Writer Officina - Scrittori Ribelli
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Michele Zoppardo

Mi chiamo Michele Zoppardo e sono uno scrittore. Sono nato a Palermo, dove ho frequentato studi classici. Commissario della Polizia di Stato in pensione, da oltre quarant'anni vivo in Toscana, in un ridente comune collinare della provincia di Pisa, senza però aver dimenticato le mie origini, tanto che i miei romanzi sono ambientati nella Sicilia dei miei ricordi di gioventù, odorosa di zagara, gelsomino e fichi d'india. Sono coniugato; ho due figli e quattro nipotine, dai quattro ai dodici anni di età. Da sempre sono un appassionato lettore di romanzi di vario genere. Mi piacciono gli autori classici quali Manzoni, Verga, Pirandello; altri più recenti come Ercole Patti e Ignazio Silone; i contemporanei come Andrea Camilleri, Marcello Simoni, Dan Brown ed altri.
In campo letterario, ho esordito nell'anno 2018 con il romanzo “Elisa Maiorano”, primo della serie “Investigazioni ordinarie e straordinarie”, cui hanno fatto seguito i romanzi “Gelsomino rosso sangue” e “Chi uccide a Borghetto?”; tutti pubblicati dalla casa editrice EEE Edizioni tripla E.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Michele Zoppardo : Non c'è stato un momento preciso. Evidentemente, era una passione silente che coltivavo da tempo, senza avere la possibilità di dedicarmici per impegni di lavoro e familiari. Tutto è nato da un'idea balenatami all'improvviso che mi ha tentato, sfidandomi a mettere alla prova la mia capacità di svilupparla e farne una storia finita. Alla fine, sono rimasto soddisfatto per il risultato conseguito e ho incominciato a pensare alla possibilità di pubblicare.

Writer OfficinaWriter Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Michele Zoppardo: Non un libro in particolare ma il genere “giallo – thriller” di cui sono sempre stato appassionato. I miei romanzi, infatti, sono“gialli” di tipo tradizionale, con trame che ritengo attendibili (spesso quanto accade nella realtà quotidiana appare meno verosimile), con numerosi personaggi dalla psicologia ben definita, con un esito investigativo basato su elementi di prova oggettivi. Non amo, infatti, i gialli in cui la soluzione è demandata alla genialità dell'investigatore di turno che, sulla base di ipotesi non provate o di prove che qualsiasi avvocato difensore sarebbe in grado di smontare in un processo, induce il colpevole a confessare.
In questo contesto realistico si viene poi ad inserire una componente straordinaria, non certo preponderante ma sicuramente rilevante, rappresentata dalle facoltà extrasensoriali dell'investigatore privato Tony Valente, facoltà che gli consentono di penetrare in una dimensione parallela e di entrare in contatto con le energie vitali che la popolano, attingendo informazioni preziose che vanno però opportunamente decifrate, e di contribuire così alla soluzione degli eventi criminosi e, soprattutto, di fornire al coprotagonista, un commissario di polizia dall'apparenza insignificante ma capace, l'input per la riapertura di casi giudiziari che sembravano ormai definiti. È chiaro che chi volesse trovare in questa componente del romanzo concretezza e credibilità ne rimarrebbe deluso perché i fenomeni extrasensoriali, per loro natura, trascendono l'ordinaria comprensione e non sono spiegabili logicamente né possono avere l'attendibilità degli eventi comuni. Nelle mie storie il realismo della vita comune e l'inverosimiglianza (ma inverosimile non vuol dire non vero) del fantastico sussistono contemporaneamente e si compenetrano. Sarà, comunque, sempre il commissario che arriverà alla soluzione dei casi, grazie al suo acume investigativo, alla sua tenacia e alla modestia che gli fa riconoscere gli errori commessi e indirizzare le indagini per il giusto verso.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Michele Zoppardo: Inizialmente ho esitato alquanto prima di proporre il mio romanzo a un editore perché, data la mia inesperienza nel settore, non sapevo nemmeno che strada percorrere. Mi sono documentato a lungo su Internet, apprendendo che avrei potuto seguire tre strade: rivolgermi a editori a pagamento, provare col self publishing, tentare con editori che dichiarano di pubblicare gratuitamente. Ho optato per quest'ultima soluzione, perché ho considerato che pubblicare a pagamento, a parte la spesa non indifferente, non mi avrebbe dato la giusta valutazione delle mie capacità come scrittore, mentre la via del self publishing mi è sembrata complicata, in quanto richiede conoscenze e competenze che non possedevo. Stabilito a quali editori far riferimento, ho iniziato a inviare il mio romanzo e, da quel momento, ho scoperto un mondo che non conoscevo né sospettavo. Tanti editori che professano la pubblicazione gratuita, mi hanno inviato proposte editoriali, anche dopo due giorni, che prevedevano la pubblicazione a fronte dell'acquisto di 300 o più copie del libro, di cui era stato stabilito un prezzo di copertina pari a 13/15 euro; la pubblicazione gratuita mi sarebbe, quindi, costata migliaia di euro. Altre case editrici non mi hanno degnato di una risposta, dopo mesi di attesa e di speranza, quando sarebbe così semplice e così corretto inviare un breve messaggio di tre parole: “non siamo interessati”. Infine, mi sono imbattuto nella Casa editrice EEE Edizioni Esordienti, poi divenuta EEE Edizioni Tripla E. Ho seguito i video pubblicati dalla titolare, Piera Rossotti, e sono rimasto favorevolmente impressionato dalla sua cultura, competenza e passione per il suo lavoro. Così ho inviato il mio primo romanzo e, dopo qualche mese, ho ricevuto una e-mail con preziosi consigli per migliorare la mia opera. Li ho seguiti e il romanzo è stato pubblicato. A questa prima pubblicazione, hanno poi fatto seguito altre due e spero che altre ve ne saranno.

