Amanda e i segreti per attrarre l'uomo giusto
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L'incontro tanto atteso. Amanda era incuriosita, e anche speranzosa. Di che, non sapeva esprimerlo con precisione. Nella mappa del satellitare vicino al cruscotto spiccava il puntino rosso - Volta a destra. La tua destinazione è a sinistra - . Fosse stato così semplice raggiungere anche ciò che desiderava tanto! In quel soleggiato pomeriggio di aprile trovò parcheggio proprio davanti al numero civico che stava cercando, si accorse che era una bella casa e se ne stupì. Raccolse giubbotto, borsa e blocco note, la Coach si era raccomandata: - Porta l'occorrente per scrivere a mano - . E già lì, la prima novità in assoluto dato che non solo adesso tutti usano il tablet per prendere appunti ma anche perché, per la sua esperienza, di solito era il consulente a farlo. Pur dovendo rovistare parecchio nel suo studio per trovare qualcosa di adatto le era piaciuta quella richiesta che non si era sentita rivolgere in occasioni precedenti dello stesso genere. E dire che si era data da fare parecchio. Sospirando suonò con decisione il campanello, chissà cosa l'aspettava dall'altra parte. Dopo aver trovato il suo nome su Internet aveva chiamato per chiedere spiegazioni su cosa fosse di preciso il Coaching. - La domanda più adeguata è cosa ci fai tu con il Coaching! - . La ragazza era rimasta spiazzata da quella risposta. Infatti dato che le sue relazioni di coppia erano state un vero disastro emotivo per riuscire a comprenderne i motivi e non ricascarci più aveva cercato l'aiuto di professionisti Quelli che aveva contattato prima di tutto l'avevano sommersa con i propri titoli, referenze, riferimenti e richieste di quale fosse in dettaglio il suo problema, proprio così, problema, dicevano. Anche se non le piaceva proprio per niente quell'approccio si era abituata al disagio che provava quando etichettavano in quella maniera ciò che lei in cuor suo viveva invece come un desiderio, un obbiettivo. Anche se comunque questa definizione le strideva parecchio pensava che fosse parte del gioco dei ruoli, lei voleva capire perciò era disposta a darsi molto da fare accettando le regole e quindi anche quella parola, problema. Pesante, però! In un primo contatto aveva fatto presente di non essere d'accordo con quel termine e per tutta risposta l'altro mise l'accento sul fatto che lei aveva molte resistenze al cambiamento, partiva davvero male se non ammetteva la realtà dei fatti e quindi aveva da fare tanto, tanto lavoro che avrebbe richiesto un lungo, lungo periodo di tempo e di fatica. E di spesa. Per poi, una volta incontrato il consulente, sentirsi dire che doveva superare le proprie fallimentari esperienze amorose flagellandosi e lacerandosi. Lei avrebbe potuto anche accettarlo, in qualche modo, o comunque prenderla come fosse un male necessario per poter non solo stare bene ma anche e soprattutto risolvere trovando spiegazioni a quanto le era successo. Insomma, le dicevano che la medicina per guarire era molto amara, che contasse, almeno! Già a nessuno piace l'idea di aumentare le proprie sofferenze e lei si era affidata per sentirsi meglio. Ma mai qualcuno le aveva espressamente indicato come fare concretamente nella sua situazione specifica, quali azioni compiere e fornito qualche esempio pratico o indicazione. Come se dovesse raggiungere da sola con grande sforzo un obbiettivo che le pareva sempre più in profondità però senza punti di riferimento per poterlo riconoscere. Una sorta di sconosciuta causa scatenante vissuta chissà quando, dove, con chi e per che cosa, da cui nasceva il disagio. Tutto questo la faceva sentire inadeguata e non all'altezza di prendersi cura di se stessa creando una specie di meccanismo perverso di emozioni spiacevoli e dolorose. Aveva lasciato quegli specialisti perché frequentarli la faceva stare troppo male e non esaudivano la sua richiesta del cosa fare nel concreto. Non si vedeva come un giocattolo rotto da aggiustare e arrivò alla conclusione che lei aveva tutto il diritto di opporre le cosiddette resistenze quando non voleva acconsentire a continuare in quel modo per anni e anni svenandosi in tutti i sensi senza vedere un minimo miglioramento. Addirittura uno di loro la contattò insistendo perché ricominciasse le sedute con lui dato che a suo insindacabile giudizio lei aveva ancora molto lavoro da fare e in questo gesto Amanda trovò la conferma