Grazia
Verasani si diploma all'Accademia dell'arte drammatica all'età
di vent'anni. Le sue prime esperienze avvengono col Teatro Stabile dellAquila
(nel Rocambole di Ponson du Terrail per la regia di Dante Guardamagna)
e col Teatro Stabile di Torino (nel musical tratto da Il Piccolo Principe
per la regia di Franco Gervasio).
Dopo l'incontro con Tonino Guerra, che la incita a scrivere, nel 1987
pubblica alcuni dei suoi primi racconti grazie a Roberto Roversi, che
definisce la sua scrittura "immaginifica". Altri suoi scritti
appaiono invece sulle pagine de Il Manifesto, all'interno della rubrica
Narratori delle riserve a cura di Gianni Celati. Nel 1991
sarà lo stesso Celati a dirigerla nel film Strada provinciale delle
anime.
In quegli anni, è impegnata sia come doppiatrice che come speaker
in RAI. La sua voce viene scelta dalla Lucas Film americana per il personaggio
di Elaine di Monky Island. Sua la voce fuori campo di pubblicità
e film documentari. Partecipa a produzioni discografiche in veste di corista,
collaborando con The Gang e, nel 1992, con Elio e le Storie Tese, cantando
nella canzone Essere donna oggi. Collabora con Aeroplanitaliani, Nada,
Federico Poggipollini, Paola Turci, Bobo Rondelli.
Grazia Verasani ha collaborato con giornali e riviste, fra cui
D di Repubblica, Donna Moderna, Io Donna (magazine del Corriere), Il Fatto
Quotidiano, oltre a La Repubblica Bologna (una rubrica fissa per sei anni
nella sezione culturale).
Numerosi i racconti scritti su antologie per vari editori: La Tartaruga
(Italiane 2004), Manni (Mordi e fuggi), Sperling & Kupfer (Alle Signore
piace il nero), Einaudi (Lavoro da morire), Fandango (Dizionario affettivo
della lingua italiana), Del Vecchio, sul mensile Velvet, per Donna Moderna
e nel progetto Nero perugino, insieme a Massimo Carlotto. Un suo racconto
è stato pubblicato nell'antologia svedese En Forebadande drom,
e un altro fa parte dell'antologia Kort Italiaans, edita dall'olandese
Tweetalige Editiè.
Con la casa editrice Fernandel pubblica i romanzi L'amore è
un bar sempre aperto (1999) e Fuck me mon amour (2001), unitamente
alla raccolta di racconti brevi Tracce del tuo passaggio (2002).
Nel 2007, con Gianluca Morozzi e sempre per Fernandel, cura la pubblicazione
dell'antologia Quote rosa. Donne, politica e società nei
racconti delle ragazze italiane.
Sempre Nel 2002 viene rappresentata al Teatro Colosseo di Roma la sua
piéce teatrale From Medea, con la produzione di Giorgio
Albertazzi, per la regia di Pietro Bontempo. La piéce che ha per
protagoniste quattro donne ed è incentrata sulla difficile tematica
dell'infanticidio, viene pubblicata da Sironi nel 2004 e si rivela un
vero e proprio successo internazionale. Lo spettacolo approda in Francia
al Festival di Avignone nel 2006, e subito dopo in Germania e a Los Angeles,
mentre in Italia torna in scena nel 2008 con la produzione del Teatro
Stabile di Bologna. Successivamente con il Teatro dell'Elfo di Milano
dove viene interpretata da Amanda Sandrelli e Elena Arvigo. La piéce
continua ad essere tuttora rappresentata da compagnie francesi, tedesche
e italiane.
Nel 2004 esce per la collana "Colorado Noir" edita da Mondadori
Quo vadis, baby?, romanzo dalle atmosfere decisamente noir, con
protagonista l'investigatrice privata bolognese Giorgia Cantini,
da cui il regista Gabriele Salvatores decide di trarre l'omonimo film,
interpretato da Angela Baraldi, scegliendo la stessa Verasani come collaboratrice
alla sceneggiatura. L'esperienza si ripete tre anni dopo con l'omonima
serie televisiva (2008), ideata dallo stesso Salvatores e diretta da Guido
Chiesa per SKY Cinema.
Al libro e al film, pubblicati e distribuiti anche all'estero, segue la
pubblicazione per Mondadori del secondo romanzo incentrato sulle indagini
di Giorgia Cantini e su un nuovo mistero al femminile, intitolato Velocemente
da nessuna parte, che viene tradotto e pubblicato anche in Francia
e Germania.
