"Questo romanzo è il seguito di “The last Pope” e anche se la trama di entrambi è autoconclusiva, si consiglia la lettura del precedente per meglio comprendere le dinamiche dei personaggi e alcuni riferimenti specifici."
Ristorante 'u Curtu – Marzamemi – Sicilia.
Arthur aveva gli occhi chiusi e le braccia a penzoloni. In testa un cappello di paglia bianco che, insieme alla barba dello stesso colore, gli davano un'aria da vecchio agricoltore delle Pampas. Ma non dormiva. I primi passi che percepì furono quelli strascicati di 'u Curtu e poi quel suo schiarirsi la voce, tipico dei vecchi marinai che hanno lottato per anni col vento e la salsedine. Dietro di lui altri passi più precisi e leggeri. Passi di donna o di ragazzo, che cercavano di nascondersi nel fruscio di quelli che li precedevano. «Dottore,» esordì l'oste, asciugandosi le mani in uno strofinaccio logoro «c'è una picciotta che vi cerca.» Per tutta risposta, Arthur alzò lentamente una mano, allungò il dito indice e se lo pose davanti al naso. «Non far finta di non esserti accorto di me,» continuò la voce di donna, mentre il rumore delle ciabatte di 'u Curtu si allontanavano dalla spiaggia, «scommetto che sapresti persino dirmi la marca dell'auto con cui sono arrivata.» «Il silenzio... » sospirò Arthur «il silenzio è la forma di comunicazione più difficile da contestare. Chi riesce a infrangerne l'essenza, è un filosofo... oppure un rompicoglioni! Prendi una sdraio e mettiti comoda, non è ancora terminata la mia seduta di yoga.» «Stai facendo yoga?» scoppiò a ridere Isotta «Credevo stessi semplicemente russando.» «Forse,» borbottò qualche parola confusa, inumidendosi continuamente le labbra con la lingua «ma l'importante è riuscire a rilassarsi. Ora ti avverto,» le intimò «se sei venuta qui per propormi di lavorare, ti consiglio di riprendere la tua Punto a noleggio e tornartene a Roma. Se invece vuoi confessarmi che ti manco, è meglio che avverti 'u Curtu che ti fermi a pranzo.» «Sono qui perché ho bisogno del troglodita,» sorrise «sempre che la sua gelosa fidanzata mi dia il permesso di avvicinarmi a lui.» «Michele non c'è più!» «Oh cazzo, mi dispiace,» si inginocchiò sulla sabbia, afferrandogli il braccio «cosa gli è successo?» Arthur si liberò lentamente della presa e le indicò due sagome scure, nascoste tra le rocce della riva. «Si sono lasciati,» le spiegò «e adesso non c'è nulla che abbia più alcuna importanza per lui.» «Gli hai spiegato che nella vita ci si lascia continuamente con qualcuno? Che poi il dolore passa e ci chiediamo quanto siamo stati stupidi a chiudere fuori il mondo per tutto quel tempo?» «Vai ancora a letto col capitano?» tagliò corto. «Qualche volta,» ammise candidamente Isotta «ma non mi illudo più che lasci la sua famiglia per me. Ho imparato la lezione.» «Cosa vuoi da Michele?» «È morta una ragazza, l'hanno trovata in...» «Non ti ho chiesto cosa è accaduto,» la zittì «ma perché hai bisogno di lui.» «C'è un sito web dove un gruppo di fanatici attinge a informazioni particolari per organizzare macabre messinscene in luoghi sacri. I nostri informatici hanno già provato a bucarlo, ma ovviamente senza successo. Credi ci sia una qualche speranza che il ragazzo possa riuscirci?» «Vai là e chiediglielo, ma credo che ci sia soltanto una cosa che possa destarlo dal suo dolore.» «Devo baciarlo come farebbe una fata con un rospo?» «La soluzione puoi chiederla a 'u Curtu,» sospirò «dalla sua camminata scomposta sento che sta tornando.» «Dottore,» esclamò, dopo essersi schiarito di nuovo la voce «lo preparo anche per la picciotta un piatto di puppetti i muccu?» «Sarebbe questo il modo per risvegliare il ragazzo dal suo dolore?» domandò Isotta. «Vai a prenderne un paio, portale a Michele e a Cat.» sorrise Arthur «Vedrai che ti seguiranno entrambi senza discutere.» «Sapessi almeno cosa sono.» «Polpettine a base di pesce,» le spiegò «impastate con uova e pangrattato. Poi fritte in padella. La particolarità è che vengono realizzate con pesce neonato, ovvero quelle specialità la cui pesca è tendenzialmente vietata, se non dietro a una apposita autorizzazione.» «Che ovviamente 'u Curtu non ha?» «Signorina mia,» rispose l'uomo, grattandosi ripetutamente la testa «l'autorizzazione non serve a trasformare un piatto qualunque in qualcosa di buonissimo. Adesso, se volete mangiare, fate come vi ha detto questo sant'uomo! Se non fosse per lui, sarei già andato in rovina.» Isotta lo seguì fino alla sgangherata cucina, prese due polpette dalla padella, le mise in un tovagliolo, e si incamminò verso la riva. «C'è bisùognu ri 'na fìmmina pi dimenticare 'na fìmmina!» brontolò 'u Curtu. «Se ti corre incontro il cane, lo farà anche Michele.» commentò Arthur, mentre Isotta gli passava di fianco. «Le donne sono gioia e disperazione. A quell'età diventano l'unico scopo di vita.» Osservò da lontano la reazione dei due dispersi alla vista della ragazza. Entrambi mangiarono le polpette ed entrambi la seguirono come previsto sulla via del ritorno. Quando tutti furono seduti attorno alla tavola, per un attimo si ricreò l'atmosfera di qualche mese prima, quando insieme avevano raccontato al mondo gli intrighi del Vaticano. «Che fine ha fatto