di aver fatto bene a mollarlo. Fino a quel momento ogni volta si era ritrovata al punto di partenza non solo con ancora più rovelli per la testa ma anche con il senso di colpa per non aver ottenuto ciò che desiderava. E meno soldi in tasca. - Ha già visitato il mio sito? Lì trova le informazioni al proposito. Vuole dirmi come si chiama e quanti anni ha? - - le aveva chiesto. La ragazza aveva risposto colpita da quanto quella voce la facesse sentire a proprio agio e anche al sicuro, in un certo senso. - Ha un argomento specifico che vuole vedere? - . Accipicchia, come no! Quasi un tormento, in verità. Era il sogno della sua vita, incontrare l'uomo giusto per lei con cui vivere un amore felice. Un sogno a cui aveva dedicato energia e impegno, eppure ancora non era ancora diventato realtà. Sospirando lo illustrò e si accorse che la Coach sorrise all'altro capo del telefono. - Diamoci del tu. Non posso dirti che so cosa provi perché quello che stai vivendo e come lo sai solo tu. Comprendo. Conosco bene ciò di cui mi parli - . Apprezzò quell'affermazione che le diede molto sollievo e promise di guardare il sito con attenzione. Chiusa la conversazione cercò subito la pagina Facebook e le piacque soprattutto il sorriso della Coach nella foto fatta nel suo studio. Inoltre trovò una risposta al suo primo quesito su cosa fosse il Coaching. Eh già, Amanda ne aveva sentito parlare spesso nonché visto diversi articoli al proposito senza soffermarsi sull'argomento e quindi si dedicò alla lettura con curiosità per capire se era proprio quello che faceva al caso suo. Le balenò una domanda, persona o strumento? Cioè, il contatto seppur breve e al telefono le era piaciuto molto perché si era sentita a proprio agio come non le era mai successo prima con nessuna altro consulente che aveva interpellato. In quel momento era importante per lei provare una sensazione gradevole. Comunque non era per niente facile decidere. Ma neanche continuare ad arrovellarsi con quelle domande che le vorticavano in testa e rendevano buio il suo futuro sentimentale. Perché lei li provava eccome, i sentimenti, le emozioni. E la voglia di stare bene, di rimettersi in gioco, di essere felice. Da sola non se ne sentiva la forza e soprattutto non vedeva da che parte farsi, da dove cominciare e cosa fare di preciso. La sua ultima storia era finita da più di due anni ormai, eppure ancora cercava risposte, continuava a rivedere il film di com'era andata. O meglio, di come non era andata, proprio per niente. Perché ci contava, su quella relazione, pensava che sarebbe continuata, che fosse quella in cui fare e attuare progetti di futuro insieme per la reciproca felicità fra le vicissitudini della vita. Invece era stata proprio lei a chiuderla per disperazione. Lì per lì era anche stata bene poi aveva cominciato a provare una rabbia devastante che la divorava e le faceva vedere tutto nero. Quando il suo ex le telefonò qualche settimana dopo che si erano lasciati Amanda rispose senza guardare il numero e una volta accortasi di chi era lo lasciò parlare poi dopo aver sentito che ancora una volta voleva di nuovo dare la colpa a lei di come erano andate le cose fra loro due lo coprì di rimproveri, improperi, parolacce, insulti, di tutto e di più. E meno male che non ce l'aveva davanti perché era sicura che gli avrebbe buttato addosso il primo oggetto che le capitava a tiro, e pure il secondo. Lui mise giù per sottrarsi a quell'inatteso fuoco di fila. Ripensò all'episodio un sacco di volte, non era quello il suo modo di fare eppure non ne aveva trovato un altro più adeguato al proprio carattere. Era stufa di tutte le domande che si faceva senza vedere una via d'uscita, si sentiva come in un labirinto. Per questo motivo aveva cercato una guida, qualcuno che la prendesse per mano tenendo la lanterna per illuminare il cammino. Anche perché le era comunque ben chiaro che pur se in qualche occasione avrebbe tanto desiderato possedere una bacchetta magica, lei voleva imparare a sentirsi bene stando sulle sue gambe, conoscendosi nel profondo aumentando la propria consapevolezza anche sui motivi dei suoi comportamenti. E contando su se stessa. Sì, era questo il suo obbiettivo e voleva proprio sapere come si fa. O almeno, come poteva fare lei. Amanda trovò anche video della Coach su diversi argomenti e li seguì con attenzione. Quella persona le ispirava fiducia così, pur se ancora dubbiosa, la ricontattò dopo alcuni