Nel 2008 esce per Feltrinelli il romanzo Tutto il freddo che ho preso,
mentre in Di tutti e di nessuno torna la detective Giorgia Cantini
con una nuova storia di violenza sulle donne, in cui il tema della non
accettazione della libertà sessuale femminile viene sviluppato
dalla Verasani attraverso il personaggio di Franca Palmieri, già
apparso nella serie televisiva Quo, Vadis Baby?
Nel 2010, pubblica per Transeuropa una nuova pièce teatrale intitolata
Vuoto d'aria, unitamente alla ripresa televisiva di From Medea
nella rappresentazione di Bologna.
Nel 2011 From Medea le vale il premio del 64º Festival Nazionale
di Arte Drammatica di Pesaro come miglior autrice e nello stesso anno
la piéce diventa un film dal titolo Maternity Blues, per
la regia di Fabrizio Cattani, dove collabora alla stesura insieme al regista,
vincendo il Premio Tonino Guerra per la miglior sceneggiatura al Bif&st
di Bari. Il film viene presentato con successo alla 69ª Mostra del
Cinema di Venezia e vince due Globi d'oro.
Sempre per il teatro, firma un monologo sulla vita e la carriera di Luciano
Pavarotti intitolato Vincerò, andato in scena nel marzo
del 2011 al Teatro Valli di Reggio Emilia con la produzione di Nicoletta
Mantovani, diretto e interpretato da Giuseppe Battiston, e successivamente
da Giancarlo Giannini.
Ancora nel 2011, Grazia Verasani rappresenta l'Italia alla Fiera
del Libro di Mosca. Nell'aprile dello stesso anno, partecipa con un suo
racconto al progetto Delitti di establishment, a cura di Paolo Flores
DArcais, sulla rivista MicroMega.
Nel 2012 pubblica, per la collana Fox Crime edita da Feltrinelli, il suo
quarto romanzo noir: Cosa sai della notte, in cui Giorgia Cantini
è stavolta alle prese con un delicato caso di violenza a sfondo
omofobico. Tutti i romanzi con protagonista la detective Cantini sono
stati ristampati fra i Tascabili Feltrinelli che si aggiudica tutta la
serie.
Il 6 settembre del 2013, la sua opera Vincerò viene interpretata
da Michele Placido nella piazza grande di Modena. Nello stesso anno esce
per Gallucci la raccolta Accordi minori, una serie di ritratti
in forma di monologo, dedicati ad artisti come Amy Winehouse, Kurt Cobain,
Jeff Buckley, Janis Joplin, Mia Martini, Dalida, Tenco, Umberto Bindi
e altri, tutte figure di estrema umanità legate dal fil rouge di
un'esistenza spesso breve e assai tormentata, che il loro straordinario
legame con la musica ha però reso immortale.
Nell'estate dello stesso anno è tra i dieci scrittori italiani
protagonisti della trasmissione televisiva Visionari (Rai 5).
Nel marzo del 2014, la scrittrice soggiorna negli Stati Uniti, dove tiene
una serie di conferenze sul noir europeo presso l'Arizona State University.
Successivamente, nell'autunno del 2014, esce un nuovo romanzo dal titolo
Mare d'inverno: una storia di amicizia al femminile (Giunti editore).
Nel settembre 2015 esce per Feltrinelli Senza ragione apparente,
5º romanzo noir della serie con protagonista la detective Giorgia
Cantini, che ottiene la menzione speciale al Premio Scerbanenco 2015.
Il 7 settembre 2016 esce un nuovo romanzo dal titolo Lettera a Dina,
edito da Giunti (Finalista Premio Rapallo e Premio Maria Teresa Di Lascia).
Nel 2016 scrive Bo Bohème, diretto da Andrea Adriatico all'interno
del progetto Bologna, 900 e duemila, dedicato ai 900 anni del Comune di
Bologna, e allestito al Giardino del Guasto di Bologna. Sempre per i Teatri
di Vita e il regista Andrea Adriatico, scrive la drammaturgia dello spettacolo
"Chiedi chi era Francesco" incentrato sui fatti del '77
bolognese e lo studente Francesco Lorusso.
A ottobre 2017 Vincerò viene rappresentato con successo
a Bucarest, e sempre in occasione del decennale della morte del tenore,
il testo viene interpretato dall'attore Lino Guanciale alla Cava del Sole
di Matera. A ottobre 2017 esce il cd Anime storte del cantautore livornese
Bobo Rondelli, con la collaborazione ai testi di Grazia Verasani.
Il 21 settembre 2017 è la volta del romanzo La vita com'è,
per La Nave di Teseo. La vita com'è è stato presentato
a Bologna il 26 settembre 2017 alle Librerie Coop ex Ambasciatori con
l'intervento del maestro Ezio Bosso.
