Credo di avere iniziato a raccontarmi storie prima ancora di saper scrivere, perciò fatico a descrivermi senza parlare di quello. È il mio modo per vivere altre vite diverse dalla mia, e paradossalmente moltiplica le mie possibilità di essere. Questa sensazione mi rende felice e si contrappone al lavoro che svolgo nella vita, un impiego da tecnico in un ente pubblico: credo che il mio equilibrio abbia bisogno di entrambe queste componenti, facendomi stare contemporaneamente in mille posti diversi e rendendomi quella che sono. Sì, il lavoro mi ha aiutato a radicarmi nella vita reale, mentre la scrittura me ne ha regalate altre, di vite, e mi ha permesso di non annoiarmi mai.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la scrittura?
Dina Ravaglia: Come accennato prima, l'ho capito quasi subito, da molto piccola. Sono stata una bambina solitaria fino a 6-7 anni, ed ero già abituata a inventarmi storie e personaggi. Tuttavia fino a circa 40 anni, pur avendo sempre scritto, non ho mai cercato di pubblicare niente, ritenendola un'attività soltanto mia, come una forma di autoterapia, sebbene non abbia mai scritto di me.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Dina Ravaglia: Partendo dal periodo delle medie e superiori, quando ho iniziato a strutturare le mie storie in romanzi, direi sicuramente Jack Kerouac, Herman Hesse, Charles Baudelaire e i poeti simbolisti francesi, la fantascienza.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Dina Ravaglia: No, ho aspettato di avere scritto molti romanzi prima di arrivare a finirne uno con la sensazione che sì, forse poteva interessare anche agli altri. Allora ho iniziato a pubblicare.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Dina Ravaglia: Può darsi, ma occorre essere bravissimi nella fase di promozione. Personalmente ho preferito pubblicare con editori, perché mi interessa la valutazione del mio testo, mi conforta che sia stato in qualche modo scelto e approvato. Finora ho pubblicato sei romanzi, tre in seguito a concorsi letterari vinti, uno ("L'Isola degli internati"), uscito solo in ebook in quanto finalista a un premio letterario, recentemente l'ho autopubblicato su Amazon per avere anche la versione cartacea.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Dina Ravaglia: Tutti i miei romanzi sono parte di me e non ne rinnego nessuno, sono affezionata a ciascuno dei miei personaggi. Quattro su sei dei romanzi pubblicati sono ambientati durante o subito dopo la seconda guerra mondiale, uno è ambientato in epoca contemporanea e uno è di fantascienza, "Il Cuore Opposto". Riguardo a questo romanzo mi ha affascinato, oltre al lavoro su trama e personaggi, il processo di creare l'ambientazione, lo sforzo di pensare a un mondo "altro" che in qualche modo stesse in piedi.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Dina Ravaglia: Preparo uno schema della trama che si arricchisce mentre procedo nella stesura. Inoltre creo un file con tutte le informazioni relative a ogni personaggio. Però una volta creati questi due - binari - poi scrivo di getto e vado avanti come un treno.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Dina Ravaglia: Ho tre inediti finiti e alcune idee da sviluppare; uno degli inediti è in corso di revisione. Fra le idee da sviluppare ho un altro romanzo storico e uno di fantascienza; gli inediti già finiti sono due romanzi ambientati ai giorni nostri e una saga familiare.
Writer Officina: Raccontaci quale è stata la scintilla che ha dato vita all'idea: come nasce, in genere, la tua ispirazione?
Dina Ravaglia: I luoghi spesso raccontano storie. Sono architetto, e spesso la mia ispirazione è nata proprio da lì: l'incontro con un luogo particolare, la stanza di una casa, un quartiere con una storia, i filari di pioppi della bassa dove abito, la desolazione di certa periferia. Sono molto portata a inseguire le suggestioni, e dopo il primo momento sono le storie a inseguire me, e non mi lasciano neanche quando ho finito di scriverle.
Writer Officina: Cosa vorresti che le persone dicessero dei tuoi romanzi?
Dina Ravaglia: Che pur non trattandosi di gialli o thriller sono altrettanto avvincenti. Che li hanno trovati intensi. Che hanno capito quello che volevo dire. Ecco, credo che la felicità dello scrivere stia tutta qui, nel rendersi conto di aver detto esattamente quello che si voleva dire.
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