Luigi
Romolo Carrino è uno scrittore che ha affrontato nel suo percorso
letterario tematiche sociali di vario tipo. In "Pozzoromolo",
Meridiano Zero, 2009, e in "Esercizi sulla madre" Perdisa
Pop, 2012, selezionati entrambi per il Premio Strega, tratta il tema dei
manicomi. In "Acqua storta" Meridiano Zero, 2008, "La
buona legge di Mariasole" Edizioni e/o, 2015, e "Alcuni
avranno il mio perdono" Edizioni e/o, 2017, invece racconta in
modo autentico Napoli, la città dove è nato e vive. Per
Azimut ha pubblicato nel 2010 una raccolta di racconti dal titolo "Istruzioni
per un addio", mentre si è addentrato nello spinoso tema
dell'omosessualità nel mondo del calcio con l'opera "Il
pallonaro", goWare, 2014.
Il suo romanzo "Acqua storta" racconta per la prima volta
l'omosessualità repressa del sistema mafioso attraverso gli occhi
di un carcerato che, fra allucinazioni e ricordi, rivive il suo passato
negli ultimi tre giorni di vita.
Interessante anche "A Neopoli nisciuno è neo",
scritto in coppia con Ettore Petraroli per Laterza (collana contromano),
quasi una tassonomia dei cantanti neomelodici di Napoli divisi per quartieri
di appartenenza.
Il suo ultimo libro è "Non è di maggio"
edito da Arkadia
Non
è di maggio racconta ai lettori l'inadeguatezza di un ragazzo
nel mondo e la sua incapacità di accettare che le persone sulla
Terra "non si vedono davvero". Rifiutato dal bene più
grande che l'Universo abbia mai conosciuto, quello della madre, nei suoi
primi anni di vita Salvo imparerà a controllare tutti i suoi poteri,
dalla telecinesi alla telepatia, dall'abilità di curvare il tempo
alla capacità di guardare lo spazio-tempo. Nato davanti al mare
di Procida, il bottone più bello del Mediterraneo, eserciterà
questi poteri con la mammana-janara Rosina, in una terra fatta di donne
del popolo e di nobiltà partenopea che non intende essere messa
da parte dal progresso. Salvo tenterà di mutare il mondo e portare
un nuovo modo di intendere il significato della vita, convinto com'è
di essere nato per questo cambiamento. Lui, il figlio del cielo, il parto
di una stella, il bambino indaco, crede di essere arrivato sul Pianeta
per insegnare un nuovo alfabeto dell'amore agli uomini.
Abel Wakaam: Ciao Luigi, sei considerato un autore dalla scrittura
molto cruda e diretta. In questo nuovo libro hai trovato un modo diverso
per raccontare il dolore?
Luigi Romolo Carrino: Non direi diverso, ma adeguato. Ma sono
sempre lo stesso scrittore. Ogni storia ha il suo modo per
essere raccontata: non si può parlare di neomelodici, di camorristi
gay o di fisica quantistica con lo stesso stile, usando gli stessi registri.
In ogni testo che ho scritto ho sempre adattato le mie parole a ciò
che andavo raccontando. Questo mio ultimo lavoro una gestazione
durata quasi nove anni è delicato e crudele allo stesso
tempo, e affronta temi che mi sono sempre stati a cuore come linadeguatezza
di stare al mondo, lincomunicabilità, il rifiuto, labbandono,
la diversità, lesclusione, la convivenza con lassenza
di chi ci ha voluto bene, di chi abbiamo amato. Ho cercato di raccontare
il percorso di geolocalizzazione dellanima di Salvo (il protagonista
di questo mio romanzo), attraverso gli strumenti cognitivi ed extra-ordinari
che la Natura gli ha fornito e li ho intersecati con lambiente in
cui vive.
La consapevolezza di non poter modificare il proprio destino, per quanto
potenti possano essere i nostri mezzi emotivi, empatici e intellettivi,
è il dolore più grande che un essere umano si ritrovi ad
affrontare.
Abel Wakaam: Hai scelto per cominciare una frase di Elsa Morante:
"Perciò, mi disse, io dovevo andare ad aspettarli, il prossimo
giovedì, al piroscafo delle tre, sul molo". Sullo stesso molo
di Procida si possono attendere persone diverse, come sono arrivati i
personaggi di "Non è di maggio"?