Nel 2019 esce il film Gli anni amari di cui è sceneggiatrice
insieme a Stefano Casi e al regista Andrea Adriatico, sulla vita di Mario
Mieli.
Il 25 giugno 2020 Marsilio pubblica il romanzo Come la pioggia sul
cellofan, sesto libro con l'investigatrice Giorgia Cantini. Escono
per Feltrinelli Tascabili con una nuova veste anche i primi tre romanzi
della serie.
Quo
vadis baby? Giorgia Cantini passa le sue notti nei locali dove si
suona jazz e si beve sino al mattino. È single, quarantenne, tormentata
dal dubbio di aver sprecato la propria vita. È un'investigatrice
privata, costretta a frugare le ombre di una città come Bologna
che sa nascondere bene i propri segreti, piccoli e grandi. Sarà
una scatola da scarpe piena di lettere a cambiare la sua vita, lettere
di Ada, la sorella "bella", partita per la Capitale in cerca
di fortuna come attrice e finita suicida sedici anni prima. Giorgia, che
ancora è tormentata dal rimorso per non averla potuta aiutare,
decide di riaprire il caso alla ricerca di A., l'amante della sorella
che lei non ha mai conosciuto e che forse era presente nei suoi ultimi
istanti di vita.
Come
la pioggia sul cellofan. Giorgia Cantini, investigatrice privata a
capo di una piccola agenzia di periferia nella Chinatown di Bologna, è
appena stata lasciata da Luca Bruni, dirigente della questura e capo della
omicidi. Dopo una breve e appassionata convivenza, l'uomo ha preso la
sofferta decisione di tornare dalla moglie e dal figlio adolescente, e
Giorgia sfoga la propria tristezza ubriacandosi nei bar e nei locali della
città. È in questa fase non facile della sua vita che incappa
in Furio Salvadei, un affascinante cantautore quarantottenne che sembra
avere tutte le fortune - fama, ricchezza, talento -, ma che al momento
è un musicista in piena crisi artistica ed esistenziale. Furio
infatti abusa di alcol, è deluso dal mondo discografico, ed è
sotto stress a causa di una donna, Adele, una fan insistente che gli dà
il tormento seguendolo ovunque e pressandolo con telefonate in piena notte.
Furio incarica Giorgia di pedinare la sua persecutrice e di provare a
riportarla alla ragione prima che si trasformi in una stalker violenta.
Il problema è che Adele dimostrerà di essere un vero e proprio
enigma. Oltre a Furio, infatti, anche altri sono sulle sue tracce, compresa
una sosia perfetta: Miriam, un'attrice fallita che le somiglia come una
goccia d'acqua e il cui cadavere verrà ritrovato nel cortile del
cinema Lumiére. Sotto le piogge persistenti dell'autunno alle porte,
con la mente un po' annebbiata dai drink delle sue sere solitarie e dalla
nostalgia di Bruni, Giorgia si perderà in una trama che ricorda
quella del film "La donna che visse due volte" di Hitchcock,
e in un'indagine che è un continuo gioco di specchi e sovrapposizioni,
una vita filtrata da schermi - computer, telefoni, tv - al punto che anche
i sentimenti risultano essere mere proiezioni.
Abel Wakaam: Ciao Grazia, scrivendo la tua presentazione, mi sono
chiesto se c'è qualcosa in ambito artistico in cui non ti sei ancora
impegnata, quindi te lo domando direttamente: quando passerai alla regia?
Grazia Verasani: In effetti, dico sempre che la mia biografia
rasenta una sorta di eclettismo disperato, ma faccio parte di una generazione
che ha vissuto in modo spontaneo linterdisciplinarietà tra
le varie forme artistiche, passando dal fumetto alla musica, dal cinema
e teatro alla letteratura. E stata quasi una conseguenza storica
approcciarsi a una creatività multiforme, tipica degli anni in
cui sono stata ragazza, quando lesigenza di esprimersi era collettiva
e mai monocromatica. Ma di sicuro la musica è stato il collante,
per me, più resistente, quello che ha tenuto tutto insieme, una
passione che ho trasfuso anche nel mio modo di scrivere narrativa. La
regista? Non sono molto portata per il ruolo di leader, non credo di essere
abbastanza ambiziosa o assertiva, anche se amo molto il cinema.
Abel Wakaam: Libri, teatro e sceneggiature, puoi spiegarmi quali
sono le differenze nel produrre questi testi?
