Writer Officina - Biblioteca

Autore: Sandra Sandy Re
Quando vuoi, se ti va
Narrativa
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Quando vuoi, se ti va
Ho avuto più volte la sensazione di non fare parte di questo pianeta, in certe situazioni mi sentivo al di fuori di questo sistema terreno e, giorno dopo giorno, per escludermi da sola da questa vita, scrivevo. Lo facevo per sentirmi libera di fuggire da una realtà che non mi piaceva, lo facevo per proteggere l'amore che nutrivo per la libertà, attribuendogli la giusta armonia per non alterare l'amore che provavo verso il resto del mondo, quella parte di mondo che ancora mi piace, quella dove si vive di intuizioni, di onde, di energie e di appartenenza, quella parte di mondo a cui mi avvicino e mi allontano a seconda delle mie percezioni.
Mentre scrivevo mi sono scontrata con diversi stati emozionali e tra un capitolo e l'altro ho creato dei ponti sospesi in una dimensione fatta di nuvole, pioggia, attese, valori, silenzi e luci soffuse.
Questa è una storia che va oltre l'amore, è un racconto basato sulla libertà che solo attraverso la conoscenza dell'amore puro puoi sentire anche tua.
Al termine dell'ultimo capitolo mi sono concessa una giornata di riflessione tutta mia, sono salita in auto e, ascoltando una canzone che mi accompagnava verso la sera, ho percorso chilometri pensando al nulla e ho capito che ci sono momenti così sorprendenti che invece del solito percorso, a un tratto, hanno il potere di farti deviare la strada.
Verso la libertà o forse verso... l'illusione.

Sandra Sandy Re, 2019

Pasquale - L'incontro al museo

Le regole umane non hanno niente a che vedere con l'arte, perché l'arte vive in una sua intoccabile dimensione di libertà, e non esiste forma artistica senza un forte senso espressivo di libertà. Io fino a che punto potevo sentirmi libera di esprimermi? (Sandra Sandy Re)

