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Autore: Ercole De Angelis
Seven deaths - sette strane morti
Noir
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Seven deaths - sette strane morti
Mio Dio, che ore sono? Ho mangiato troppo ieri sera. Accidenti, dov'è l'orologio? Apro gli occhi, è buio, totalmente buio. Strano, e la luce dei lampioni pubblici? Do un'occhiata alla finestra. Buio totale, non una stella, non un chiarore, niente. Solo questo nero vuoto e freddo, come un buco senza fondo. Ho una strana sensazione, un buio così, ad occhi aperti, non l'ho mai visto, è totalmente irreale. Irreale. Ho capito, è un incubo. Ho comunque sete.
Scendo dal letto, ecco le pantofole, le tocco con i piedi, sono come al solito fuori posto, le lascio sempre qua e là la sera, l'ordine è mio nemico. Evviva, una l'ho centrata, tasto un poco con il piede... ecco l'altra. Provo ad andare al bagno, voglio bere. Uno, due, tre passi... acc... che male ho sbattuto il ginocchio sullo spigolo del comò, no, è troppo reale per essere un incubo. Costeggio, tastando la parete, arrivo zoppicando al bagno, ecco lo spigolo del muro, muovo in avanti la mano... un po' più su, l'interruttore, il freddo del copripresa, il profilo ben distinto della leva sotto le mie dita, mi sento confortato, accendo.
Niente, non succede niente. Cazzo, niente luce, buio. Una paura improvvisa m'assale, e se fossi diventato cieco? Torno indietro in silenzio, non voglio svegliare i figli, ieri è stato il compleanno di Federica e son tornati tardi. Scuoto mia moglie sul letto, non si sveglia, -ma perché le mogli quando servono non ci sono mai- la scuoto ancora più forte, nessuna reazione. Alt, Michele Maria, stai calmo, non devi farti prendere dal panico. Accosto l'orecchio alla bocca di Luisa, respira, meno male. Allora, cazzo, perché non si sveglia? Ci sono troppe cose che non quadrano. Rimango seduto sul letto. Rifletto. OK, è un incubo! Ma ancora ho il ginocchio indolenzito... mi devo svegliare. Rifletto ancora un poco. Ho un' idea! Mi alzo di nuovo e, a memoria, tento di andare in cucina. Che strano, se chiudo gli occhi va meglio; ecco, qui c'è la porta, esatto, un altro passo a destra ecco il tavolino, basta un po' di concentrazione e il gioco è fatto. Il segreto sono gli occhi chiusi. Sono ben lucido, cazzo, non può essere un sogno. Adesso accendo la televisione; sarò diventato cieco, ma sordo è impossibile, sento il rumore del mio respiro, i mie passi trascinati.
Scorro a tentoni il bordo del porta televisore in cerca del telecomando. Se diventi cieco all'improvviso è davvero una fortuna avere una moglie ordinata come la mia. Perfetto, il telecomando è al suo posto. Prova del nove: il cinescopio si è acceso, attira i peli del braccio, c'è corrente ma purtroppo, continua tutto a rimanere buio e silenzioso. Sono due le cose, anzi tre: sono cieco davvero, è un cazzo di incubo terrificante, oppure sto diventando pazzo.
“Sbagliato!” mi urla all'improvviso il televisore, “Sei sul canale 666 dei non vedenti, emittente Inferno2.”
Un tuffo al cuore, lo spavento mi toglie ogni facoltà per un attimo, respiro profondamente, cerco a tastoni la sedia del tavolo e mi siedo. Recupero il controllo ed esclamo a voce alta per darmi sicurezza:
“Vaffanculo voi e i programmi del cazzo della notte.”
Premo il telecomando e cambio canale.
“Forse non hai capito,- continua il televisore- “Questa è la tua trasmissione, canale 666 per i non vedenti, ovvero: tu, Michele Maria!”
