Writer Officina - Biblioteca

Autore: Massimo Donato e Michela Tranquilli
Miiko
Fantasy Orientale
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Miiko
Capitolo 23
Speranza è un segno nella pietra.

Una mattina Miiko si svegliò particolarmente piena di energia e decise di affrontare in combattimento alcuni monaci più esperti di lei nella lotta corpo a corpo, prima di prepararsi alla lezione individuale. Ma prima di fare il saluto rituale sentì un'intensa sensazione che la pervadeva. Iniziò a non avere più la percezione del tempo presente e a non capire più dove fosse. Tutto attorno era confuso e una figura stava definendosi. - Un'altra visione! - Pensò. Iniziò a respirare veloce, l'ossigeno entrava nelle narici bruciando in profondità fino ai polmoni. Afferrò il tassello che aveva al collo, come a cercare conforto e senso per quello che vedeva. Poi tutto svanì, uno dei monaci di guardia la chiamò e le fece cenno di seguirla. Era piuttosto scossa, si scusò con il compagno di allenamento, fece un inchino e seguì la guardia. Percorsero tutto lo spiazzo per le esercitazioni e giunsero alle casette costruite accanto al portone dell'ingresso al Monastero. Entrò in quella indicata dal monaco. - Yīng Xuĕ! Che cosa ci fai qui? - Nel vederla la piccola la abbracciò immediatamente. Miiko si rivolse al monaco: - è impossibile che sia arrivata qui da sola. Dove l'avete trovata? - - Questa mattina presto io e Tulku, eravamo di ronda a poche miglia dal Monastero. L'abbiamo trovata immobile, sola e asciutta nonostante le piogge incessanti di poco tempo prima. Non c'era alcuna traccia di altri passi attorno. In mano aveva questa ocarina. - Le porse lo strumento. - Vedi qui sul lato c'è inciso il tuo nome. Nel tragitto di ritorno gli abbiamo fatto delle domande ma sembra non capirci. - - Va bene, ora ci penso io. Grazie. - Fece un inchino al guardiano poi si avvicinò alla ragazzina. - Chi ti ha portato sin qui? - Yīng Xuĕ si mise in punta di piedi e alzò il braccio in alto. Miiko iniziò ad analizzare con attenzione i segni sull'ocarina: il nome inciso era segnato molto in profondità, gli ideogrammi erano precisi, non certo opera di una giovane con poca forza, si trattava di un uomo e con un alto livello culturale. Il legno era acero cinese, molto duro, impossibile scalfirlo con tanta precisione se non con qualcosa di assai tagliente, un'arma forse. La bambina non era stanca né spaventata ed era anche ben nutrita. - Deve essere stata portata a cavallo, ma da chi? E perché poi sparire? Chi può sapere che sono qui? - Poi riprese l'ocarina e notò che quegli ideogrammi avevano delle piccolissime sbavature. No, non era un errore nell'incisione, di questo ne era certa, la madre le aveva impartito lezioni di grafia cinese; aveva appreso le varie differenze nella pressione esercitata, le curve, le linee disegnate, le rotondità. Quelle pressioni avevano qualcosa di non naturale, quasi di forzato. - Domani mattina la farò studiare al vecchio Dölma. - Appellativo iniziatico ispirato al nome della Deità che rappresenta l'attività compassionevole e la conoscenza dell'intrinseca vacuità di ogni dualismo; nome perfetto per lui che gestiva la biblioteca del Monastero dei Cento Stili. Mise via lo strumento musicale e giocò con Yīng Xuĕ prima di tornare agli allenamenti. Pensò che la cosa migliore per la bambina fosse portarla da Lěng Huā, lei avrebbe di sicuro saputo cosa fare per trovare una soluzione al preoccupante silenzio