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Autore: Salvatore Scalisi
La mansarda
Thriller
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La mansarda
Ottavo episodio – John Parker.

Dopo le sue ultime fatiche di lavoro e, soprattutto, dopo essersi scrollato di dosso quell'opprimente incubo, popolato da orripilanti mostri che hanno minato per diverse notti la sua quiete, Parker, senza concedersi il meritato riposo, ritorna sul campo di battaglia. Jennie, conoscendolo bene, non fa una piega, ma tuttavia non riesce ad esimersi nello stuzzicarlo.
«Il buon esempio del titolare: essere puntale sul posto di lavoro» dice la donna, accennando un sorriso.
«Di chi stai parlando?» replica sulla stessa falsariga il detective, accomodato dietro alla sua scrivania.
«Prova a indovinare?»
«Nemmeno ci provo. E non insinuare che possa esserlo io, perché non ne ho la stoffa. Me lo devi concedere.»
« ... ok.»
«Piuttosto, se proprio dovremmo trovarne uno ... » Parker, viene interrotto dall'entrata nell'ufficio di Ted.
«Salve!» saluta l'amico.
«Buongiorno» replica Parker.
«Ciao» dice Jennie.
«Bene, di cosa parlavate?» chiede Ted, sedendosi.
«L'argomento del giorno è una semplice parola: titolare» risponde il detective.
«Che significa?»
«Con Jennie c'è diversità di opinioni ... su chi possa occupare il ruolo di titolare in questa agenzia.»
«Cos'è un gioco?»
«No, un modo come un altro per discutere tra vecchi amici ... »
«Fino a prova contraria sappiamo che il titolare sei tu» afferma con un'aria sorridente, Ted.
«Esatto, fino a prova contraria.»
«Ehi, cos'è questa storia?» sul volto di Ted traspare un'espressione dubbiosa. «Spero ... »
«Cosa?»
«Non starai pensando a me?»
«A cosa ti riferisci?»
«Al ruolo di titolare dell'agenzia.»
«Perché dovrei?»
«Perché ti conosco ... e so dove vuoi arrivare» dice Ted, mostrandosi alquanto convinto.
«Sarebbe?» chiede Parker.
«Non ci sono dubbi che qui dentro il titolare sei tu» risponde Ted.
«Davvero? interessante!» osserva tra il serio e il faceto, Parker.
«Be', certi privilegi, come essere irrispettoso nei confronti degli orari, andare in ufficio quando te la senti, possono permetterselo solo i titolari. Dico giusto?»
«Guarda caso è proprio quello che pensavo anch'io» risponde, col ghigno sorridente, il detective.
«Io vorrei tanto essere puntuale, ma è più forte di me ... »
«Capisco, gli impegni familiari e tutto il resto ... »
«Cerco sempre di migliorarmi ... »
«Si fa quello che si può» dice Parker, con velata ironia.»
«Ottima conversazione» interviene Jennie. «Meno male che non ho di queste pretese e lascio a voi la competizione. So cosa ci vuole per mettere tutti d'accordo.»
«L'unica persona saggia di tutti noi» osserva Parker.
«Sì, è proprio così» si unisce Ted.
«Adulatori!» replica la donna, alzandosi dalla sedia. «Vado a preparare il caffè.»
«Non si poteva prendere migliore decisione!»

