Il corpo dolorante giace sul pavimento gelido; lentamente apre gli occhi e si rende conto di essere avvolto nel buio. Tenta di rialzarsi mettendosi a sedere, ma geme per una fitta di dolore che avverte ai polsi legati; osserva ciò che lo circonda. La stanza è piccola e malridotta, i muri sono privi dell'intonaco caduto a causa dell'umidità, il pavimento è bagnato e lercio, c'è un odore persistente di muffa e il continuo ticchettio dell'acqua gli rende la situazione ancor più difficile. L'unico squarcio di luce che vede viene dalla piccola fessura della porta che ha di fronte. Alla sua destra una piccola finestra sbarrata da mazze di legno che celano l'andamento del giorno, sulla sinistra della stanza un letto disfatto; appoggiato a terra c'è un vassoio contenente un piatto con dentro qualcosa di indefinibile. Per quanto si senta debole e confuso prova nuovamente ad alzarsi, ma le gambe cedono per la debolezza; non sa da quanto sia lì dentro, ma ad un tratto la sua mente ha come un flash, ricordandogli cosa è successo. Scosso dai ricordi inizia ad agitarsi, e il suo unico pensiero è lei. In quel preciso istante il cigolio della porta che si apre lo fa mettere in guardia, una debole luce emanata da una lampadina cupa si fa largo nelle tenebre, e istintivamente socchiude gli occhi brucianti a causa dell'oscurità forzata. - Finalmente ti sei svegliato! - una voce forte e apparentemente sconosciuta irrompe in quel silenzio assordante. Tenta di aprire gli occhi ma non riesce a identificare chi è entrato, e quella voce rimane un'ombra. Sente il bisogno di inumidirsi le labbra secche e avverte il gusto metallico del sangue in bocca; con fatica prova a deglutire, ma l'assenza di acqua che da troppo tempo non assume gli rende difficile farlo. L'ombra smette di osservarlo e si avvicina lentamente, scandendo i suoi passi su pozze d'acqua fetida. Quando finalmente è ad un passo da lui lo riconosce. - Tu? - mormora a fatica con sconcerto. La risata orribile che emette chi gli sta davanti riecheggia nello spazio angusto, facendolo temere per la vita di chi fortemente ama. - Cosa c'è, DOTTORE? Sembri sorpreso, non te lo aspettavi, vero? O forse dovrei dire di sì! - dice sollevandogli il viso con un bastone di legno. - Che cosa vuoi da noi? - urla provando ad alzarsi, ma quel tipo così spavaldo che lui purtroppo conosce gli sferra un pugno sul viso tramortendolo al suolo, e imperterrito si accanisce ancora finché soddisfatto non vede il suo viso intriso nuovamente di sangue. - Non lo hai ancora capito, idiota? Io voglio tutto! - rivela a un millimetro dal suo viso. Lo lascia cadere sul suo giaciglio di solitudine e a passi decisi esce da quell'inferno, facendolo ripiombare nel buio delle sue tenebre. La musica dolce del carillon accompagna la soave voce di Alex che legge una fiaba alla piccola Giulia. Alle sue spalle, Alice sbircia silenziosa e sorridente mentre tiene stretto a sé un orsetto di peluche. Si guarda intorno e vede il piccolo caos in quella cameretta dalle pareti delicatamente rosa, e non può che sentirsi fortunata guardando il suo grande amore mentre si prende cura della loro bambina. Lentamente indietreggia per lasciarli soli, ma lui avverte la sua presenza, si volta e portandosi l'indice al naso le mima di fare silenzio. Mortificata per essere stata sorpresa, alza le spalle ed esce con estrema lentezza. Tutte le persone che osservavano la vita di Alex ed Alice non potevano che vedere una fantastica famiglia piena d'amore, come si legge in un libro di favole; almeno così sembrava. Non molti conoscevano le difficoltà che avevano dovuto affrontare ancor prima che nascesse Giulia. Dapprima sembrava una normale gravidanza, anzi fin troppo tranquilla, visto che Alice aveva continuato a lavorare comodamente a casa come insegnante di inglese, ma l'insidia si era nascosta proprio tra i suoi studenti. Federica, la ragazza che stava