Emanuela Dal Monte?» domandò Arthur, con ancora la bocca piena. Isotta impiegò qualche istante per liberarsi del boccone, a cui aggiunse il tempo necessario a gustare un buon bicchiere di Solitario bianco. «Si racconta che abbia dato le dimissioni e che sia partita.» spiegò con tutta calma «Si vocifera che abbia lasciato l'Italia per la vergogna, o forse per non incorrere in qualche scomunica del Vaticano. Ora posso spiegare perché sono qui?» «Lo hai già fatto,» la schernì Arthur «hai bisogno di Michele per entrare in un sito web.» «Non... è... soltanto un... sito web,» si affrettò a precisare il ragazzo «è un sito del... dark web.» «Qualcuno può spiegarmi la differenza?» «il web è tutto ciò che appare in superficie.» intervenne la ragazza «Il dark web è un mondo parallelo, sotterraneo, costituito da indirizzi illegali, nascosti... segreti. Una sorta di carboneria, dove si svolgono traffici illeciti.» «Se è tanto pericoloso, perché non viene debellato?» «Lo stesso si potrebbe dire della Mafia, delle cosche, dei trafficanti di droga e quant'altro avvelena la nostra esistenza.» replicò. «Cosa deve cercare Michele in questo sito?» «Te lo avrei spiegato se mi avessi lasciato parlare. Invece mi hai impedito di incrinare questa tua vacanza dorata.» «Come ho detto al tuo bel capitano quando è venuto a cercarmi la scorsa volta, io ho già dato!» «Sei tornato a definirlo il mio bel capitano.» «Beh...» si pulì lentamente la bocca col dorso della mano «sei tornata a essere la sua compagna di letto. Anche se in modo saltuario, non possiamo escludere che sia il tuo bel capitano.» «Non sei affatto cambiato!» sbuffò «Adesso posso spiegarti il motivo per cui sono qui?» «Non è per farti aiutare da Michele?» «Non solo per questo.» ammise, posando rumorosamente la forchetta sulla tavola «Vorrei il tuo parere su un'indagine che mi è stata affidata.» «Allora potevi dirlo subito!» accompagnò la battuta con un'espressione ironica «Dopo un buon pranzo, si è meglio predisposti ad ascoltare i problemi degli altri!» Le spiegazioni arrivarono più tardi, quando 'u Curtu si ritirò per il suo sonnellino pomeridiano. «È un casino Arthur,» esordì Isotta, passando il suo computer a Michele affinché provasse ad entrare nel dark web «qualcosa di cui non riesco a venire a capo.» «Ti sei chiesta prima di tutto perché ti hanno affidato questa rogna?» «Perché non la voleva nessuno, è ovvio!» rispose, scrivendo sul tovagliolo la password del portatile. «Non serve...» rispose il ragazzo «ho impiegato ventisette... secondi per trovarla.» «Mi ero dimenticata che tu fossi tanto bravo.» gli dispensò una carezza. Poi, rivolgendosi ad Arthur «Riguardo a questa storia, non saprei neppure da dove cominciare.» «Dall'inizio,» le rispose «come si fa con le fiabe che si raccontano ai bambini.» «Circa un mese fa è stato ritrovato il corpo nudo di una donna, di cui ancora non conosciamo l'identità. Nessuna denuncia di sparizione, nessun segno particolare, nessun documento né un indizio che ci potesse aiutare a identificarla. È stata rinvenuta sull'altare di una piccola chiesa di periferia, messa in posa come se fosse un manichino.» «Causa della morte?» «Una overdose di benzodiazepine. Si tratta di un semplice ansiolitico. Preso in dosi massicce, può indurre il coma. Non aveva ferite, nessun segno di lotta, nessuna puntura d'ago... nessuna violenza.» «Cosa c'entra questa donna col dark web?» «Apparentemente nulla,» continuò «e inizialmente poteva sembrare un episodio isolato, almeno fino a quando ho chiesto a tutte le Procure di inviarmi le denunce che riguardavano qualcosa di simile.» «Non credo che un fatto del genere possa passare inosservato.» «Una ragazza nuda, morta su un altare, no di certo, ma ci sono state tre segnalazioni di intrusioni, perpetrate in diverse chiese, apparentemente con la stessa finalità. Una di queste è stata filmata dalla telecamera posta all'ingresso. Di un'altra abbiamo solo dei testimoni che li hanno visti fuggire dal retro e la terza ci ha lasciato invece un dettaglio interessante.» «Una donazione per il parroco?» scherzò. «Nella fuga hanno perso alcuni oggetti usati per lo scasso. Una pila, un grimaldello, un guanto di lattice... ma anche un biglietto stampato direttamente da un sito web.» «Il famoso dark web?» «No, e qui comincia a srotolarsi il bandolo della matassa. Il sito in questione appartiene ad una nota scrittrice, che è solita pubblicare direttamente online i propri romanzi.» «Non ne capisco il senso,» obiettò Arthur «se li rende gratuitamente pubblici, perché qualcuno dovrebbe acquistarli?» «La registrazione per leggere i suoi libri ha un costo di circa cento dollari, ma il bello deve ancora arrivare.» «Spero che arrivi in fretta,» commentò «comincio ad avere sonno.» «Mi... hanno... sgamato!» balbettò Michele «Questi... sono molto, ma molto... molto più... bravi di me.» «Cosa cazzo è successo? Come hanno fatto a scoprirti?» urlò Isotta. «Beh...» le mostrò lo schermo nero del computer portatile «appena ho... superato le prime due... chiavi di accesso, mi hanno scoperto e bloccato.» «Va bene, ma perché lo schermo del mio computer è nero?»
Abel Wakaam
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