Sto cercando, tra le notizie degli spettacoli nell'ultima pagina del quotidiano, qualche evento interessante per trascorrere il weekend immersa nell'arte.
- Chissà se la mia tessera sconto vale per questo museo? Ho solamente venti euro per arrivare a fine settimana - .
La mostra della pittrice polacca Tamara De Lempicka è la scelta perfetta, le sue tele esprimono bellissimi concetti di libertà, dentro i suoi dipinti trovo sempre la fragilità dell'artista.
Con linee dritte, flessuose e precise, lei disegnava la rigida e fredda malinconia di donne sfuggenti.
Utilizzava spesso il blu, forse per evocare il medesimo colore del topazio che Gabriele D'Annunzio le regalò quando s'innamorò di lei.
La storia racconta che Tamara indossò quella pietra per tanto tempo ma non coltivò mai l'intenzione di condividere la sua vita con il poeta, un po' come quando vuoi sentirti libera di scegliere cosa prendere e cosa dare.
Ricordo il turbamento provato la prima volta che vidi il quadro che ritraeva la ragazza dai capelli neri, la sua sottile mano accompagnava, elegantemente, uno sguardo prepotente e sensuale, come volere personificare, attraverso il contrasto dei gesti, la bella epoca passata. Sguardo e mani sono un binomio perfetto, anche nei sentimenti. In quel dipinto, la donna aveva un'apparente sicurezza e mentre le sue spalle trasmettevano bisogno di premura lei con signorilità continuava a suonare il mandolino. L'arte viene interpretata con ciò che di più intimo e personale vive dentro di noi. Soprattutto quando la poetica del soggetto cattura i diversi stati d'animo, questa sensazione si può cogliere non solo dove risiede la tecnica dell'artista ma dentro l'originalità del pensiero della persona che in quel momento sta osservando.
Anch'io in questo momento mi sento osservata:
- Che leggerezza e chissà quale mistero racchiude il colore di questo tessuto - .
Il signore accanto a me ha dato voce al mio pensiero:
- È intrigante questa tonalità di blu, tanto quanto può esserlo un ottimo osservatore, ha presente quelle persone affascinanti? Quelle che parlano di cose interessanti, quelle che, apparentemente, non sembrano colte e invece lo sono? - .
Mentre rispondo il mio sguardo si ferma sui suoi capelli biondi che incorniciano il viso abbronzato, il suo profumo mi ricorda la terra del sud e l'espressione dei suoi occhi discorda con il suo abito elegante.
- La mostra merita di essere visitata anche solo per osservare questo dipinto, vero? -
Prima di rispondere, rivolgo nuovamente l'attenzione al quadro:
- Questa artista, su una tela di pochi centimetri quadrati, ha saputo esprimere bene il concetto di libertà - .
L'uomo mi risponde fissandomi negli occhi:
- L'arte è una libera elaborazione interiore che non tutti comprendono - .
Durante il nostro breve dialogo lui ha usato termini raffinati e questo mi ha fatto intuire che possiede la giusta sensibilità per potermi, facilmente, confrontare con lui.
A passo lento continuo a camminare, mi fermo davanti a un'enorme finestra che si affaccia sul parco, gli alberi creano angoli cupi, la struttura della fontana è disarmonica con gli interni del salone e il vento forma delle grafiche disordinate con i fili d'erba. Credevo di essere l'unica spettatrice di questo paesaggio autunnale e invece no, vengo distratta ancora dalla voce dell'uomo che, porgendomi la mano, si presenta:
- Piacere, mi chiamo Pasquale, posso offrirle un caffè? - .
Quando inchiodi un uomo con lo sguardo, in quei pochi secondi non può notare che sei piena di difetti.
- Piacere, lei è molto gentile ma ora non mi va, non so, un altro giorno, magari... -
Abbozzo un timido sorriso, abbasso lo sguardo e rallento il passo per seguire la venatura del travertino, un materiale forte e robusto ma soggetto anch'esso a graffi e scalfiture, uno tra i mille casi in cui è necessario usare accortezza, come quando devi trattare con persone che possono avere pensieri diversi dai tuoi e quindi occorre camminare dentro la loro anima con la dovuta delicatezza.
L'invito al caffè è seguito dal mio silenzio.
Non sono sorpresa dalla sensazione che mi trasmette il silenzio, il mondo è formato da un'alta percentuale di “silenzio”, solo che spesso si resta, inutilmente, collegati alla parte più rumorosa.
Da oggi, noi due sconosciuti abbiamo una cosa in comune: siamo entrambi dentro lo stesso museo, alla stessa ora e con lo sguardo rivolto verso il medesimo dipinto.
L'attrazione che provo per l'arte mi permette di vivere momenti di introspezione e di conseguenza mi fa provare una facile empatia. Senza alcun confronto con l'artista noto che nei suoi dipinti ci sono forza e fragilità e senza alcun confronto con le persone sento i loro momenti di felicità o sconforto.
La storia racconta che il primo a provare l'esigenza di introspezione fu il filosofo Socrate: cerco un'intesa con la mia anima, affermava la riflessione con sé stessi è la più elevata forma di saggezza.
Tutti abbiamo gli elementi per dimostrare qualcosa a noi stessi e farlo contribuirebbe a un mondo migliore ma ci sono persone che trovano relativamente importante parlare tra sé e sé perché è sempre molto difficile misurarsi con la propria interiorità e ricevere risposte inaspettate.
Ritorno a osservare il dipinto e davanti a tanta bellezza resto ancora in silenzio.
L'arte segue lo stato d'animo, ti fa provare sensazioni a volte poco logiche ed è inutile cercare di capire cosa è bello e cosa no, tanto ognuno ha opinioni diverse sulla bellezza e nessuna opinione può essere contestata, non esistono insegnanti che possono farti amare l'arte, esistono insegnanti che possono trasmettere le tecniche per riprodurla, perché l'amore per l'arte, se c'è, è già dentro di noi.
Sento nuovamente la voce dell'uomo alle mie spalle:
- Sta dialogando con il dipinto? -
- No... Stavo pensando che... Non sono in grado di spiegare cosa possa trasmettermi questo quadro, non so, lo guardo e... mi commuovo - .
- L'arte permette di scovare le tue parti di follia, con l'arte c'è uno scambio continuo di anime, è un amore reciproco, lei nel realizzarsi e noi nell'apprezzarla - .
Tra le mura di questo museo sto respirando i confini dell'immaginazione tra la vita reale e la fantasia, sento uno strano coinvolgimento che mi spinge a rielaborare la mia percezione di libertà. Proseguo con il percorso ed entro nella seconda stanza, con lo guardo cerco Pasquale, lo vedo incantato davanti al dipinto che ritrae la ragazza con il vestito verde. Mentre lo osserva i suoi sguardi sono brevi, quasi sfuggenti, poi chiude gli occhi e lo vedo indugiare qualche minuto tra i particolari della tela.
Che atteggiamento è questo? Timidezza? Interesse? Insicurezza? Ha un viso dolcissimo.
A piccoli passi, mi avvicino:
- Pasquale, questo quadro è meraviglioso, sa come lo definisco? -
- Come? -
- Immortale - .
- Emilia, ora le insegno un segreto per apprezzare in un modo diverso l'arte - .
- Mi dica... -
- Chiuda gli occhi, e ora, provi ad ascoltare i colori - .
Chiudo gli occhi e sono felice, mi trovo dentro a uno dei miei luoghi preferiti, uno di quei luoghi dove solo chi ha il tuo stesso pensiero può raggiungere la tua intimità.
Ci salutiamo e stringendoci la mano resto qualche secondo in più dentro il suo palmo. Mi fa sentire... leggera. Nell' incavo della sua mano sento la calma che mi ospita.
È tutto così tremendamente accogliente e stupendo oggi!
La nostra spontaneità è nata dalla naturalezza dello scambio di battute e la sua delicatezza è racchiusa nell'eleganza delle sue parole.
La spontaneità è una tra le più divertenti virtù; se non c'è, non può esistere un clima sereno.
Le persone spontanee si riconoscono perché sanno accettarsi nella piena libertà di ciò che sono.
Quando stacco la mia mano dalla sua, non penso a nulla se non al fatto che la stringerei ancora. Abbasso lo sguardo per osservare le sue scarpe e, tra i lacci marroni e i fori sulla tomaia dalla fattura inglese, cerco informazioni su di lui, sto tentando di individuare, attraverso un oggetto, alcune caratteristiche della sua personalità, poi sorridendo gli domando:
- Lei Pasquale, perché è qui? - .
- Qui dove, Emilia? A cosa si riferisce? -
- Qui, a parlare con me - .

Le stagioni

La vita resta, il tempo resta, sei tu quell'attimo che passa, sei tu la ciliegina sulla torta. (Sandra Sandy Re)

