Nata
a Noto nel 1977, vive ad Aci Castello dove esercita la professione di
medico oftalmologo. Ha esordito nel 2014 con il romanzo La seconda
estate (tradotto in Francia e insignito del Premio Capalbio Opera
prima) al quale ha fatto seguito l'anno successivo Le stanze dello
scirocco, ambientato in Sicilia. Nel 2018 con Sabbia nera ha
virato al giallo, introducendo il personaggio del vicequestore Vanina
Guarrasi della squadra mobile di Catania. I diritti del libro sono
stati opzionati per il cinema e la televisione, e l'anno successivo ha
ottenuto il Premio letterario Racalmare Leonardo Sciascia. Le indagini
della Guarrasi sono proseguite nel 2019 con La logica della lampara
e nel 2020 con La salita dei Saponari. Nei suoi romanzi, soprattutto
in quelli con Vanina Guarrasi protagonista, la Sicilia è un anch'essa
un elemento centrale, tanto da non apparire come un semplice sfondo delle
vicende ma un vero e proprio personaggio, capace di esercitare una potente
forza attrattiva nei confronti dei lettori. A luglio 2020 è uscito
invece Tre passi per un delitto, scritto insieme a Maurizio
de Giovanni e a Giancarlo De Cataldo.
Mentre
Catania è avvolta da una pioggia di ceneri dell'Etna, nell'ala
abbandonata di una villa signorile alle pendici del vulcano viene ritrovato
un corpo di donna ormai mummificato dal tempo. Del caso è incaricato
il vicequestore Giovanna Guarrasi, detta Vanina, trentanovenne palermitana
trasferita alla Mobile di Catania. La casa è pressoché abbandonata
dal 1959, solo Alfio Burrano, nipote del vecchio proprietario, ne occupa
saltuariamente qualche stanza. Risalire all'identità del cadavere
è complicato, e per riuscirci a Vanina servirà l'aiuto del
commissario in pensione Biagio Patanè. I ricordi del vecchio poliziotto
la costringeranno a indagare nel passato, conducendola al luogo dove l'intera
vicenda ha avuto inizio: un rinomato bordello degli anni Cinquanta conosciuto
come «il Valentino». Districandosi tra le ragnatele del tempo,
il vicequestore svelerà una storia di avidità e risentimento
che tutti credevano ormai sepolta per sempre, e che invece trascinerà
con sé una striscia di sangue fino ai giorni nostri.
Un
caso scabroso che richiede la cautela e la pazienza dei pescatori alla
luce della lampara: come loro, il vicequestore Guarrasi sa bene che per
far venire a galla i pesci bisogna aspettare, senza stancarsi. Sono le
quattro e trenta del mattino. Dalla loro barca il dottor Manfredi Monterreale
e Sante Tammaro, giornalista di un quotidiano online, intravedono sulla
costa un uomo che trascina a fatica una grossa valigia e la getta fra
gli scogli. Poche ore dopo il vicequestore Vanina Guarrasi riceve una
chiamata anonima: una voce femminile riferisce di aver assistito all'uccisione
di una ragazza avvenuta quella notte in un villino sul mare. Due fatti
che si scoprono legati e danno il via a un'indagine assai più delicata
del previsto.
Solo
un caso molto complesso può distogliere, anche se per poco, il
vicequestore Vanina Guarrasi dalla caccia ai propri fantasmi e riportarla
in azione. Anzi, qualcosa di più di un caso: un intrigo internazionale
all'ombra dell'Etna. Esteban Torres, cubano-americano con cittadinanza
italiana e residenza in Svizzera, viene trovato morto nel parcheggio dell'aeroporto
di Catania; qualcuno gli ha sparato al cuore. L'uomo ha un passato oscuro,
e girano voci che avesse amicizie pericolose, interessi in attività
poco pulite. Eppure le indagini sono completamente arenate: nessun indizio
che riesca a sbloccarle. Questo finché a Taormina, dentro un pozzo
nel giardino di un albergo, si scopre il cadavere di Roberta Geraci, detta
«Bubi». Torres e Bubi si conoscevano. Molto bene. Con l'aiuto
della sua squadra e dell'immancabile Biagio Patanè, commissario
in pensione che non ha perso il fiuto, Vanina riporterà alla luce
segreti che hanno origine in luoghi lontani. Ma non potrà dimenticare
gli incubi che la seguono fin da quando viveva a Palermo. Questioni irrisolte
che, ancora una volta, minacciano di metterla in pericolo.
Una
giovane bellissima, che lavora nel mondo dell'arte, viene uccisa nel proprio
appartamento a Roma. Tre personaggi coinvolti per ragioni diverse nell'omicidio
forniscono la loro interpretazione dei fatti. Chi nasconde la verità.
Chi la manipola. Chi sembra non curarsene. Il commissario Davide Brandi
è un poliziotto molto abile, e molto ambizioso. E lui che conduce
le indagini. A dargli la parola è Giancarlo De Cataldo. Marco Valerio
Guerra è l'amante della vittima. Un uomo d'affari ricchissimo,
potente, odiato. A dargli la parola è Maurizio De Giovanni. Anna
Carla Santucci è la moglie di Guerra. Scoprire il tradimento del
marito non l'ha stupita affatto. A darle la parola è Cristina Cassar
Scalia. Le loro versioni non concordano. Ma tutte rappresentano un piccolo
passo per arrivare alla soluzione del caso.
Abel Wakaam: Ciao Cristina, nel leggere i tuoi romanzi sembra
di percepire il profumo della tua Terra. Il legame che stringe coi personaggi
è una simbiosi che sai destreggiare con grande maestria, al punto
che probabilmente le storie che racconti non potrebbero vivere altrove.
