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Autore: Maurizio Antenore
Hedulis - Le tre Sorelle
Fantasy Misticismo
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Hedulis - Le tre Sorelle
Ella.
Sto morendo.
Il tempo per me volge al termine e ho paura, tanta paura.
Parlo di morte ma, in fondo, anche se ho visto nelle mie Sorelle scomparse cosa Loro accade e il terrore che le sconvolge nell'atto della trasformazione, non ne comprendo appieno il significato. Sicuramente ne sarò consapevole, prossima alla fine; ma un istante prima di questo, che accadrà? Che cosa sentirò?
Forse sarà come prima della mia nascita ma,...cosa ero un attimo pri- ma della consapevolezza dell'“Io sono”? Non c'è niente! È il niente che io sarò? Senza pensieri, ricordi. Che sensazione orribile! E la mia paura si trasforma in orrore, panico! Basta! Basta con questi pensieri!
Il freddo mi avvolge sempre più e “Ella”, questa Sfera azzurra con il Suo tepore, è il mio unico, anzi nostro sostentamento.
Il tempo scorre lentamente nel più totale silenzio e, rivolgendo lo sguardo a “Ella”, i ricordi di una vita felice e spensierata sembrano per un istante riprendere vita; rivedo quelle immagini del passato come se le stessi rivivendo realmente ancora una volta, come fosse la prima volta.
Quanta luce intorno a Noi, sola luce, nient'altro che luce, e luce e felicità si fondevano in un unisono di suoni e colori. Esplosioni e lampi di energia sembravano festeggiare ogni attimo della nostra esistenza; fu un canto, una melodia ora sommessa, poi sempre più allegra, incalzante, sino all'apoteosi massima, dove le danze diventavano appassionanti, ripetitive e tribali.
Io fui la prima di una lunga stirpe. Ricordo con un misto di felicità e tristezza il mio primo momento di vita, l'attimo in cui presi coscienza di me stessa.
Sì, di tristezza perché ero sola e, in quel periodo di solitudine, fu solo un incalzare di domande a me stessa, nel totale silenzio: chi sono,

perché sono qui? Non vi era nessuno che potesse appagarmi con una semplice risposta, parlarmi o confortarmi in quei momenti di profonda e desolante solitudine. Quanto dolore provai allora! Per fortuna breve, sempre che al termine “brevità” si possa darne un significato.
Il desiderio di avere qualcuno accanto si materializzò con la nascita di mia Sorella, la “seconda Sorella” così noi ci riconosciamo ed io sono per Lei la “prima Sorella”; è quella tuttora in vita e, ancora adesso, mi conforta con le sue dolci parole. Lei si rende conto, come me, che tutto, la nostra vita e la nostra stessa esistenza stanno per finire, ma si domina maggiormente; sembra non avere timore del Nulla e, quando è accanto a me, non manifesta la sua paura, celandola sapientemente e ciò mi ras- sicura. La adoro per come si confida e come mi ascolta; provo per Lei un immenso amore.
Poi nacque la nostra “terza Sorella”, anch'essa l'ultima rimasta che, a differenza di noi due e di tutte le Altre che seguirono, è sempre stata la più riservata, forse un po' taciturna, ma non priva di amore e con un grande senso di curiosità dell'Universo circostante, fatto di sola luce, che si espandeva rapidamente riempiendo il Nulla ancora presente. Amava la solitudine tanto che, spesso, non la vedevi per molto tem- po. Iniziava un viaggio ai confini dell'allora giovane Universo e quando tornava, non diceva molto di ciò che aveva visto. Una volta sembrava indifferente, in altre occasioni scostante e refrattaria alle nostre doman- de; ma cosa c'è oltre? Perché non lo rivelava? Poi il suo atteggiamento cambiava, allegro, coinvolgente e giocoso così ci faceva dimenticare le nostre domande in merito ai suoi viaggi.
Ora siamo solo in tre, qui a nuotare attorno a questa sfera di colore azzurro, a “Ella” e a parlare del nostro passato, perché solo questo c'è: non c'è più futuro.
E se fossero Loro ad andarsene per prime, a trasformarsi come per tutte le altre... no! Non devo pensarci, cancelliamo questo pensiero! Non voglio restare da sola, non come il momento della mia nascita per poi annullarmi per sempre!

Rivolgo ancora una volta il mio sguardo a “Ella”, questa sfera azzur- ra palpitante di vita... Vita? Ma che dico! La Sua luce e il Suo tepore, la Sua stessa presenza io la odio; non è altro di ciò che rimane del nostro Mondo... e della nostra “ultima Sorella”.
E pensare che, all'inizio, giocavamo con queste “cose”. La nascita di una nuova Sorella seguiva subito dopo anche il manifestarsi spontaneo di queste “cose” di cui non abbiamo mai attribuito un nome.
Era inizialmente una quantità così piccola che, a esse, non abbiamo mai dato molta importanza.
Che meraviglia una nuova nascita! Ciò avveniva senza preavvisi, o per meglio dire, senza una nostra diretta decisione; mentre danzava- mo, scambiavamo i nostri racconti o giocavamo spensieratamente, in un qualunque punto dello spazio una piccola sfera di luce si accendeva attirando la nostra attenzione. Poi la sfera di luce diventava un punto nero e una forza misteriosa ci attirava verso di essa senza che Noi po- tessimo far nulla per evitarla e contrastarla; a ciò seguiva, subito dopo, un impulso o un'esplosione. Trascinati così vicini a tutto questo, i nostri pensieri e le nostre stesse esistenze subivano un'improvvisa e brevissi- ma interruzione.
Un urlo, non so ancora adesso, dopo tutto questo tempo, se emesso dalla nuova Sorella o uscito da tutte Noi, ci risvegliava all'improvviso da questo stato di torpore. Questo suono si estendeva rapidamente per tutto l'Universo, come per annunciare, anche al di fuori di esso, ciò che in quel momento provavamo: la nostra gioia, la nostra estrema felicità e tutto l'entusiasmo per la nuova nascita.
Eccola! Ora la nuova nata era fra Noi; la circondavamo deliziandoci della Sua presenza e Lei subito si rivolgeva a tutte le Sorelle investen- dole con le Sue irrefrenabili domande. Tutto voleva sapere e di tutte le nostre conoscenze la facevamo partecipe; alla fine era una di Noi, si fondeva con la nostra stessa Essenza, coinvolgendola nelle medesime sensazioni.
Sì, quanta gioia in questo spazio fatto di sola luce!

