Con il cuore in gola, varcò l'uscio. I tacchi quadrati delle sue nuove scarpe rimbombarono sulle piastrelle lucide color ocra. La luce intensa del sole attraversava le finestre facendo brillare le gocce trasparenti del lampadario che pendeva sopra la sua testa, scaldandolo di riflessi arcobaleno.“Lei deve essere l'insegnante d'inglese, vero?” La fece sobbalzare la voce femminile, arrivamdole alle spalle. Quando si voltò, si trovò di fronte a una signora sulla cinquantina, dai capelli corti e rossi, arrivando a passi larghi. “Sì, esatto, sono Micaela Rebeccato.” Confermò porgendole la mano. “Buongiorno, io sono la vicepreside dell'istituto, nonché docente di lettere... Raffaella Moro”- Le strinse la mano e poi si sistemò gli occhiali sul viso con la punta dell'indice. La pregò di seguirla verso la sua classe. Prese il corridoio e arrivò alla terza porta. La targhetta bianca diceva “IV B”. Il boato delle voci che si sormontavano si smorzò quando la vicepreside entrò. “Alzatevi e date il buongiorno alla vostra nuova insegnante di inglese.” I ragazzi obbedirono con fiacchezza, come a voler dire “Ecco una nuova supplente, ma chi la vuole?” “Fate vedere che se volete potete essere brillanti...” -Sospirò- “Non facciamo brutte figure, sono stata chiara?” E dopo aver fatto un profondo sospiro aggiunse: “E mi riferisco soprattutto a te, Nicolas...” Puntualizzò la donna. In quell'istante un ragazzo, seduto all'ultimo banco accanto al muro sollevò la testa, Micaela l'osservò spostare il ciuffo di capelli castano chiaro dagli occhi ondeggiando di lato il capo e per un secondo i suoi occhi incontrarono la profondità di quelli scuri di lui. Nicolas si alzò sistemandosi la T-shirt blu che aveva al centro del petto il volto robotico e severo degli autobot di color grigio. Aurora amava i film dei Transformers e Micaela era ben istruita sui personaggi. “Ma dice a me, prof?- Sbottò lui scherzosamente-“Guardi che io sono un angelo!” Il resto della classe si lasciò andare a una sonora risata. “Sì, un angelo con le corna...ricordatevi che faccio presto a farvi fare un compito a sorpresa che va a fare media quindi state in campana!” Detto questo, la professoressa Moro si diresse verso la porta e lasciò l'aula seguita dal battere echeggiante dei tacchi. Eccoli lì Pensò Micaela, sentendo i quaranta occhi puntati su di lei Venti studenti che si dirigono verso la maggiore età, iperstimolati dagli smartphone, internet e tutte i dispositivi che hanno velocizzato la vita, il pensiero, che mettono al centro dell'attenzione quelli che nascondono in questo modo la loro insicurezza. Su internet c'è tutto. Perché studiare? Una domanda tipica posta da qualche studente poco interessato all'inglese era perché studiare l'inglese se siamo in Italia? E alla risposta che non si sarebbe trovato altrimenti un lavoro, lui prontamente rispondeva Ma non in tutti i lavori si usa l'inglese, un muratore o un elettricista ad esempio...la matematica serve di più. Una volta la figlia Aurora le aveva persino detto che lei non si sarebbe mai scelta quel lavoro, perché era una figura incompresa, sottovalutata, sottopagata e spesso non rispettata. Dopo quattro anni in cui si cimentava in quel lavoro si era resa conto di quanto le classi fossero sempre più difficili, spesso perché i genitori svolgevano la vita di un treno in corsa, lasciando i figli alle varie fermate e poi li riprendevano continuando nella loro frenesia, senza aver tempo di dedicare alle piccole cose e supplendo le mancanze con l'acquisto di tutto ciò che chiedevano. Sacrificio e desiderio erano raramente parte della routine per la nuova generazione. E se li trovava davanti, tutti che la guardavano dicendo in silenzio ci dia un motivo per essere qui, ci dica perché dovremmo studiare. “Bene ragazzi” iniziò Micaela “Prima di parlare del programma, vorrei conoscervi meglio e capire le vostre aspettative.” “Aspettative?” Ribatté a voce alta Nicolas, sghignazzando. “Forse magari di non fare letteratura inglese?” La sua battuta fu di nuovo seguita dalla risata dei