Spengo l'orrenda scatola ma lei, imperterrita, continua a parlare:
“Ma allora sei di coccio, permetti? mi presento: Azazel, assistente di campo di Mister Woland, il Mago, per gli amici: Satana.”
Perfetto, penso tra me, è un incubo, non c'è dubbio. Proprio l'altra sera ho riletto con piacere “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov...
“Non ci provare.”
Mi apostrofa insistente la voce del televisore chiamata Azazel.
“Non sei su 'Scherzi a parte'. Mi piace quella trasmissione, talvolta sono più bastardi di me, ma  torniamo a noi. Come voi ben sapete...”
“...C'è stata una moria delle vacche.”
Questa volta lo interrompo io, stando al gioco, incubo per incubo, pigliamola con filosofia. Sento un tremendo pugno allo stomaco, mi piego in due dal dolore.
“Mettiamo le cose in chiaro, omiciattolo, qui comando io! Ovvero: Azazel assistente di campo del grande e onnipotente Woland. Tu credi di stare in un sogno, ma ascoltami bene, sei ben sveglio. E' semplicemente il tuo momento. Sei stato scelto. Ti sei svegliato in un universo parallelo, in un'altra dimensione, se preferisci. Sai, il Maestro non vuole troppa pubblicità, ci muoviamo a nostro agio nel silenzio, nel buio totale, ci troviamo bene qua, dentro la televisione, come tu, omuncolo, puoi ben constatare. Aspetta, non arrovellare quello sputo di cervello che hai. Ti spiego: devi fare una cosa per noi. Come ti dicevo, non amiamo apparire. Sei pronto?”
“Ma che dici?-rispondo accorato-Sei pronto? Mai! Avete scelto me, ma siete cretini? Io sono buono, non faccio male a una mosca (mi fanno pure schifo quando le schiaccio), non sono un santo, ma sono una brava persona.”
“Povero illuso -mi interrompe Azazel- non esistono brave persone, voi uomini siete tutti una manica di bastardi, come noi degni dell'Inferno, non importa quale canale, ma comunque, Inferno pieno. Brava persona, fammi ridere. Devo ricordarti qualcosa? Scommetto te lo ricordi. Eri piccino, “innocente”. Enrico, il tuo vicino di casa fumava di nascosto, lo dicesti a sua madre; quante botte prese Enrico, e tu, sotto, sotto, che goduria, eh? E la figlia del tuo migliore amico, porco! Aveva solo 15 anni, e non dire che ci stava, sì, era una puttanella, ma come dite voi “sono tutte puttane”, ma tu ne avevi 45, si fidavano di te, traditore. E le tasse, le paghi? O... quello non è peccato? Oppure quando hai rubato l'incasso della giornata, nessuno se ne è accorto, ma l'hai rubato davvero. E quando hai raccontato tutto alla moglie di Giorgio, lei lo ha lasciato e lui si è suicidato, di chi pensi sia la colpa. Sei un gran bastardo anche tu, come tutti. Siete una razza bacata, destinata all'Inferno, siete cattivi dentro, marci.”
Non posso arrendermi così. Tiro fuori le mie armi migliori.
“Va bene, Azazel, giusto? Aiutante di campo del boss, OK? Va bene, non sono un fiore di giglio, ma c'è la confessione, la tua stessa presenza conferma l'esistenza di Dio, del Bene Eterno, sono stato assolto, e... alla fine chi è che non sbaglia? Tu vai a cercare in una vita tutte le azioni malvage. E le azioni buone? Dove le metti? E i Santi? Anche loro sono dei bastardi?”