Grazia Verasani: Scrivere drammaturgia, testi teatrali mi ha aiutata
nella costruzione dei dialoghi. Anche le mie esperienze di attrice sono
confluite lì, recitando le battute fino a capire se
erano credibili, e inevitabilmente i dialoghi hanno molta importanza anche
nelle sceneggiature. La differenza è che un romanzo ti permette
di sviluppare una trama, di articolarla, di offrire riflessioni e sfumature,
di approfondire lanima dei personaggi. E un lavoro profondo,
complesso e solitario. La sceneggiatura invece implica uno sguardo più
sintetico e immaginifico, immaginare un contesto, descriverlo in modo
essenziale come se lo avessi davanti agli occhi, e anche la propensione
a dialoghi più colloquiali, meno letterari di un romanzo, e poi
in genere è un lavoro di squadra, scrivi a più mani, è
un continuo scambio di idee.
Abel Wakaam: Riunire diverse capacità artistiche a volte
viene definita una forma di egocentrismo in cui, in realtà, nessuna
riesce davvero a emergere sulle altre. Tu invece riesci ad eccellere in
ogni cosa che fai. Qual è il tuo segreto?
Grazia Verasani: Non credo di avere segreti, solo il fatto (spero)
di avere vissuto e lavorato abbastanza da levigare una voce, da renderla
personale, distintiva. Credo che un libro, o qualunque altra cosa, sia
il frutto della personalità di chi lo scrive, e dentro cè
anche tutta quella vita che intercorre tra un libro e un altro, lesperienza,
le cose che ti succedono, gli incontri, le perdite, i fallimenti, le gioie.
Forse si tende a migliorare col tempo, ci si compatta in una visione,
in un gusto, e si tenta di affinarlo, di farlo progredire. Da giovane
non sapevo cosa scegliere, mi affannavo in una strada o in unaltra,
cera solo lurgenza di esprimermi, di dire la mia, e certo
in questo cè egocentrismo, o comunque, nel migliore dei casi,
unattitudine che ti porta lì, a metterti in gioco su più
fronti. Adesso, scrivere è diventata la via principale, forse perché
racchiude tutte le altre in un modo più consono alla me di ora.
Abel Wakaam: Tratto da Quo vadis baby?: "Passo
16 anni a dividere le scatolette con il gatto e all'improvviso stasera
tutti vogliono invitarmi a cena. Devo segnare questa data!" Come
per incanto riesci a scrivere un romanzo che diventa un film. Puoi raccontarmi
com'è andata?
Grazia Verasani: Quel romanzo capitò nelle mani di Gabriele
Salvatores tramite lamico e collega Sandrone Dazieri, che lavorava
per Mondadori. Un giorno ricevetti la telefonata di Salvatores e pensai
a uno scherzo, anche perché per tutto il tempo della telefonata
lui mi chiamò Chiara invece di Grazia. Quando alla fine arrivai
sul set fu pazzesco, sentivo gli attori chiamati coi nomi dei personaggi,
dare corpo alle mie solitarie invenzioni, fu un impatto forte, divertente,
imprevisto. Dopo il film cè stata anche la serie tv prodotta
da Sky, si trattava del primo prodotto di quel tipo insieme a Romanzo
criminale, si era avanti coi tempi, e forse fu un peccato. Ma, anche
rispetto al film, fu esaltante per me che Salvatores scegliesse unattrice
protagonista anticonvenzionale, una musicista, e che i colori fossero
scuri, antitelevisivi in un certo senso, innovativi rispetto a ciò
che si produceva in quegli anni.
Abel Wakaam: Quindi, come hai scritto nel libro, dopo aver
diviso per anni le scatolette col gatto, ti ritrovi nel momento in cui
tutti ti cercano per invitarti a cena. È stato in quell'istante
che hai accarezzato la soddisfazione del successo? In che modo la rappresentazione
scenica di un romanzo lo "santifica" in una specie di Olimpo,
dove arrivano le storie che meritano di essere visivamente valorizzate?
Grazia Verasani: In effetti, quel film portò un po
di baraonda. Fino a quel momento avevo pubblicato con la piccola editoria,
ma adesso arrivava Mondadori e cera il film di un premio Oscar,
di conseguenza la visibilità fu maggiore, ma anche la mia ansia.
Ti ritrovi catapultato in un mondo, quello del cinema, dei produttori,
dei registi, che è diverso dalla mera pubblicazione di un libro
e dalle presentazioni, ma la fortuna era di avere già quasi quarantanni,
di non essere cioè né troppo sprovveduta né esaltata.
