- Non era un'emozione simile all'innamoramento o al desiderio sessuale. Era come se qualcosa si fosse insinuato attraverso una piccola fessura e tentasse di riempire un vuoto che c'era dentro di lui. Ecco cosa provava. Non si trattava di un vuoto provocato da lei. Esisteva dentro di lui da un tempo incalcolabile. Lei vi aveva proiettato sopra una luce speciale, illuminandolo - . Haruki Murakami, “ 1Q84”
Marco era notevolmente in anticipo sull'orario dell'appuntamento. Decise di approfittare della splendida giornata per affacciarsi dalla grande terrazza del locale e godere lo spettacolo di un mare insolitamente calmo. Il cielo particolarmente azzurro, era striato in lontananza solo da qualche piccolo cirro. L'odore pungente della salsedine ed il rumore ritmico della risacca sugli scogli gli procuravano un inconfondibile senso di pace; osservava incantato la schiuma bianca che prima lambiva e poi arretrava dalla riva, ripetendo all'infinito lo stesso identico movimento, lo stesso identico rumore. Venne attirato improvvisamente dallo stridio acuto di alcuni gabbiani, che da altezza imprecisata, si erano gettati a capofitto tra i flutti in cerca di cibo. Poco tempo dopo, sazi dei piccoli pesci che erano riusciti a catturare, e con la stessa velocità di quando erano comparsi, si allontanarono dall'arenile dove avevano sostato. Solo tre o quattro di loro non si unirono allo stormo, preferendo farsi cullare al largo dalle onde. Un gatto rosso si stiracchiava su una barca arenata sulla spiaggia, sbirciando curioso attorno a sé. Soffiava una brezza leggera ed in lontananza due candide vele solcavano il blu profondo del mare. Una giornata perfetta, riscaldata da un sole tiepido, una giornata che non avrebbe dimenticato facilmente. Aveva la sensazione che la donna che stava per conoscere avrebbe dato una svolta alla sua vita. Tornò dentro il locale, e si sedette ad un tavolino accanto alla grande vetrata. Guardò l'orologio, mancava solo qualche minuto all'incontro. Sperò in cuor suo di non dover aspettare ancora molto. Chiara, non si fece attendere. Arrivò puntuale e rimase un attimo in disparte per cercare Marco tra le persone sedute. Lui la riconobbe subito e le andò incontro. Si sorrisero e si strinsero la mano. Poi furono solo sguardi che incontrarono altri sguardi, per un tempo che parve loro interminabile e comprendere quello che già da tempo intuivano. Un'attrazione inspiegabile, una sorta di “ chimica” , quel dono naturale che ciascuno di noi possiede e che si sprigiona solo se incontriamo l'altra metà del cielo. Iniziarono a parlare del più e del meno, come vecchi amici che hanno tante cose da raccontarsi. Era bello ascoltare e ascoltarsi, faceva parte del gioco, un gioco sottile che li coinvolgeva e li incuriosiva. Marco si rendeva conto che la donna che aveva di fronte era esattamente come se l'era immaginata. Chiara non era soltanto bella, ma possedeva quel “quid” che non aveva mai trovato nelle altre. Erano stati incontri fugaci, che non avevano lasciato traccia. Storie di sesso, finite quasi subito, perché in fondo lui amava sentirsi libero e non voleva avere vincoli. Chiara, si sentiva proiettata in una dimensione particolare, le sembrava di stare in una bolla d'aria che l'avvolgeva e la rassicurava. Si confrontava con una persona che le piaceva. Marco era un uomo attraente, dai modi gentili. Le sembrava inoltre spigliato, sicuro di sé, innamorato enormemente della sua professione. Insomma aveva tutte le carte in regole per interessarla. E poi la guardava in un modo che difficilmente avrebbe dimenticato. Il tempo trascorse velocemente e si accorsero con rammarico che era l'ora di lasciarsi. Si salutarono ripromettendosi di finire la loro chiacchierata quella sera stessa. Ognuno riprese la sua strada anche se adesso avevano la consapevolezza che qualcosa di particolare li avrebbe legati in modo indissolubile. Il resto del giorno trascorse velocemente. Chiara rientrò a casa in anticipo rispetto il solito orario. La casa era silenziosa. Piero doveva essere uscito. Strano, si disse, di solito lui l'aspettava seduto davanti il