Nel ventesimo secolo... quei favolosi anni Settanta-Ottanta da cui emersero canzoni memorabili come Mandy, All by myself e Old and Wise, non smisero di riempire di vita le piste da ballo estive vicino al mare. Niente pantaloncini, in pista; tutti stretti ed eleganti a ballare i famosi lenti. Tra tutti, c'era sempre una donna che lasciava il segno, e proprio lei se ne andava via dopo un lento finito in fretta. Il suo profumo e l'ultima canzone ascoltata insieme a lei erano le sole cose che rimanevano nella mente. Niente social per sperare. Un giovane con una camicia di seta dai bottoni perlati, che il nonno aveva conservato fin dal giorno del suo matrimonio, all'ultimo lento fece colpo. Uscì dalla pista con lei e, insieme, accompagnati dalle ultime note di quella canzone, Mandy, arrivarono in riva al mare. Non avrebbero mai immaginato quanto sarebbe stata speciale, quella persona concepita sotto una barca di pescatori, nonostante cambiò la loro vita. Per sempre. Grazie a questo processo chimico naturale che ci unisce, siamo ancora qui, non siamo stati abbandonati. Grazie anche a qualcun altro, che scrutò oltre quel secolo e si preoccupò al punto di convocare una riunione d'immortali per salvare la Terra dai mali del ventunesimo secolo. Decisero di porre un freno provvisorio anche al loro stesso potere, una “pezza sugli occhi” per non guardare oltre. La riunione degli Immortali - Mio Supremo - , disse il consigliere. - Capisco e trovo logico tagliare i nostri poteri per il secolo che verrà. Non farlo sarebbe drammatico: assisteremmo alla distruzione del pianeta Terra, secondo i nostri calcoli cosmici. Però, non capisco i loro abitanti, un popolo che ha sempre vissuto nell'odio e, tutt'oggi, non trova pace. Eppure, hanno acqua in abbondanza, aria pulita e la loro Terra gli permette tante risorse minerarie. Perché si uccidono tra di loro? - . - Non vivono solo nell'odio, le loro menti sviluppano un processo chimico che tu non puoi capire, che li unisce e li rende unici nella loro specie. Questa è la mia sola speranza, per loro: che si accenda quel ceppo di vita dormiente che li porterà ad amare la loro Terra con la stessa intensità con la quale si uniscono per amarsi. Su una cosa sono d'accordo con te, mio consigliere: è vero, hanno troppo sul loro magico pianeta, e non lo tutelano non vedendone la necessità. Credono che la loro Terra sia un pozzo senza fondo. - - Che cosa pensi di fare, mio Supremo? Lasceremo che di-struggano il loro pianeta o interverremo nel rispetto provvisorio della tua divina legge, lasciando sempre agli umani la possibilità di scegliere? - . - Ho chiesto a Dio, è già deciso: daremo loro ancora una possibilità, essendo miei diretti discendenti per giusto volere dell'immenso Creatore. Sulle guerre passate le loro armi non erano in condizioni di distruggere il pianeta e non siamo inter-venuti sulla loro natura di ammazzarsi perché, considerammo questa loro peculiarità, a pari dell'equilibrio naturale della fauna selvaggia e del suo mutamento. Come vedi, la popolazione dei terrestri, nonostante le guerre vissute, è molto di più. - - Ricordi, mio Supremo, quando crocifissero l'ultimo porta-tore di pace? - . - Certo, il suo esempio vive ancora oggi, ma c'è stato un er-rore, se ben ricordi. - - Quale, mio Supremo? - . - Lasciammo troppo spazio all'interpretazione; questo, anco-ra oggi, conduce a sanguinose guerre, a dispetto della graduale crescita evolutiva dell'Uomo sul pianeta. Ora dobbiamo cor-reggere questo errore, per quelli che, nel loro sviluppo, seppero cogliere il giusto messaggio di pace nel rispetto delle sue regole scritte dettate dalla fede in Dio. - Ma, mio Supremo, non pensi che ormai sia già tardi per un intervento? - . - No, solo la minoranza della popolazione usa quel messag-gio di pace per