Andrea
Vitali. Dopo aver frequentato «il severissimo liceo Manzoni»
di Lecco, si laurea in medicina all'Università Statale di Milano
ed esercita la professione di medico di base nel suo paese natale.
Scrittore molto prolifico, ha esordito nel 1990 con il romanzo breve Il
procuratore, ispiratogli dai racconti di suo padre; nel 1996 ha vinto
il Premio letterario Piero Chiara con L'ombra di Marinetti, ma il grande
successo lo ha ottenuto nel 2003 con Una finestra vistalago (Premio Grinzane
2004).
Nel 2006 ha vinto il Premio Bancarella con il romanzo La figlia del Podestà;
nel 2009 il Premio Boccaccio e il Premio Hemingway.
Tra i numerosi romanzi, ricordiamo: nel 2011 La leggenda del morto contento
e Zia Antonia sapeva di menta. Nel 2012 Galeotto fu il collier e Regalo
di nozze. L'anno successivo escono Le tre minestre, lungo racconto autobiografico
edito da Mondadori-Electa e Di Ilide ce n'è una sola. Nel 2014
Quattro sberle benedette, Premiata ditta Sorelle Ficcadenti e Biglietto,
signorina!; nel 2015 La ruga del cretino, scritto con Massimo Picozzi,
Le belle Cece, La verità della suora storta, Quattro schiaffi benedetti,
Un amore di zitella (tutti editi da Garzanti). Nel 2016 Nel mio paese
è successo un fatto strano (Salani), Le mele di Kafka (Garzanti),
Viva più che mai (Garzanti). Nel 2019 esce Certe fortune. I casi
del maresciallo Ernesto Maccadò (Garzanti), Sotto un cielo sempre
azzurro (Garzanti) e Documenti, prego (Einaudi). Altre sue pubblicazioni
sono: Un uomo in mutande. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò
(Garzanti, 2020), Nessuno scrive al Federale. I casi del maresciallo Ernesto
Maccadò (Garzanti, 2020), Vivida mon amour (Einaudi, 2021) e Un
bello scherzo (Garzanti, 2021).
Tra le sue pubblicazioni si ricorda anche il libro per bambini La zia
Ciabatta (Garzanti, 2020).
Da ricordare che con il romanzo Almeno il cappello (edito nel 2009 da
Garzanti) Andrea vitali ha vinto il Premio Casanova, il Premio Isola di
Arturo Elsa Morante, il Campiello sezione giuria dei letterati ed è
stato finalista al Premio Strega.
I suoi libri, pubblicati in Italia da Garzanti, sono stati tradotti in
molti paesi, tra cui la Turchia, la Serbia e il Giappone.
Il
metodo del dottor Fonseca. Spatz è un posto dove non accade
mai nulla, un borgo sperduto fra le montagne popolato da uomini sfuggenti
e bizzarri. Poi un delitto, un assassinio «senza pretese»
che non merita nemmeno gli onori della cronaca. E la storia assume le
tinte di una vera e propria commedia gotica. Dopo mesi trascorsi dietro
una scrivania per aver ferito un passante nel corso di una retata, un
ispettore viene inviato in un villaggio vicino alla frontiera di cui nemmeno
conosceva l'esistenza. Ad attenderlo c'è un caso d'omicidio considerato
già risolto. La vittima è una donna che conduceva un'esistenza
appartata, e il presunto assassino è suo fratello, un giovane con
disturbi mentali che abitava insieme a lei e che ora è scomparso.
Facile, forse troppo. Magari è solo suggestione, magari dipende
dal paesaggio, bello e violento, o magari è la presenza inquietante
della clinica che sorge sul confine, nella «terra morta»,
un centro specializzato in interventi disperati, ma in quel luogo c'è
qualcosa che non torna. Nella pensione che lo ospita l'investigatore fa
conoscenza con alcuni personaggi quantomeno singolari, e a poco a poco
davanti ai suoi occhi si apre uno scenario che nessuno avrebbe mai immaginato.
Insospettabile anche per il potentissimo capo dell'agenzia governativa
che gli ha affidato l'indagine: un funzionario spaventoso e ridicolo al
tempo stesso, che dietro le spalle tutti chiamano «il Maiale».
Vivida
mon amour. Anni Ottanta, in una cittadina sulle rive di un lago del
Nord Italia, al confine con la Svizzera: un aspirante medico condotto
si invaghisce di una misteriosa ragazza incontrata a una festa. Una commedia
lieve, acuta e divertente. Un romanzo che contiene tutto il «piccolo
mondo antico» della provincia di cui Andrea Vitali è il cantore.
Per un dottorino neolaureato, con le tasche vuote, dedicarsi a un corteggiamento
serrato può risultare oneroso e parecchio frustrante. Soprattutto
se la donna dei propri sogni si rivela un tipo complesso, una «bisbetica
indomabile» refrattaria alla poesia, benestante ma poco incline
a spendere e che regge l'alcol come un carrettiere. Ad aggiungere imbarazzi
e malintesi, il nome della giovane non è ben chiaro: Viviana, no
Vivína, anzi Vívina
Vívida! Meglio evitare
di pronunciarlo. Tra incontri carichi di aspettative e che ogni
volta sembrano trasformarsi in addii costose peregrinazioni fra
malinconici paesi lacustri, goffaggini e incomprensioni, per i due, tanto
diversi, ci sarà un lieto fine?