giorni. - Puoi fare una sessione e poi decidi se vuoi proseguire - - si sentì dire. La proposta le piacque, come dice il maestro jedi Yoda, uno dei suoi personaggi preferiti, “fare o non fare, non c'è provare”. Quindi accettò volentieri accordandosi per un appuntamento perché ancora una volta rimase stupita in modo piacevole della tranquillità e della sensazione di essere accolta che quella voce le infondeva. Abbandonata per qualche tempo l'idea di cercare un altro consulente dello stesso genere dei precedenti divorava ogni libro che trattava l'argomento delle relazioni di coppia cercando soprattutto testi che le facessero comprendere come mai le sue erano state disastrose ed erano finite tutte lasciandola letteralmente a pezzi. Dopo tante letture comunque aveva realizzato che in quei libri mancavano le risposte alle sue personali domande. E soprattutto che non le davano indicazioni precise e pratiche su cosa fare per uscire dalla situazione che fossero proprio giuste per lei perché invece erano generiche e vaghe. Smesso di cercare forsennatamente altri manuali era arrivata alla conclusione che le sarebbe piaciuto seguire un percorso tagliato su misura per lei e le proprie esigenze in modo ben diverso da quello che conosceva. Pochi mesi prima aveva riposto le sue speranze in una sedicente trainer straniera trovata sul web che proponeva molti Ebook sull'argomento, materiale gratis in cambio dell'indirizzo mail e anche consulenze personali. Per poi scoprire che questa aveva messo su una bella macchina da soldi facendo copia - incolla con il lavoro degli altri senza scrivere neanche una riga di suo, quindi quale esperienza poteva mai avere per fornirle sostegno adeguato? Ascoltando i suoi audio era anche evidente che non conosceva bene la lingua italiana e se fosse bastato leggere un sacco di volumi sarebbe stata Amanda stessa l'esperta, oltre ad aver risolto la propria situazione. Si era accorta dell'inghippo perché i capitoli del testo che aveva comprato da lei non solo le sembravano slegati uno dall'altro ma anche ci aveva ritrovato diversi brani dei libri acquistati in precedenza che le erano costati anche molto meno. Per la rabbia e la delusione aveva buttato via tutto, si sentiva raggirata, non voleva altra fuffa ed era stufa dell'aria fritta. Decise quindi che di sicuro non fosse il caso di contattarla per richiedere informazioni sugli incontri individuali ritrovandosi ancora più avvilita. Ad ogni modo comunque non se la sentiva di rassegnarsi completamente e metterla persa. E quindi eccola lì, in attesa. Quant'è veloce il cervello umano, Amanda rivide tutto questo in un attimo mentre aspettava che si aprisse la porta. - Benvenuta! Prego, accomodati. Ti piacciono i mici? Lei è Julie e fa gli onori di casa dando leccotti - . La ragazza si trovò in un lungo ingresso leggermente in ombra con una portafinestra che lasciava intravvedere un grande cortile interno in cui in fondo sopra un tavolo bianco spiccava una magnifica azalea dai rami curvi ridondanti di fiori. Abbassando lo sguardo notò la micia tigrata dagli occhi verdi a coda dritta: - Ciao bella coccolona! - - esclamò accarezzandola. Chi l'accolse aveva l'aria della zia piuttosto che della consulente se non altro per quella che era la sua esperienza, niente completo modello donna manager o capelli raccolti. Anzi, li portava corti e sparati, di un bel grigio argento con striature di bianco. Notò che indossava un cardigan di lana fatto a mano e un paio di stilose pantofole rosse. Quel primo impatto le piacque, e tale sensazione per lei era più che sufficiente al momento. - Vieni, andiamo in studio - - disse la padrona di casa precedendola lungo le scale per poi entrare nella stanza alla loro sinistra. Anche quello non si aspettava, Amanda, le pareti di un accogliente giallo chiaro e l'ampia finestra che spiccava fra due spicchi dipinti in un bel testa di moro: - Che bello, e come si sta bene qui! - . La Coach sorrise, era quello che dicevano tutti, a parole o con il linguaggio del corpo: - Appoggia pure le tue cose sulla scrivania, noi ci sediamo sulle poltrone - . Queste, foderate in un tessuto a fiori che non conosceva, erano messe a trequarti fra loro, disposizione che non aveva mai visto nei suoi altri incontri. Si sedette sentendosi subito tranquilla e a proprio agio, non le era mai successo prima. Julie, che le aveva precedute, si era accoccolata con grazia sullo scuro tavolino rotondo al suo fianco.
