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Autore: Franco Bruno
K-112
Urban Fantasy Azione
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K-112
- Maledetta pioggia! -
I vetri dell'auto continuano ad appannarsi ed è costretto a pulirli di continuo per avere una visuale un minimo decente. Il condizionatore è rotto e il freddo umido delle dieci di sera lo sta torturando, attraverso la pelle, fino alle ossa. Un freddo e un'umidità decisamente insoliti per essere un 3 di maggio californiano, ma ormai il clima ha abituato un po' tutti alle sorprese fuori stagione.
Vorrebbe essere ad anni luce da quel posto in cui si trova ora, da Fresno e dalla confusione che, giorno dopo giorno, odia sempre di più. No, non solo la odia. Gli provoca proprio la nausea.
È stufo di quegli odori, di quei rumori, di quelle luci e di quel buio. Ogni cosa sembra ormai senza senso ed è come un peso insopportabile da trascinarsi dietro, di continuo.
Ma Nathan Hawkes non può andarsene, non ancora. Ha dei conti in sospeso da saldare prima di lasciarsi tutto alle spalle.
Alla soglia dei quarant'anni, ha perso tanto, troppo. Qualcuno che gli vuole bene e su cui contare c'è ancora, ma quello che rappresentava il suo passato felice e sereno è andato distrutto tre anni prima. E, da allora, è stato un crescendo di negatività. Lavoro, casa, famiglia, moglie, amici, colleghi sono evaporati come acqua nel deserto, in parte per colpa del destino ma, soprattutto, per colpa sua e per le sue ossessioni e i suoi sensi di colpa.
Nonostante sia provato a livello psicologico, la forma fisica rimane buona. Con i suoi 183 centimetri d'altezza, la corporatura asciutta, i capelli ancora tutti castani, come gli occhi, e la barba un po' incolta, riesce bene a mascherare la sua reale età.
Era un bravo poliziotto, mai in ritardo, mai un giorno di malattia, sempre a seguire le regole e a vivere la sua vita come tanti altri. Prima la scuola, poi l'Accademia di Polizia, e poi l'amore.
E il suo amore aveva, e ha ancora, un nome: Jennifer Greco.
Si sono conosciuti durante i duri addestramenti per diventare poliziotti. Lei due anni più giovane, lo aveva colpito da subito con quel suo sguardo profondo, quegli occhi verdi e quei lunghi capelli neri, raccolti quasi sempre in una coda di cavallo che le davano quell'aria da ragazzina perenne e che a lui faceva perdere la testa. Era bella Jennifer, bella fuori ma soprattutto dentro. Una di quelle persone che ti entra nell'anima e non ne esce più.
Sudore, impegno e fatica li hanno portati a legarsi sempre di più fino a scoprire di avere tante cose in comune e di non riuscire più a fare a meno l'uno dell'altra. E avevano cominciato a frequentarsi anche fuori dall'Accademia, fino ad arrivare al fidanzamento e poi al matrimonio. Alla fine, ce l'avevano fatta. Avevano realizzato il sogno di molti: una casa di proprietà, da condividere con una persona da amare e che ti ama.
Intorno ai trent'anni erano ormai sistemati e, nonostante tanta routine, erano ancora innamorati e felici e trovavano anche il modo di spassarsela ogni tanto. Qualche viaggetto, cene romantiche e, a volte, si ritrovavano a fare l'amore fino allo stremo delle forze, appagati, una tra le braccia dell'altro.
Nathan non chiedeva altro al destino, non voleva altro. Gli piaceva la vita che faceva e amava Jennifer alla follia, per tutto quello che lei sapeva dargli e per come lo faceva sentire.
Avevano provato anche ad avere figli, ma le due gravidanze erano finite male. C'era qualche maledizione congenita in lei che impediva a Nathan e Jennifer di poter mettere la ciliegina sulla torta di una vita pressoché perfetta. Lui non l'aveva mai colpevolizzata, anzi, l'aveva sostenuta, confortata e amata come sempre, ma lei, pur apprezzando il comportamento del marito, a volte viveva dei momenti in cui si sentiva sbagliata e in colpa. Nonostante tutto l'amore reciproco possibile, il fatto di non potergli dare un figlio aveva minato un po' il suo fisico e il suo spirito e, inevitabilmente, le cose erano un po' cambiate; ogni tanto le capitava di immergersi nel lavoro e di trascurare un po' l'uomo che amava più della sua stessa vita.
Lui però non ha mai mollato o dubitato del loro legame ed è sempre stato pronto a “coprirle le spalle” in ogni momento della vita.
Sono stati bravi, pazienti e più forti di ogni ostacolo e difficoltà e, pian piano, le hanno superate, mantenendo immutato tutto ciò che li teneva legati.
