Prende respiro e s'immerge. Si guarda freneticamente intorno nel tentativo di scorgere la sua amata Cheryl, mentre continua a scendere nelle profondità del mare. È un mondo cristallino, sconosciuto, dentro il quale Parker si sente impotente e avvilito. A un tratto, vede la figura della donna inabissarsi nell'oscurità; allora dimena gli arti e fa di tutto per raggiungerla. Nulla lo può ostacolare, o far paura, se non il fatto di poter esaurire quanto prima le minime risorse d'ossigeno di cui dispone, ma al momento non avverte nessun problema. Gli sembra quasi di essere un pesce; i polmoni reagiscono bene, nessun affanno. Certo, non è come trovarsi sulla terra ferma, a ricordarglielo è uno squalo di grandi dimensioni, proprio dietro di lui. L'enorme predatore non è lì per accoglierlo con tutti gli onori di casa, ne è dimostrazione il suo aspetto poco rassicurante. Parker se ne avvede, si gira, lo aspetta, è sicuro che non gli darà pace, tanto vale affrontarlo subito. Lo squalo mostra le sue mostruose fauci, un modo come un altro per far capire chi è il più forte, chi comanda. Ma non ha fatto i conti con il detective, il quale stringe forte il coltello che tiene in mano e, non appena il nemico si avvicina, con astuzia riesce a schivarlo, andando a porsi sotto la sua pancia, che infilza con la lunga lama, per poi afferrare il manico del coltello con entrambe le mani e squarciare il ventre del minaccioso predatore. L'imprevisto gli ha fatto perdere tempo prezioso; Cheryl non riesce più a vederla. L'uomo ha perso la bussola, non sa più quale direzione prendere. D'altronde, nelle profondità del mare non ci sono punti di riferimento per orientarsi, a meno che non si hanno gli strumenti specifici. Non è il caso di scendere nei dettagli, così il detective si dà una mossa, nuotando come un disperato alla ricerca della sua amata Cheryl.
***
Disteso sul letto, abbracciato a un morbido cuscino, Parker apre lentamente gli occhi. Gira la testa sul fianco incrociando il delizioso sguardo di Norah. «Ciao.» « ... ciao. Che ore sono?» «È ora di alzarsi dal letto.» «Da quando tempo sei sveglia?» «Pochi minuti.» «Hai notato in me qualcosa di strano?» «In che senso?» «Se mi agitavo, parlavo nel sonno.» «No. Ma come ti ho detto mi sono svegliata da poco. Hai fatto un brutto sogno?» «Ho sognato Cheryl ... »
«Immagino che tu l'abbia sognata altre volte» dice Norah, seduta al tavolo a fare colazione. «Sì» risponde Parker accomodato dinanzi, sorseggiando un caffè. «Ma è la prima volta da quando hai ripreso a dormire in questa casa.» «Già.» «Ti ha fatto male?» «No. Non è proprio così, forse avrei preferito andare fino in fondo, poterla raggiungere. Sì, lo so, è un'idiozia.» «Non ci trovo nulla di idiota in quello che dici, è quello che avresti voluto fare quel tragico giorno.» «Mi è difficile dimenticare ... » «Non potevi farci nulla, non devi sentirti in colpa.» «Bastava che me ne accorgessi prima ... » replica Parker con lo sguardo assorto. «Non potevi sapere» prova a confortarlo la donna. «Scusami, ti sto intristendo.» «No, ti capisco; è stato duro per te. Non mangi?» «Sì, hai ragione; l'ho quasi dimenticato» risponde il detective, prendendo una fetta di pane su cui spalma della marmellata. «Ti attende una dura giornata?» «Come al solito; inizierò un nuovo caso, sperando di portarlo a termine.» «Sei bravo» dice con tono compiaciuto, Norah. «È il mio lavoro; con l'aiuto dei miei validi collaboratori, riesco a farlo bene. Tu vai in ufficio?» «Sì, dovrei.» «Non mi sembri molto convinta?» «Di andare al lavoro? Non sbagli di sicuro. Sono sempre tentata a lasciarlo, lo sai. Vorrei poter fare di più, ma è come se avessi le mani legate.» «Esiste un sistema gerarchico in tutto» osserva il detective. «Ogni giorno che passa divento sempre più intollerante.» «Mi piaci.» «Sicuro?» «Sì, ci somigliamo sempre di più» risponde col sorriso sulle labbra il detective.