Quanto è indissolubile il loro rapporto col territorio in cui li
hai fatti nascere?
Cristina Cassar Scalia: La Sicilia è una protagonista dei
miei libri. Non riesce a restare sullo sfondo, né a ricoprire un
ruolo di semplice ambientazione. Si appropria della scena e la anima,
a me non resta che seguirla.
Abel Wakaam: In Tre passi per un delitto ti sei confrontata
con altri due autori: Maurizio De Giovanni e Giancarlo De Cataldo che,
a capitoli alterni, hanno dato voce insieme a te ai tre personaggi principali.
Questa scelta ha comportato un continuo confronto con loro, oppure vi
siete scoperti strada facendo, adattandovi all'immaginario creativo di
ognuno?
Cristina Cassar Scalia: Tre passi per un delitto nasce da unidea
di Giancarlo e di Maurizio, che poi hanno pensato di coinvolgermi. Abbiamo
costruito insieme la trama, abbiamo creato ognuno il proprio personaggio
e li abbiamo confrontati, ma abbiamo cercato di mantenere inalterati i
nostri stili. Ci abbiamo lavorato a lungo, divertendoci anche molto.
Abel Wakaam: Nei tuoi libri precedenti, il vicequestore
di Polizia si chiama Giovanna Guarrasi. Ama la buona cucina, adora leggere
e predilige soprattutto i film ambientati in Sicilia. Si intuisce subito
che non è la versione femminile del noto commissario di Vigata,
ma è una poliziotta tosta, tenace, con un passato importante all'antimafia
a Palermo e il costante impegno contro la criminalità milanese.
Quanto è difficile dar vita a una figura di questo genere senza
incorrere in scomodi paragoni?
Cristina Cassar Scalia: Ho creato Vanina a immagine e somiglianza
della poliziotta che mi sarebbe piaciuto trovare in un libro. Le ho dato
un passato ingombrante, è vero, ma mi è servito per raccontare
unepoca che non va dimenticata: quella delle stragi di mafia dei
primi anni 90, di cui il padre di Vanina è una vittima. Con Montalbano
non ha nulla in comune, ma essere paragonata al Maestro Camilleri è
sempre un onore.
Abel Wakaam: Da Sabbia Nera: "Di scenari raccapriccianti,
nella sua carriera, il vicequestore Giovanna Guarrasi ne aveva visti assai:
uomini incaprettati e bruciati vivi, cadaveri cementati dentro un pilastro,
gente sparata, accoltellata, strangolata e via dicendo. Ma l'immagine
che le apparve quella sera si poteva descrivere solo con un termine, da
lei vilipeso e definito "da romanzo gotico". Macabra. Abbandonato
di sghimbescio sul pavimento di un montavivande di un metro e mezzo per
un metro e mezzo, giaceva il corpo mummificato di una donna. Il capo,
con ancora i resti di un foulard di seta, era piegato a novanta gradi
su un cappotto di pelliccia che copriva un tailleur dal colore indistinguibile;
appese al collo, tre collane di lunghezza diversa. Sparsi attorno al cadavere,
una borsetta, un beauty case di quelli rigidi che si usavano una volta,
una bottiglietta di colonia senza tappo e una scatola metallica che aveva
tutte le sembianze di una cassetta di sicurezza". Per descrivere
certe scene bisogna averle viste o studiate, oppure basta l'immaginazione
per ricostruirle in un romanzo, senza perdere la loro cruda realtà?
Cristina Cassar Scalia: Immaginazione pura! Aiutata da una vita
di letture e di film, sceneggiati (un tempo) e fiction (oggi) polizieschi
.
Abel Wakaam: Nella Logica della lampara il vicequestore
sembra accorgersi tardi della soluzione del mistero, come se tu avessi
voluto posticipare un evento che i lettori avevano forse intuito in alcune
pagine antecedenti. C'è un motivo specifico dietro questa scelta?
Cristina Cassar Scalia: No, la storia era architettata così
fin dallinizio.
Abel Wakaam: Se nei due romanzi precedenti l'evolversi della trama
non ha mai abbandonato l'antica Trinacria, nella Salita dei Saponari
hai voluto spingerti oltre oceano per trascinare il lettore in un tuffo
nel passato. Ma, allo stesso tempo, hai districato il groviglio della
matassa riconducendolo là dove tutto era partito. Personalmente
adoro questi intrecci, e così la domanda appare scontata: la Sicilia
era diventata troppo piccola per le sagaci intuizioni di Giovanna Guarrasi?
Cristina Cassar Scalia: No, no, la Sicilia non è mai troppo
piccola! Mi piaceva raccontare una storia diversa, movimentare la vita
di Vanina con unindagine internazionale e la rivoluzione cubana
mi ha sempre colpito, perciò ho deciso di sceglierla come punto
di partenza per la storia.
Abel Wakaam: In Tre passi per un delitto avete saputo trasformare
un'indagine ordinaria in un fatto davvero intrigante. Sembra quasi che
abbiate voluto cercare il confronto tra di voi in una sorta di "partita
a tre" in cui però alla fine vince la squadra. Il risutalto
è sorprendente, a riprova che la collaborazione tra "grandi"
produce sempre un prodotto eccellente. Oltre che un confronto, non avete
mai avuto contrasti sulla stesura della trama?
Cristina Cassar Scalia: Nessun contrasto. Ci siamo calati nei
nostri personaggi, narrandoli in prima persona, e poi li abbiamo messi
insieme. Abbiamo però anche un grande editor, Francesco Colombo,
che ci ha aiutato a finalizzare il progetto, questo va detto.
|