È nato prima l'uovo o la gallina? - Bentornata! Come è andata questa settimana? - . Salite le scale dopo aver coccolato la micia Amanda si sedette e raccontò quanto le fosse piaciuto sia attendere una risposta da se stessa che considerare il proprio lavoro di commessa sotto una luce diversa. Per la prima volta dopo tanto tempo l'aveva visto come un punto di partenza e non di arrivo. Lo aveva accettato considerandolo transitorio poi comunque per il fatto del contratto a tempo indeterminato si era, come dire, seduta smettendo di cercare altre opportunità o possibilità di sviluppo che potevano piacerle decisamente di più. Senza dubbio non si aspettava proprio niente del genere quando aveva deciso di dedicarsi all'argomento “uomo giusto”. Batteva il sole, nello studio, la Coach era passata dalle pantofole a un paio di ballerine nere con piccole borchie dato che la temperatura si era alzata in pochi giorni. Julie si sdraiò in una bolla di luce sul pavimento vicino alle poltrone, da brava gatta doveva ben svolgere il proprio ruolo di supervisore. - Molto bene! Quindi svilupperai ancora quest'argomento e proprio oggi vedremo insieme indicazioni che ti aiuteranno a decidere, con calma, al riguardo. Quello che è fondamentale è che tu ti senta bene, contenta, rilassata. Scegli tu i tuoi termini, mettendoli nero su bianco, che senti giusti per definire uno stato d'animo in un certo senso anche produttivo in cui vorresti restare a lungo - prese un respiro profondo - Allora, come fai a farti una vita tua? L'argomento di questa sessione, e in pratica la base di ogni successivo incontro, è: Costruisci te stessa. T'invito a metterlo per iscritto. Come ti suona? - . La ragazza sollevò la penna: - Una gran fatica! Da dove comincio? - . - Azione è la parola d'ordine. Finora non hai ottenuto il risultato che desideri di attrarre l'uomo giusto e vivere con lui il rapporto di coppia felice che vuoi. Tu non sei sbagliata o carente di qualche qualità o sfigata, non hai la calamita per gli uomini bastardi che ti fanno soffrire. Nella tua vita senz'altro hai avuto una storia con almeno uno, se non in gamba, passabile e non bastardo! Sono certa che ora ti viene in mente - . Amanda sospirò: - Sì, Massimo, lui era premuroso, gentile, un bravo ragazzo davvero in tutti i sensi. Ed era anche bello e prestante, il che secondo me non guasta! Non abbiamo mai litigato, situazione davvero rara per me, abbiamo fatto diversi viaggi insieme mentre facevamo l'università. Ci siamo molto divertiti insieme, lui suonava la chitarra e io cantavo, mi piaceva molto. Poi ci siamo persi, non proprio lasciati, il nostro rapporto era rimasto come dire – alzò le spalle – sospeso, poi ovviamente sono passate settimane senza sentirci o vederci e perciò era chiaro che tra noi fosse finita ma non ce lo siamo mai detto, veramente. So che si è sposato ed ha avuto un figlio, segno che aveva intenzioni serie. Io non mi chiesi nemmeno se le avevo, se volevo metter su famiglia e quindi, evidentemente, a me non interessavano. Provo ancora molto affetto per lui e ripenso volentieri al tempo che abbiamo passato insieme - .