Ma le piccole “cose” che si materializzavano al seguire di una nuova nascita? Le guardavamo allontanarsi sempre più e qualcuna le inseguiva ridendo. Ricordo ancora quando ebbi l'occasione di giocare con una di queste, insieme con una delle Sorelle più giovani; io le avevo già viste e toccate, ma per Lei era la prima volta:
- Dai, prendila! Guarda questa come e grossa e che strani colori!
- Stai attenta, non toccarla! È fredda.
- Non ho paura sciocca; cosa potrà mai farmi... Haaa!
- Te lo sei meritato, non mi vuoi mai ascoltare. Hai sentito la sensa- zione che hai provato? Non è per niente piacevole! E guardati, hai perso un po' di te stessa e la ‘cosa' si è ingrandita.
- Non è vero! Non ho perso niente!
Ci guardammo in silenzio; la giovane Sorella, ancora un po' spa- ventata e con quella sensazione spiacevole ancora presente in Lei, non aveva il coraggio né la forza di parlare. Era evidentemente a disagio e non voleva ammettere che avevo ragione. Distolse lo sguardo da me e fissò con astio la “cosa” che nel frattempo si allontanava sempre più, roteando su se stessa senza interruzione. Chissà quali pensieri le attra- versarono la mente in quel momento; poi riprese a parlarmi, ma senza guardarmi:
- Avevi ragione, non lo farò più.
- Beh, non te la prendere, può capitare la prima volta che... ma... ma dove vai?
Che modi! Quella volta provai uno spiacevole turbamento per que- sto Suo comportamento indispettito, ed era la prima volta che accadeva. Perché si allontanò così da me? Non gli avevo fatto niente, anzi era mia attenzione consigliarla e proteggerla; Lei era così giovane e mi rendevo conto che alcuni dettagli di questa esistenza ancora le ignorava. Va bene, dicevo a me stessa, lasciamo andare, le passerà.
Invece mi sbagliavo e non solo su di Lei ma anche nei confronti delle Altre che cominciarono a comportarsi nei medesimi, incoscienti modi. Me ne resi conto in seguito, molto tempo dopo quest'avvenimen-
to; Lei voleva continuare a toccare quelle “cose” e, con il passare

del tempo, anche le altre Sorelle si accingevano a fare le stesse azioni e senza avvertire le più anziane.
Che cosa stava accadendo? Non riuscivo a spiegarmelo; i Loro modi mutavano e c'era sempre qualcosa di celato che emergeva subdolamente nei Loro discorsi, spesso fatti nascostamente, bisbigliando i più nascosti desideri. Se casualmente mi avvicinavo, i Loro pensieri o i discorsi ap- pena iniziati, s'interrompevano e cambiavano prontamente argomento. Cosa c'era in quelle “cose” che tanto le interessavano? Non compren- devano, anzi io stessa allora non ne ero consapevole, che per Loro e per Noi tutte, questo non era altro che l'inizio della nostra fine.
Il tempo passava inesorabile, come ineluttabili erano le alterazioni intorno a Noi: la luce tanto amata si sostituiva al buio, al freddo inten- so e al vuoto più assoluto e, quel che peggio, le nuove nascite, oltre a ridursi sempre più di numero, cominciarono anche a mutare, perdendo qualcosa di volta in volta, trasfigurando l'origine iniziale.
Più diminuiva la luce, più le “cose” aumentavano di numero, fon- dendosi in masse sempre più grandi. Alcune rimanevano inerte a rote- are l'una con l'altra in un balletto continuo, senza sosta alcuna; altre si scontravano tra di loro, si aggregavano aumentando sempre più le loro dimensioni.
Ricordo ancora adesso, come fosse la prima volta, quando alcune fra le più grandi “cose”, fredde e scure, con un'improvvisa contrazione, si accendevano di una vivida luce. Mai paragonabile a quanto avveniva con la nascita di una nuova Sorella, ma quello che accadeva, subito dopo, era impressionante: una forza dal loro interno si manifestava improvvisamente e se una di Noi si avvicinava troppo ne era attratta a tal punto da rischiare di precipitare sulla sua superficie.
Basta! Non voglio ricordare. Provo, ma senza riuscirci, di non guar- dare “Ella”; la vista della Sua superficie, sempre in continuo rimesco- lamento, le Sue pulsazioni falsamente vitali, mi riportano immancabil- mente al passato. Cerco di volgere lo sguardo verso il buio più profon- do cercando un invisibile e inesistente punto lontano, nel più remoto Universo. Poi come se qualcuno o qualcosa mi convincesse altrimenti,

ritorno a volgermi verso “Ella” e i ricordi prepotentemente ritornano, immagini e voci del passato che non vogliono lasciarmi, che mi rattrista- no e mi precipitano in una crisi di disperazione sempre più profonda.
Osservando le mie ultime due Sorelle che, come me, nuotano intor- no ad “Ella” mi chiedo a chissà cosa stiano pensando e che cosa pro- vano; non me lo dicono più. La seconda Sorella, ogni tanto si avvicina e cerca di tenermi un po' allegra. Sente la desolazione nel mio intimo e con il Suo amore mi avvolge come per proteggermi riuscendo a cancel- lare, purtroppo per un solo attimo, i ricordi e gli orrori del passato.
Come quando vidi per la prima volta la “morte” di una nostra Sorel- la, l'ultima nata; e per ultima, intendo l'ultima in assoluto perché dopo di Lei, non ne nacquero Altre.

CAPITOLO 2
L'ultima Sorella


La seconda Sorella si avvicinò a me, sicuramente intuendo i miei più neri pensieri. Che cara! Non posso proprio nascondergli niente e attesi trepidante le Sue dolci parole; qualunque cosa mi avesse detto, e non aveva alcuna importanza quale argomento aprisse, mi avrebbero curato il dolore che sentivo dentro nell'intimo più profondo.
Rimasi sorpresa invece, dell'argomento che iniziò e della Sua deter- minazione insita nelle Sue parole; non un semplice rivangare di ricordi lontani, ma si era letteralmente precipitata accanto a me con il solo motivo di pormi una questione su ciò che, da qualche tempo, stava os- servando con grande interesse.
Non l'avevo mai vista così; la curiosità, tipica delle giovani Sorelle che ormai non c'erano più, mi colse di sorpresa. In fondo era la seconda nata e le Sue conoscenze erano equivalenti alle mie, ma forse negli ulti- mi tempi mi ero chiusa in me stessa e non mi rendevo conto di possibili cambiamenti intorno a Noi, che nel frattempo si stavano compiendo.
- Hai visto laggiù verso l'estremo limite delle masse morte oscure e di quelle sfere luminose rossastre?
- No, che vuoi dire? A che cosa ti riferisci?
- Ne abbiamo viste tante di diversi colori e dimensioni, azzurre, ros- se, bianche...
- Hai forse visto una delle nostre Sorelle, ancora in vita?
- No; sai bene che, almeno in questa regione, dove siamo imprigio- nate, non ve né nessuna. Sto parlando di una di queste “cose” in parti- colare una di colore giallo. C'è qualcosa d'interessante. Vieni a vedere. È dall'altro lato di “Ella”; ma possibile che non te ne sei accorta? Tu non sei come l'altra nostra Sorella che sembra faccia finta di non vedere! Ha viaggiato per tutto l'Universo e continua ancora adesso a nasconder- si e a celare ciò che ha visto o sentito!