televisore. Forse aveva deciso all'ultimo momento di sbrigare qualche commissione o magari era passato a vedere come stava sua madre. Si avviò in camera da letto . Era un po' stanca, ma elettrizzata all'idea che avrebbe sentito nuovamente Marco per continuare il discorso interrotto. Piero, proprio quel pomeriggio, si era recato in una ditta per un inaspettato colloquio di lavoro. Aveva risposto all'offerta di impiego di una società di navigazione genovese. Le caratteristiche richieste al candidato rientravano nelle sue precedenti esperienze. Forse qualcosa si stava muovendo, e l'idea di poter tornare attivo lo faceva star meglio. Non aveva detto nulla a Chiara, per paura che le cose non andassero per il verso giusto. Meglio andare cauti e parlare solo a tempo debito. Aveva imparato a gestire da solo i suoi problemi, senza coinvolgere sua moglie. I suoi attacchi di ansia facevano parte del quotidiano, anche se Chiara sembrava sottovalutarli. Lei non gli chiedeva mai nulla, non si informava, non lo spronava. Ormai da un pezzo non c'era più molto dialogo tra loro. Gli tornava in mente quando da bambino, suo padre lo rimproverava per un nonnulla, spesso alzava le mani, e sua madre non interveniva per paura che suo marito se la prendesse anche con lei. Piero allora correva a rifugiarsi in camera sua. Quante ore trascorse sotto il letto, perché alla fine di tutto era questa la punizione che più temeva: rimanere chiuso al buio, finché qualcuno impietosito non apriva la porta, accendeva la luce e gli portava qualcosa da mangiare. Ma adesso doveva affrontare una situazione diversa. Si ritrovava davanti alla scrivania del capo del personale, doveva riempire una serie di questionari ed essere interrogato sulla sua precedente esperienza lavorativa e sulle sue conoscenze in ambito amministrativo. Cercò di mantenere la lucidità necessaria, rispose in maniera spigliata, non mostrò incertezze, conscio che si stava giocando un pezzo di futuro. Alla fine del colloquio, gli sembrò di intravedere un sorriso sulla faccia del funzionario incaricato della selezione dei candidati. Mentre lo congedava con la frase di rito: “Le faremo sapere al più presto “, gli strinse calorosamente la mano. A Piero, per un attimo, brillarono di contentezza gli occhi.
Uscì dall'ufficio inspirando a pieni polmoni l'aria fresca della sera. Decise di fare quattro passi a piedi, aveva bisogno di scaricare la tensione accumulata durante la giornata. Sarebbe tornato a casa più tardi, aveva voglia di isolarsi da tutto e tutti, e confondersi nel buio che stava scendendo sulla città. Chiara, a casa, cominciava a stare in ansia. Piero non rispondeva alle sue chiamate. Ma dove era finito? Piero non rispondeva al cellulare che risultava sempre isolato. Quante volte gli aveva raccomandato di tenerlo acceso, lui le dava ragione, e poi invariabilmente faceva di testa sua. Erano passate da poco le venti quando finalmente rientrò a casa. Chiara gli andò incontro piuttosto contrariata. Ma si può sapere dove sei stato fino ad ora? Ti ho cercato un sacco di volte, ma come al solito avevi il cellulare staccato! Hai ragione, me ne sono proprio dimenticato. Mi è preso voglia di fare due passi in tranquillità, le rispose Piero, come se niente fosse. A quest'ora? Ma non potevi avvertirmi? Mi sono preoccupata! . Suvvia Chiara, non fare sempre un dramma ! Le notizie brutte si sanno subito, ricordalo! Piero, sinceramente non capisco questo tuo modo di fare, ma lasciamo perdere, altrimenti finisce a litigata come al solito. Chiara nemmeno io voglio litigare, credimi! Mi dispiace averti fatto stare in ansia. Sai che ti dico? Dimentichiamo tutto e andiamo a mangiare una buona pizza . Stasera?. Sì, e quando se no? Dai vestiti. Che dici, andiamo allo “Scantinato” quel ristorante che ti piace tanto?. Chiara rifletté mentalmente qualche attimo. Se accettava di uscire, non avrebbe potuto continuare la chiacchierata con Marco, come promesso. La proposta inaspettata di Piero, la spiazzava e le complicava le cose. Decise di giocare il tutto per tutto.
Anna Profuni
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