Nel fine settimana mise mano agli indumenti nell'armadio e si stupì non solo di quanti ne avesse ma anche del fatto di conservarne tanti di questi soprattutto per abitudine sapendo benissimo che non li avrebbe indossati mai più. Riempì altre sporte che mise insieme alle altre in garage, ora erano da affidare, e a chi di preciso? Fra le sue amicizie virtuali trovò una volontaria che si occupava di colonie feline e la contattò proponendole i propri capi. L'altra ne fu entusiasta e si misero d'accordo per la consegna. In quell'occasione la ragazza le parlò di quello che serviva sempre nelle colonie e così Amanda cominciò a conservare le ciotole delle zuppe già pronte, altri contenitori di plastica e tutto ciò che le sembrava adatto. “Empatia”, si ricordò di aver scritto, e dopo quell'incontro si accorse che poteva esprimerla proprio immaginando cosa potesse essere utile a chi aveva bisogno. In fondo era quello che faceva al lavoro, quindi, con la differenza che non tutte le clienti l'apprezzavano e neppure la volevano. Infatti alcuni giorni non poteva proprio esprimerla perché le capitavano persone scorbutiche o che andavano di fretta e questo le dispiaceva, le lasciava come un senso di vuoto. Invece quest'attività per i mici in un certo senso dipendeva solo da lei, già pensava di coinvolgere altre persone. Quindi colse l'occasione per scendere a parlarne alla madre. Aveva quasi dell'incredibile, abitavano a stretto contatto e non si frequentavano da tempo nel senso che si limitavano giusto ai saluti quando Amanda la vedeva sul terrazzo mentre usciva. E se l'altra le chiedeva se voleva passare da loro la ragazza rispondeva di fretta rimandando di continuo. Dopo la burrascosa rottura ovviamente sua madre si era accorta non soltanto del fatto che la sera usciva solo di rado al contrario di prima ma anche del suo umore triste e arrabbiato. Eppure la ragazza non si sentiva di parlarle della sua situazione, non sapeva nemmeno dire di preciso il perché. Preferiva mantenere quell'atteggiamento di distacco, non le andava di raccontare quello che era successo né tantomeno dare spiegazioni. E nemmeno riceverne, nel senso che riteneva che l'altra non fosse in grado di dargliene più di tanto. Cioè, per quanto le volesse bene sapeva che fatica facesse a considerare il suo punto di vista e le sue esigenze. In fondo in fondo, poi, non le andava proprio di riferire l'ennesima delusione e non immaginava nulla che l'altra potesse dirle per consolarla. Tra l'altro quando ci pensava le sembrava di doverle riportare il resoconto di una specie di fallimento, in qualche modo l'ultimo della serie, e questo non le piaceva per niente, proprio no. Però anche così non era che le andasse bene, e riconobbe che fino a quel momento aveva aggirato la questione o perlomeno l'argomento del rapporto con i genitori in quella situazione. Il loro affetto per lei non era certo in discussione e non avrebbe di sicuro risentito di quell'esperienza. Cioè, non l'avrebbero vista sotto una nuova luce e quindi amata di meno perché era tornata single, non temeva una cosa del genere o tipo essere sgridata. Era lei che voleva come presentarsi in veste diversa, da adulta, le veniva da dire, e non voleva essere in qualche modo compatita da loro. Vabbè, adesso il progetto di raccogliere materiale per una buona causa poteva fare da ponte per riallacciare i contatti. Perciò andò a trovarla dopo pranzo il giorno in cui era di riposo, arrivò davanti alla porta e per farsi aprire la chiamò come faceva di solito, o almeno aveva sempre fatto. Sperò che arrivasse in fretta perché stare lì fuori appesa la faceva sentire un'estranea. Sua madre si mostrò stupita di vederla, la salutò e invitò a entrare dicendole che tornava in cucina di corsa perché era ora di spegnere il gas. Amanda la raggiunse e il rivedere dopo mesi il luogo in cui era cresciuta le fece uno strano effetto. No, non doveva passare più così tanto tempo, non voleva davvero. Ecco un'altra voce da mettere sulla lista delle cose da fare. Suo padre era ancora al lavoro perciò erano solo loro due e si sedettero per prendere il caffè appena fatto. Quell'appuntamento le era mancato