Sono qui, seduta sul mio letto e, tra uno sbadiglio e l'altro, sto sciogliendo nodi, uno a uno. I colori dell'alba filtrano attraverso l'azzurro delle tende della mia camera e, mentre guardo il sole che va sempre più su, penso che dentro allo scorrere del tempo tutto diventa, in parte, più accettabile, si osa di più, si valuta di più e i desideri si trasformano in priorità, vorresti che tutto scivolasse via, liberamente, come quando davanti alla vetrina di una pasticceria sgrani i tuoi occhi da bambina, per scegliere la cosa migliore per te.
Dall'ultima volta che mi sono potuta permettere di fare colazione in una delle più rinomate pasticcerie della città saranno passati quasi due anni, ora mi accontento di un goccio di caffè, tre biscotti secchi e un bicchiere d'acqua.
La radio è già sintonizzata sul mio canale preferito, dopo pochi secondi la canzone in onda viene interrotta per trasmettere il notiziario, il giornalista comunica il grave terremoto accaduto poche ore prima nel centro Italia. Penso a quanti mutamenti imprevisti si alternano nella vita di ognuno di noi e a quanto siamo impotenti davanti alla prepotenza della natura, perché nello stesso attimo in cui pensi al tuo futuro, esso non esiste più, puoi rincorrerlo finché vuoi ma lui sarà sempre dentro lo stesso attimo in cui vivi. Io credo che il futuro sia solo dentro la nostra immaginazione, creato dai nostri desideri, dai nostri sogni, dentro la nostra mente. Il futuro è dentro il nostro presente. Mentre sistemo due maglioni nell'armadio, mi domando: cosa salverei in questo momento?
Una di quelle domande che non trovano risposte immediate, come quando ti chiedono se sei felice, una di quelle domande che ti fa vagare con lo sguardo nel vuoto.
Forse, salverei la fotografia di una vecchietta che, sorridendo, sferruzza gomitoli di lana accanto a un camino acceso, una cartolina in bianco e nero che avevo visto anni prima in una vetrina di un antiquario di Milano, avrei voluto acquistarla ma non lo feci perché avevo capito che quell'immagine sarebbe comunque finita tra i miei ricordi.
Ecco, questa cartolina la farei vedere alla nuova generazione, così, giusto per creare un punto di riferimento, punti di riferimento che io non ho vissuto e dei quali sento la mancanza.
Di me invece non so cosa salverei, forse i miei silenzi davanti alle parole inutili o forse il mio sogno davanti a questa approssimativa realtà.
A volte mi sentivo dire:
“Tu Emilia, sei particolarmente strana, sei un angelo, hai gesti buoni e cerchi di confortare tutti, con un sorriso o con una battuta...”.
E io rispondevo sempre:
“Non sono strane le bontà, le cose strane sono le cattiverie che fanno le persone ad altre persone, dovrebbero essere le cose buone la normalità, quindi sono... Normale”.
Ho sempre immaginato le persone cattive come degli infelici, io ho scelto di vivere le mie normalità, se così si possono definire, con spontaneità, mischiandomi libera anch'io tra la folla, quella semplice, quella dei normali ma felici.
Oggi è una mattina particolare, canto sotto la doccia tra il profumo di lavanda e limone, apro la finestra, mi guardo allo specchio, mi sento leggera, ci sono emozioni che non riesci ad esternare per timore che vengano contaminate da supposizioni sbagliate e così scegli di custodirle, teneramente, tra i tuoi segreti. Sto scrivendo questi pensieri su fogli bianchi, non ho voglia di seguire linee, quadretti, righe, regole, righe e ancora regole, scrivo per immagazzinare tutto nella mia mente e, subito dopo, so che getterò via la chiave.
Continuo ad ascoltare la notizia alla radio:
- Stanno cercando solo aiuti materiali? Ma è possibile? - mi domando a voce alta.
Si sa, tra le cose materiali si possono trovare anche utili sostegni, ma l'anima di queste persone ora ha bisogno di coraggio perché le persone coraggiose non sono solo le persone che si fanno spazio per combattere le ingiustizie, le persone coraggiose sono anche quelle che, in un frammento di mondo triste, cercano di rinascere, di farti rinascere, di crederci e di andare avanti. Le persone coraggiose sono quelle che, nonostante tutto, sorridono e continuano a cercare la verità senza rispondere alle provocazioni.
Sono qui, ancora con la radio accesa, guardo fuori dalla finestra e vedo due bambini che giocano e due vecchiette che guardano il cielo e ridono. Tramite la forma delle nuvole, stanno cercando di indovinare che tempo farà domani.
Osservo questa scena come davanti allo scorrere delle stagioni. Mi avvicino allo specchio inerme, con i piedi scalzi e le braccia lungo i fianchi guardo la mia immagine riflessa.
Sono come l'autunno, ho tra le mani una tazza di bevanda calda e con lenti movimenti della testa seguo lo svolazzare allegro di una foglia, inconsapevole della sua fine.
Sono come l'inverno, avvolta dentro una enorme sciarpa di lana in cerca di protezione. Sono come la primavera, osservo la rinascita di una pianta attraverso lo spuntare di una tenera foglia dal suo robusto ramo. Sono come l'estate, vivo intere giornate guardando l'orizzonte, immaginando l'espressione che avrà la persona che amerò quando gli correrò incontro dentro una stazione. Occorre meditare dentro lo scorrere delle proprie stagioni per accorgersi che tutti noi, senza avere dato loro forse la giusta importanza, abbiamo toccato bellissimi attimi di felicità.

Victor – Lo stilista

L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci,
soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino. (Charles Bukowski)