e all'apparente distacco dalla realtà. Quello che la piccola aveva visto e subìto al villaggio l'aveva colpita nel profondo. Il giorno successivo Miiko andò alla biblioteca dove trovò Shimmer Chandra, assegnata al dotto bibliotecario Dölma. - Ci incontriamo di nuovo. - Le disse Miiko, ma senza ricevere alcuna risposta. - Sei prevedibile, così come il tuo mutismo. - Lei continuò a non parlare e fece un inchino di benvenuto, ricambiato dalla guerriera. Miiko notò subito la coppia di ventagli da guerra (Shan) che aveva con sé. Grandi e robusti, lunghi un paio di palmi, sulle parti più esterne avevano dei rinforzi con stecche in metallo, sulle estremità punte affilate. Parlò sottovoce come il luogo prevedeva: - Sono queste quindi le tue armi predilette. - - Con questi in mio pugno non avresti vinto così facilmente, stanne certa. - Miiko le fece un sorriso a mezza bocca. La monaca le disse di attendere lì, nel punto che collegava i tre lunghi corridoi principali che conducevano alla stanza dei tomi e delle stampe antiche. C'era raccolta la scienza di centinaia di anni, autori e saggi provenienti fin dalle terre più lontane. Miiko non aspettò tanto. - Mi rincresce, il maestro Dölma non è nei suoi alloggi, mi è stato riferito che è fuori assieme ai monaci anziani a meditare e ne avrà per molte ore, se non addirittura per tutto il giorno. Puoi dire a me. In cosa posso esserti utile ragazza? - - Il mio nome è Miiko!! - Le rispose infastidita, poi fece un respiro e le disse con il tono più pacato possibile: - Innanzitutto ti ringrazio per la tua disponibilità, ma tornerò un altro giorno, lascia detto al monaco Dölma... - - Sono anni che seguo il maestro Dölma, sono sua assistente, assegnata a questo alto e delicato incarico da Merghen in persona, posso di certo aiutarti io, di che si tratta? - Miiko, per niente convinta da quelle parole, volle comunque metterla alla prova. - Bene! Sul lato di questa ocarina ci sono incisi degli ideogrammi in cinese, ma c'è qualcosa che non mi convince, guarda. - Shimmer Chandra prese l'ocarina e la avvicinò ad una lanterna ad olio. Miiko si aspettava che si sarebbe spostata veloce e agile come un ghepardo, saltando su questo o quell'altro scaffale a consultare vari testi nella ricerca di chissà quale giusto testo antico. Otto alte pareti adornate da decine di lunghe assi di abete intrecciate tra loro, migliaia di libri che il solo osservarli faceva perdere la vista, il conto e la ragione. Ma non passò che un attimo che Shimmer Chandra rispose: - Ragazza vieni qui, ho risolto i tuoi dubbi. Per fortuna non abbiamo scomodato il mio maestro per una cosa così banale. - Miiko rinunciò a sentir pronunciare il suo nome e si avvicinò curiosa. - Guarda queste linee incise: questa curva e le parti più profonde sono volutamente accentuate, chi le ha esercitate è un uomo molto forte e colto, con studi che non provengono da una scuola cinese e credo nemmeno giapponese. Vedi questa parte? E anche da quella particolare pressione e da quest'altra incisione, è troppo leggera, qui la mano deve per forza premere. È innaturale, come se avesse volontariamente commesso un grossolano errore, un'inesattezza nel tratto, per far capire che è uno straniero. Con questi ideogrammi ti è stato inviato un messaggio, adesso sta a te saperlo interpretare e decodificare. - - Uno straniero? - Disse, poi ringraziò Shimmer Chandra con un inchino e uscì. La monaca la osservò a lungo mentre si allontanava.