molto, se ne accorse appena portò la tazzina alle labbra, prima ancora che lo gustasse. Eh sì, sapeva farlo proprio come piaceva a lei, nero, intenso, dal sapore deciso e profumato. Chiuse gli occhi mentre assaporava la miscela, la migliore della settimana. Cioè sua madre la comprava da una ditta in cui il titolare testava diverse campionature e poi sceglieva quella che a suo giudizio surclassava le altre. E così, era sempre eccezionale e con leggere, preziose sfumature diverse. Lo centellinò pian piano e poi pulì il fondo col cucchiaino, per lei quello era il meglio. Anche l'altra restò in silenzio fino a che non misero entrambe le tazzine sui rispettivi piattini. Allora Amanda prese un bel respiro e mostrò il proprio apprezzamento sia a parole che con il linguaggio non verbale, poi le chiese di non buttare certi oggetti né panni ormai vecchi e non utilizzabili per darli alla ragazza delle colonie feline. Sua madre accettò volentieri quella proposta assicurandole che c'era già parecchia roba che aveva messo da parte senza decidersi a buttarla via perciò ci si sarebbe dedicata al più presto. Amanda la ringraziò a voce alta per il caffè e mentalmente invece per non averle domandato altro su di sé e la sua vita, su cosa stesse facendo. Prima di andarsene si abbracciarono a lungo sfregandosi la schiena. Quel gesto le scaldò il cuore, e quando la lasciò vide che l'altra aveva gli occhi lucidi. Le assicurò che sarebbe tornata presto, molto presto, tanto più che doveva solo scendere le scale e girare a sinistra. Eh sì, era semplice, in fondo. Bene, anche questa era stata una svolta importante e commovente che non immaginava fino a poco tempo prima, chissà quali risvolti avrebbe avuto. Se non altro di sicuro quello di prendere più spesso il caffè con sua madre, magari con la scusa di volerla vedere per sapere come procedeva la raccolta. Poi le avrebbe anche parlato del suo percorso quando si sarebbe sentita di farlo, per condividere i suoi progressi. Ancora non era il momento, anche se sapeva che sarebbero stati contenti del fatto che si occupasse di sé e del suo futuro in maniera diversa dal solito. Tornò al suo appartamento con la piacevole sensazione che quell'invisibile confine che aveva inconsciamente tracciato sul piano di sotto e sulla sua famiglia fosse finalmente scomparso. Senza sforzo, accanimento o fatica, se n'era andato. Poi aveva anche realizzato che il fatto di sentirsi d'aiuto le piaceva parecchio. Era davvero soddisfatta e pronta per riportare quei piccoli, grandi successi anche alla Coach.
Un tesoro a portata di mano.
Quel pomeriggio era parecchio rinfrescato dato che pioveva e Julie si strusciò addosso ad Amanda che esclamò: - Ciao cocca, che bello rivederti. Sei dimagrita! - . La Coach rise e rispose: - Già, come ogni estate si prepara per la prova costume e perde peso! Vieni, andiamo nello studio - . La micia le precedette lungo la scala, aspettò che la ragazza si sedesse per saltarle sulle ginocchia e si accovacciò ronfando. Lei rimase stupita da quel gesto inaspettato poi cominciò ad accarezzarla e la gatta sospirò chiudendo gli occhi. La padrona di casa sorrise: - Sei in forma più del solito oggi! Lo vedo da questo nuovo atteggiamento che Julie ha con te, sai - . - Sì, mi sento bene, in effetti! - raccontò la propria esperienza con la lettera – È servita proprio, mi sono accorta di non pensarci più e di essere sollevata e alleggerita, in qualche modo. Ho notato davvero la differenza. Uh, che caldino che fai! Oggi ci sta proprio - . - Ottimo, mi fa piacere che sia andata così. Allora, prima di vedere quanto hai scritto nella settimana passata c'è un argomento specifico di cui vuoi parlare oggi? - . L'altra si era come persa facendo le coccole e si gustava le fusa sonore, si risvegliò e propose la situazione con l'amica lamentona: - Mi sarebbe piaciuto molto confrontarmi con lei per chiarirmi la situazione e poi avere un parere, un consiglio. Bah - scosse la testa – probabilmente non ne era in grado e io, come dire, ho preso un abbaglio pensando che invece volesse, o addirittura lo fosse - .
Maria Cristina Bellini
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