“Imbecille - mi apostrofa il televisore, irritato - tu vuoi filosofeggiare e competere con me; oltre che cieco, come tutti gli uomini, sei pure presuntuoso. Il 99,9 % della vostra vita è riempitura, materiale amorfo, non conta niente. Un cazzo: dormire, mangiare, scopare, guardare la televisione (Grande invenzione, l'invenzione universale! Non sai quanti problemi mi ha risolto, prima di lei mi facevo un culo così, adesso mi basta uno spot, una bella trasmissione culturale). Quello che tu chiami fare del bene è soltanto egoismo mascherato, esibizionismo, narcisismo, vanità, adulazione. Il compiacimento per le proprie azioni cancella totalmente quel barlume di altruismo che qualche volta le animano. Ma non vedi? Ognuno di voi tira sempre, e dico sempre, l'acqua al proprio mulino, persino quando scegliete il boccone da mangiare. Quando potete, rubate. Rubate persino l'amore. Diventate bugiardi e attori per elemosinare quel poco di egoismo rovesciato che poi chiamate pomposamente amore. E quando non potete avere, siete invidiosi. Altro bel peccato l'invidia, non trovi?
Nostalgia del Paradiso. Cazzate! All'Inferno, tutti con me finirete. Quel povero vostro Dio inchiodato sulla croce, c'ha provato e ha perso. Rimarrà lì, solo, solo con sua Madre. E tu? Tu, mi fai ridere, ogni culo ogni tetta sono tuoi, bramosi i tuoi occhi sbirciano, ti ci manca la bava alla bocca. Bel Dio il vostro, vi fa diventare deficienti davanti a quel triangolino di pelo, e poi vi vuole Santi. Adesso basta con le chiacchiere. Sei uno stronzo perdente, un servo, in sostanza: un aborto, quindi, stai zitto e obbedisci al tuo vero padrone e ascolta. Tu e altre sei brave persone come te, ucciderete il Papa. Anche lui è un foruncolo come voi, ma se voi stessi, che vi definite irreprensibili uomini di fede, veri cristiani, uccidete il capo della Chiesa, sarà l'inizio della rivolta. Finalmente verrà fuori completamente la vera natura dell'uomo, senza ipocrisie.”
Sono spaventato e pensieroso. Se non fosse un incubo? Sono immerso nel buio più profondo, non una luce, non un minimo barlume, sono solo. Sperduto nel nulla.
“Non so se hai capito, io ti leggo la mente. Certo che non è un incubo, caro il mio Michele, Azazel non spara cazzate. Sì, che sei solo, e tu non sai nemmeno quanto, posso lasciarti in questa condizione per secoli. Buio totale, isolamento totale, ti spaventa il nulla, vero? Ti assicuro che staresti meglio all'Inferno. Ma stai tranquillo, sei pauroso come tutti i tuoi simili, cederai presto, farai quello che noi ti chiediamo. Paura del dolore, paura del buio, paura del domani, queste vostre debolezze...- come si dice oggi?-  strutturali, sono la nostra pacchia. Ti sei mai chiesto perché, sotto, sotto, avete tutti paura del buio? Esatto! Perché lì c'è la bestia, ci siamo noi, i vostri incubi peggiori, o meglio il vostro vero essere.
Basta! Trovo ridicolo e tedioso questo dissertare. Se vuoi venirne fuori, devi toccare con le tue mani la tua schifezza, tu ne hai coscienza, ma pauroso, te ne stai lontano. Ecco che allora noi ti diamo una spintarella, ti aiutiamo a spiccare il nero volo. Stringi il pugno!”
Stringo il pugno. Lo sento. Ho un manico in mano, che cos'è? Allungo l'altra mano per controllare, ahi, mi sono tagliato, forse è un coltello...
“Esatto!- Esclama Azazel - Gli americani lo chiamano Bowie-Knife, 30 centimetri di lama, ci si può scannare tranquillamente un bue, è quasi una daga, un gladio romano. Buono, anzi, buonissimo per uccidere. E questo tu devi fare.”
“No! No! Te lo scordi.”
