Ciao e grazie per lo spazio che mi dedicate. Sono Maria Orlandi, vivo a Pescara e lavoro come giornalista dal 2007. Giornalista, ma anche addetto stampa, editor, ghost writer e social editor. Tante cose che ne hanno in comune una sola: scrivere, la mia passione da quando avevo 8 anni e iniziai a comporre le mie prime poesie. Scrivere per me è un lavoro meraviglioso, un modo esaltante di disegnare, immaginare, interpretare il mondo intorno a me. Per un lungo periodo avevo accantonato questa mia passione per rincorrere un sogno che, tra gli anni 80 e 90, accomunava un po' tutte noi ragazze: la moda. Ovviamente non avevo alcuna intenzione di calcare le passarelle, volevo lavorare dietro le quinte, meglio ancora disegnare abiti, ma i miei genitori mi iscrissero al liceo scientifico rimandando i miei sogni ad un momento in cui fossi stata più consapevole delle mie capacità. E menomale, perché fu proprio durante gli anni del liceo che riscopersi il piacere di scrivere.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Maria Orlandi: Come lettrice, ho amato leggere sin da subito. Il primo romanzo che ho letto era un fantasy e si intitolava “La signora delle tempeste” della scrittrice Marion Zimmer Bradley. Avevo 9 anni. Ma ho capito di amare le storie d'amore con la scoperta di Jane Austen. Ho letto i suoi romanzi più e più volte. Come scrittrice, invece, la magia è avvenuta durante il secondo inverno di pandemia: il mio lavoro era sceso, avevo molto tempo libero e dovevo trovare il modo di sopravvivere ai continui segnali di allarme che arrivavano dal di fuori. In modo particolare, sentivo il dovere di non lasciarmi contagiare da tutta quella tristezza, per salvare la serenità dei miei due bambini. Ho così riscoperto il gioco che facevo da piccola, prima di dormire: sognare a occhi aperti. Quelle storie però erano troppo belle, troppo ricche di dettagli per restare solo sogni e ho iniziato a scriverle.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Maria Orlandi: Durante la pandemia ho scoperto una scrittrice che non conoscevo: Anna Premoli. Ho iniziato a divorare tutti i suoi romanzi, a scoprire e apprezzare il suo stile e così ho sperimentato e trovato il mio.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Maria Orlandi: Ho sempre creduto che affidare il lavoro ad un professionista fosse il modo giusto di procedere in questo settore, come in tutti gli altri d'altronde. Così, grazie ad alcune conoscenze comuni, ho cercato e trovato un piccolo editore “interessato” a pubblicare il mio romanzo. Avevo grandi speranze e aspettative: speravo nel suo consiglio, nella sua presenza alle presentazioni, nel suo sostegno. Ma sono sempre stata troppo idealista e gli idealisti restano spesso delusi. Pochi mesi dopo ho pubblicato il mio secondo romanzo con Amazon e non mi pento, nonostante le porte chiuse in faccia da chi crede che un libro senza casa editrice non sia un buon prodotto. Non ho un editore, ma ho tanti altri professionisti che collaborano con me affinché il libro sia confezionato a dovere.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Maria Orlandi: Lo è per gli emergenti ma anche per gli scrittori affermati. Non è pensabile continuare ad offrire libri con prezzi fuori mercato. Le persone leggono già poco, se poi pretendiamo che per un libro spendano 15 o 20 euro siamo fuori tempo. E poi le case sono sempre più piccole, il formato Kindle risolve questo problema senza togliere il piacere della lettura.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Maria Orlandi: L'ultimo romanzo che ho scritto, “Tutte le volte che avrei voluto odiarti”, è di sicuro il più importante per me. È quello su cui ho lavorato di più ed è quello in cui mi sono permessa di affrontare, con la dovuta leggerezza di un libro che vuole essere di intrattenimento, alcuni temi che mi stanno a cuore: l'omosessualità, l'anaffettività, la perdita di un genitore. È un testo che fa riflettere, sorridere, amare, soffrire e gioire; c'è tutto, c'è la vita vera raccontata con sguardo romantico e con fiducia nella forza dell'amore. Adoro l'ironia di Miriam, perché mi piacciono le persone ironiche e amo Thomas perché, sebbene sembri solo bello e dannatamente confuso, in lui c'è una complessità che si scopre procedendo nella lettura. E poi c'è Carlo, il fratello della protagonista: lui è il mio preferito. Leggete e scoprirete perché.
Writer Officina: Cosa c'è di te nel tuo romanzo?
Maria Orlandi: Le cose che amo. I romanzi di Jane Austen, la mia gatta Flo, il caminetto acceso, le tisane calde, la ciniglia rosa, gli unicorni, l'opera, la musica di Pat Metheny, il Natale, i quadri di Monet e i film romantici. Tutte queste cose appartengono alla vita di Miriam perché appartengono alla mia. Ma c'è anche una parte del racconto che mutua una esperienza vissuta da me in prima persona, ovvero la perdita prematura di un genitore. Ho solo consegnato alla mia protagonista un epilogo diverso.
Writer Officina: Ti sei documentata, p.e. sui luoghi, sulle professioni di cui parli?
Maria Orlandi: Sì, certo. E mi hanno aiutato alcune care amiche. Grazie a Marina, che poi è l'artista che ogni volta disegna le mie copertine, ho potuto girare per le vie di Milano fino al Lago di Garda e a quello di Como; con Emy ho conosciuto Livigno e Annalisa, mia spalla in tutte le presentazioni, mi ha dato alcune dritte sul lavoro di avvocato.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Maria Orlandi: Dopo avere immaginato tutta la trama, finale incluso, traccio e definisco la struttura e da lì inizio a scrivere. Ma lascio tutto lo spazio necessario all'ispirazione e all'improvvisazione, soprattutto nei dialoghi.
Writer Officina: La scrittura ha una forte valenza terapeutica. Confermi?
Maria Orlandi: Per me la scrittura è soprattutto fonte di gioia e di benessere, quindi immagino che abbia una valenza terapeutica: la terapia della felicità.
Writer Officina: Cosa vorresti che le persone dicessero del tuo romanzo?
Maria Orlandi: Vorrei che dicessero quello che pensano. Ne ho bisogno per crescere e migliorarmi come scrittrice e come persona. Una due, tre, quattro o cinque stelle non significano nulla se non sono accompagnate da una recensione che motivi la valutazione. Sono giudizi poco utili se lasciati senza una motivazione, perché chi scrive non sa dove ha sbagliato o cosa ha fatto di buono.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Maria Orlandi: Sì, sto buttando giù la trama di un nuovo romanzo. Non sono sicura che sarà un romance classico, perché racconterò la storia di una famiglia allargata, diciamo così, con un bambino che ci farà innamorare dei suoi ricci capricciosi. E ci sarà anche molto spazio per riflettere sulle difficoltà di chi per lavoro è costretto a lasciare la sua terra natia.
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