Il sole oggi illumina la sabbia di un colore giallo malinconia, già, perché ci sono alcuni colori che sembrano nati per evocare ricordi e stati d'animo.
Il giallo è un colore solare e positivo, eppure, verso l'ora del tramonto diventa... nostalgico.
Era da parecchio tempo che non facevo un giorno di vacanza, viviamo in un mondo dove per molte persone sarebbe la fortuna di avere un posto di lavoro la vera vacanza, ormai è più di un anno che cerco un posto fisso e per sopravvivere do lezioni private di disegno.
Siamo un po' tutti prigionieri del posto fisso, sembra quasi che la vita sia un ostacolo dove saltando non sai cosa ti attende.
La nostra vita è rovinata dalla conseguenza di false convinzioni, siamo vittime del posto fisso, siamo prigionieri dei pregiudizi, siamo dietro a delle sbarre di circostanza, viviamo dietro a pressioni create dalla società, dentro a gabbie create con le nostre stesse mani senza sapere che nell'altra mano abbiamo la chiave.
Io volevo stravolgere la mia situazione di attesa di un posto fisso, nel frattempo, nel mio modesto e umile vivere, cucinavo bietole e risotti. Credo che la vita valga la pena di essere vissuta, nonostante tutto.
Mi siedo al tavolino di un piccolo bar in riva al mare, il modo più veloce per riscaldarsi è bere un caffè: il suo aroma, sebbene sia una consuetudine quotidiana, è sempre qualcosa di sorprendente.
- È buono il profumo di questo caffè! - dico al barista mentre sistema sul bancone salatini e olive per l'aperitivo serale.
I miei pensieri sfumano, le spalle si rilassano e io divento parte del panorama che mi si presenta davanti.
La grandezza del mare mi fa sentire piccola, la forza del vento mi fa sentire leggera e la freschezza dell'acqua mi rende euforica, in questo momento, insieme al profumo di caffè e salsedine, sto dimenticando il resto del mondo.
Mentre il vento continua a levigare le mie guance, al tavolino di fianco si siede un uomo alto, magro, con i capelli neri e la barba curata. Ha un bellissimo sorriso e l'aria d'artista.
Il barista lo saluta amichevolmente:
- Buonasera Victor, bentornato. Allora, cosa sta creando di interessante per la prossima sfilata? - .
Non mi ero sbagliata, è un artista.
Il signore, con modi gentili, risponde al barista:
- Finalmente, nel mio angolo di pace! Ho tagliato dei cartamodelli proprio questa mattina, sto creando un abito molto femminile! - .
Seduta a meno di un metro di distanza è inevitabile ascoltare il dialogo e, nel momento in cui il barista ci presenta, mi sento coinvolta nella loro conversazione e divertita rivolgo la parola al signor Victor:
- Conoscere un artista nell'ora del tramonto è un momento particolare, prima ho disegnato anche io qualcosa, laggiù... - . Interessato, mi chiede di accompagnarlo e con la tazzina in mano ci incamminiamo verso il mare.
- Oh... Che peccato! Mi ero impegnata così tanto e invece... ora l'acqua e la sabbia hanno cancellato tutto - .
- Tutti possediamo un cuore, ma non tutti ne facciamo il medesimo uso - mi risponde lo stilista.
Molte volte mi confronto con la mia debolezza, lascio scorrere e non mi arrabbio, so che la rabbia è un'emozione che non mi appartiene ma so anche che è un'emozione necessaria per la mia sopravvivenza. Il mare ha preso i riflessi dal cielo, è scuro, sarà stata un'onda torbida quella che ha cancellato tutto.
Io voglio vivere libera, al di là delle certezze quotidiane, perché per tutti noi esiste una realtà personale che va oltre la semplice accettazione della vita, e nessun altro può misurare il senso della mia vita, il senso del mio amore, della mia felicità e della passione che metto in tutto ciò che creo.
Quando sul mio cammino incontro persone nuove, assegno fiduciosa a ognuna di loro una figura importante della mia vita perché, solitamente, siamo inclini alla diffidenza.
In questo momento però ci sono quattro elementi che non possono suscitarla: un caffè, un artista, un tavolino e il mare. Dalla borsetta prendo una matita e sul tovagliolino traccio profili di fiori e di stelle, ogni tanto alzo lo sguardo per vedere il confine tra il cielo e il mare, da lontano vedo arrivare i primi pescatori della sera e al loro passaggio resto con la matita sospesa fra le dita perché in pochi attimi, davanti a me, sta prendendo forma una storia fatta di pensieri semplici, pace e libertà.
Quando guardo il mare sento dentro di me la forza necessaria per affrontare tutto, sento di possedere tutto ciò che mi serve. Quando guardo il mare, i miei ricordi scorrono liberi e ribelli, come se sapessero già quali onde devono cavalcare.
- Il mare è tutto ciò che vorrei rappresentare io dell'amore -
alle parole di Victor sospiro a occhi chiusi e rispondo:
- Il mare è un gesto sacro appoggiato sulla terra, è una filosofia di vita, io sarei disposta ad ascoltare il rumore del mare per ore e ore, anche se mi raccontasse bugie - .
Guardo le mie orme lasciate sulla sabbia e noto che ho un passo da bambina: breve, tenace e costante.
Victor e io ci incamminiamo, nuovamente, verso la riva del mare, nel punto preciso dove le onde hanno cancellato il mio disegno.
- Sa cosa penso Victor?... Che dove ci sono ricordi e dove non ci sono più ricordi, si può comunque far ritorno, perché non è il luogo che influisce sul nostro stato d'animo ma è lo stato d'animo stesso che cambia - .
- Lei è una donna molto sensibile, mi lasci il suo numero di telefono, ci sentiamo presto, io stavo cercando una persona come lei - .
Sorrido, guardo i suoi vecchi zoccoli e, nel legno scuro e consumato, cerco di scoprire la sua lunga storia.
- Questo è il mio numero, mi chiamo Emilia, aspetto la sua telefonata, buonasera Victor - .
Ferma sotto la tettoia del bar lo guardo mentre si incammina verso il cancello della spiaggia, poi si volta, mi fa un cenno di saluto con la mano, gli sorrido e mentalmente faccio l'elenco di tutte le cose belle che ho davanti.
Rivolgo, nuovamente, lo sguardo verso il mare e in quel momento appare un'onda libera che, con due capriole, scompare tra le altre mille onde.
Che ne faranno del mio disegno queste onde? Dove l'avranno portato?

