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Autore: Salvatore Scalisi
La disfatta
Giallo
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La disfatta
La donna, sulla cui mano il trascorrere del tempo ha già iniziato a lasciare i suoi indelebili segni, sposta lentamente la tendina della finestra, per osservare il viale che fiancheggia lo stabile di sei piani in cui abita, per poi indirizzare lo sguardo sulle due amiche che camminano armoniosamente, una delle quali porta un passeggino.

- È davvero un bel bambino - dice Gloria, quarantenne, sposata con Marco, un figlio, Giovanni di tre anni, riferendosi al faccione sorridente dentro il passeggino.
- Già! Anche se in questo momento sta recitando una parte che non gli appartiene; in realtà è piagnucoloso, e la notte dà il meglio di sé - risponde con un velato sorriso, Marta, bella trentacinquenne, nubile, badante presso una coppia di liberi professionisti, nella cui casa risiede. - A proposito di bambini, Giovanni è a scuola? - continua la donna.
- Sì. -
- Come va? -
- La scuola è proprio il posto ideale per mettere in mostra la sua esuberanza - risponde con ostentato compiacimento, Gloria.
Arrivate dirimpetto al palazzo, le due donne rivolgono l'attenzione alla finestra, ed elargiscono un sorriso, contemporaneamente ai movimenti della mano in segno di saluto.
- Vuoi un gran bene a tua zia, non è vero? – le chiede Gloria.
- Sì – risponde Marta.
- Lo sai che quando osservo lei, mi sembra di vedere te alla sua età? Da giovane doveva essere una gran bella donna. -
- Sì, è vero, ci somigliamo parecchio; anche se, tengo a precisarlo, non credo di avere la sua bellezza - risponde l'amica.
- Stai mentendo spudoratamente! Perché nascondere il meraviglioso dono che madre natura ti ha riservato? Io farei salti di gioia! -
- A dirlo è una vecchia strega - replica con tono ironico, Marta.
- Be', ammetto di non far parte di questa categoria... -
- Viva la sincerità! -
- Impazzirei a vivere da sola, soprattutto alla sua età - confessa Gloria, riferendosi alla zia dell'amica.
- Non è piacevole per nessuna persona di questo mondo - dice Marta. - Dopo la scomparsa dei miei genitori, la sua presenza è stata per me molto importante. Non so come avrei fatto senza di lei; è stata come una madre, un padre, la mia migliore amica... e come una figlia divenuta ormai grande, credo sia stato giusto allontanarmi un po', pensare e agire autonomamente; alla fine, con comprensibile malinconia, lei ha approvato la mia decisione. Le devo molto. -
- Non avrebbe potuto fare diversamente; è una donna eccezionale. -
- Sì - annuisce Marta.
- In fondo, non vi siete allontanati di molto. -
- Già. Ogni volta che posso, non vedo l'ora di andare ad abbracciarla. -
Le due amiche proseguono la passeggiata, quando incrociano un anziano uomo con al guinzaglio il suo piccolo cane.
- Ciao Marta. -
- Buongiorno signor Francesco. -
- Ci si incontra ogni tanto. -
- Mi fa piacere vederla. Lei è un'amica –
Gloria e l'uomo si scambiano un cenno di saluto.
- Ci siamo già visti alcune volte – afferma Francesco.
- Già – replica Gloria.
- Come sta Nerone? -
- Gli anni cominciano a pesare anche per lui; ormai la quotidiana passeggiata si limita solo per i bisogni... la vecchiaia è una gran brutta cosa. -
- Non sta esagerando? - dice con simpatia, Marta.
- Temo di no. -
- Be', guai se si usasse la parola “vecchiaia” dinanzi alla zia, andrebbe su tutte le furie. -
- Soprattutto se venisse rivolto nei suoi confronti - osserva col sorriso sulle labbra il signor Francesco.
- Questo è sicuro! - afferma la donna. - Vi siete visti in questi giorni? -
- Sì, sono andato a farle visita l'altro ieri; può sembrare un paradosso visto che abitiamo nello stesso condominio. -
- Già, è così. -
- A una certa età si diventa incredibilmente pigri. Come va giovanotto? - il bimbo dentro il passeggino risponde con un largo sorriso. - Riesce a comunicare anche senza parole - commenta l'uomo.
- Di solito si mostra socievole con chi gli pone attenzione - ammette Marta. - Non so dirle se fa parte di una strategia per accaparrarsi simpatie. -
- Niente male come inizio di vita. Vieni a trovarmi se vuoi. -
- Ok. -
- Piacere di averla conosciuta - dice l'uomo a Gloria.
- Anche per me è stato un piacere – risponde lei.
Marta si abbassa ed accarezza il piccolo cane.
- Ciao Nerone. –
L'amico a quattro zampe ringrazia leccandole la mano per poi allontanarsi con il signor Francesco. Le due amiche volgono lo sguardo in direzione della casa, mentre riprendono la gradevole passeggiata lungo il viale.