***
«Aspetta qui, ora vengo» dice la donna, un'affascinante cinquantenne, capelli tinti color castano chiaro, con indosso un paio di jeans e un pullover avana. «Va bene» risponde il giovane. L'appartamento è elegante, così come il luminoso soggiorno, in cui il giovane, immobile, osserva meravigliato. Dopo alcuni minuti sopraggiunge la donna, presentandosi con addosso una delicata e trasparente vestaglia color bianco, sotto la quale si può ammirare il suo formoso e seducente corpo. «Ho fatto una doccia, ne avevo bisogno. Sei rimasto lì fermo; mettiti comodo, fai come se fosse casa tua.» «Ma non è casa mia» risponde con un simpatico sorriso il giovane. «In ogni caso, non sentirti a disagio.» «Ok.» «Accomodati. Prendi qualcosa da bere?» «Be', non saprei ... » «Che significa? Immagino che sei maggiorenne.» «Sì.» «Allora, ci penso io, ok?» «Va bene.» Il giovane si siede su una poltrona, mentre la donna dal carrello porta liquori tira fuori una bottiglia di Martini e ne versa un po' in due bicchieri. Ne porge uno al suo ospite e si siede sul divano. «Ho preferito darti qualcosa di leggero; spero che vada bene lo stesso.» «Sì» annuisce il giovane, dopo aver sorseggiato la bevanda. «Come ti chiami?» «Clem.» «Io sono Delma. Sembri un bravo ragazzo; sono convinta che andremo d'accordo. Sai perché sei qui?» «Suo marito mi ha detto che devo farle compagnia, accompagnarla con la macchina dove desidera ... insomma, un tuttofare.» «Esatto! Lui va spesso fuori per lavoro e manca per diversi giorni; è triste non avere nessuno accanto che si prenda cura di te. So che vivi con la mamma.» «Sì.» «Hai parlato a lei del tuo nuovo lavoro?» «No, perché prima volevo esserne sicuro.» «Giusto. Alcune notti potresti dormire qui.» «Non ci sono problemi.» «Sicuro?» «Sì. Mia madre sta bene di salute, non ha bisogno che l'accudisca. E poi c'è mia sorella.» «Bene. Per quanto riguarda la paga te la sbrigherai con mio marito.» «Ne abbiamo già parlato; a me sta bene.» «Ottimo!» la donna ostenta un vivo piacere nell'osservare il giovane. «Mio marito ti ha detto qualcos'altro?» «Che non devo sentirmi in imbarazzo ... » «Sì, continua.» «Se lei dovesse girare in casa in piena libertà.» «La cosa ti dà fastidio?» «No, tutt'altro!» risponde con un sorriso di compiacimento, Clem. «Tutto qua? Voglio dire, il mio dolce marito non ti ha detto più nulla?» «Sì ... » «Dai, sciogliti!» « ... che ama farsi massaggiare.» «Lo trovo incredibilmente rilassante! L'hai mai provato?» «Farmi massaggiare?» «Sì; o magari far lavorare le tue mani sul corpo di altre persone.» «No, nulla di impegnativo» risponde il giovane, pregustando l'inizio del suo nuovo lavoro. «Te la senti?» gli chiede la donna. «Farò qualsiasi cosa mi verrà chiesta» replica sornione il giovane. «E lo farai bene, ne sono convinta. Vieni, siediti accanto a me.» Clem, non si fa pregare due volte, poggia il bicchiere sul tavolino, si alza dalla poltrona e va a sedersi sul divano, accanto a Delma. «Ancora da bere?» «No.» «Vuoi rimanere sobrio, non è così?» «Sì.» «Ti va di iniziare a lavorare?» «Sì, per me va bene; sono pronto.» «Vediamo cosa sai fare!» Clem ha un'espressione attonita. «Cosa c'è?» gli chiede la donna. «Cosa dovrei fare?» replica il giovane, avendo le idee più chiare su quello che gli viene proposto. La donna, senza mezzi termini, gli prende la mano e la poggia sulla sua gamba. «Te la senti di provarci?» «Intende ... » «Voglio sentire le tue mani sul mio corpo.» «Se dovesse venire suo marito? Mi ha detto che avrebbe fatto di tutto per essere presente al colloquio.» «Sì, verrà a momenti; non preoccuparti. È stato lui a dirti che amo farmi massaggiare, l'hai dimenticato?» «No.» Delma si alza dal divano, si toglie la vestaglia, lasciandola cadere sul parquet in noce chiaro e si distende nuda prona sul divano, con il capo a sfiorare le gambe del giovane, il quale, timidamente, allunga la mano per sfiorarle la schiena.
Salvatore Scalisi
Biblioteca
|
Acquista
|
Preferenze
|
Contatto
|
|