La confettura di fragole

Nella vita non possiamo sempre fare grandi cose, ma possiamo fare tante piccole cose. Poi ci sono le cose non dette e saranno proprio quelle fatte con più amore.
(Madre Teresa di Calcutta)

Nelle mattine d'autunno sono così, o troppo sveglia o troppo addormentata, non ho vie di mezzo, mi giro e mi rigiro libera tra le lenzuola e vivo la mia instabilità con passione e tranquillità.
Il piacere delle morbide lenzuola si intreccia con i miei rigidi pensieri, sono incatenata dentro a questo susseguirsi di onde, voglio fare ritorno e invece sono ancora impigliata dentro i miei silenzi perché con il tempo ho imparato che occorre proteggersi, soprattutto quando sprigioni quello stato d'animo bello chiamato entusiasmo.
La tranquillità altrui non tutti la sopportano, soprattutto le persone inquiete che, non avendo risolto la propria vita, spettegolano alle spalle degli altri esprimendo così tutta la loro superficialità. Un antico proverbio ricorda che sono proprio le ruote rotte quelle che cigolano di più.
Ieri ho trascorso una giornata piena di emozioni, ho scoperto un mondo che mi piace ma ne ignoravo l'esistenza, quando si vivono sensazioni così belle sono difficili da descrivere, sembrano quasi inaffrontabili.
Questa mattina, in assenza di motivi, mi sento felice, sorrido allo specchio e mentre mi trucco sento la suoneria del cellulare che mi richiama all'attenzione:
- Emilia, buongiorno, sono Victor, oggi pomeriggio, si ricordi del nostro incontro - .
Lo stilista mi aspettava nella sua casa sulle colline romagnole e io ero disposta ad ascoltare la brillante proposta di un uomo più grande di me di oltre vent'anni. Mi piace osservare, chiedere e imparare, sono cresciuta fra mille domande e anche davanti a mancate risposte.
- Sarò puntuale, a dopo - .
La sera prima, durante una lunga chiacchierata telefonica, Victor mi aveva fatto capire che lui aveva la mia stessa filosofia di vita:
- Sono libero come un aquilone dai mille colori - .
La gente dice di essere libera come un aquilone ma il filo è tenuto da un'altra persona, il suo volo è gestito da altri, quindi sentirsi come un aquilone non vuole dire essere liberi e per non contraddire la sua idea di libertà avevo risposto così:
- La gente ama sentirsi libera, poi, quando si innamora esige sicurezze e cerca il “per sempre”, il punto di riferimento, pur continuando ad affermare amore per la propria libertà - .
Mi fermo in un distributore, metto dieci euro di benzina e parto percorrendo i lievi tornanti per raggiungere la sommità delle colline. L'aria è fredda ma c'è il sole e questo mi conforta. A metà strada mi concedo una pausa e parcheggio l'auto vicino a una piccola piazza circondata da un porticato basso.
Le case attorno sono tutte colorate, con i tetti leggermente spioventi e ricoperti da tegole rosse, i disegni formati dal ferro battuto delle inferriate conferiscono al paese un aspetto romantico. Mentre cammino noto la facciata di una casa completamente ricoperta di fiori, la casa a fianco ha l'intonaco scrostato. Osservo e trovo sempre esempi di vita. Ovunque. Dentro al bar ci sono piccole botti di vino dove è possibile annusarne l'aroma prima di spillarlo e assaggiarlo.
Mi accomodo su una panchina sotto il pergolato del bar e mentre sorseggio un po' d'acqua osservo due signore che stanno allestendo la bancarella per la vendita di aceto balsamico, il signore del banchetto accanto ha già terminato di esporre vasetti di miele e marmellate.
Dalle casse acustiche, poste agli angoli della piazza, proviene il suono della musica folcloristica che richiama gli abitanti alla festa.
Il signore delle marmellate si avvicina, mi prende per mano e con due passi di danza mi trascina al centro della piazza e io mi lascio, piacevolmente, coinvolgere in questo divertente valzer. Il contadino ha una buona padronanza, mi ringrazia per avere accettato l'invito e, tra una piroletta e l'altra, mi confida:
- Vorrei imparare a suonare la fisarmonica e tornare giovane per avere la possibilità di studiare - .
Questa frase mi riporta a un pomeriggio d'estate di qualche anno fa, stavo passeggiando dentro una serra e avevo notato un vaso di terracotta colmo di terra secca, al centro c'era un germoglio che avevano lasciato appassire.
- Perché non lo avete annaffiato? - avevo domandato dispiaciuta al giardiniere.
- Era troppo piccolo, gli abbiamo dedicato giorni di acqua e cure ma non cresceva - .
- Forse, non erano le cure adatte a lui - avevo risposto.
Ancora una volta, la vita mi stava insegnando che molte persone generalizzano troppo e su tutto.
Nel frattempo, il contadino continua a farmi volteggiare sul ciottolato sconnesso della piazza.
- La prego, non sono un granché come ballerina... Accidenti! Mi si è spezzato il tacco! -
- Un semplice tacco rotto non può rovinare la festa - .
- Ha ragione, voglio continuare a... ballare! -
Il famoso ballerino di flamenco, Antonio Gades, affermava che “La danza non è solo un esercizio del corpo ma è lo stato dell'anima che esce attraverso il nostro movimento”.
Anche in questa situazione precaria la mia anima desidera ballare, c'è un'atmosfera meravigliosa, è impossibile stare fermi, la piazza si riempie di gente, soprattutto quando arrivano le prime note del tango. Il ballo liscio è una tradizione nata all'inizio del Novecento per rappresentare la festosità.
Un musicista di Forlì aveva fondato la prima orchestrina con tre violinisti e un clarinettista, il primo violino eseguiva la base principale, il secondo violino raddoppiava la melodia e il terzo violino curava la fusione dell'insieme.