Writer Officina: Quali sono le peculiarità dei tuoi romanzi?

Michele Zoppardo: Di una caratteristica, cioè dell'inserimento nel giallo del paranormale, ho già parlato. Un'altra peculiarità è l'uso del dialetto siciliano nei dialoghi. Penso, infatti, che sia da tutti condivisibile l'opinione che è l'ambiente in cui si vive che, in gran parte, forma l'uomo (e naturalmente, anche la donna); pertanto, nel momento in cui mi sono accinto a scrivere il mio primo romanzo, mi sono detto che, se questo è vero, ogni personaggio, per essere credibile, deve essere necessariamente calato nel suo ambiente. Di conseguenza, mi sono chiesto se sia attendibile un personaggio, nato e cresciuto in un quartiere popolare di Palermo (lo stesso vale per Napoli, Bari, Roma, Milano, etc.) che si esprime in perfetto italiano come un accademico della Crusca e mi sono risposto di no. A quel punto, mi sono sorti mille dubbi sul da farsi. Scrivere il romanzo in dialetto, sulla scia di Andrea Camilleri che, in questo senso, ha aperto la strada? Ma Camilleri ha avuto la fortuna di far arrivare i suoi romanzi al grande pubblico grazie alla televisione, non accessibile a tutti. I lettori, avrebbero gradito il romanzo di un autore sconosciuto, scritto interamente in dialetto? Probabilmente no; sarebbero partiti già prevenuti, pensando ai problemi di comprensibilità. Allora, affiancare alla stesura dialettale una traduzione? Forse, sarebbe stata letta solo quest'ultima, penalizzando la prima. Ho deciso, infine, di narrare l'intero romanzo in italiano, riservando il dialetto, peraltro il più possibile “italianizzato” per renderlo comprensibile, ai soli dialoghi, allo scopo di salvaguardare la genuinità, l'efficacia e, in taluni casi, la comicità di espressioni caratteristiche, che andrebbero perse se rese in lingua.
Altra specificità è la trattazione, sia pure sullo sfondo, di argomenti che, anche se i miei romanzi sono ambientati nella Sicilia degli anni '70, sono di viva attualità, quali il femminicidio come estrema conseguenza di un amore malato, capace non solo di distruggere l'oggetto di questo falso amore ma anche di nuocere ad altri e, addirittura, di autodistruggersi; il buonismo ipocrita della società dei nostri giorni (ivi compreso il sistema giudiziario e l'apparato mediatico) che spesso sa compatire e persino giustificare gli autori di odiosi atti criminali mentre non ha pietà per le loro vittime che rimangono segnate, nel fisico e, ancor più perché a vita, nella psiche; la dipendenza dal gioco d'azzardo, considerata oggi una vera e propria malattia mentale assimilabile alla dipendenza dalla droga, capace di annientare la volontà di chi ne è affetto, di fargli perdere la dignità, di renderlo schiavo non solo del vizio ma anche di chi ci lucra su come gli strozzini, e di indurlo, per ottenere il denaro che gli necessita in quantità sempre maggiore, a comportamenti criminosi come il furto, la truffa e persino l'omicidio; la brama di successo di tanti giovani che, influenzati e condizionati dai messaggi e dai modelli che provengono dai mezzi di comunicazione di massa, vorrebbero ottenere tutto e subito, senza sforzo, bruciando le tappe, disposti a valicare il confine tra lecito e illecito, perdendo di vista i veri valori, vita compresa.