Sto morendo. Sono le 23:30 di un venerdì qualunque, mi tocco la giacca d'ordinanza blu acetata, stretta in vita dal cinturone fornito di pistola e manette, in un punto imprecisato del costato, e sento dell'umidiccio caldo appiccicoso. Non riesco nemmeno ad alzare il braccio per guardare di che si tratta. Mi basterebbe capire il perché di questa fitta lancinante, mi basterebbe sapere che sta accadendo, stavo solo facendo il mio dovere, il mio lavoro, e ora sono a terra. Credo, o almeno così m'è sembrato, un colpo di pistola, un'esplosione nella notte. Una fiammata di luce, brucia, non saprei descrivere la sensazione, ho freddo e ho caldo insieme, non so, non ricordo, questo dolore mi stordisce. Steso a terra come sono, vedo il mondo da un'angolazione diversa. Osservo tutto dall'asfalto, quel poco che riesco a vedere. La vista si sta annebbiando, i suoni si fanno più lontani e ovattati. 'Maledetto me, vedi come deve finire, larvato a terra con un colpo di pistola, per cosa poi? Un demente, un bastardo. Dovevo ascoltare mia moglie, una pizza a casa, magari... Magari era contenta che una volta tanto passavo del tempo con lei. E invece, sono qua, se solo avessi seguito la sua idea, se, solo se, e invece sono qui. ' Steso. Un bruchino, per strada, sull'asfalto, mi sfiora le dita. Lo sento. Lo intravedo. Verde smeraldo con strisce blu elettrico, sembra quasi avere un colore metallizzato, riflette la luce dei lampioni. Intanto la vista perde sempre più gradazioni. Quando stai per morire dicono che tutti i momenti salienti della vita si mostrino ai proprio occhi. Vedo qualcosa oltre la strada, oltre i lampioni, oltre il cielo.
Atterrato a Bari, scesi dall'aereo e presi il treno per Polignano a Mare. Pernottai qualche giorno lì, in modo da aspettare la data del grande evento segnato sui social. 'E se non dovesse venire? In fondo nessuno mi dà la certezza che ci sarà sicuramente.' Le paranoie incominciarono a prendere vita come spettri che si risvegliano. Decisi che dovevo distrarmi, quindi mi concessi qualche giorno di vacanza per godermi la città, il suo bellissimo mare e gli incantevoli scorci. La case in pietra bianca arroccate sulla scogliera alta e ripida, facevano da cornice ad un mare blu cobalto. Nelle giornate più ventilate, alte onde si scagliavano violente infrangendosi contro gli scogli, lasciando in memoria una soffice e salata spuma bianca; quelle case restavano lì, ferme e immobili, come imperturbabili. In ogni momento del giorno, con qualsiasi condizione climatica, quel posto era una favola. I giorni trascorsero in fretta, tra tuffi al mare e mangiate di buon pesce appena pescato, ogni giorno trovavo qualcosa da fare che potesse tenermi distratto. 'Chissà, magari potrei incontrarla casualmente per strada, o in spiaggia, o al bar...' Pensavo ogni tanto. Invece, di lei nemmeno l'ombra. La serata della festa arrivò presto senza annunciarsi. Mi vestii di tutto punto, e alle 22:00 mi presentai al locale. La festa si svolgeva in un grotta affacciata completamente sul mare, sotto i palazzi di Polignano. Non avevo mai visto un posto di tale bellezza. Il pub regalava un'atmosfera quasi stregata. Il locale era un paradiso bianco, circondato da un paesaggio suggestivo: il mare impetuoso si perdeva a vista d'occhio, e altrettanto faceva il cielo, ormai di un colore scuro e profondo. I faretti astutamente posizionati, illuminavano la scogliera, altrimenti invisibile nell'oscurità della notte. Da quella prospettiva, era impossibile scorgere la città. Il mare, il cielo e il colore bianco di tutta la struttura dominavano supremi. Non c'era nient'altro. La musica di sottofondo, proveniente dall'interno, contribuiva infine a incoronare quella situazione surreale. Affascinato dalla diversità del luogo, decisi di prendermi da bere e ammirarne ogni angolo. Sorseggiavo con gusto il mio Hugo, godendomi tutto lo spettacolo che il posto aveva da offrirmi, quando, distogliendo per un attimo e per pura casualità gli occhi dal mare, puntarono inavvertitamente la lunga rampa di scale che collegava i due piani dell'edificio. E lei era lì. Scendeva gli scalini leggiadra e aggraziata sui suoi tacchi alti, come fosse una dea greca, nel suo aderente e lungo vestito bordeaux, a mostrare il corpo snello e allenato. Abbassai leggermente lo sguardo per poterla ammirare completamente, e uno spacco profondo scopriva sulla coscia destra. Si voltò per abbracciare un'amica; una fascia di pizzo trasparente copriva la schiena, boccoli ai capelli, rossetto in pendant col vestito. Le sue amiche per quanto graziose, non riuscivano lontanamente a raggiungere tanta bellezza.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Il tempo si fermò per qualche istante e il cuore perse un battito. Una piacevole vibrazione pervase tutto il mio corpo, la sentivo dentro di me. La bocca divenne secca. Il calore aumentava, e sentivo un formicolio alle dita che mi spronava ad agire.