Profondamente provata, per un attimo traspare nel viso della donna un riverbero di luce che si affievolisce man mano che accosta la tendina della finestra; sedutasi su una sedia, l'anziana donna socchiude gli occhi lasciandosi dondolare.

L'elegante soggiorno dei coniugi Giardina accoglie attraverso le grandi vetrate la luce radiosa del sole; Marta, con addosso un grembiule bianco, un panno in mano, è intenta a pulire la mobilia, quando squilla il suo cellulare.
- Ciao. Sì, sono al lavoro. Tu? Sicuro? Come faccio a saperlo, non credo di possedere il dono dell'ubiquità. Sono sola, il bimbo l'ho lasciato poco fa che dormiva... è naturale, almeno per me, che ti pensi... no, che non sto scherzando, parlo sul serio. Il giorno che non sarà più così te lo dirò, puoi starne certo. Non prendertela, è una legge di vita che vale per tutti; è bello fin quando dura... - sostiene la donna con tono leggero - Mi dispiace averti messo un po' di malumore, non era nelle mie intenzioni... ok, non parliamone più. Ho qualche ora libera nel pomeriggio, lo sai... sì, hai ragione, sono più che sufficienti... anch'io desidero vederti. Non vorrei che sorgessero dei problemi... va bene, il mio prossimo giorno libero lo trascorreremo insieme; andremo in un posto bellissimo lontano da qui... sì, tenendoci per mano senza la paura di essere visti. Stanotte ti ho sognato; non è la prima volta che capita, ma stanotte è stato meraviglioso! No, niente sesso, eravamo in un'isola incantevole, noi due soli; te lo racconterò appena ci vediamo. Ci ritornerei ben volentieri; con te, naturalmente. Pensare di raggiungere quell'angolo di paradiso durante il mio giorno libero? Lo definirei alquanto difficile! Si potrebbe fare un tentativo, nessuno ce lo vieta - dice Marta, accennando un sorriso. - Ok, a più tardi. –