Ma il destino che aveva dato loro tanto, alla fine ci aveva messo di nuovo il becco e si sa che quando inizia a tessere le sue trame, soprattutto quelle più incomprensibili, è come se volesse riprendersi qualcosa indietro. E ogni giorno c'è qualcosa lì a ricordarglielo, in quei posti, quegli odori, quei rumori, ma soprattutto nei suoi incubi.
Anche adesso che, di domenica sera, sta facendo l'ennesimo noioso appostamento per cogliere in flagrante uno dei tanti mariti fedifraghi della città, il suo animo continua ad essere tormentato.
Nathan, infatti, non è più un poliziotto. Ora si guadagna da vivere facendo l'investigatore privato. Non era e non è la massima aspirazione di una vita di sacrifici, ma al momento, con la sua esperienza e con le sue competenze, è il meglio che possa fare per non finire ingoiato in un abisso di depressione e sensi di colpa.
Fuori dall'Ashlan Inn, sulla West Ashlan Avenue, al buio e sotto la pioggia battente, è lì a spiare la vita privata di Ray Johnson, un uomo di una cinquantina d'anni che mette le corna alla moglie, una donna dal carattere difficile, ma ancora giovane e piacente. Rita Hartman, però, è soprattutto ricca, e paga bene per avere le prove del tradimento del marito. Se il suo desiderio è averle per levarsi di torno, una volta per tutte, quella specie di parassita, a Nathan non può che andare bene: un buon guadagno con poco sforzo.
Stasera Ray è con una bella ragazza dai capelli rossi che avrà la metà dei suoi anni.
Tutto procede lento, nella solita noia tipica degli appostamenti. Nathan continua a filmare e scattare foto ai due amanti che non si sono accorti in alcun modo della sua presenza. Finora si sono limitati a qualche bacio ed effusione, ma non sono ancora passati al sodo. Lei ha ancora addosso un tubino rosso che segna ogni curva e ogni centimetro del suo corpo perfetto. Versa dello champagne in due bicchieri e ne porge uno all'uomo che è già nel letto, all'apparenza nudo. Lei si sfila il tubino e, rimanendo in intimo, si mette nel letto accanto a lui.
La prima cosa che farò con questi soldi sarà far riparare l'impianto del condizionatore dell'auto, pensa tra sé mentre i ricordi di Jennifer accanto a lui, proprio su quel sedile, arrivano violenti come un pugno nello stomaco. Non l'ha ancora cambiata quella macchina, una Ford Escape del 2015, blu metallizzato, che non gli è nemmeno mai piaciuta più di tanto... Ma era di Jennifer, a lei piaceva e ciò gli basta per non separarsene. Hanno fatto anche l'amore su quella macchina e a Nathan sembra ancora di sentire il suo profumo lì dentro, come se si fosse creato un piccolo microcosmo. Anche questo lo aiuta a tirare avanti.
Scuote la testa, come per liberarsi di una grossa mano invisibile che gliela stringe per obbligarlo a fissare e rivivere quei momenti.
- Direi che ho tutto quello che mi serve - mugugna. - Posso tornare in ufficio per preparare il resoconto per la mia benefattrice. -
Sta per mettere in moto l'auto, ma un lampo improvviso, a cui segue una forte tuono, lo stordisce per qualche secondo.
Black out in tutta la zona.
- Ci manca solo il temporale. -
E mentre gli occhi cominciano ad abituarsi al buio, qualcosa attira il suo sguardo verso la stanza in cui si trovano Ray e la ragazza con i capelli rossi.
Due uomini, vestiti con una strana tuta verde e armati di torce, fanno irruzione proprio nel locale in cui si trovano i due amanti. Nel tentativo di fermarli, Ray si frappone tra loro e la ragazza, che sembra essere l'obiettivo del loro attacco, ma, colto di sorpresa, viene prima colpito alla testa e poi stordito con un taser. La ragazza, ancora in intimo, dà le spalle alla finestra. Si avvolge tra le lenzuola e sembra spaventata. I due uomini le puntano contro le pistole, urlano, minacciano. Lei si fa immobile e impassibile. Nathan è impietrito e confuso, ma non riesce a distogliere gli occhi dalla scena, anche se, nel buio interrotto solo dalla luce delle torce, non tutto è chiaro e comprensibile.
D'un tratto un bagliore rosso sovrasta i fasci di luce.
Ma non proviene da una lampada bensì dalla ragazza!
Sembra una di quelle lampade di sale che brillano di luce propria.
- Ma che sta succedendo? - Nathan è incredulo.
Gli uomini urlano, mentre sembra che stiano bruciando dall'interno.
Di colpo, la ragazza si volta verso di lui.
Poi un'onda d'urto nella sua testa che lo priva anche della capacità di pensare.
Il buio.
Nathan perde i sensi.

Franco Bruno

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