Luigi Romolo Carrino: È un inchino che mi sono
sentito di fare a una straordinaria scrittrice e al suo guagliunciello.
Elsa Morante è un faro nel buio della mia scrittura poco aderente
agli standard editoriali attuali. Devo tantissimo ai suoi romanzi, a La
Storia, aLisola di Arturo, a Menzogna e
sortilegio, e non è assolutamente un caso se ho deciso di
far vivere Salvo a Procida.
Un giorno la signora per cui stavo scrivendo un libro (sono un ghostwriter)
mi disse che io ero un bambino indaco. Allora non sapevo nulla di questi
bambini raccontati dalla psicologa Nancy Ann Tappe, ma leggendo i suoi
studi mi sono ritrovato in molte caratteristiche di questi esseri particolari.
Soprattutto, empatia e passione per luniverso. Così nasce
Non è di maggio.
Lumanità che popola la mia Procida trova la sua
radice in gente della mia famiglia, storie biografiche tramandate di bocca
in bocca e che ho intrecciato con la mia finzione. La mia prozia era specializzata
nel togliere il malocchio, anche mia nonna aveva alcuni poteri di guaritrice
(guaritora mi piace di più come termine). In realtà, ho
subito pensato a una specie di casa degli spiriti di matrice
allendiana.
Man mano, nel costruire la storia, mi sono reso conto che anche il mare,
il vento, la stessa Procida, erano co-protagonisti di questa mia storia
un po strana e avevano diritto al loro suono, alle loro
parole.
Abel Wakaam: Nel romanzo spiccano vigorose figure femminili e
Procida viene restituita alla sua bellezza eterna. La narrazione segue
un ritmo antico, aggrappata strenuamente alla lingua italiana e colorata
con la sinfonia del dialetto napoletano. È questo connubio che
rende la storia così viva?
Luigi Romolo Carrino: Sono sempre stato molto attento alle figure
femminili: a dire la verità, sono molto più capace di caratterizzarle
rispetto ai maschietti dei miei testi. Nel romanzo ce ne sono un bel po,
quasi tutte accomunate da un destino doloroso, dopo aver vissuto sprazzi
di felicità. Lunica a essere sempre bella e gioiosa è
proprio la figura femminile per antonomasia: Procida.
Tutte le cose delluniverso dialogano tra loro e sono collegate,
ma noi umani non riusciamo a decodificare la lingua del cosmo, non sappiamo
ascoltare, non siamo in grado di farlo. La carnalità che possiede
il mio dialetto lho transcodificata in un italiano strattonato,
tentando in questo modo di restituire anche lintento che si cela
dietro un gesto, una mimica, un silenzio. La janara Rosina è muta
per tutto il romanzo, comunica con Salvo per immagini, con un alfabeto
fatto di cose e non di lettere, e si avvicina allautenticità
e alla purezza del pensiero primigenio senza passare per nessuna codifica
linguistica.
Sono partito dalla lezione del romanzo novecentesco italiano, che non
ha assolutamente niente da invidiare a quello francese. Molti autori oggi
sembrano aver dimenticato da dove proveniamo, ed è un vero peccato.
Ecco, Procida è anche questo: si è preservata (non parlo
di conservazione a oltranza) e allo stesso tempo non ha rinnegato il progresso.
Tutto il nuovo arriva sempre da quello che cè stato prima,
da una rielaborazione del tempo che abbiamo vissuto e che viene intersecato
con quello che si vive, con le profezie future di ciò che potremmo
diventare.
Abel Wakaam: Ma tutto il nuovo, oltre alla rielaborazione del
tempo, ha l'assoluta necessità di essere plasmato per le generazioni
che oggi ci leggono. È cambiato il linguaggio e la soglia di attenzione
oltre cui i nuovi lettori si distraggono. Tu hai saputo ristrutturare
Procida preservandone l'antica fattura, ma concedendole un riflesso nuovo.
Anche in questo caso hanno un merito le "tue" donne, che pur
usando un linguaggio arcaico, riescono a catturare il lettore col senso
radicato della famiglia?
Luigi Romolo Carrino: I nostri istinti sottendono emozioni ancestrali
che sommuovono il nostro corredo neuronale quando meno ce lo aspettiamo,
proprio lì dove coesistono aspettative ataviche che poco hanno
a che fare con originalità epocali. Plasmare, dici, quello che
arriva col nuovo che avanza? In trentanni, un lasso
assolutamente breve, è così cambiato il concetto di fruibilità
(in tutti gli ambiti) che a guardarlo dal 1990 giusto una data
a caso disorienta e stupisce allo stesso tempo. La digitalizzazione
globale ha influito notevolmente sullo spazio-tempo della curiosità,
dei sentimenti, sul modo di connettersi con il resto dellumanità.