Abel Wakaam: Ciao Andrea, essere un medico è una missione
al servizio degli altri. Invece diventare uno scrittore significa dar
vita a una forma d'arte prettamente personale, in cui "gli altri"
sono il frutto della propria creatività. Come è stato possibile
navigare in due oceani così diversi e apparentemente contrapposti,
salvo poi decidere nel 2008 di dedicarti a quest'ultima passione?
Andrea Vitali: Be', vedi, il lavoro del medico di base che ho
svolto per un quarto di secolo mi ha messo a contatto con una fetta di
umanità che mi competeva per ragioni professionali, ma con la quale
ho dovuto mettermi in relazione con l'ascolto e la parola, la chiacchiera
vera e propria intendo. È stato anche grazie a questo lavoro che
ho potuto cogliere spunti per raccontare storie o disegnarmi mentalmente
figure di personaggi che poi sono entrati nei romanzi. In più ritengo
che il procedere di fronte a un quesito diagnostico non sia poi tanto
diverso da quello di chi si mette di fronte a una storia: una domanda
dopo l'altra, un progredire per gradi fino alla fine.
Abel Wakaam: Durante la fase vaccinale hai sentito la necessità
di indossare di nuovo le vesti del medico. Un richiamo e un dovere a cui
non era proprio possibile sottrarsi?
Andrea Vitali: Non mi sono posto il quesito se sottrarmi o no,
dando l'immediata disponibilità C'era sicuramente un senso del
dovere in una fase così critica cui si è aggiunto anche
un indiscusso piacere di ritornare un po' sul campo, tornare a incontrare
persone che magari non vedevo da tempo, verificando la stabilità
di una confidenza che si era formata nel corso degli anni di professione.
Tuttavia debbo aggiungere che, vivendo in un paese piccolo, pur se in
maniera estemporanea i miei ritorni in campo continuano a veificarsi
Abel Wakaam: La maggior parte dei tuoi romanzi è ambientata
a Bellano, la tua città d'origine, conosciuta anche per lo spettacolare
orrido sul torrente Pioverna. È in questo microcosmo che hai saputo
trovare il palcoscenico perfetto per ambientare le tue storie, con quel
ramo del lago di Como che ha dato vita a una delle pietre miliari della
letteratura italiana. Sei stato in qualche modo contaminato dalla lettura
dei Promessi Sposi?
Andrea Vitali: Meno durante il liceo e decisamente di più
quando l'ho ripreso in mano anni dopo e con un po' più di attenzione.
La contaminazione c'è senza dubbio e la ritrovo nello svolgimento
della storia, nel coinvolgimento dei vari personaggi che non vengono gettati
lì a caso, ma raccontati in capitoli dedicati al fine di giustificare
pienamente il loro peso nella vicenda. Anche, lo ammetto, mi affascina
come da una vicenda in fondo semplice (si tratta poi di due che si voglio
sposare contro la volontà di un terzo) ne esca invece un racconto
complesso, un grande affresco che lascia stupefatti. Ed è ciò
motivo di insegnamento e di riflessione.
Abel Wakaam: I tuoi personaggi sono spesso ironici e utilizzano
un linguaggio semplice, di facile interpretazione per il lettore. Lo stesso
vale per i dialoghi, che diventano il fulcro su cui poggiano gli eventi.
Il "parlato" in un romanzo alleggerisce la struttura e la rende
più simile alla realtà di ogni giorno. Nella tua scrittura
emerge proprio questa ricerca spasmodica di confronto, come se volessi
immergere chi legge nella tua personale visione degli eventi. Come sei
arrivato a questo stile?
Andrea Vitali: Mi ci avvicino raccontandomi la storia e raccontandola
in casa oppure a qualche amico fidato, e così facendo piano piano
si chiarisce. Lo stesso lo faccio con i dialoghi, me li ripeto fino a
che suonano il più possibile vicino al vero. In ciò, come
ho già scritto, di molto aiuto mi è stato "l'allenamento"
in ambulatorio.
Abel Wakaam: Nel tempo, hai esplorato generi diversi e costruito
trame avvincenti, ma se dovessi essere indotto a sceglierne una in particolare,
su quale punteresti?
Andrea Vitali: Se intendi farmi scegliere tra i titoli direo "Pianoforte
vendesi", storia che nonostante la sua esilità mi è
costata parecchio tempo e parecchie rifaciture prima di giungere a quel
risultato: volevo fondere un certo alone magico con un aspetto il più
possibile quotidiano e la difficoltà maggiore è stata far
sì che nessuna delle due prevalesse sull'altra.
Abel Wakaam: Nel tuo ultimo romanzo, Vivida mon amour,
il protagonista è un dottorino neurolaureato che aspira a diventare
un medico condotto. Quanto ti piacerebbe un ritorno alle origini?
Andrea Vitali: Non sarebbe male potendolo fare: se con l'esperienza
maturata eviterei certi errori, non solo professionali. Se invece non
dovessi averne l'assistenza, allora tutto accadrebbe come è già
stato.
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