Il cliente dopo aver indossato il vestito esce dal camerino del negozio di abbigliamento e va a guardarsi allo specchio; dall'espressione del viso non sembra avere le idee chiare, così spera in un aiuto del titolare.
- Come le sembra? -
- Forse le maniche sono un po' lunghe, ma possiamo rimediare. -
- Non lo so... – replica perplesso il cliente - Non sono molto convinto ... -
- Cosa c'è, non le piace? -
- Sto cercando di capirlo. -
Riccardo, il contitolare del negozio, pone il cellulare sul bancone, prende un vestito dall'espositore e si avvicina ai due interlocutori.
- Provi questo, dovrebbe starle meglio; sempre se il colore è di suo gradimento. -
Indossato il capo di abbigliamento, il cliente si riguarda allo specchio con un'aria compiaciuta.
- Sì, ha ragione, sembra cucito su misura per me. -
- Già; anche in questo caso necessita di una accorciata alle maniche. -
- Be', a questo punto credo che sia un problema mio - afferma con tono ironico l'uomo. - Lo prendo! -
- Ottima scelta! -
Non ci sono tentennamenti di sorta, il cliente acquista il vestito che lascia nel negozio per le dovute riparazioni e va via soddisfatto.
- Sono stato una frana... - dice il socio.
- Non sempre si può essere obiettivi; a volte è necessario assecondare il cliente; è stato questo il tuo sbaglio - replica Riccardo.
- Vuoi dire... -
- Il primo vestito, che a mio modesto parere gli stava meglio di quello che ha comprato, non l'avrebbe portato addosso nemmeno da morto, questo è sicuro! In questo caso l'unico modo per aggirare l'ostacolo, è dare ragione al cliente, proponendogli qualcos'altro che sicuramente accoglierà con un animo più rilassato. -
- In poche parole: rispettare le regole del mercato. -
- Sì, se vogliamo dargli questa definizione; non commettiamo nessun peccato, agendo così aiutiamo a restituire ai clienti in crisi d'identità un po' fiducia. -
- L'uomo ha subito una camaleontica metamorfosi - fa notare il socio.
- Be', siamo stati all'altezza del nostro compito - afferma Riccardo. - Oggi pomeriggio dovrai cavartela da solo – dice, accennando un sorriso.
- Ti assenterai? -
- Sì, ho un impegno. -
- Prometto che sarò spietato. -
- Ehi, non vorrai trasformare questo posto in un campo di battaglia? Ci tengo al buon nome del negozio. -
- Ed io al mio lavoro. -
- Giusta osservazione! –

- Dai, corri! Prendimi se c'è la fai! -
Il piccolo Giovanni c'è la mette tutta a rincorrere nell'ampio salone la mamma. A un tratto, Gloria si ferma e, abbassandosi, frena la corsa del bimbo, lo alza in aria come un trofeo per abbracciarlo affettuosamente.
- Tesoro, sei bravo! -
Marco, fa il suo rientro in casa.
- C'è aria di divertimento - dice l'uomo col sorriso sulle labbra, appoggiando la borsa da lavoro su una poltrona. - Posso partecipare? -
- Te la senti di correre? Sarai stanco, immagino - replica Gloria.
- Sicuro; ma una corsa mi aiuterà a sgranchirmi le gambe. -
La donna rimette per terra Giovanni.
- Bene, allora prendici! - mamma e figlio iniziano il gioco inseguiti da Marco.

- Credo che dovresti prenderla sul serio. -
- Che cosa? -
- La corsa - dice Gloria accennando un sorriso, mentre aiutata dal marito sparecchia la tavola. - Mi sembri un po' appesantito; prima col bambino ho visto che facevi fatica a muovere quei chili in più che hai addosso. -
- Mi muovevo in modo strano per divertire il bambino; credevo che fosse chiaro. -
- Be', se lo dici tu - osserva, con velata ironia, la donna.
- Non mi sembri molto d'accordo. -
- Ho questa sensazione, può darsi che mi sbagli; comunque, fare del moto compenserebbe alla tua vita sedentaria. -
- Hai letto nel mio pensiero. -
- Cioè? -
- Mi sono iscritto a una palestra - risponde Marco.
- Non mi dire? Quando? -
- Ieri; inizio oggi pomeriggio. -
- Come mai l'hai fatto? -
- Da come ne hai parlato pensavo che ci tenessi. -
- Certo; ma non avrei scommesso che tu prendessi la cosa sul serio. Non ne abbiamo mai discusso e poi, non sono così tanti i chili in più. -
- So riconoscere perfettamente i miei piccoli difetti; se è possibile, intendo porre rimedio per cercare di eliminarli. -
- Non dovrai sudare parecchio per ritrovare il tuo peso forma - replica Gloria. - Ritornerai il rubacuori di sempre. -
- Le tue parole mi spronano - dice Marco, avvicinandosi alla sua donna per baciarla sulle labbra.

Salvatore Scalisi

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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