizzare i matrimoni degli altri durante una vacanza studio in America ed aveva avuto una vera e propria folgorazione. In fondo, era quello che fin da piccola faceva a casa sua, curare l'immagine, abbinare colori e tessuti, apparecchiare la tavola nelle grandi occasioni. Sua madre Fedora glielo lasciava fare spesso e volentieri, tanto i complimenti spettavano a lei, in qualità di padrona di casa: lei se li prendeva tutti, gongolando, poi solo alla fine faceva la gentile concessione. - Un po' di merito va anche a Federica, mi ha aiutato - Lei non diceva nulla, sarebbe stato perfettamente inutile. Avere a che fare con Fedora non era facile per nessuno, per loro meno che mai. Sua madre discendeva da una nobile famiglia lombarda che, però, quando era nata lei era già in rovina: degli antichi splendori era rimasto solo il cognome, complicato e inutilmente altisonante, ed un palazzo ormai fatiscente nel centro di Milano. Gli uomini della sua famiglia non avevano mai amato molto il lavoro, considerato una mansione per la plebe: avevano però sempre amato molto le donne e le corse di cavalli. L'ultimo che aveva goduto di un certo benessere economico era stato il nonno di Fedora, il principe Gustavo: viziato e capriccioso, aveva come uniche doti una bellezza ingannatrice ed una parlantina fluente, che piaceva tanto alle donne. Lui non si era mai risparmiato nel ricambiare con i suoi mezzi quell'ammirazione: il risultato era che aveva speso quasi tutto quello che restava del patrimonio di famiglia prima di aver compiuto trenta anni. Ville seicentesche, quadri , gioielli, terreni erano stati venduti per soddisfare i capricci di qualche amante o per placare le ire di mariti traditi, che minacciavano rappresaglie violente. La madre, che aveva comunque assecondato la sua immaturità , facendone l'uomo irresponsabile che era, saputo del dissesto finanziario, si era fatta venire una emicrania cronica. Il padre, che non gli poteva rimproverare più di tanto il vizio che gli aveva trasmesso, aveva pensato di risolvere il problema con l'unico rimedio a lui conosciuto. Puntare alle corse dei cavalli. I risultati li potete immaginare. Gustavo, alla fine, aveva trovato da solo la soluzione. Si chiamava Fedora, aveva compiuto da poco diciotto anni ed era ricca, tanto ricca: il padre era un agricoltore lombardo, originario della pianura padana, che aveva fiutato le potenzialità offerte dalla recente rivoluzione industriale e si era gettato in quel campo, facendo fortuna. Gustavo aveva visto Fedora per la prima volta all'ippodromo, lei era in compagnia del padre ed era rimasta subito colpita dalla bellezza del principe, lo aveva guardato tutto il tempo, imbambolata ed ingenua. Lui non l'aveva notata, lei aveva la bellezza florida e semplice delle contadine, insignificante ai suoi occhi. Avrebbe dimenticato l'episodio, se non fosse stato per quello che gli aveva detto un suo amico il giorno dopo. - Certo che hai tutte le fortune, tu! Ieri sera la figlia del Campi non ti ha tolto gli occhi di dosso - - Chi sarebbe questo Campi? - - Ne parlano tutti, il contadino che è diventato industriale ed è ricco sfondato - La nascente industrializzazione di inizio Novecento aveva creato una nuova generazione di borghesi, ma questi ricchi freschi freschi erano guardati con sufficienza dai vecchi nobili, perché ai loro occhi conservavano comunque i modi dei proletari, nonostante il salto di qualità. A questa linea di pensiero apparteneva anche Gustavo, per il quale il denaro ottenuto con il lavoro era denaro sporco. Secondo lui, il vero ricco deve vivere di rendita. Peccato che, nei suoi soggiorni a Parigi e a Vienna avesse speso più di quanto poteva di fatto permettersi. L'idea di dover inquinare il suo sangue blu con un sangue plebeo gli faceva orrore, ma la prospettiva di dover rinunciare al suo stile di vita lo ripugnava ancora di più. I genitori di Fedora, che desideravano per la figlia un marito illustre, l'avevano fatta studiare nei collegi più prestigiosi e avevano provveduto ad inserirla negli ambienti giusti. Gustavo aveva avuto così modo di rivederla molte altre volte, ovviamente mai da sola, e aveva cominciato a corteggiarla, con garbo. Ai genitori di lei non sembrava vero che un principe avesse messo gli occhi su Fedora, che a voler essere onesti, non era una bellezza . Era raffinata, nei modi e nei gusti, ma la sua carnagione scura e il fisico robusto tradivano le origini campagnole. La fama di dongiovanni di Gustavo era arrivata anche alle loro orecchie, ma era compensata dal suo titolo nobiliare. - Si sa come sono gli uomini - diceva il padre. - Mettono la testa a posto solo dopo il matrimonio - Lui non era quel tipo di uomo, non aveva mai tradito la moglie, non lo faceva nemmeno adesso che aveva possibilità economiche maggiori: ma ai nobili è permesso tutto. Fedora era giovane ed ingenua, aveva perso la testa per Gustavo e prendeva per buono quello che le dicevano i genitori: in fondo, lei degli uomini e della vita non sapeva nulla. Ma quando lui le era vicino, e le sfiorava una mano, sentiva il cuore batterle forte e il viso diventarle rosso fuoco. I suoi genitori sembravano dare per scontato il loro fidanzamento, lui sembrava interessato ma non si spingeva mai oltre. Fedora era sempre più confusa e sempre più innamorata. Alla fine, quando aveva ritenuto che il punto di cottura fosse quello giusto, Gustavo le aveva manifestato le sue intenzioni. - Vorrei chiedere la tua mano a tuo padre, se sei d'accordo - Lei lo avrebbe abbracciato con impeto, ma la sua educazione puritana le imponeva contegno: i suoi occhi scostumati, però, avevano detto di tutto e di più. Gustavo era andato così a parlare con Campi. Aveva tirato fuori tutto il suo repertorio migliore di seduzione per incantarlo, ed in parte c'era riuscito, ma il cervello da contadino dell'uomo non aveva smesso di funzionare. - Inutile dirle che siamo onorati. Mia figlia è una ragazza perbene, è stata educata nel migliore dei modi. E' degna di un principe, mi scusi se mi permetto - - Lo so. Ho imparato a conoscerla e ad apprezzare le sue numerose qualità - Sicuramente apprezzava anche i suoi soldi. L'uomo lo aveva pensato, ma non lo aveva detto: in fondo, anche loro avrebbero guadagnato un titolo nobiliare. Era una sorta di reciproco scambio. - Se mia figlia è d'accordo, non ho nulla in contrario al vostro matrimonio, anzi - Negli occhi di Gustavo si era già accesa una piccola luce di soddisfazione, ma l'uomo di fronte a lui era riuscito subito a ridimensionarlo. - Permetta solo una parola, principe. Visto che stiamo per diventare parenti, posso essere chiaro? -
Tina Mucci
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