seguendo in quel periodo, un giorno scoprì di essere affetta da rosolia, ma non fece in tempo a tenersi lontana da Alice e la contagiò. La conseguenza fu un parto prematuro: intorno alla trentaduesima settimana Alice fu ricoverata per un parto cesareo. Per fortuna la bambina non ebbe complicazioni, ma nacque anemica a causa del virus che aveva incubato la madre. Questo fu un duro colpo per Alice, che si sentì sconfitta come donna e madre visto che non poté godere dei benefici dell'allattamento. Ma la loro storia d'amore era già stata messa a dura prova troppe volte in passato, e nonostante tutto il loro amore non faceva altro che rafforzarsi grazie a quel piccolo angelo che ora era cullato da suo padre. Come di consueto, Alice attende in camera da letto suo marito, e i suoi occhi vengono richiamati dal libro abbandonato sul suo comodino ormai da molto; con un salto sul letto decide di riprendere la lettura, ma nulla è possibile quando ti squilla il cellulare. - Pronto? - sussurra per non farsi sentire. - Ciao Ali! Come stai? - la voce squillante e gioiosa di Chiara la fa sorridere. - Ciao vagabonda! Sto bene, e tu? In che parte del mondo ti trovi in questo momento? - Sente l'amica ridere compiaciuta. - Mi trovo a Tokyo! - Alice strabuzza gli occhi e dà una rapida occhiata all'ora; sono le undici. - Che diamine ci fai a Tokyo, e... che ora è lì? - . Avverte il frastuono delle auto mentre la sua amica tenta di parlarle. - Ci sono otto ore di fuso orario tra di noi, e precisamente qui sono le tre del pomeriggio. Non dirmi che siete già tutti a nanna? - Alice scuote la testa incredula per quell'informazione. - Beh, veramente io non sono a nanna, ma la piccola Giulia credo di sì: l'ho lasciata con suo padre che le stava leggendo una fiaba. - - Wow! Sai, proprio non riesco a immaginarmi quel figo di tuo marito che legge storielle. - L'ilarità di Chiara per poco non la fa stozzare con le risate. - Sei sempre la solita. Ma dimmi, cosa stai combinando lì, e quando pensi di tornare? - . In quel momento suo marito entra in camera e lei sorridendo gli dice con chi sta parlando. - Siamo qui perché Andrea deve fare un corso di barman, ma se tutto va bene tra una settimana torniamo a Roma. - Nel frattempo Alex si è accomodato accanto a lei, e ha iniziato a baciarle la mano. - Una settimana? Non dimenticare che c'è il battesimo da organizzare, e tu sei la madrina! - la ammonisce cercando di non alzare la voce. Intanto suo marito ha iniziato a esplorare il suo corpo, infilando le mani sotto la sua maglia. Inutili sono i suoi sguardi che gli intimano di smettere, visto che continua tranquillamente la sua esplorazione. - Non ti agitare, Ali, sarò puntuale, come potrei mancare alla festa della mia figlioccia? Anzi, sai che ti dico? Ne approfitto per vedere qualcosa di carino, magari trovo un vestito particolare... - Ma Alice ha smesso di ascoltarla nel momento in cui suo marito le ha tolto i pantaloni. - Ehm... scusami Chiara, ma... devo controllare se Giulia dorme e... - e la sua voce le muore in gola quando Alex le bacia l'interno coscia. - Ehi, stai bene? Non riesco a sentirti - insiste Chiara, ma lei è intenta a smorzare il piacere mordendosi il labbro con forza. Alex percorre il suo corpo con il tocco della sua lingua, e quando sale sul ventre la guarda intensamente negli occhi. Inaspettatamente le prende il telefono dalle mani. - Chiara, ci devi scusare ma abbiamo i minuti contati. Baci baci - riaggancia lanciando il cellulare tra le lenzuola facendo arrossire sua moglie. - Ma sei matto?! - lo ammonisce vergognandosi per ciò che ha detto a Chiara. - Sì lo sono, e dovresti saperlo orami. Sono pazzo di te e ti voglio adesso! - Senza darle occasione di ribattere, la bacia con trasporto togliendole il respiro, continuando a stuzzicare i punti più sensibili del suo corpo, venerandolo come fosse la prima volta. I loro corpi annodati saldamente si