Aotheria: Il destino di Shyn
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Rivelazione. Era notte e i corni risuonavano del loro lugubre presagio. - Ci stanno attaccando! - urlò una sentinella posta sulla torre più alta. La gente, ancora seduta alle lunghe tavolate, si alzava spaventata correndo senza ordine per le vie di Edheren. - Mamma cosa sta succedendo? - gli chiese il piccolo, la madre era scioccata tanto quanto lui, ma non poteva darlo a vedere, aveva immediatamente capito la situazione e stava cercando una soluzione per sfuggire al pericolo imminente. - Niente, non ti preoccupare - , gli rispose la giovane elfa di nobili origini, - seguimi e tutto andrà bene. - Corsero attraverso la città, era stata progettata come le stelle che si vedevano in cielo a quattro punte e dove partiva ogni punta era presente un portone principale. Da quello che aveva potuto capire dalle urla e rumori di lotta avevano preso le prime due a ovest. Decise di passare per le vie secondarie che portavano ai cancelli opposti, nessuno le conosceva meglio di lei, era abituata a farle per passare inosservata. Giunsero al cancello, ma vide che stava per essere sfondato, dovevano trovare un'altra via. Fortunatamente conosceva i progetti della cittadella e sapeva che esisteva un canale di scolo, che portava verso la foresta poco distante dalle mura. Tolse la grata che chiudeva il passaggio e insieme al piccolo, passò attraverso quel luogo angusto. L'odore era nauseabondo, ma sapeva che non potevano arrendersi per così poco. Finalmente raggiunsero la radura, erano in salvo o almeno così credevano, perché pochi istanti dopo, sentirono dei rumori di passi in lontananza e videro delle scure figure in avvicinamento, erano armate. - Vai! Corri senza voltarti, ti raggiungo fra poco - , disse l'elfa. Il bambino iniziò a correre, l'istinto gli diceva di continuare, non doveva pensare alla fatica che stava facendo o alla battaglia che stava infuriando all'interno delle mura. Ad un tratto un urlo squarciò il cielo. - Mamma! - urlò il piccolo voltandosi, ma nessuno udì quel disperato richiamo, coperto dal rumore della battaglia. Voltandosi alla ricerca della madre non vide una grossa radice sporgente dal terreno, si inciampò e batté forte la testa contro un masso.
- Aaaah - , esclamò Shyn alzandosi rapidamente dal suo letto, - sei solo tu! - un piccolo scoiattolo comparve sopra la sua pancia. - Lo so che ti sei preoccupato perché mi agitavo, ma ti ho detto mille volte di non svegliarmi così - , disse Shyn, mentre si alzava e iniziava a prepararsi per la giornata, - alla fine era solo un sogno... lo stesso sogno. - Shyn era un giovane ragazzo aveva da poco compiuto i vent'anni e più di ogni altro desiderava scoprire cosa lo circondava, aveva la pelle di un colore verde chiaro con folti capelli di colore blu intenso che ricordavano la notte illuminata dai raggi lunari, questi ricadevano fino alle spalle ad eccezione di un paio di ciocche bionde che gli piaceva tenere legate con delle trecce. Il suo fisico era già formato, si poteva notare che i lunghi anni passati nella foresta gli avevano donato dei riflessi eccezionali, per questo aveva un fisico snello pronto a scattare qualora si fosse presentata la necessità. Era cresciuto da solo ad eccezione del suo maestro e del suo più fedele amico Gipsi. Non si fidava delle altre creature intelligenti che di tanto in tanto attraversavano la foresta. Era molto riservato e aveva sviluppato un rapporto eccezionale con la natura, tutto questo anche grazie al suo maestro. Gipsi lo accompagnava ovunque, lo aveva trovato quando era ancora nel nido, era stato abbandonato dai genitori quando avevano sentito una forte tempesta in avvicinamento. Forse proprio questo li teneva ancora più uniti. Shyn lo prese con sé e pian piano riuscì a farsi accettare, facendogli capire che non aveva nulla da temere e che insieme avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa. Grazie a duri allenamenti e riflessioni Shyn aveva imparato a creare con Gipsi, molto di più che un legame di amicizia, infatti riuscivano a mettersi in contatto e a comunicare senza bisogno di utilizzare alcuna parola, solamente trasmettendo ciò cui pensavano. Inoltre quando stabilivano il contatto delle loro menti potevano vedere quello che l'altro riusciva a vedere. - Basta, è giunto il momento - , disse Shyn risoluto, - non permetterò più al maestro di evitare il discorso, voglio sapere cosa rappresenta per me questo sogno. - Erano anni che gli si ripresentava la stessa scena, ma ancora non era riuscito a capire il perché o cosa questa rappresentasse, sapeva solo che era legata