compagni. Ecco la classica classe di che pensa che un supplente non va ascoltato perchè tanto è un poveraccio senza potere decisionale. Qui occorre fare breccia con astuzia. “D'accordo, percepisco poca simpatia per la materia, ma noi la possiamo rendere interessante e oserei dire persino stimolante...” “Tutte queste belle cose sulla letteratura?” Incalzò il ragazzo. “Sì, in effetti” Ribadì Micaela. “Certo, siamo abituati a pensare che la studiamo perchè siamo obbligati a farlo, perchè fa parte del programma, ma non servirà a nulla in futuro per trovare una posizione lavorativa.” “Oh mio Dio” intervenne con scherno una ragazza in seconda fila, mingherlina e dai capelli scuri e lisci fino alle spalle “Mi suona tanto attimo fuggente.” “Beh, allora se avete visto il film saprete anche cosa insegna sulla poesia.” “Che è romantica?” Replicò la stessa ragazza. “Imparate a esprimervi al meglio, a liberare i pensieri e conquisterete i vostri sogni.” Incalzò lei volendo proseguire la discussione. “Prof, quali sogni? Noi vogliamo solo uscire da questa scuola.” Ribatté Nicolas. “Appunto. E immagino vorrete trovare un lavoro...” “Scusi prof se mi intrometto, ma lei è una supplente, giusto?” Chiese Nicolas, volendola stuzzicare. “Sono in anno di prova su posto vacante prima di diventare di ruolo...perché?” Micaela era incuriosita da questa sfida all'ultima parola. Ma sapeva reggere benissimo. “Voglio dire...lei è un esempio di una persona laureata che non ha ancora un posto fisso nonostante gli anni di studio e la sua cultura...come fa a convincerci che la scuola porta alla realizzazione di un sogno?” Touchée. Come si fa a motivare gli adolescenti di oggi che, oltre a non avere molti desideri, si trovavano catapultati in una società che non spiana certo la strada verso i sogni? “A parte il fatto che niente si guadagna senza sacrificio a costo di metterci molto tempo, ma questa sono io...ragazzi...ognuno di voi ha un'identità e quello che a me interessa è che vi troviate un progetto per il vostro futuro.” “E quale sarebbe?” Chiese ancora Nicolas, ancora dubbioso delle sue parole. “Non lo so...un hobby, un amore...cercatelo...scopritelo ma per fare ciò dovete liberare la mente e imparare a pensare.” Sospirò e aggiunse: “Non avete una passione? Un passatempo?” “Sì, giocare con il cellulare!” Ribatté un altro ragazzo da in fondo la classe. Era un giovane tozzo e in carne. Seguirono le risate dei compagni. “Penso sappiate che un certo Pirandello all'inizio del Novecento parlava di alienazione, rappresentata spesso dalla società che ci impone dei ruoli, spesso facendoci dimenticare desideri, immaginazione e aspirazioni.”-Si passò la lingua tra le labbra e aggiunse: “Quanti di voi vedono i propri cari correre senza tempo libero per se stessi?” Tutti tacquero. “Bene, allora se non volete vivere la vostra vita privi di spessore, di identità e insoddisfatti perché illusi dal fatto di non avere altra scelta, dovete scavare in fondo a voi e trovare una qualsiasi cosa che vi sproni a svegliarvi la mattina, per cui lottare.” “Professoressa,”- la interruppe Nicolas - “La maggior parte di noi viene a scuola perché è costretto, non sa affatto dove andrà l'anno prossimo e studia solo per ottenere quel tanto aspirato numero scritto in rosso.” Micaela scosse la testa. “É proprio questo il punto: dalla lezione non dovete ottenere solo un numero, quella è solo una classifica che nulla ha a che fare con il mondo...” . Nicolas la interruppe. - Però è quello che ci viene chiesto per andare all'università, perché è su un pezzo di carta che verremo valutati. “ “Perché quelli sono gli occhi degli altri, della società ma voi dovete imparare a guardare con i vostri occhi perché non siete quel sei o il sette...siete voi, nessun altro sarà voi con la vostra identità e la vostra mente.”-sorrise- siete unici, trovatela questa unicità e se non la trovate subito allora continuate a cercare, senza stancarvi di trovare la strada giusta, anche sbagliando all'inizio.” “
Erica Brusco
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