- Senti, non ho voglia di...
- Dai, vieni!
Non era vero che non ero intenzionata a seguirla, ma il ricordo del- la morte dell'ultima nata era ancora presente in me e non riuscivo a cancellare quelle tristissime immagini. La seguii ma, solo esteriormente, sembravo farlo di controvoglia; una contraddizione di pensieri e di azio- ni che non ero più in grado di controllare.
Mentre Lei mi conduceva dall'altro lato di “Ella”, mi volsi a guar- dare la Sua luce azzurra e non ascoltavo più le Sue parole concitate ed appassionate; la mia mente tornò ancora al passato, a quel momento drammatico della “prima morte”.
Era piccola, non solo in termini di età, ma anche di dimensioni ed energia vitale rispetto alle altre Sorelle e di questo non trovava pace; non riusciva ad accettarsi.
Continuava a domandarmi, sperando in una risposta sempre più esauriente e soddisfacente, confidando che io ero la prima, la più anzia- na di tutte, del perché di questa e delle altre differenze presenti in Lei.
Eppure era estroversa e appassionata, unica come uniche eravamo ognuna di Noi, ma con quel qualcosa in più che la faceva emergere dal gruppo; la Sua voglia di vivere e l'entusiasmo per ogni cosa che faceva, era più evidente e coinvolgente rispetto a Noi tutte; non c'era momento nei giochi e nelle danze, che non si desiderasse la Sua presenza. Se era assente, si sentiva che l'allegria non era completa e, se ai nostri richiami non rispondeva, ci facevamo in quattro per cercarla e trascinarla in quel turbinio di luci, suoni e colori che facevano parte del nostro modo di vivere. Nonostante ciò spesso s'incupiva perché si sentiva comunque diversa dalle Altre e non in modo positivo.
- Perché non sei con le Altre? È successo qualcosa?
- Adesso non ho voglia di stare con Loro e poi mi disturba sempre più tutto questo interesse per me. Desideravo parlarti, rivolgerti una domanda.

- Ancora sulle differenze tra la tua figura rispetto a quello delle tue Sorelle? Ne abbiamo parlato tante volte! Ti ho già detto che tutte Noi inizialmente eravamo così, poi siamo cresciute...
Cosa le stavo dicendo? Stavo mentendo e continuavo a fingere; sape- vo che gli avvenimenti dell'evolversi della nostra esistenza non si erano mai posti così. Cambiamenti non previsti si stavano verificando intorno a Noi e Lei, ne era l'esempio più evidente.
Mentire: oltre alle mie due Sorelle, sono tra le uniche a essere in grado di farlo. Anche se non era una cosa naturale per chiunque di Noi, essendo tra le più anziane, posso nascondere i miei pensieri, celarli a chiunque. Con Lei mi sentivo in dovere, perché così ritenevo fosse un bene; perché torturarla con una verità che non voleva accettare? La amavo forse più di ogni altra Sorella e anche se mentirle, mi faceva stare male, continuavo a reiterare.
Questa Sua situazione non era fortunatamente peggiorata poiché non era mai entrata in contatto con le fredde “cose” che oramai ci cir- condavano; già Altre si erano ridotte di dimensione e di vitalità perché ostinatamente continuavano ad avere contatti con esse; nonostante ciò, mai apparivano come Lei e pertanto comprendevo questa Sua infelice condizione.
- Non voglio parlare di me; è inutile continuare a fare le stesse do- mande e poi, sono rassegnata. Voglio chiederti delle “cose” intorno a Noi e di quelle che si accendono spontaneamente, anche se prive di vita.
- Che stai dicendo! Non avvicinarti a esse! Sono pericolose per Noi. Ogni volta che qualcuna si avvicina, anche alle più piccole, una parte della nostra essenza ne è assorbita; sembrano inerti e inoffensive ma non è così.
- Io volevo chiederti di quelle azzurre e luminose, hanno un tepore che mi piace...
- Taci! Non parliamone più e non voglio che ti avvicini a esse. Sem- brano vive ma non lo sono!

Non mi chiese più nulla e si allontanò risentita come mai prima di al- lora. Perché mi ero comportata così? Ancora adesso provo un profondo rimorso perché forse, se continuavo a parlarle in modo meno incisivo e imperioso, comunicandole dolcemente i miei più nascosti timori, non avrei alimentato questa Sua curiosità e non sarebbe accaduto l'inciden- te.
Dimenticai frettolosamente quello che ritenevo un piccolo dissi- dio di opinioni e non ci pensai più. Che stupida stolta sono stata! Che cosa credevo, che la Sua curiosità non si sarebbe conclusa in quel fatale modo? Il rimorso mi assale ogni attimo della mia vita e ogni volta che ci penso, mi viene la tentazione di farla finita, e morire nella stessa ma- niera.
Non la vedemmo per lungo tempo, troppo e cominciammo a preoc- cuparci. Una sensazione strana, sconosciuta e mai provata sino allora, s'insinuò subdolamente, penetrando tra le pieghe delle nostre superfi- ciali, e devo dire con il senno di poi, stupide e spensierate attività.
Poteva aver intrapreso un viaggio; perché inquietarsi? La terza Sorel- la spesso ne aveva fatti e continuava a recarsi in luoghi lontani. Quante volte non la vedevi più per poi sorprenderci nel ricomparire come nulla fosse accaduto; speranzosi di un Suo racconto la accoglievamo alle- gramente, ma Lei manteneva sempre quel silenzio, flemmatico riserbo, aggirando ed evitando abilmente di rispondere alle nostre domande.
Per un attimo tornai al presente e mi ritrovai dietro alla seconda So- rella che mi stava ancora conducendo dall'altro lato di “Ella”. Parlava incessantemente, ma io non la ascoltavo e le immagini di quel funesto avvenimento, tornarono a torturarmi: il Suo ritrovamento e la Sua fine. Mi chiamò una di Loro, anzi adesso ripensandoci non ricordo più nemmeno chi fosse; la Sua figura mi apparve appannata dietro una mas- sa di “cose” estremamente piccole che la nascondevano; persino quel
Suo nervosismo celava i Suoi pensieri e la Sua identità:
- L'abbiamo trovata! Si trova nei pressi di una sfera azzurra e molto grande. Sta bene ed è serena e ci ha invitato a raggiungerla; sono così eccitata...