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Michele Zoppardo : Si suole dire che l'ultimo è sempre il romanzo a cui uno scrittore è più affezionato. A conferma di ciò, penso di avere un debole per il mio ultimo romanzo pubblicato “Chi uccide a Borghetto? Anche questo è ambientato nella Sicilia degli anni '70. Il commissario Sanfilippo, coprotagonista dei miei romanzi, si trova ad affrontare inquietanti interrogativi: chi e perché ha ucciso il dottor Calabrese, conosciuto e stimato da tutti? Chi e perché, a distanza di pochi giorni, ha massacrato Giacoma Favaloro, una donna di ottanta anni, scorbutica, litigiosa, mal sopportata dai compaesani, nessuno dei quali, però, aveva motivo di ucciderla? Perché i coniugi Calacibetta si sono tolti la vita nel garage della propria abitazione, adiacente a quella in cui abitava l'anziana donna? C'è un nesso tra questi eventi, accaduti a Borghetto, una frazione del comune immaginario di Castelnormanno, finora “tranquilla come s'immagina che debba essere un cimitero di notte”, dove sembrano essersi scatenate le potenze infernali, o si tratta di casualità? Che ruolo ha nella vicenda Luca Meozzi, un vagabondo psicolabile che asserisce di non essere responsabile delle sue azioni perché una non meglio specificata “lei” controllerebbe la sua mente e gli ordinerebbe di compiere determinati atti, come colpire a martellate le auto in sosta? Sanfilippo saprà dipanare l'intricata matassa e arrivare a scoprirne il bandolo, grazie al suo acume investigativo, a fortunate coincidenze e all'aiuto delle percezioni extrasensoriali dell'investigatore privato Tony Valente.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Michele Zoppardo : Scrivo d'istinto. Non sono io che cerco la storia ma lei che viene da me; mi assale, mi entra nelle vene e m'invade la mente come una pianta infestante, assorbendo ogni pensiero e costringendomi a curarmi solo di lei. Così, divento i personaggi del romanzo, vivo le loro vicende, le loro passioni, le loro paure, i loro dolori. Mi sono chiesto perché sento il bisogno di scrivere romanzi gialli anziché di altro genere e ho trovato la risposta: per il desiderio di una realtà diversa da quella che è; cioè, di una realtà dove i colpevoli vengano scoperti e puniti adeguatamente, dove le vittime possano trovare giustizia e, in definitiva, dove il bene possa avere la meglio sul male.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Michele Zoppardo : Ho quasi ultimato un altro romanzo della serie “Investigazioni ordinarie e straordinarie”, che ha come titolo provvisorio “La mattanza di Castelnormanno”, dove la mattanza non riguarda, purtroppo, tonni ma persone. Una storia “forte”, di crimini violenti e fragilità, di grandi amori traditi e falsità, in cui il commissario Sanfilippo si troverà alle prese con un avversario astuto e spietato. Gli altri protagonisti sono gli stessi dei precedenti romanzi: l'investigatore privato Tony Valente, dotato di capacità extrasensoriali; la sua socia-segretaria-fidanzata Serafina; il divertente avvocato Guarneri. Anche in questo, come nei precendi romanzi, molte sono le figure di contorno con ruoli più o meno importanti.

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