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Autore: Lorenzo Ambrosi
Angel Menn e i cavalieri della stella
Racconti
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Angel Menn e i cavalieri della stella
Secondo quel brutto ceffo del Collezionista di Stelle, quelli che seguono sono racconti pericolosi e quindi da non leggere. Sono storie che non devono essere conosciute, non devono piacere, non devono interessare a nessuno, tantomeno ai ragazzi. Il Collezionista di Stelle è un cattivo di prima categoria piuttosto convincente e ha un obiettivo preciso: non dare risalto alcuno a contenuti del genere, anzi, per lui è categorico fare tutto il possibile affinché racconti simili restino relegati in un buio cassetto. Lungi da essi, lettore! L'approfondimento di simili argomentazioni potrebbe aprire le porte a un mondo conosciuto come Mondo Presente e alla conoscenza della sua parte migliore rappresentata dai Cavalieri della Stella.
Mondo Presente, Cavalieri della Stella... sembrano fantasticherie o invenzioni strampalate e già queste prime righe invogliano a lasciar perdere. Solo che in tal caso si darebbe ragione a lui, a quell'infingardo del Collezionista di Stelle, il cui obiettivo, scusate se mi ripeto, è che nessuno deve parlare di questo, nessuno si deve interessare a simili faccende.
Il suo ordine è chiaro: i ragazzi non devono venire in contatto con questo luogo vivo e palpitante, questo posto dove viene data la giusta importanza a tutte le persone, comprese le meno appariscenti, questo anfratto dove anche gli oggetti possono dire la loro, questo universo dove è più importante essere che apparire...
Meno ragazzi vengono coinvolti in questa faccenda e meglio è.
L'obiettivo del Collezionista di Stelle è che nessuno apra la propria mente e comprenda ciò che queste storie vogliono comunicare, nessuno sappia chi sono i Cavalieri della Stella, perché nessuno deve anche solo ipotizzare di diventare un Cavaliere della Stella, altrimenti il mondo potrebbe sfuggire dalle sue grinfie e tutto ciò, per suo preciso ordine, non deve assolutamente accadere.
Ragazzi e ragazze, signori e signore, siete avvisati e un uomo avvisato è mezzo salvato, una donna avvisata è mezza salvata: se iniziate e pian piano vi addentrate nella lettura di questi racconti e della fiaba che li unisce, rischiate di intravvedere questo Mondo Presente e la cosa farebbe infuriare, e non di poco, quel maligno.
Io mi chiamo Angel Menn e sono in guerra con il Collezionista di Stelle perché sto divulgando tutto questo, ma del resto il mio sogno è tentare di assomigliare ai Cavalieri della Stella e magari un giorno chissà, diventare come loro, quindi quel maligno non mi preoccupa, anzi, se devo essere sincera mi fa un baffo... e poi è una scelta che ho fatto fin da quando ero piccola.
È una scelta fattibile anche da parte vostra, sta a voi decidere se rischiare e continuare a leggere, se conoscere, comprendere e magari desiderare anche solo per un pochino, di assomigliare a dei Cavalieri della Stella...