***

Superato il magico momento in compagnia della bevanda scura, i tre amici ritornano con i piedi per terra per organizzare al meglio gli impegni lavorativi.
«È ora di rimboccarci le maniche» dice Parker.
«Abbiamo l'imbarazzo della scelta» replica Jennie.
«Cosa ci consigli?»
«Riprendere il caso dei due fidanzatini.»
«Me l'aspettavo. So che ci lavori da un po' di tempo.»
«Te ne sei accorto?»
«Certo!»
«Ho voluto approfondire alcune cose ... »
«Tipo?»
«L'intera vicenda non mi convince del tutto e sono stati tralasciati a mio avviso diversi aspetti importanti ... » dice Jennie.
«Del patrigno, della mamma e via discorrendo. Insomma, di tutti i componenti della famiglia. Anzi, delle due famiglie. Abbiamo fatto un pessimo lavoro, è questo il nocciolo del discorso» dice Parker.
«Non proprio ... forse, è come se fossimo stati un po' troppo indulgenti» replica la donna.
«Ma noi non siamo indulgenti con la feccia della terra.»
«Sì, lo so.»
«Se devo esprimere il mio giudizio, be', qualcosa non quadra nemmeno a me» interviene Ted.
«Bene, vince la maggioranza» osserva il detective.
«Non vorrai farci credere che tu ne sia fuori?» dice l'amico. «Anche tu ci stai lavorando sotto.»
«Cosa?»
«Credi che non me ne sia accorto che da un po' di tempo hai ripreso a esaminare tutti i dati riguardanti la triste fine che hanno fatto quei due ragazzi. Sono un investigatore, o l'hai dimenticato?»
«Come potrei, sei un valido investigatore. Sì, è vero, ho voluto dargli un'occhiata ... » ammette Parker.
«Abbiamo avuto tutti lo stesso pensiero» dice Jennie. «Siamo un'ottima squadra.»
«Ma perché ce ne siamo stati zitti?»
«Forse perché volevamo prima avere delle certezze.»
«Ok, mettiamola così. Le vostre conclusioni?»
«Uguali alle tue» risponde la donna.
«Ok, riapriremo il caso, non fosse altro, per quei poveri ragazzi ... e per noi, aggiungerei.»
«Hai in mente qualcosa?» chiede Ted.
«No, nulla di decisivo, ma so che saremo costretti a intrufolarci nella routine delle loro famiglie e qualcuno non sarà affatto contento.»
«Questo è sicuro» osserva Jennie.
«Potrebbero anche non essere più disposti a collaborare, per loro il caso è chiuso e riaprirlo significherebbe ripercorrere strade intrise di dolore. Useremo la massima discrezione. Ognuno di noi porterà avanti le proprie indagini, che confronteremo giornalmente. Nessuno prenderà iniziative solitarie, quindi ogni idea verrà esaminata e discussa in gruppo.»
«Quest'aspetto mi piace» dice Jennie.
«Non è escluso che potremmo trovarci la polizia contro. Il caso è chiuso e loro, i poliziotti, sono i primi a non tollerare chi si ridicolizzi il loro operato; tanto meno dagli investigatori privati.»
«Stai pensando a Golden?» domanda Ted.
«Lui sta dalla nostra parte, fin quando gli è possibile, il problema riguarda le sfere più alte, e lì il nostro amico, anche volendo, non può ripararci dai duri attacchi.»
«Faremo di tutto per non creargli troppi guai.»
«Questo glielo dobbiamo. Avete qualcosa da dire?»
«Per quel che riguarda me, è tutto chiaro»
«Anche per me» dice Jennie.
«Ottimo! Possiamo iniziare.»
«Con vero piacere!»
«Non vedevo l'ora» dice Ted

***

È bello trovarsi d'accordo su un argomento così delicato, ma Parker sa benissimo che ritornare sui propri passi richiede coraggio e grande forza d'animo. In verità ha sempre pensato, appena subito dopo che la polizia e lo stesso investigatore privato avevano chiuso il caso, che la storia del suicidio di Chloe e Jose non andava chiusa. Ricorda benissimo che la vicenda presentava diversi punti oscuri, anche se la scena del triste epilogo sembrava che non lasciasse dubbi sulla dinamica della morte dei due ragazzi. Ma ha un senso ritornare sui propri passi?
«Sì, per me ha un senso. Sembrerebbe strano, ma il pensiero che il caso mi possa essere sfuggito di mano, a tal punto di aver emesso un giudizio sbagliato, mi perseguiterebbe per tutta la vita» dice Parker, seduto su una poltrona nell'accogliente soggiorno.
«Io non so cosa dirle ... sono passati ... »
«Due anni.»
«Il tempo dovrebbe lenire la sofferenza, ma non è così, è come se fosse successo ieri» afferma la donna, accomodata sul divano con accanto a lei il compagno.
«Ha degli indizi che approvano la sua tesi?» chiede il patrigno di Chloe.
«È tutto il quadro in sé che non mi è chiaro» risponde il detective. «Certo, potrei anche sbagliarmi, e in questo caso saremmo in tre, visto che sono appoggiato dai miei collaboratori.»
«La polizia ... »
«Sì, lo so, non hanno avuto dubbi su tutta la dinamica del caso, come noi d'altronde. Ma, dopo varie riflessioni, siamo giunti alla conclusione che forse le cose sono andate diversamente. -
«Diversamente ... cosa significa?» dice la donna.
«È quello che intendiamo scoprire.»
«Mia figlia Chloe aveva diciotto anni, compiuti da poco ... io non vedo cos'altro ci sia da scoprire ... »
«Capisco cosa si provi; se volete che io non vada avanti nelle indagini, vi chiederò scusa per avervi disturbato.»
«Ha parlato ... »
«Con la famiglia di Jose? No, non ancora. Ma basta che una delle due parti non sia d'accordo, ed io proverò a dimenticare tutto.»
«Crede di farcela?»
«È quello che desidero.»
«Se dovesse sbagliare, non avrà fatto altro che riaprire le nostre ferite» dice l'uomo.
«Sì, è così. Potete decidere serenamente; mi darete la risposta quando lo riterrete più opportuno.»

Salvatore Scalisi

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