- No! Non può rimanere vicino a quella “cosa”, ma che intenzioni ha? Vi proibisco di avvicinarvi. Vado io e le Sorelle più anziane. Questa storia deve finire!
Un ordine. Quando mai l'ho dato? Tutto quello che stava accaden- do, era una novità e per nulla piacevole; tutte le presenti mi guardarono sorprese, alcune in attonito silenzio, Altre solo stizzite ed emettendo delle brevi e nervose risatine che poi si spegnevano senza un accenno nel proseguire con qualsiasi domanda o commento.
Ordini, mentire: quali altri cambiamenti si stavano verificando in me? Cominciavo a sentirmi diversa dalle altre Sorelle, oppressa, osservata con un misto di sorpresa curiosità e repulsione estesa sino al disprezzo. O quello che avvertivo era solo una stupida fantasia dettata dal rimorso che provavo a comportarmi così con tutte Loro?
Arrivammo con le mie due Sorelle in prossimità della sfera azzurra e Lei era là; le girava nuotando attorno felice; anzi, con la parola “felice” non riesco a descrivere appieno il Suo animo, le sensazioni che provava in quel momento e che faceva provare a Noi tutte nell'osservarla. Non si accorse neppure della nostra presenza, cosa strana e innaturale; ogni volta che qualcuna di Noi voleva parlare o semplicemente stare insieme con un'Altra, le intenzioni erano già chiare, lucide e ben presenti. Non avevamo quasi bisogno di chiamarci. Invece quella scena di Noi che la guardavamo allibite e Lei, che si comportava come se non ci fossimo, era... era... ancora adesso non trovo le parole per descrivere cosa pro- vavo, anzi come ci sentivamo tutte e tre, perché ognuna di Noi provava un'emozione diversa, inspiegabile a dirsi; la guardavamo danzare e Noi, estasiate da tale spettacolo, non ci decidevamo a chiamarla. Eravamo tutte in uno stato di torpore nell'osservarla librarsi e nuotare guizzando intorno alla sfera, con un misto di paura e ammirazione per come le volteggiava intorno, prima allontanandosi e poi avvicinandosi perico- losamente, quasi tuffandosi verso quella luce. Sono certa che le nostre sensazioni fossero trasmesse a tutte le Altre, in qualunque punto si tro- vassero nell'Universo.

Poi, finalmente ci riprendemmo da questo stato e la chiamai, dol- cemente perché temevo di spaventarla. Troppo si avvicinava a quella sfera.
- Sorella... siamo qui; vieni accano a Noi. Ti prego.
- Finalmente siete arrivate! Dove sono le Altre? È magnifico il Suo tepore, la Sua luce e la Sua forza; ogni volta che mi avvicino, sembra che desideri avvolgermi tutta e mi trascina verso di Sé.
Il nostro stupore si trasformò in timore; ne parlava come se la “cosa” fosse viva e mentre la osservavamo rituffarsi verso di essa ci rendemmo conto che stava perdendo il controllo di se stessa. La Sua falsa sicurezza aumentava sempre più e la prudenza l'aveva abbandonata. La danza intorno alla sfera era diventata una sfida: Lei si confrontava contro la “cosa” forse per cercare una vittoria senza scopo alcuno, solo per sod- disfare se stessa, oppure per dimostrare a tutte Noi che Lei non era poi così dissimile dalle Altre. Orgoglio o semplice voglia di vivere? Non saprò mai cosa celavano i Suoi pensieri; erano offuscati dall'estasi del momento.
Non feci in tempo a chiamarla una seconda volta, era così vicina! Improvvisamente la sfera cominciò ad aumentare la sua attività e un pennacchio azzurro e bianco si staccò dalla sua superficie come per ghermirla. In quell'istante mi sembrò che la sfera manifestasse una sua vita autonoma, sorprendente, anche affascinante ma subdolamente mi- nacciosa; si deformò un po', perdendo per qualche momento la sua for- ma perfetta. Dove la rotazione era maggiore, le superfici si dilatarono e si schiacciò dalle estremità opposte; quest'ultime divennero bianche. Un secondo pennacchio si staccò dalla superficie e questa volta investì la nostra piccola Sorella.
Improvvisamente, la Sua gioia si trasformò prima in sorpresa e poi in terrore.
- Cosa mi sta succedendo? Non riesco più ad allontanarmi. “Ella” mi vuole con se. Aiutatemi, non voglio andarmene!
Mi lanciai verso di Lei, convinta di prestarle soccorso; invece più mi avvicinavo e più mi resi conto che la sfera mi stava trascinando

verso di essa e anch'io, mio malgrado, mi ritrovai in pericolo, verso il punto di non ritorno. Guardavo impotente la Sua piccola figura che si assottigliava sempre più e il Suo Essere che si frammentava, trasfor- mandosi in quelle “cose”. Prima piccole, poi sempre più grandi e quan- do si approssimavano alla superficie della sfera, queste s'illuminavano, sembravano ritrasformarsi da “cose” in energia come se volessero tor- nare all'origine e ricongiungersi disperatamente alla piccola Sorella; in- vece, precipitando sulla superficie, scomparivano in un ultimo guizzo di luce.
La cosa più impressionante era il dibattersi dei Suoi pensieri mentre precipitava; le Sue parole mi giungevano prima sconnesse poi sempre più chiare e con un qualche preciso significato; ma non si rivolgeva a me o alle altre due Sorelle; sembrava parlare a qualcun'Altra. La sua dispe- razione e il terrore di ciò che le stava accadendo erano misteriosamente svaniti e si erano sostituite a una calma assoluta alternata a felicità. No- nostante mi trovassi così vicino alla sfera azzurra e combattessi dispera- tamente per allontanarmi, mi feci più attenta a ciò che diceva.
Mi sorpresi nel costatare che stava rivivendo quel preciso momento in cui si rivolse a me perché era incuriosita dalle sfere azzurre e da come ne era attratta; poi seguì velocemente un altro episodio della Sua vita passata quando, stanca dei continui inviti delle sue Sorelle ad aggregarsi per danzare, si nascondeva e rimuginava della Sua diversità rispetto alle Altre. Avvenimenti della vita passata si succedevano in sequenza ma alla rovescia e sempre più velocemente.
Cominciavo a fare fatica a seguirla in questo turbinio d'immagini e pensieri, ormai non più logicamente legati l'uno all'altro, e continuai a osservarla mentre precipitava sempre più verso la superficie azzurra, ascoltando e rivivendo con Lei questi suoi ricordi.
Alfine giunse al momento della Sua nascita che, come per tutte le Altre, era il momento delle mille domande curiose.
Stava regredendo! I Suoi ricordi recenti sparivano sempre più rapida- mente, sino al momento della Sua nascita per tornare a essere... essere Nulla. Stava procedendo inesorabilmente verso il Nulla.