Il ciliegio azzurro

Il professore di arte mi voleva bene, a prescindere dalla mia carenza in disegno. Mi elargiva consigli a non finire, perché non voleva mortificarmi, ma non era una impresa facile, dacché i miei elaborati erano alquanto brutti.
In una tiepida giornata di aprile De Santis, così si chiamava, si trovava in piedi di fronte a una finestra, rapito dallo spettacolo che la natura, ogni anno, regalava e regala al nostro paese.
Il bianco dei ciliegi in fiore primeggiava in ogni singolo anfratto della collina adiacente alla scuola, donandole un maestoso candore. Il professore si voltò solo quando dedusse che la sua classe, tutt'altro che silenziosa, era entrata al completo nella spaziosa aula di arte.
Si voltò ed esclamò raggiante: - Un ciliegio fiorito! - . Lo disse con un tale impeto da zittirci tutti. - Avete visto che meraviglia, ragazzi? - ci domandò subito dopo indicando la distesa di ciliegi. Noi eravamo abituati a un tale splendore e rispondemmo con dei sì impercettibili e poco interessati.
- Prendete foglio e matite, oggi inizierete a disegnare un ciliegio fiorito. -
Eseguimmo l'ordine e la classe si immerse in una miriade di piccoli rumori.
- Ragazzi, un attimo di silenzio, c'è una cosa che devo chiarire a riguardo dell'opera che vi ho assegnato. -
Ci zittimmo tutti per la seconda volta.
- Il ciliegio fiorito dovrà essere il frutto di un lavoro di squadra. A voi spetta il tronco e i rami, mentre le foglie e i fiori li farete fare a delle persone che sono speciali per voi. Siete liberi di scegliere gli aiutanti che riterrete più idonei allo scopo. -
Fantastico! Avevo l'opportunità di fare un bel disegno. Dopo aver abbozzato un tronco scarno e dei rami sommari, in linea con il mio solito modus operandi, scelsi gli artisti che avrebbero completato l'opera: la nonna Adelaide e lo zio Alfonso. La nonna corresse i difetti del tronco che avevo disegnato e sistemò i pessimi rami e rametti. Con pazienza riempì l'albero di piccole foglie, così belle che parevano vere. Lo zio realizzò dei fiorellini di una fattura tale da permettere di distinguere in essi non solo i singoli petali riuniti in maestose corolle, ma anche gli stami, le antere e i peduncoli. Ne uscì uno stupendo ciliegio fiorito. Per la prima volta ero sicuro di pigliare un bel voto.
Ero così felice per il risultato raggiunto che commisi l'errore di lasciare quel capolavoro sulla tavola della cucina, alla mercé della mia sorellina. In men che non si dica aveva coperto di azzurro quasi tutti i fiori bianchi. Mi ero proprio scordato della sua sfrenata passione per i disegni. Non mi arrabbiai con lei, ma rimasi mesto e imbambolato a guardare quel foglio e a pensare al mio bel voto in arte volato via come una rondine.
In quell'attimo entrò mamma e mi vide immobile e con gli occhi lucidi. Accanto a me, felice come non mai, la mia sorellina agitava di qua e di là il colore azzurro che aveva usato per realizzare la sua opera. La mamma guardò il disegno con una serietà che in lei non avevo mai visto. Mi disse che dovevo essere fiero di quel lavoro e mi ordinò di consegnarlo così com'era. Secondo lei non c'era nessun motivo per cui preoccuparsi. Il mattino dopo mi diede anche una lettera sigillata pregandomi di darla a De Santis.
La settimana successiva il professore ci restituì le nostre opere. Vidi il voto e non credetti ai miei occhi. De Santis aveva scritto che il mio ciliegio era speciale, come le persone che lo avevano realizzato, e mi aveva assegnato un dieci e lode.
Quando tornai a casa abbracciai mia sorella e la tenni stretta a me non so per quanto tempo. Il ciliegio azzurro giaceva sulla tavola sotto il mio sguardo. Qualcosa in me era cambiato, perché lo vidi stupendo al punto da chiedere alla mamma di incorniciarlo.
Lo conservo ancora oggi, in bella vista, dopo tanti anni...
Non voglio dimenticare quel giorno in cui iniziai a guardare mia sorella diversamente abile con lo stesso sguardo con cui la vedeva mia madre: una persona da dieci e lode come me, come noi, come tutti.

Il protagonista di questa storiella ha affermato che la sorella vale dieci e lode. Da quanto scrive, l'ha appreso quand'era piccolo, con l'aiuto della mamma che gli ha insegnato a guardare oltre, al di là di quel confine che, come un Cavaliere della Stella sa molto bene, separa il mondo normale dal Mondo Presente. Ma com'è possibile che una bambina diversamente abile possa valere così tanto? Secondo voi, ragazzi, è realistico? O ha forse ragione quell'infimo del Collezionista di Stelle, secondo il quale bisogna essere efficienti, belli, fichi, ganzi, intelligenti, e poi primeggiare, apparire prima di essere, avere successo e magari, per raggiungere questi obiettivi, schiacciare chi abbiamo vicino, offenderlo o considerarlo una nullità? Oggi le cose stanno così, oppure esiste un mondo particolare che contempla un altro modo di vivere e di vedere ciò che abbiamo di fronte? Quisquilie, baggianate! Nessuno deve parlare di questo, queste letture vanno abbandonate e quindi non leggetele, questo è un ordine del Collezionista di Stelle.

Supereroi Zero punto due

- Tu conosci i supereroi? - mi chiese Ettore quando lo incontrai. Quel giorno mi ero concesso una salutare camminata. Quel ragazzo lo conoscevo, l'avevo già visto in qual-che circostanza, tuttavia non avevo mai avuto occasione di parlare con lui. Risposi: - Sì, da quando ero bambino... - .
Superman, Wonder Woman, Batman, Spiderman, Cat Woman, Flash, Hulk, I Fanta-stici Quattro...
Quando eravamo piccini, facevano piroettare la nostra fantasia. Il nostro più grande desiderio era apparire come loro, anzi, ci sentivamo un pizzico più forti o veloci o intelli-genti. Era un orgoglio indossare la tuta blu e rossa di Spiderman o vedere brillare la “S” stilizzata di Superman. Grazie a questi costumi la nostra forza appariva smisurata e la no-stra bellezza si mostrava unica.
Conoscevo, o credevo di conoscere, chi avevo di fronte e davo per scontata la moti-vazione per una simile domanda.
- Anche tu sei un supereroe? - aggiunse desideroso di conoscere la risposta.

Lorenzo Ambrosi

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