“Non fare la vergine. Ti aiuto io. Fidati! devi fare solo quello che dico io, tanto, come si dice : “Occhio non vede, cuore non duole,” - E giù una grassa e agghiacciante risata- Adesso te ne vai buono in camera da letto dai tuoi figli, scegline tu uno, per noi è indifferente, lo vedi come siamo buoni? Mica tutti e due, solo uno, per provare la tua fedeltà! Poggi la lama sul petto e spingi, un attimo, un crack ed è tutto finito, torni a dormire tranquillo e domani ti sveglierai, e sarà una splendida giornata, durante la settimana il figlio che hai battezzato col sangue, morrà. Il Maestro saprà che ci si può fidare di te, diventerai ricco, e tutti i più bei triangolini pelosi della terra saranno tuoi e tu sarai felice come non mai, dimenticherai presto i tuoi figli e tua moglie. Poi, quando sarà il momento ti chiameremo per sistemare il vecchietto.”
Rimango di ghiaccio, altro che incubo, è un Inferno.
“No, non puoi chiedermi questo.”
“Oh, sì che posso. Su, è solo un attimo, al resto pensiamo noi, siamo buoni, ti facciamo scegliere, tanto ne hai due. Francesca o Davide? Scommetto che scegli Davide. Guai a chi ti tocca Francesca. Davide ti si oppone, dovrà ucciderti, maledetto complesso di Edipo. Ma porta il tuo nome, non puoi, Francesca poi se ne andrà. Va bene ti do un po' di tempo: un minuto, sai quanti pensieri in un minuto quel tuo cervelletto bacato riesce a mettere in piedi.”
Non posso pensare, Lui mi sente. Che faccio? Devo elaborare un piano, per non tradirmi devo prender tempo e parlare a voce alta.
“Dimmi Azazel, posso davvero scegliere io tra i figli?”
“Sì, ma io so chi sceglierai, Francesca, le vuoi bene, lei ti adora, ma prima o poi ti abbandonerà. Invece il maschio... il cognome... non rimane nemmeno incinta. Vero? Salverai lui. Ma adesso, in fretta, sbrigati, il tempo passa!”
Continuo a parlare, mentre, nell'oscuro totale, mi avvio verso la stanza dei figli.
“Dimentichi Azazel, i presupposti. La tecnica di “imporre” i presupposti per convincere i clienti a comprare, i nostri venditori la usano praticamente da sempre. Apparentemente tu mi fai scegliere, ma non mi dai scelta: devo uccidere. A dire il vero, hai ragione. Noi esseri umani siamo dei gran bastardi, egoisti, presuntuosi, insensibili, lussuriosi, invidiosi. Rappresentiamo davvero quello che c'è di peggio al mondo. Questo nostro Dio, che alla lontana, forse per errore, è anche tuo Creatore, ha toppato alla grande. Per salvare noi, esseri malvagi, c'ha rimesso pure il Figlio. Non solo c'ha messo il peccato nel cuore, ma c'ha dato pure la libertà di farlo, e alla grande! Che stupido, questo Dio. No? Ma se Dio è Dio ed è un Dio Onnipotente, come può essere allo stesso tempo stupido? Non trovi? Azazel?”
“Senti, adesso cominci a scocciarmi sbrigati, altrimenti me ne vado e ti lascio così, nella merda!”
Sento qualcosa di impalpabile, ma viscido e gelido stringersi al collo soffocandomi, la gola mi brucia, ma incurante continuo.
“Ho capito, ti ho toccato nel vivo. Libertà, ecco la parola magica, Dio ci ha fatti perfettamente liberi, liberi di fare il male, cosa nella quale mostriamo delle abilità non comuni, con il vostro aiuto, naturalmente. Ma se siamo liberi di fare il male, allora siamo anche liberi di fare il bene- Continuo a parlare a voce alta mentre mi avvicino lentamente al letto di Francesca, la stretta soffocante al collo appare allentarsi- Ma, qualche volta il cliente non ci casca, e manda all'aria lo schema della vendita basato sui presupposti, li manda a fanculo e non compra. Caro Azazel, è solo questione di libero arbitrio. C'è sempre una scelta!”
Dicendo questo, con gesto rapido volgo la lama sul mio petto e spingo.

Ercole De Angelis

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
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