Il cinema porta più lettori, quindi lo consideri un privilegio,
unopportunità gradita, ma un libro e un film restano due
cose diverse, infatti Salvatores ha dato al romanzo una sua legittima
interpretazione personale, che io ho apprezzato. Non so cosa rendesse
quel romanzo adatto allo schermo, forse il fatto che amo lavorare con
le immagini, con dialoghi asciutti, e che per la prima volta, in Italia,
si utilizzava una investigatrice un po marlowiana, un personaggio
femminile antelitteram, anticonformista, punk, una uscita
fuori dal mio amore per Chandler, per la lost generation e per la musica
new wave.
Abel Wakaam: Anche nel tuo ultimo libro "Come la pioggia
sul cellofan" riprendi a raccontare la vita di Giorgia Cantini,
ormai divenuta un'investigatrice privata a tutti gli effetti. Come in
altre serie letterarie, il personaggio si evolve senza mai ripudiare se
stesso e lo fa sulla scia di un consenso che spinge l'autore a plasmare
la sua maturità come se fosse un obbligo e non una scelta. Sei
così affezionata alle sue scatolette per gatti da non poterne più
fare a meno?
Grazia Verasani: Continuare a scrivere di Giorgia è stato
naturale, anche se confesso che fu leditoria a chiedermi di farlo,
sullonda di Quo vadis, baby?. Non volevo rimanere
etichettata nel filone noir, desideravo continuare a scrivere anche romanzi
diversi, cosa che per fortuna sono riuscita a fare, ma certo Giorgia Cantini
è il personaggio più popolare della mia produzione.
Non ho sentito obblighi, forzature, nei panni di Giorgia stavo, e sto,
bene, mi somiglia in tante cose e somiglia alle donne, alle amiche, che
popolano la mia vita, donne irregolari, un po strane, evviva la
stranezza, donne dallumorismo nero, che cadono in piedi, che hanno
smesso di chiedersi se sono fragili o forti. E invecchiata con me,
ha radicato nel tempo la sua visione del mondo, si schiera sempre con
i più fragili, si fa testimone della realtà, racconta una
città, Bologna, nelle sue trasformazioni, e non giudica, cerca
di comprendere. Nel romanzo, Giorgia non ha gatti, anzi, è allergica,
a differenza di me che sono una gattara, ma nel film diventa una citazione
del film di Altman tratto da Il lungo addio di Chandler, dove
Elliott Gould ha un gatto e apre scatolette.
Abel Wakaam: Ognuno di noi ha la propria visione della letteratura.
C'è chi scrive d'istinto e chi organizza il proprio testo come
se fosse una lista di azioni che devono seguire uno schema preciso. Tu
da che parte stai della barricata?
Grazia Verasani: Non ho una grande disciplina, se non quando comincio
unavventura che mi prende, e che mi assorbe completamente almeno
per qualche mese di scrittura fitta, di getto, per arrivare a una prima
versione, e lì sono perennemente distratta, in un mondo altro,
disallineata rispetto alla mia vita privata. Non scrivo in orari precisi,
non mi do regole, vado avanti finché non sono esausta, e fumo come
una turca. In genere, la scrittura di un romanzo è preceduta da
un lungo periodo di ozio apparente, dove penso e ripenso alla storia,
che cambia sempre in corso dopera, come se fosse la storia stessa
a trascinarmi, a scriversi da sola. Raramente mi affido a scalette, mi
sembrerebbe di scrivere una sceneggiatura, cosa molto diversa da un romanzo,
non ho schemi, lavoro in modo rapsodico, per restare in ambito musicale.
Abel Wakaam: L'ho chiesto a tutti i tuoi colleghi e quindi lo
chiedo anche a te. Qual è il tuo consiglio per chi vuole emergere
in questo campo?
Grazia Verasani: Lunico consiglio che ho è quello
di leggere tanto, di tutto, compulsivamente, perché leggere e scrivere
sono due azioni strettamente collegate, e se non sei un forte lettore
difficilmente sentirai lesigenza di scrivere. Emergere è
unaltra cosa. A me è successo senza che lo cercassi, non
conoscevo quasi nessuno dellambiente, venivo dalla musica e dal
teatro, avevo pochi amici scrittori ed ero lontana da città come
Roma o Milano, più inclini alla formazione di gruppi di sostegno,
di una sorta di socialità letteraria. Ammetto che non amo chi sgomita,
chi cerca raccomandazioni qui e là, anche se capisco
la paura di venire ignorati, è una questione di carattere, cè
chi cerca aiuti con ogni mezzo e chi fa la sua gavetta partendo dalla
piccola editoria. Limportante è mantenere il rispetto verso
se stessi, accanirsi solo nei confronti della propria scrittura, per migliorarla,
e andare dritti per la propria strada a dispetto di tutto, con ostinazione,
fino a essere soddisfatti del proprio lavoro: è questa la meta,
non il successo.
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