Se ci pensi, in 120 anni, dal positivismo in poi, questa infezione del
pianeta Terra chiamata uomo ha raggiunto risultati che nemmeno in 5000
anni aveva sfiorato.
Sai, Abel, si sarà pure scostata questa malefica asticella dellattenzione,
ma è soltanto unaltra modalità di percepire ciò
che ci rende la specie che siamo. La genitorialità, la famiglia,
la fratellanza, lamore, laffermazione sociale ed essere riconosciuti
dal micro e dal macro mondo che abitiamo sono item che non verranno mai
accantonati o archiviati come arcaicità antropologiche. Siamo attesa
di ciò che auspichiamo, una robetta insulsa a guardarci da un pianeta
diverso dal nostro o la più grande metamorfosi per un altro pianeta
che ci osserva. Chi può dirlo?
Procida, il bottone meraviglioso nellasola del Mediterraneo, è
la prova più evidente che cè un continuum indenne
dalla freccia del tempo che per noi è diretta sempre
in un solo verso. Tuttavia, ogni istante vale per sé e non cè
percezione del passato, presente o futuro che tenga. Tutto esiste e dipende
da chi osserva e non si riscontra una realtà oggettiva. Lo dice
la quantistica.
Il linguaggio delle donne nel mio romanzo, almeno nel mio intento, prova
a dire questo: esoterismo, fisica quantistica, fede, le parole della Natura,
le pulsioni più profonde dellanimo umano pure o nefeste
che siano e sono tutte caratteristiche ancora presenti in noi animali
dalla notte dei tempi. La trasformazione è solo adeguata al secolo
di appartenenza. Ho tentato una lingua senza tempo, oracolare talvolta,
ma anche popolana e che si identifichi nucleo e orbita, che sia il Tutto
quanto e una infinitesima parte del Tutto. Sì, sono daccordo
con ciò che adesso pensi: sono un pazzo visionario.
Abel Wakaam: Della tua scrittura percepisco la semplicità
con cui sembri immerso negli eventi, stampato sui muri scrostati come
sui sorrisi di quelle mille facce che si intersecano con le parole. È
questo che deve essere un autore con le proprie opere?
Luigi Romolo Carrino: Mille facce che si intersecano con
le parole. Sai, a casa mia allEur, quando ne avevo una, tutti
quelli che entravano lasciavano scritto sulle pareti ciò che volevano.
Mi piaceva sta cosa, era un modo per sentirli tutti vicini la mattina
quando mi svegliavo ed entravo nel salone. A leggere le loro frasi mi
sentivo abbracciato dal respiro del luogo in cui avevo deciso di vivere.
Non sono in grado di dirti, come assioma, cosa debba essere un autore
quando produce unopera. Posso dirti soltanto che ogni cosa che ho
scritto è nata da un sorriso o da un pianto, da qualcosa che mi
era accaduta e mi aveva cambiato come uomo.
Io scrivo di quello che provo, ma mai come lho provato davvero.
Abel Wakaam: Che consigli ti senti di dare agli autori emergenti
di Writer Officina?
Luigi Romolo Carrino: Non sono lo scrittore più adatto
per dare consigli, io sono indisciplinato. Tuttavia, credo che ogni autore,
dopo il primo testo pubblicato, dovrebbe tracciare il suo percorso e attivarsi
per raggiungere lobiettivo che si è prefissato. Se lobiettivo
è diventare famosi e arricchirsi con la scrittura, vanno studiati
i best seller e ricalcarne i temi, linguaggi e struttura (e non è
detto che si raggiunga lo scopo). Se lobiettivo è fare letteratura,
sarà più difficile diventare famosi e ricchi (ma non impossibile)
per come funziona oggi il sistema editoriale. Spesso è il personaggio-autore
che si costruisce ad arrivare, talvolta è il tema scelto a far
presa sullimmaginario collettivo. Credo che qualsiasi sia lobiettivo,
per arrivare ai lettori (pochi o tanti che siano) si debba trasmettere
autenticità, e non si tratta di essere buoni ma di essere veri
o
far finta di esserlo.
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