Questo genere musicale fu talmente potente che non ebbe declino neppure davanti alla forza della nuova musica in arrivo da oltreoceano, infatti la mazurka e il valzer si continuano a ballare ancora oggi. Dentro questa danza sento di essere una piccola parte di quel miracolo che siamo tutti noi esseri umani, perché credo che la musica riesca a trasformare la sostanza di ogni essere, in spensieratezza.
- Secondo lei, potrei ancora diventare un musicista? - mi domanda nuovamente il signore.
- Secondo me, quando, con il passare degli anni, sentiamo il bisogno di fare ancora domande sui nostri desideri, vuol dire che la risposta la conosciamo già ma non è quella che vorremmo - .
Il signore mi guarda e sospira e mentre lo saluto gli dico:
- Sa, a volte da una piccola frase nascono sogni, ora devo andare - .
Mentre mi incammino verso il parcheggio, il contadino prende dal suo banchetto un vasetto di vetro e con una breve corsa mi raggiunge:
- Tenga, è confettura di fragole - .
- Mi piace molto la marmellata! Grazie! -
- No, questa non è marmellata, questa è confettura - .
- E che differenza c'è? - chiedo interessata mentre osservo controluce il colore del composto.
- La marmellata è un preparato di solo agrumi e zucchero, mentre la confettura viene fatta, esclusivamente, con la polpa di tutti gli altri frutti - .
- Allora, fra i tanti vasetti ha scelto il mio frutto preferito - .
La fragola è un frutto solare che matura con il calore dell'estate e sebbene sia ritenuto un frutto leggero, perché formato da una buona parte di acqua, contiene ugualmente molte utili vitamine. La sua fragile pianta, se ben curata, potrebbe produrre frutti per tre anni consecutivi, dopo di che occorre rinnovarle terra e rametti in maniera che possa continuare a vivere. Rinnovare, produrre, cambiare, sono azioni che non tutti riescono, vogliono o possono mettere in atto nella propria vita e chi lo fa, a volte, non viene compreso da chi è rimasto fermo. La fragola nell'antichità era chiamata fragran, in virtù dell'aroma intenso che sprigiona al momento del primo morso. Come l'intensità delle prime volte.
In fondo, tutti noi abbiamo un po' l'anima delle fragole.
Da lontano, vedo spuntare, come un'apparizione fiabesca, la casa di Victor che domina tutta la vallata.
Oltrepasso il cancello e mi ritrovo catapultata tra i colori della vigna, una pace così si trova raramente e a rendere unica la realtà che sto vivendo sono i colori accesi delle zucche che lo stilista coltiva nel suo orto. La figlia di Victor mi attende davanti al portone e mi saluta con un marcato accento romagnolo.
- Benvenuta, sono Gloria - .
- Che posto meraviglioso! Buonasera! Suo padre mi voleva far conoscere il paese delle favole...! - .
Iniziamo a ridere. È bello ridere insieme a una persona appena conosciuta, è la condivisione di un pezzo di allegria della tua vita.
Dietro la vetrata intravedo Victor impegnato a prendere la misura del girovita a una modella.
Il tessuto dell'abito è di un delicato color cipria, come il viso della donna i cui capelli neri fanno da cornice a un paio di occhi vispi; le sopracciglia marcate evidenziano il suo brillante sorriso e i suoi fianchi stretti contrastano con la voce imperiosa.
Al mio passaggio, le nostre braccia si sfiorano e lo spallino del vestito scivola lungo la sua schiena: dritta, magra e bianca.
Mi scuso con la signorina e con un lieve, ma indifferente gesto, le sollevo lo spallino. Sfiorandole tutto il braccio fino alla spalla e guardandola mi accorgo che con lo sguardo mi sta raccontando molte cose di sé.
Sono convinta che alcune persone siano affascinanti per natura e che la classe sia un fattore di potente seduzione, sono convinta che ci vogliano giorni, mesi e anni per conoscere la profondità di una persona e sono altrettanto convinta che non bastino pochi secondi per conquistarla.
È una donna fatale a tal punto da farmi tornare alla mente le antiche parole di Omero davanti alla meravigliosa e misteriosa Circe: una donna irresistibile, di una bellezza disarmante.
Come l'eroe greco, anche io mi sento smarrita davanti a questo incanto.
Lei è qui di fronte a me e sento già la voglia di rivederla.
Con un accenno di sorriso mi ringrazia e si rimette in posa per le prove del prossimo abito, la sua espressione imbronciata sembra avere origine da una fotografia di Helmut Newton.
Il vestito che indossa è di un verde acqua meraviglioso, lo spacco è al punto giusto: né troppo volgare né troppo casto.
È un abito così bello che ognuna di noi, almeno una volta nella vita, dovrebbe indossare.
- I colori dell'autunno verso sera sono accoglienti, vero? - dice la ragazza, scostando la tenda rosa della terrazza.
Subito dopo scompare dentro al camerino.
Quando riappare, indossa un paio di jeans bianchi e una camicetta celeste.
- Dovresti lasciarli sciolti i capelli, - mi consiglia, mentre si sistema i risvolti dei pantaloni - i tratti del tuo viso sono molto giovanili, sembri un angelo - .
Si avvicina e con abili movimenti delle mani inizia ad armeggiare sulla mia testa, raccoglie i miei capelli e poi con un gesto veloce li lascia volare liberi. In pochi istanti sento le sue braccia sui miei fianchi e, istintivamente, mi lascio circondare dal suo abbraccio, poi osservo le sue mani appoggiate sui miei fianchi, la guardo e noto che sta piangendo.
- Scusa, ma perché queste lacrime? -
- Perché... quando ti ho abbracciata ho sentito che il nostro non è stato un abbraccio normale, è stato un abbraccio che mi ha riappacificato anima e corpo - .
Oggi, con questo incontro, la mia natura libera mi stava inviando nuovi segnali. A volte, è l'amore per la libertà che ti espone ad altre storie. La guardo dritta negli occhi, le asciugo la lacrima e sento dentro di me che sto scegliendo di intraprendere una piccola avventura.
- Sei davvero molto bella - mi ripete.