al suo destino e che il maestro sembrava nascondere più di quello che voleva mostrare. Si vestì come suo solito, abito leggero in cuoio, era primavera e il sole era appena tornato a scaldare le giornate, legò ai polsi e alle caviglie dei bracciali ricoperti da lunghe e strette foglie. Mangiò rapidamente le bacche che aveva preparato il giorno prima e mentre prendeva la rincorsa afferrò il bastone, posto sopra il baule in cui custodiva i suoi beni. Corse sopra il ramo largo all'incirca due metri fino a quando si lanciò nel vuoto, ma ad attenderlo c'era la liana che utilizzava per effettuare la discesa dalla sua casa-albero. Una volta giunto a terra fischiò e una creatura a quattro zampe arrivò trottando verso di lui, era un Hika, aveva una corporatura massiccia e due lunghe corna sulla testa, sicuramente avrebbe intimorito chiunque, ma non Shyn, oramai conosceva ogni creatura della foresta, dato che era suo compito mantenere l'equilibrio nell'ecosistema in modo che i predatori non prendessero il sopravvento. Con un agile balzo salì in groppa al nuovo arrivato e si diresse verso il centro della foresta. Si fermò quando raggiunse una piccola radura al cui centro si trovava una roccia con un circolo di pietre attorno. Sopra di essa era seduto in meditazione un piccolo essere con barba e capelli bianchi come le nuvole in cielo. - Sei in ritardo... - disse inarcando un sopracciglio l'essere seduto immobile. Non aveva neanche aperto gli occhi, ma era sicuro di parlare alla persona giusta. - Hai ragione maestro Àbel, ma vedi... Oggi sento che sarà un gran giorno - , disse Shyn senza esitazione. Il maestro sospettando l'argomento del discorso iniziò a sospirare. - Ho di nuovo fatto lo stesso sogno e oggi non accetterò altre risposte se non la verità. - - Shyn quante volte te lo devo dire, non so nulla di quel che è successo e tu hai ancora tanto da imparare - , esordì il maestro. - Sai benissimo che questa non è la realtà, tu stesso mi hai insegnato a comportarmi in modo onesto e sincero, inoltre stai sottovalutando i tuoi insegnamenti, sai bene che ho imparato a sentire la natura circostante e ogni volta che introduco questo discorso, il tuo battito accelera improvvisamente - , disse trattenendo a malapena l'entusiasmo. - Ho sempre saputo che nascondevi qualcosa, ma non mi sentivo sufficientemente pronto, ora finalmente credo di esserlo! - - No, non lo sei...ma capisco che stai crescendo e non mi darai tregua finché non saprai ciò che vuoi...eh va bene, avrai la verità, ma devi promettermi che seguirai sempre i miei insegnamenti. - Shyn era incredulo, dopo anni di tentativi finalmente stava per assaporare la verità. - Era una notte di diciassette anni fa, io ero come sempre nella mia amata foresta, ma devi sapere che oltre al confine di essa non esisteva solo desolazione e rovine come tu conosci, bensì era presente il fiero e libero popolo degli elfi. Anche loro amavano e rispettavano la natura, infatti anche loro pregavano la Dea Temeszeris, la madre di ogni specie vivente - , Shyn lo guardava assorto, ma ancora non capiva cosa questo centrasse con il suo sogno. - Ogni anno per il solstizio di primavera organizzavano una festa in suo onore, ogni elfo era obbligato a partecipare almeno per il rito di donazione. Esso durava per l'intera giornata e si concludeva alla sera con banchetti e giochi di luce all'interno delle mura del castello reale. In questo rito, ognuno era tenuto a donare parte della propria energia vitale cantando un'antica preghiera, in questo modo avrebbero permesso alla natura di crescere rigogliosa per l'anno a venire - , Shyn iniziava ad essere meravigliato apprendendo queste informazioni, ma inspiegabilmente non era stupito dell'esistenza degli elfi, c'era qualcosa che li rendeva stranamente familiari. - Mi stai ascoltando? - si interruppe il maestro. - Certamente - , rispose il ragazzo, - stavo solo riflettendo. - - Bene, stavo dicendo che ogni anno si svolgeva questa grande festa, ma quella notte qualcosa andò storto. Invece delle solite musiche e canzoni, nella foresta riecheggiarono delle urla e il terrore che esse portavano. Così mi avvicinai al limitare della foresta per controllare cosa stesse accadendo e vidi un bambino correre nella mia direzione, poco distante c'era un'elfa, circondata da quattro alux. Tu non conosci gli alux, non ho mai voluto parlartene, ma ora è bene che tu sappia chi siano. - In Shyn cominciò a crescere un senso di rabbia che a fatica riusciva a soffocare, ma non ebbe il coraggio di interrompere il racconto che da tanto stava aspettando.
Flavio Rosa
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