La vedemmo precipitare roteando intorno alla sfera, sempre più ve- locemente, trasformarsi in luce per l'ultima volta per poi sparire defini- tivamente.
Fu proprio in quell'ultimo istante, contemporaneamente a quell'im- provviso lampo di luce, che sentimmo un urlo. Sì, quello che emette- vamo Noi durante la nascita, ma qui tutto si stava volgendo all'inverso. Quel suono o non so che altro, mi scagliò lontano dalla sfera non senza darmi tempo di vedere parti di me stessa diventare “cose” per poi per- dersi sulla sua superficie e sentire contemporaneamente una spaventosa sensazione d'intenso freddo e d'indicibile dolore.
La prima volta che toccai una di quelle “cose”, ed era una piccola “cosa” inerte, provai per la prima volta, queste orrende sensazioni, ma mai come in quel momento. Fu un'esperienza indescrivibile.
Mi ritrovai vicino alle mie due Sorelle, lontano da quel mostro az- zurro, e Loro sembravano come impazzite. Non comprendevo più cosa dicevano; parole e pensieri erano confusi. Luce, calore e freddo sem- bravano attraversarmi e il dolore sovrastava i miei pensieri. Volsi il mio sguardo alla sfera e con orrore vidi che aveva quasi raddoppiato le sue dimensioni e sembrava inseguirci.
Ci allontanammo da “Ella” sino a raggiungere le Altre, al sicuro.
Sì, “Ella”: così da quel momento la identificammo e là, dentro di “Lei”, c'è la nostra piccola Sorella.
Da quel momento tutto cambiò; nessuna volle più giocare, né danza- re o cantare e si parlava sottovoce quasi per non voler disturbare il suo sonno dentro “Ella”; solo il silenzio ci sovrastava, come questo freddo, il buio e il vuoto che aumentava sempre più.
Di volta in volta una di Noi prendeva la decisione di fare un viaggio, di allontanarsi da quel luogo. Solo che nessuna fece più ritorno. Tal- volta, ascoltando i deboli suoni dell'Universo, ci sembrava di risentire quell'urlo e rimanevamo in febbrile ascolto ma, intorno a Noi, oramai predomina solo il silenzio.
Tante, forse tutte, anche se non avremo mai la possibilità di sin- cerarcene, morirono così, forse nello stesso modo in luoghi lontani

inghiottiti da altre sfere azzurre e probabilmente in totale solitudine, senza alcun aiuto né conforto, oppure trasformate in “cose” dal gelo dello spazio nel tentativo di raggiungere mete inesistenti.
Solo Noi tre siamo rimaste in prossimità di “Ella”, non solo per difenderci dal freddo, ma per sentirci ancora vicini alla nostra piccola Sorella imprigionata, per sempre, dentro di “Lei”.

CAPITOLO 3
Non siamo sole



Risvegliandomi da questo sogno, o dovrei definirlo un incubo ora- mai ricorrente, mi ritrovai come d'incanto dietro la mia seconda Sorella ormai prossima sul lato opposto di “Ella”.
Ma cosa stavamo facendo? Ah, si; voleva farmi vedere una cosa a Suo dire interessante, e la mia attenzione si risvegliò, anche se di poco; niente di tutto quello che si muoveva, intorno a me, mi sembrava poi così importante.
- Ecco, guarda verso quella direzione. La intravedi quella piccola sfe- ra gialla? Osservala bene, c'è qualcosa di molto vicino che emette delle deboli luci azzurre. Guarda, ti ho detto!
- Quel punto giallastro lo vedo, però non scorgo altro.
- Ma sì, guarda meglio: sono dei piccoli e ripetitivi lampi di luce az- zurra! Ricordano lo stesso colore di “Ella” ma sono molto diverse e non sembrano le solite “cose”.
- Continuo a non vedere ciò che mi dici. E poi basta, lasciami anda-

re.


- Sei testarda! Insisto: ti dico che ci sono ed io vorrei proporti di... Non la lasciai finire, mi voltai e tornai dall'altro lato di “Ella”. Oramai

ritenevo che stesse vaneggiando anche Lei e vedeva ciò che le suggeriva la fantasia; tornai pertanto da dove ero venuta e ai miei cupi pensieri.
Non mi accorsi di imbattermi improvvisamente di fronte alla terza Sorella. Mi guardava in modo vagamente curioso, come per domandar- mi del perché di questo disinteressamento sull'argomento, non concluso con la seconda Sorella. Perché non parlava? Perché non me lo chiedeva direttamente? Mi allontanai dal Suo sguardo che cominciavo a trovare fastidioso e mentre procedevo per la direzione che mi ero prefissata, improvvisamente mi bisbigliò:

- Se fossi in te, guarderei meglio; io li ho già visti e più da vicino in occasione di uno dei tanti viaggi che ho intrapreso.
- Sei impazzita pure tu? Non hai mai detto niente delle tue escursioni sino al confine dell'Universo e ora mi parli di queste “cose”...
- No, non “cose”. O meglio, è da queste che provengono. Non so come spiegarlo; vicino a quella sfera gialla c'è una “cosa” dove, sulla sua superficie, si animano elementi inizialmente freddi e inerti. Vivono di vita propria e si muovono esclusivamente sulla superficie del Mondo; poi, dopo un breve periodo, si fermano ed escono dal loro interno que- ste che... come dire, sono simili a Noi ma molto più semplici e comple- tamente diverse.
- Vuoi dire come altre Sorelle?
- No, anche se comunicano come Noi, o meglio ci provano. E poi ogni “Entità” è diversa dall'altra.
A un certo punto mi colse la rabbia. Questa storia sarebbe stata un bellissimo racconto da dividere con tutte le Sorelle, sicuramente utile per allontanarle da questi pericoli; invece l'aveva tenuto sempre per sé, come fosse stata una cosa solo Sua, personale.
Avevamo conosciuto l'amore, la felicità e credevamo di vivere per sempre e poi? La morte, il freddo e la paura che ci opprimevano sempre più; e Lei che cosa faceva? Dov'era? Non la vedevo più come una Sorel- la ma come un'estranea che ci guardava morire indifferente.
Non dissi niente ma i miei pensieri s'insinuarono con prepotenza in Lei e mi guardò sgomenta.
- No! Non pensare in questo modo! Io sono sempre con Voi, vi amo e vi ho sempre amate, ma quello che avevo visto era così strano che pensavo, non mi aveste mai creduto. Mi spaventavano e preferivo tenerle lontane.
- Non creduta? Ma cosa dici! E ti terrorizzavano forse peggio di “Ella”? Non ti ricordi più come nostra Sorella morì? Tu eri là, insieme con Noi!
- Sì, più di “Ella”.