- Come vedi, io non sto facendo nulla per piacerti - le rispondo mentre con le dita formo un piccolo cerchio sulla sua guancia. Avevo parecchia confusione in testa ma la mia dose di curiosità superava tutto, non ho mai sottovalutato l'importanza e il profondo concetto dettato da uno sguardo e davanti al suo ennesimo complimento mi accorgo di avere anche io dei limiti che mai avrei voluto oltrepassare, soprattutto per ciò che ho provato quando ho sollevato lo spallino di seta dalla sua spalla. Avevo provato per lei un'amorevole tenerezza.
Si riavvicina e mi sussurra qualcosa all'orecchio:
- Quando sei entrata non sono riuscita a non guardarti - .
Nonostante tutti questi complimenti il mio interesse verso lei non decolla, forse perché ha l'aria di una donna abituata a ottenere tutto ciò che una persona di successo potrebbe desiderare: potere, denaro, bellezza, amore, senza sapere che un giorno tutto questo potrebbe toglierle personalità.
Ora qui c'è una donna davanti a un'altra donna, una donna che abbraccia un'altra donna, una donna che sfiora la spalla di un'altra donna, una donna che sorride dolcemente a un'altra donna, e poi ci sono anche le mie domande:
- E se ci fossero stati due uomini? E se ci fossero stati un uomo e una donna? I termini “attrazione”, “emozione”, “sentimento”, “dolcezza”, avrebbero forse cambiato significato? - .
Oggi una donna ha incontrato un'altra donna e si sono messe a dialogare del più e del meno.
Non è difficile spiegare come sia successo, è stato tutto così semplice: uno sguardo, una risata e uno spallino di seta scivolato da una spalla.
Stasera la mia curiosità sarà finita, perché si sa, le anime semplici sono curiose, vanno via, tornano, volano, cadono, spariscono, cambiano, ti sorridono.
Tiro fuori lo specchietto dalla borsa, metto un po' di rossetto e guardo il suo viso riflesso dietro le mie spalle.
- Hai le labbra colore delle fragole - mi dice, mentre finisco di delineare con il colore il labbro inferiore e travolta dal vortice delle sue parole rispondo:
- Sei libera di pensare quello che vuoi di me - .
Sono scostante, fredda e intoccabile, mi sento a disagio e con lo
sguardo cerco Victor. Vivo in maniera indomabile dentro la mia libertà, una libertà ribelle, una libertà capricciosa.
Prima di uscire dalla stanza, ci salutiamo:
- Non ci siamo neppure presentate, io sono Emilia, un'amica di Victor e tu? - .
- Io sono Angelica, una modella di passaggio - .
Abbasso lo sguardo, la mia insicurezza si manifesta attraverso l'espressione del mio viso che non riesce a nascondere ciò che sto provando.
In un certo senso stavo, semplicemente, scoprendo una nuova parte di me e di conseguenza stavo mettendo in pratica una certa resistenza.
Ho sempre dato spazio alle mie sensazioni e alla mia curiosità e con il tempo ho imparato che alle emozioni non servono catene, ho potuto sperimentare su me stessa che quando due persone si incontrano e navigano nella stessa direzione è perché si sono riconosciute nella propria dimensione.
- Buon lavoro Angelica, se il tempo vorrà, ci rincontreremo - . Non volevo approfondire nulla con lei perché più cerchi di approfondire più impari a non conoscere, perché ogni giorno le persone cambiano e ogni giorno è bello scoprire i lati nuovi di esse.
Mi incammino smarrita lungo il corridoio in cerca di Victor e sorrido ai miei pensieri inconfessati e alle mie evasioni mentali, sto vivendo tra ricchezza d'animo e povertà materiali e sono in sfida continua con me stessa, con una rara eccezione: condivido tutto ciò che possiedo e anche tutto ciò che non ho, forse è per questo che mi sento ricca.
Con l'entusiasmo di una bambina mi dirigo verso la terrazza, perché voglio vedere tutti i colori dell'autunno.
Voglio... respirare.
- Buonasera Victor, in paese mi sono lasciata coinvolgere dal ballo di un contadino e ora eccomi qui, che buon profumo di mele, mi ricorda quei profumi che ti rendono felice! -
Dopo un lieve e amichevole abbraccio Victor mi risponde:
- Ha idea di quante storie d'amore sono nate sulle note della musica, Emilia? - .
Ascolto la sua domanda ma vengo distratta dalle colline che si intravedono dall'enorme finestra:
- Il paese visto da qui è molto suggestivo! - .
Lui ride e riprende il filo del discorso:
- Emilia, non ha risposto alla mia domanda? - .
Quest'uomo possiede la formula per leggere nei miei pensieri. Quando cerchiamo una caratteristica per essere all'altezza di una buona risposta, pensiamo subito all'intelligenza ma non sempre una risposta intelligente può essere esaustiva, a volte risulta più utile un gesto, oppure una risposta semplice, quelle risposte belle, che nascono spontanee.
La sapienza ebraica racconta che ogni persona dovrebbe tirare fuori la propria conoscenza non solo mostrando intelligenza, diplomi o lauree ma anche attraverso la propria sensibilità.
C'erano giorni in cui capivo che gran parte della nostra vita viene vissuta senza riflettere sul suo significato.
- Siamo circondati dalla burocrazia, lottiamo per questioni materiali ma non sappiamo neppure noi verso quale direzione ci stanno accompagnando! Tutta questa carta, tutte queste regole a cosa servono?! -
Mi scappava da ridere, sono buffi i miei pensieri, vero?
Buffi e tristi. Mi sorprendevo a guardare le persone indaffarate
e nel frattempo continuavo ad arricchire la mia vita raccogliendo brevi attimi di libertà.
- Victor, quando ascolto una canzone la associo subito a qualcosa di importante, tanto importante quanto potrebbe esserlo quella persona - .
Alle mie parole, mette subito in funzione lo stereo e in un attimo l'atmosfera si trasforma in magia, la voce della cantante riesce già dalle prime note a toccare l'essenza della mia anima, in poche parole capisco subito che questo brano diventerà parte di questo momento e col tempo si trasformerà nella persona di Victor.
Vicino a lui non esistono regole in questo mondo pieno di gente che detta, continuamente, regole.