Capitolo 24
Le erbe medicinali.

La piccola Yīng Xuĕ se ne stava da sola a giocare nel piazzale principale del Tempio, Miiko le aveva detto di aspettarla lì. Doveva consultarsi con la maestra Lěng Huā; donna dotata di una grande tranquillità d'animo e di saggezza, raggiunte dopo un duro e faticoso percorso introspettivo che le aveva donato anche una fortissima sensibilità verso le problematiche altrui. Trovava sempre le soluzioni più appropriate, anche se spesso non erano facili da sostenere per chi si affidava a lei. Dall'età di tredici anni venne introdotta allo studio dell'arte della medicina tradizionale cinese che si fonda sullo studio delle erbe, utilizzate in infusi o cotte. Inoltre venne indirizzata verso la conoscenza profonda dello studio dello squilibrio energetico interiore di Yin e Yang, come principale causa delle malattie dell'essere umano. Lěng Huā era l'unica allieva della scuola Shizhen dedicata al maestro Li, uno dei più grandi medici e farmacologi della dinastia Ming. Era tra le poche a tramandare anche la conoscenza della pratica dell'agopuntura (uso di aghi inseriti in prossimità di zone di particolare concentrazione energetica sui vari meridiani) che era osteggiata dalla dinastia Qing. Gli imperatori guardavano all'agopuntura come ad un ostacolo al progresso e ne bloccarono la diffusione dal piano di studi dell'Università Medica Cinese. Aveva scelto di non sposarsi per continuare le ricerche in campo medico, a trent'anni decise di rifugiarsi presso il Monastero dei Cento Stili visti gli innumerevoli boicottaggi e le minacce ricevute dalle strutture universitarie. Lěng Huā non era una monaca del Tempio, ma ospite da diversi anni. Ampliò e mise in pratica le conoscenze della medicina tradizionale e del particolare uso di essenze elaborate da diverse misture di piante molto rare e potenti. Aveva individuato cinque famiglie di sostanze che agiscono su cinque punti del sistema nervoso e trasversalmente alterano le capacità della mente. Tra gli altri aveva ideato un siero dal nome Nyin mongstib sanscr Klesa (contaminazioni). Chi lo prendeva veniva coinvolto in stati alterati della mente. Unico ostacolo era la forza di volontà, se era labile l'usufruitore poteva impazzire costituendo un serio pericolo per gli stessi compagni di battaglia. Al contrario, se l'equilibrio veniva mantenuto, il guerriero riusciva a trasformare ogni contaminazione nella effettiva saggezza corrispondente. Inoltre curava febbre, infiammazioni interne, dissenterie ma anche di ferite e ematomi di varia origine. Conosceva la botanica e le proprietà curative delle radici, alcune allontanavano per giorni la fame e la sete. Aveva un'allieva, la coreana Sujong; Lěng Huā l'aveva scelta tra i tanti bambini presenti al villaggio adibito al mantenimento degli orfani, dove prestava le sue cure. Aveva visto in lei un doppio aspetto: delle grandi potenzialità nel poterle trasmettere delle conoscenze, con un atteggiamento però di rifiuto e disprezzo verso tutto ciò che la circondava. Aveva quindi pensato di prenderla con sé per aiutarla a tirare fuori il veleno che sembrava scorrerle nel sangue e istruirla. Erano ormai passati diversi anni e la ragazza imparava molto in fretta, ma non guariva da tutto quello che si portava dentro come un pesante macigno. Libera solo nel volto, era ricoperta dalla testa ai piedi di fasce di lino che le facevano assumere una aspetto buffo e incerto. Ma era la più veloce ed esperta esploratrice e nelle conoscenze del territorio roccioso non aveva pari, anche se confrontata con l'abilità dei grandi Yak. Miiko osservava Yīng Xuĕ mentre attendeva che Lěng Huā potesse dedicarle del tempo. Finalmente arrivò, fiera ed elegante; le fece segno di avvicinarsi per evitare d'essere sentita dalla piccola, che continuava a giocare sotto un tenue sole invernale. Parlarono fitto per quasi un'ora. La bimba a quel punto si avvicinò alle due che si zittirono e le sorrisero. La maestra chiamò a gran voce l'allieva, che si trovava all'interno del laboratorio per la pestatura in alcuni mortai di diverse erbe medicinali: - Sujong! Scendi subito è importante. - La giovane corse al piano inferiore. - Maestra in cosa posso essere utile? - Disse. - Ascolta bene, ti affido la piccola Yīng Xuĕ, gioca con lei e prenditene cura, poi prima che faccia sera dalle il composto sessantaquattro e diluiscilo di due quarti; prima che ceni dalle il composto cinque e concentralo di un quinto, questo per dieci giorni, partendo da stasera. Servirà a liberarle la mente dai cattivi ricordi e in più a permetterle di superare qualunque blocco che ha adottato per proteggersi. Trascorsi questi giorni vedremo se ci sono stati dei cambiamenti sostanziali o praticheremo una terapia di maggior impatto. Spero che tutto ciò sia sufficiente ad aiutarla. Vai adesso e non perderla di vista. Di tanto in tanto Miiko la verrà a trovare. - - Sì maestra. - Yīng Xuĕ dopo aver ricevuto un bacio sulla fronte da Miiko, seguì la donna senza fare tante storie, anzi, incuriosita da quegli strani bendaggi che la coprivano. Sujong si allontanò, prese per mano la piccola con leggero disappunto e con la mente rivolta ad un pensiero fisso e indelebile. - C'è una cosa che dovresti fare. - Disse Lěng Huā a Miiko, che ancora seguiva con lo sguardo la ragazzina. - Dimmi. - Rispose voltandosi a guardarla. - Insegnale l'arte del combattimento. - - Cosa?! Dopo tutto quello che ha passato? E poi io non sono in grado, non saprei neanche da dove iniziare! - Ribatté la guerriera. - Lei ha un forte legame con te, ti ascolta. Le sarà molto utile per sbloccarsi apprendere quest'arte, muovere corpo e mente. Come insegnarle? Questo dovrai scoprirlo da te. - Fece un inchino e senza dire altro si voltò e si diresse al laboratorio, lasciando Miiko spiazzata dal nuovo ruolo che avrebbe dovuto intraprendere.

Massimo Donato e Michela Tranquilli

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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