Non credevo a ciò che udivo! Mi allontanai senza ascoltarla ulterior- mente.

Il viaggio

Ed eccomi ancora qua, sola a fissare “Ella” e la Sua luce azzurra. Non penso più ai momenti felici che non si ripresenteranno mai più. La terza Sorella tentò altre volte di parlarmi di queste forme di vita, ma io non volevo più affrontare l'argomento o perlomeno non mi sentivo pronta, anche se le parole bizzarre che pronunciò, Mondo e Entità co- minciavano a incuriosirmi. Vorrei tornare con la mente al passato ma le immagini si fanno confuse e s'interrompono improvvisamente: è quel punto giallo, e ciò che sta nelle sue vicinanze, a corrompere i miei sogni. È il desiderio di sapere che comincia ad attrarmi.
È inutile continuare a nascondermi per celare la mia paura per il freddo e la fine imminente. Ho deciso: torno dalla seconda Sorella e parleremo di nuovo di quest'argomento. Sono sicura che ciò non por- terà a niente ma è pur sempre preferibile di continuare a pensare al passato; e poi è un argomento nuovo e m'infonde l'ottimistica, nonché sciocca idea, che esista ancora un futuro.
Eccola la mia seconda Sorella; è ferma a fissare quel punto lontano e misterioso e percepisco il Suo stato d'animo; la curiosità la distrae a tal punto che non si è accorta che sono dietro di Lei. Chissà perché questo mi riporta alla mente la fine della giovane Sorella quando la ritrovam- mo danzare intorno a “Ella”. Avevo la stessa sensazione di sgomento: quanto interesse per quel punto giallo! Veramente è convinta che vi sia- no delle Entità simili a Noi e che ciò possa aiutarci? E in quale modo?
Mettendomi al Suo fianco, dirigo lo sguardo nella medesima direzio- ne; effettivamente ha ragione, c'è qualcosa laggiù. Tutte le masse inerte e luminose dei più svariati colori nel corso del tempo si sono disposte in uno schema ordinato formando due onde a spirale; il punto luminoso di colore giallo è su uno di queste, nel confine più estremo di una delle due onde.

Piccolissimi ma per Noi perfettamente visibili, si muovono feb- brilmente, segno che sono effettivamente vive e non semplici “cose”. Sempre fissando nella stessa direzione e, senza voltarsi, finalmente mi rivolge la parola.
- Le vedi? Si muovono e sembrano a Loro agio. Non sembrano nu- trire paura per quello che le circonda. Vorrei farti una proposta, ma non darmi della stolta, anche se quello che sto per dirti è veramente una pazzia: andiamo là, verso di Loro. Noi tre, ce la possiamo fare; insieme siamo in grado di combattere il freddo dello spazio.
- Sì, sei pazza! Moriremo di sicuro; e poi, anche se affrontassimo questo viaggio, che continuo a consideralo impossibile, cosa pensi di fare arrivati laggiù?
- Non lo so, non è solo curiosità, ma nutro una speranza di salvezza. Non chiedermi come; la mia è solo una sensazione. Hai sentito cosa ti ha detto la terza Sorella? Lei le ha già viste e, a me, ha raccontato altri particolari.
- Quali?
- Non solo nascono dalle “cose”, ma queste sono animate, vivono di vita propria e, dopo un breve periodo, queste tornano inerte e, quelle che Lei chiama “Entità”, escono da queste sotto forma di energia vitale, simili a Noi; si presentano di colore azzurro, come “Ella” e non è tutto, c'è dell'altro.
- Continua.
- Nella nuova forma emettono calore, possono toccare e addirittura attraversare da parte a parte qualunque “cosa” senza pericolo e, incre- dibile a dirsi, non ne sentono il freddo contatto e non è l'unico motivo che la terza Sorella ne rimase intimorita, inducendola ad allontanarsi. L'ultima volta che si era avvicinata a Loro, queste hanno cercato di in- seguirla; sembravano impazzite, come se volessero far parte di Lei, di congiungersi, ma ne fu terrorizzata e non passò più da quelle parti, anzi evitò di proposito ogni luogo simile.
- Andare là; è così distante! E quella “cosa” gialla è molto più fredda di “Ella”; per avere lo stesso calore dovremo avvicinarci molto di più;

e se fossimo trascinate dentro lei? Non voglio fare questa fine e inoltre quando saremo laggiù, sempre che riuscissimo ad arrivare, perderemo quasi tutte le nostre energie... rischiando di diventare “cose”. No, pen- siamoci bene.
- Io ci voglio provare; stare qui significa solo aspettare la nostra fine, e questo è un dato di fatto. L'unica speranza è tentare. Parliamone anche con la terza Sorella, poi decidiamo. Da sola non ce la posso fare e... ma guardala, è qui dietro di Noi!
È immobile e continua a fissarci, per poi esplodere in una esclamazione quasi collerica.
- Io non vado da nessuna parte, specialmente là! Scordatevelo! Nemmeno il tempo replicare e si è già voltata, rifugiandosi rapida-
mente dietro di “Ella”.
Che fare? Lasciare perdere o intraprendere il viaggio solo noi due? No, non ho nessuna intenzione di lasciarla sola! Anche se è abituata alla solitudine, non è un motivo valido per abbandonarla; e se poi la dispe- razione prendesse il sopravvento e la inducesse a suicidarsi su “Ella”? No, non potrei mai perdonarmelo. Lasciamo stare.
Invece la seconda Sorella è sempre più decisa e, ogni momento è buono per chiamarmi, per farmi vedere, laggiù, i cambiamenti che si stanno verificando o per propormi nuove teorie su come comunicare con Loro, le “Entità”. Questi continui tentativi per convincermi a par- tire mi opprimono; anche i sogni e i ricordi del passato non mi aiutano più ed io oramai, mi sto sempre più convincendo che ha ragione Lei. È vano restare qui. Torno da Lei e vediamo di riuscire entrambe, a convin- cere la terza Sorella ad aggregarsi.
Che strana situazione; entrambe, fianco a fianco, guardiamo quel te- nue e lontano punto luminoso senza parlaci, estasiate da quella strana attività, con l'impressione, e perché no, la speranza che fossero Loro a venire da Noi. Se sono così resistenti e refrattari a questo Universo mo- rente, perché non si muovono? Che cosa li frena? Sono un po' delusa, ma la curiosità, è troppo forte; e se avesse ragione Lei e ci fosse effetti- vamente una speranza per Noi?