lasciano andare al richiamo dell'amore, rubando ogni minuto prezioso che la vita si portava via. Alice, sovraccaricata di lavoro per l'imminente battesimo, i suoi ragazzi da seguire, la piccola e suo marito, non sa più come dividersi i compiti. Per fortuna c'è la dolce Amelia ad aiutarla. La loro vicina ha pressappoco sessant'anni ma è una donna piacevolmente attiva. Vedova da sei anni, vive nell'appartamento di fronte e con Alice è entrata in sintonia fin da subito; la nascita di Giulia ha consolidato la loro amicizia, tanto che ora non riesce più a fare a meno di lei. - Tesoro, c'è un ragazzo che chiede di te - annuncia Amelia entrando nello studio dove Alice sta dando ripetizioni a dei ragazzi. Lei dà disposizioni agli studenti e li lascia per ricevere colui che le è stato annunciato. - Chi è che mi cerca? - domanda curiosa. - Non so chi sia, non l'ho mai visto prima d'ora, dice che lo manda una certa Paola - . Lei aggrotta la fronte, quel nome non le ricorda nessuno che conosca. Va nel soggiorno ma non vede il ragazzo, fa qualche passo verso i divani che sono celati da un pilastro e lo nota. Le dà le spalle e in mano ha una foto che ritrae lei e Alex il giorno del loro matrimonio. Si schiarisce la voce per farlo girare. Il ragazzo ha un aspetto giovanile, e anche il suo abbigliamento casual lo è: i capelli corti, con un ciuffo ben curato di un castano chiaro, gli danno un'aria sbarazzina. - Buongiorno signora Pagani... io sono Jason - si annuncia porgendole la mano, ma lei rimane immobile e impacciata. - Buongiorno... cosa posso fare per lei? - Jason sorride mostrando delle adorabili fossette sulle guance e fa qualche passo in avanti, lei nota quanto sia carino e inspiegabilmente arrossisce. - Sono un ingegnere navale, e tra sei mesi verrò trasferito in Australia, ma... il mio inglese è da spolverare. Mia zia mi ha detto che qui davate ripetizioni in materia. - Alice lo scruta con insistenza, cercando di far affiorare il suo viso tra i suoi conoscenti, ma non le viene in mente niente. - Scusami, ma chi è tua zia? Forse ci conosciamo? - Il ragazzo sfodera un altro sorriso e si infila le mani in tasca. - Zia Paola? Non credo proprio che vi conosciate. Lei non è di queste parti, beh a dire il vero nemmeno io... sono canadese, ma dopo la morte dei miei genitori sono stato cresciuto da mia zia. Il suo peggior difetto è quello di non riuscire a mettere radici in nessun posto, ecco perché ho problemi con l'inglese, per me gli studi sono stati un'odissea. - Il racconto di Jason fa provare compassione ad Alice, che si ritrova nei problemi di quel ragazzo. - Scusami... non volevo - tenta di giustificarsi per la sua curiosità. - Non si preoccupi, ormai mi sono rassegato a questo tipo di vita. - - Alice, c'è Alex al telefono! - la informa Amelia irrompendo nel soggiorno improvvisamente. - Oh, scusami Jason... perché non ti accomodi? Ti faccio portare un caffè - dice prima di congedarlo lasciandolo con Amelia. - Ciao amore, come stai? - chiede suo marito non appena sente la sua voce. - Va tutto bene. Ero con un ragazzo che mi ha chiesto ripetizioni. - - Un nuovo ragazzo? Lo conosci? - chiede stupito. - Non l'ho mai visto, è canadese ma vive in Italia da quando sono morti i suoi genitori. - Dall'altra parte del telefono cala il silenzio. - Amore, mi senti? - domanda lei pensando che sia caduta la linea. - Certo che ti sento, stavo firmando dei documenti. Comunque ti ho chiamata per avvisarti che non riesco a venire a pranzo, ho molte cose da sbrigare, ma in compenso stasera tornerò prima. - Il pianto della piccola Giulia interrompe la loro telefonata. - Scusami amore, ma devo tornare dai ragazzi e da Jason, che attende una mia risposta. - - Ma non ti sembra in ritardo per delle ripetizioni? I tuoi ragazzi hanno quasi finito il programma - chiede improvvisamente dubbioso.
Anna Pulinaro
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