- Brano numero dieci, Crystal Gayle, Don't it make my brown eyes blue - mi dice, porgendomi la copertina del cd.
- Questa canzone arriva come un regalo che mi piace, come un regalo che inizia e finisce ma che puoi in ogni momento, incartare, scartare, accendere, spegnere. Grazie Victor - .
Attraversando aghi, puntaspilli, stoffe e passamanerie, lui si avvicina e prende il mio viso tra le mani:
- Le persone sagge si riconoscono anche da quanto ti fanno riflettere attraverso una breve risposta - .
Poi, il suo sguardo scivola sul cartamodello steso sul tavolo.
Il fruscio della carta, mossa dal vento che arriva dalla terrazza, mi richiama alla realtà.
Osservo il movimento deciso delle sue mani che delineano con il gesso gli orli sul tessuto, noto le sue sopracciglia corrucciate, intento a evitare errori, guardo il movimento sinuoso dei suoi fianchi appoggiati al bordo del tavolo.
Lui già dal nostro primo incontro ha capito che non può fare breccia su di me, però sa che il suo fascino non è passato inosservato.
Sono una sognatrice, vivo momenti irreali, vorrei non smettere mai di vivere le parti che già conosco di me e resto in attesa di vivere le parti che ancora dovrò scoprire. Sono distaccata ma vicina alle emozioni, sempre attratta da piccole briciole di libertà, dove ho incontrato uomini che non chiedevano nulla in cambio se non di essere protettivi contenitori dove potermi rifugiare anche solo per pochi e irrilevanti attimi.
Non serve cercare di comprendere il significato della libertà perché la libertà è un'illusione, è tra le prime illusioni che la vita ci offre. Non mi interessa, mi diverto, resto indifferente.
Chi non ha mai pronunciato queste parole?
Pensare di vivere con atteggiamenti di superficialità è come viaggiare su un treno e, in piena corsa, iniziare a sbriciolare i biscotti della confezione ricevuta in regalo per poi gettare i pezzetti dal finestrino, come volersi liberare da inutili frammenti del nostro tempo.
Tra un pensiero e l'altro mi rallegro davanti alla montagna formata dai rotoli di stoffe di mille colori che sovrastano l'enorme tavolo sartoriale.
Mentre affondo le mani dentro la scatola dei bottoni, divertita domando:
- Victor, mi ha invitata qui per...? - .
- Per creare una linea di t-shirt con un disegno portafortuna. Il ricavato lo devolveremo ai terremotati, che ne pensa? -
- Penso di sì, che va bene - .
Ecco dov'era finito il mio disegno portato via dalle onde!
Il pomeriggio sta volando insieme alle nostre risate, alla nostra complicità e a qualche bicchiere di Sangiovese.
Noto la sua competenza attraverso l'impegno che dedica nella selezione dei tessuti, solo sfiorandoli riconosce la durata, la qualità, la cura con i quali sono stati prodotti. La scelta cade su un morbido cotone bianco. La sua proposta, in quel momento, diventa per me il centro di ogni interesse, sto già elaborando nella mia mente l'idea di questa nobile iniziativa.
- Emilia, è pronta per la nuova avventura? -
Socchiudo gli occhi, sento dentro di me l'immenso di tutto, e questo tutto sta prendendo vita.
- Sa cosa le dico Victor? Lo so che davanti a ogni buona azione si incontrano giudizi negativi o positivi ma in questo caso non mi importa se troveremo persone che ci colpiranno al cuore, non importa se sminuiranno la nostra creazione ma non voglio negarmi la possibilità di aiutarla, perché so che le cose fatte con amore possono produrre altro amore - .
- La vita ogni giorno ci insegna a volare, Emilia, dobbiamo acquisire però la giusta consapevolezza che dopo il volo ci sarà anche un atterraggio e tenere presente che non sempre saremo muniti di un buon paracadute - .
Ecco, questa è la saggezza, la parte di libertà che amo.
Io non sono alla ricerca di certezze, desidero, solamente, vivere tutta la sapienza dell'età di Victor.
So che lui avrà molto da insegnarmi.
- Emilia, ho qualche anno in più di lei, le suggerisco un piccolo trucco: le persone che, spesso, criticano l'operato altrui, sono le stesse che non hanno potuto ricevere valutazioni del proprio e sa perché? Perché non esiste. Non sono nient'altro che persone che cercano di coprire i propri fallimenti imboccando la strada più facile: screditare le creazioni degli altri. Sappia che noi, su tutto questo, sorvoleremo. Volare, questo è il trucco - .
Sento di possedere infinite cose da dare, però per farlo ho bisogno di aperture, non solo della mente ma anche del cuore e
dentro a quel “noi”, pronunciato da Victor, c'è n'era parecchio. Sono attratta da tutto ciò che posso imparare da lui, un uomo colto, che passa con naturalezza dal coltivare zucche alla raffinatezza nel confrontarsi con donne di classe, lui ha la particolarità di notare, velocemente, l'espressione dei miei occhi e capisce subito il consiglio che attendo.
Con lui posso vivere qualsiasi, comprensibile, capriccio, quei capricci inutili, gestiti con quella leggerezza di vivere che ti fa mettere in mostra anche la tua fragilità, quei capricci dove hai l'opportunità di ridere come una bambina, dove sei giustificata, dove puoi sedurre senza vincoli.
Ora io sono il gioco di Victor e lui è la mia corazza.
Rinchiusa in questa corazza mi sento libera, libera di essere me stessa, sento la stessa sensazione di pace che si percepisce quando davanti a un bivio, dopo pochi passi, sai d'avere imboccato la strada giusta.
Ci sono giorni in cui tutti noi siamo avvolti da nuvole di noia e l'istante dopo siamo intrappolati dentro la sorpresa di qualcosa di insolito, di libero, di inaspettato e di veramente bello.
Ora, sono in cammino verso ciò che amo, verso la svolta, verso la libertà o forse verso... l'illusione.

Sandra Sandy Re

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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