Adesso ho l'impressione di essere diventata un'altra; e la paura?
Scomparsa come d'incanto.
- Va bene, perso di essere pronta a tutto; però prima torniamo dalla nostra Sorella e cerchiamo di convincerla. Non possiamo lasciarla da sola.
- Io sento già i Suoi pensieri; non verrà e ci dirà...
- Non m'interessa! Voglio che me lo dica direttamente e che mi guar- di...
Non riesco più a parlare! Uno strano suono, che sembra provenire da un luogo remoto e vicino nello stesso tempo, sta penetrando fin nel profondo del mio essere; ma da dove proviene? Mia Sorella mi guarda sconcertata, stupita e perché mai? Ma certo, sono io! Sono io che lo sto emettendo e non riesco a controllarlo; non comprendo cosa sia, cosa mi stia capitando. A tutto ciò si aggiunge un senso di profonda disperazio- ne. È come se qualcosa d'indefinito, si sia impossessata di me. Cerco di farmi forza, di smetterla e di riprendere il controllo di me stessa. Non riuscendo nel mio intento, mi volto, quasi per nascondermi, celarmi alla vista delle mie due Sorelle. Non voglio che mi guardino come sono di- ventata, sprofondata in questo stato emotivo che mi sconvolge. Il senso di vuoto che provo è così intenso che mi ritrovo senza rendermene conto, di fronte alla terza Sorella, al Suo sguardo paradossalmente privo di emozioni. Lei ha capito cosa mi sta accadendo.
- Si chiama pianto. Le Creature lo definiscono così; talvolta anche Loro si abbandonano a esso, specialmente quando in un loro simile, c'è la trasformazione e l'energia vitale esce dalle “cose” che le hanno fatto da involucro. Quando ciò accade, chi è ancora presente sul Mondo, si ritrova a non essere più in grado di comunicare con chi amava.
- L'hai chiamato Mondo; è questo il nome della “cosa”?
- Le hanno scelto un nome, anzi molti nomi, ma con lo stesso si- gnificato. Vivono, in questa fase iniziale, in gruppi isolati e spesso non comunicano fra loro; pertanto parlano in modi molto diversi pur espri- mendo gli stessi significati.
- Tu sai molto di Loro; se andiamo tutte e tre, insieme potremo...

- No; io non verrò. Quando le Entità ti vedono, ti si lanciano contro; non so perché, ma ho avuto paura e sono fuggita. Forse non sono pe- ricolose... insomma non lo so. Sembrano in cerca di qualcosa che non comprendo. Comunque io preferisco così. Rimarrò qui, vicino a Ella.
- Entità, Mondo, persino come vivono: parlaci ancora di Loro. Continuò a lungo, e il suo racconto si faceva sempre più interessante,
magico e stupefacente. Ora capisco perché non ne ha mai fatta parola con nessuna di Noi; temeva che tutte Noi ci buttassimo a capofitto su quel Mondo, che potessimo distruggerlo o essere Noi stesse distrutte.
Oltretutto con il passare del tempo ci siamo indebolite; da sole non possiamo più fare viaggi così lunghi. Rischiamo la morte.
Rischiare? Perché continuare a raccontare falsità a Noi stesse? Siamo già morte e tutte le nostre Sorelle, forse, non esistono più; e allora, per- ché indugiare ancora?
- Vi ripeto che io non verrò. Voi due da sole ce la farete e vi auguro di trovare ciò che cercate.
- Sola! Rimarrai sola per sempre! Anzi, anche questo non è vero! An- che “Ella” morirà, esploderà come è successo per le altre simili a Lei... e tu con Lei!
- Non disperate; io preferisco così. Non ci sono più le nostre Sorelle e... preferisco rimanere sola.
- Se c'è una speranza, Noi torneremo; ritorneremo a prenderti. T'in- vieremo sempre dei segnali così rimarremo vicini. Hai capito Sorella! Noi non ti lasceremo sola, mai!
La guardiamo allontanarsi e tornare dietro a “Ella”. Ancora non mi capacito di cosa stiamo facendo, abbandonarla in cambio di una fievole speranza di salvezza che forse, è solo un'insensata creazione della no- stra fantasia; eppure, quel minuscolo punto ci attrae irresistibilmente e ci sentiamo precipitare inspiegabilmente in un vortice di emozioni e desideri. È egoistico nei confronti della terza Sorella, e ancora non cre- do a me stessa che stiamo per separarci da Lei, ma ormai la decisione è presa.

È il momento: ci guardiamo, senza parlare, ma sapendo bene cosa si deve fare e quando. Ci avviciniamo l'una all'altra in una sorta di unione, e così fuse, senza voltarci indietro, ci lanciamo verso la nostra destina- zione.
Mi sento sicura, unita a Lei nuotando risoluta, verso quel nuovo Mondo, ma mi rendo conto che tutta questa sicurezza è solo tempo- ranea, ingannevole. Già in vista delle prime masse oscure che orbitano intorno a “Ella”, il timore comincia ad assalirmi; vorrei rinunciare e, se non fosse per la vicinanza della mia Compagna, avrei già vigliaccamente abbandonato questo viaggio.
Non resisto alla tentazione di guardare dietro di me, sapendo che è per l'ultima volta; voglio rivedere nostra Sorella, ma la grande sfera az- zurra, che ci ha protetto con il Suo tepore, è ormai un punto indistinto. È Lei è là, da sola e mi chiedo cosa farei al Suo posto. Provo a immede- simarmi ma l'idea della completa solitudine non fa altro che alimentare la paura dell'inevitabile “Nulla” della morte, della non esistenza. No, non riuscirei a resistere e sicuramente mi lancerei in uno spasmodico inseguimento, a costo di congelare nello spazio.
Sono certa che ci sta ancora osservando, chiedendosi se avesse fatto la giusta scelta e... non è possibile! Non posso continuare a pensarci! Ora ho la stessa tremenda ansia che mi aveva sconvolta poco prima, ricominciando a urlare, senza controllo.
- Basta, smettila e continua a guardare avanti. Non pensare più a Lei.
Torneremo e la salveremo. Hai capito? Smettila di piangere!
Sì, ha ragione; è meglio concentrarmi su quel punto lontano. La tri- stezza è così soffocante che mi ha ammutolito; smisi di parlare con mia Sorella, ora compagna di viaggio, e questo per lungo tempo.