Studiai un piano per avvicinarla. Aspettai che lei e le sue amiche si sistemassero, e che iniziassero a bere. 'Il piano è semplice, mi avvicino quando va al bancone così magari è da sola, mi presento, le offro un drink e facciamo due chiacchiere, ok?' Pensai tra me e me cercando di essere il più fiducioso possibile delle mie capacità. Dopo un po', lei si alzò e andò al bancone. 'Bene, è il momento' ponderai. Mi feci coraggio e partii all'attacco. - - Ciao - - dissi con l'aria dell'uomo che non deve chiedere mai. - - Ciao - - mi rispose lei. Bevvi un goccio di Hugo per darmi la carica, ma senza calcolare bene i tempi. - - Psosso offrritri... - - Neanche il tempo di dire due parole che mi sbrodolai addosso il sorso. 'Che figura di merda' considerai maledicendomi mentre lei rise. - - Timido o semplicemente impacciato? - - Mi chiese. - - Eeeh un po' handicap più che impacciato - - risposi mortificato. - - Ahah dai offrimi questo drink - - disse lei Ci girammo verso il barista per attirare la sua attenzione. 'Vedi che anche se sei un po' coglione fai comunque colpo?' Pensai tra me e me. - - Cosa posso darvi? - - Chiese il barista - - Due whiskey sour - - chiesi ad alta voce per sovrastare la musica, così che il barista potesse sentire. - - Wow sei riuscito a indovinare il mio drink preferito, come facevi a saperlo? Sarai mica uno stalker? - - domandò Ambra ridendo. - - Cavolo mi hai scoperto! Devo proprio dirtelo però, non mi piace il colore del nuovo divano che hai comprato. Non va bene con le luci della stanza - - risposi ridendo. - - Dai scemo, non fare queste battute che io ci credo - - continuò ridendo anche lei. Nel frattempo che aspettavamo i drink iniziammo a chiacchierare di noi, di cosa ci piacesse fare o meno, di come trascorrevamo il tempo. In realtà conoscevo già tutto di lei, ma non l'avevo mai vista prima dei suoi venticinque anni, quindi sbirciare come se la passava qualche anno prima m'incuriosiva parecchio. - - Oh, è arrivato il mio ragazzo devo andare - - disse di punto in bianco rompendo l'atmosfera. - - Il tuo cosa? - - Risposi io shockato dalla notizia. - - Sì, il mio ragazzo, sai facciamo sempre così, mi lascia farmi offrire i cocktail dai polli come te, così non deve farlo lui. Ahah lo trovi tirchio? Io sì! Però mi piace così. Anche tu non sei male, se fossi single gnam gnam che ti farei - - concluse strizzando l'occhio, lasciandomi seduto al bancone del bar, con il cocktail in mano, da solo. Fu così che scoprii che era inebriata dall'alcol già da prima che arrivasse al locale. 'Perfetto' pensai. Era ancora in piena fase adolescenziale.
Un bagliore di luce illuminò la camera. Aprii gli occhi, il tanto da provare a capire cosa stesse accadendo. Una sagoma di donna si allontanò dalle finestre e si avvicinò al letto completamente bianco in cui ero sdraiato. - - Ehi, che fai mi sogni nuda nel letto come i ragazzini? - - Chiese Ambra ammiccando provocante. - - Cosa? - - Risposi stupito e assonnato come se risvegliato da un lungo sonno. - - Ti guardo, sai? Lo so quanto mi desideri, me ne accorgo... Infondo sono sempre io. Mi hai trattata male, e ora ti manco... Il solito clichè! E ora vorresti ritornare... - - Si alzò e s'incamminò fuori dalla stanza. Mi guardai intorno. Ci trovavamo in un luogo misconosciuto, un mix tra casa mia e la stanza di un hotel di lusso. Aveva la stessa planimetria di casa mia quel luogo, ma era tutto bianco. Mi alzai e provai a raggiungerla. Dalla stanza in cui si trovava ora sentivo della musica di Laura Pausini, e lo scrosciare dell'acqua in doccia. - - Vieni Leo, vieni qui - - sentivo dirle. Entrai nel bagno, la Pausini ora cantava più forte, mi diressi verso la doccia, dove ancora l'acqua scendeva copiosa. Dietro la tendina potevo scorgere la sua sagoma come un'ombra, mi soffermai su quella dei seni. Tirai la tendina. Non c'era nessuno.
Mi sveglia di colpo e sbattetti la testa sulla branda sopra la mia. Il dolore forte e la puzza di piedi di Akram in meno di quattro secondi mi fece ricordare di essere sulla nave. 'L'ho sognata ancora' pensai. Deluso e rammaricato mi accovacciai di lato e provai a riaddormentarmi. Ormai era prassi: la sera prima di andare a dormire pensavo alla mia vecchia vita, e soprattutto a mia moglie. Nel bene e nel male.
Alessio Di Nucci
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