CAPITOLO 4
Entità azzurre


Siamo sole. Intorno a noi c'è oramai il Nulla, oltre a questo freddo intenso ma, finalmente e dopo tanto tempo, siamo quasi arrivate a de- stinazione. Le cose non sono andate molto bene; d'altronde me lo im- maginavo e anche mia Sorella, fin dall'inizio, era consapevole dei rischi che correvamo.
Abbiamo perduto molto di Noi stesse e, ancora adesso se volgo lo sguardo dietro di me, vedo parti del nostro essere che ancora si disperde nello spazio sotto forma di una lieve nube di “cose”.
È un po' come avvenne nel momento che precedette la morte della nostra giovane Sorella, prima che sparisse su “Ella”, ma qui tutto si ma- nifesta con incredibile lentezza e durante tutto l'arco del tempo trascor- so nel viaggio. La mia Compagna è quasi esanime e cerco di confortarla cercando di distrarla, rimembrando i tempi passati in allegria con le nostre Sorelle e tenendola al caldo più che posso.
Laggiù la luce gialla di quella “cosa” è ormai prossima e, vicina a essa, s'incomincia a scorgere il “Mondo”. Intorno ad esso sono ormai distinguibili gli “Esseri azzurri” che continuano a muoversi rapidamen- te intorno a quella piccola sfera bianca e blu.
Mia Sorella non ha quasi più energie e sono io che la trascino; sento che Lei è sempre più felice mentre ci avviciniamo, ma io comincio ad avere timore che tutto sia vano. Vorrei mandare un pensiero alla terza Sorella, sola su “Ella”, dirle che siamo prossime al nostro arrivo, che va tutto bene, ma ho il timore che si insinui anche la mia paura, la visione di come si sia ridotta in questo stato pietoso la mia Compagna e allora aspetto ancora un po'. Vediamo prima com'è questo Mondo e poi deci- derò; d'altronde ora non possiamo più tornare indietro, qualunque cosa troviamo.
- Siamo arrivate, guarda quelle luci... sembrano osservarci.

- Non ti sforzare di parlare; sì, siamo arrivate e adesso ci avvicinia- mo al Mondo. Cerchiamo comunque di essere prudenti e osserviamo a distanza, prima di avvicinarci ulteriormente o tentare di comunicare, sempre se vi riusciamo...
La Sua voce era fievole ma non celava la Sua felicità; è convinta di ciò che abbiamo fatto; ma poi convinta di cosa? Che pena mi fa; speria- mo che vada tutto bene. Tutto bene? Ma cosa stiamo cercando? Perché siamo qui? Che cosa ci aspettiamo? Tutte domande prive di risposta e quella “cosa” gialla, scarsamente luminosa, è praticamente fredda; ben poco calore emana. Ho il terrore che tutto sia inutile, che abbiamo inse- guito solo un sogno e siamo giunte qua solo per morire.
Eccolo, il Mondo ora è di fronte a Noi e ci fermiamo ad osservarlo. Mia Sorella impaziente cerca di staccarsi da me, vuole avvicinarsi il più possibile ma io la trattengo; è ancora presto.
- Ti prego, stai calma! Osserviamo a distanza; questo Mondo non è nient'altro che identico a tutte le altre “cose” che già conosciamo, fred- do e pericoloso.
- No, guarda bene; è diverso. Ci sono delle “cose” che si muovono sulla Sua superficie e... persino sotto quel manto azzurro. Io mi avvici- no!
- Smettila! Se ti stacchi da me, il freddo ti ucciderà. Figuriamoci ad avvicinarci a quella “cosa”, sì insomma, a questo Mondo. Vuoi darmi retta per una volta?
- Io voglio andare là! Perché aspettare?
- Perché non sappiamo niente, nonostante ciò che ci ha raccontato nostra Sorella. Vuoi capire che...
Improvvisamente ammutolii. Siamo così intende a rimbeccarci per decidere sul da farsi da non accorgerci che qualcosa, o forse qualcuno, ci sta osservando. Sono tutte intorno a Noi; inizialmente davano l'im- pressione di presentarsi come una massa compatta, adesso si stanno frammentarono in tante parti di diverse dimensioni, alcune piccolissime altre molto più grandi e da queste ultime cominciamo a sentire dei suo- ni, o per meglio dire, dei pensieri netti anche se semplici.

Simili a Noi, ma così diversi. Non temono il freddo, anzi non lo sentono minimamente!
Un oggetto è passato rapidamente tra questi Esseri, attraversandoli! Ed era una “cosa” di dimensioni non indifferenti. Ogni volta che ne vediamo una, ci allontaniamo per evitare il suo contatto perché questo ci provoca danni e un intenso dolore; invece queste Entità non si sono spostate, mantenendo la loro posizione con indifferenza mentre quell'oggetto li ha attraversati da parte a parte; nessuna perdita di energia, nessuna sensazione visibile come dolore o altro. Adesso capisco perché la terza Sorella li temeva; Lei era fuggita, ma Noi? Dove possiamo andare, ora? Affrontarli e cercare di comunicare è l'unica scelta possibile.
Comunicare? I Loro pensieri sono così semplici, anzi dopo innumerevoli e inutili tentativi, capii che non ci intendevamo; sono fievoli vibrazioni mentali, indirizzati a un solo obiettivo e lo traducono elementarmente con una sola domanda: Chi sei? Ripetono tutti la stessa cosa, incessantemente senza mostrare ostilità, o qualunque altro sentimento. In Loro c'è solo... curiosità? Forse neanche questo. Provo inutilmente in altri modi, per tentare di fargli comprendere da dove veniamo, chi siamo. Niente. La stessa domanda e sempre posta dalle Entità più grandi; le altre non parlano o emettono suoni incomprensibili; e se queste vibrazioni rappresentassero in forme diverse la medesima domanda?
Tutta questa sofferenza per trovare questo? Mi sembra di impazzire e, a questo contribuisce questa ripetitiva domanda, cui non si riesce a dare risposta:
Chi sei? Chi sei? Chi sei?...
Urlai: basta, smettetela!

Maurizio Antenore

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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