confondere la loro stessa specie. Altri, nono-stante l'evoluzione dell'uomo, vivono la fragile Terra, sfrut-tandola sul presente per dolosa incoscienza. - - Se la loro natura è questa, lasciamo che questo equilibrio continui - , suggerì il consigliere. - Non stravolgerò il modo in cui hanno interpretato la Fede, quello che mi preoccupa sono le loro armi di diversa specie, anche invisibili. Con esse, minacciano seriamente il pianeta ce-leste, anche se a usarle è una minoranza. - - Mio Supremo, permettimi, e questa la chiami evoluzione? - . - Purtroppo, sì, ma le basi della loro natura sono rimaste univoche, è la velocità con cui costruiscono la distruzione del pianeta Terra a essere cambiata. Per questo ritengo che si debba intervenire, mio consigliere: per quelli meritevoli e per i giovanissimi che, già nel loro piccolo, contrastano l'egoismo degli adulti. Da soli, non ce la faranno. - - Come pensi di fare, mio Supremo? - . - Come ho già fatto in passato, assegnerò a Ermes il compito di monitorare, per trentacinque anni, dieci candidati nati alla mezzanotte del 1985. Se ne troverà uno con sani princìpi mora-li, gli sarà dato il compito di intervenire e contrastare il Male in base alla sua ideologia. -
Ermes, per volere del Supremo, scese sulla Terra nel 1976, alle ore 00:30 del 19 settembre, molto tempo prima della nascita dei dieci candidati. In quella circostanza, molti testimoni, nel cielo di Teheran, videro una luce brillante a forma di diamante tra il rosso, il giallo e l'arancione. La base aerea di Mehrebad inviò i suoi caccia bombardieri per abbattere lo strano fenomeno, ma, nel momento in cui i pi-loti attivarono il sistema di lancio dei missili, questo non fun-zionò, così, dovettero ritornare alla base. L'avvistamento fu oggetto di dibattito anche negli Stati Uniti. Secondo alcuni scienziati, il fenomeno apparse a causa del pianeta Giove, che in quel periodo era molto brillante; altri, invece, addebitarono la causa a una meteora, e il malfunziona-mento della strumentazione e l'incompetenza dei piloti spiegò il resto. Ermes, grazie alla facoltà di acquisire, all'occorrenza, sem-bianze umane, monitorò, a loro insaputa la crescita dei dieci nati alla mezzanotte del primo maggio del 1985 sino all'età di trentacinque anni. Tra loro, scelse figli di capi di stato, di facol-tosi ingegneri e di gente comune proveniente da diverse nazioni del mondo. Trentacinque anni dopo, al termine del loro esame, notò che, tra tutti, si distinse il figlio di un contadino nato a Gala, una piccola frazione di un comune nella provincia di Messina, in Italia. Era dotato di un'intelligenza che lo contraddistinse nel corso della sua crescita e dei principi morali richiesti per essere il prescelto. Riportò il percorso di questo giovane al Supremo e, insieme, setacciarono il suo passato. Gli altri furono esclusi, perché commisero errori come inganno e avarizia, quindi, il giudizio su di loro non fu clemente. Il prescelto, Elio Sacci, durante l'adolescenza frequentò una scuola calcio presso l'Oratorio Salesiani di Don Bosco a Bar-cellona Pozzo di Gotto. Noto per le sue doti di calciatore, gli fu consentito di giocare in squadre importanti, per cui riuscì a mettere un po' di soldi da parte per iscriversi all'università. Nonostante ciò, andò fuori corso, e fu costretto ad aiutare suo padre in campagna, in modo tale da velocizzare l'unico introito economico. Purtroppo, però, nemmeno questo fu sufficiente per pagare le tasse universitarie. Alla fine, comunque, Elio riuscì a laurearsi in ingegneria nucleare con 110 e lode. Durante il suo percorso di vita, si schierò a favore di altri al-levatori e contadini per sensibilizzare il Governo sulla questione del Made in Italy e chiedere che i prodotti italiani fossero valorizzati. Non ottenne niente, dallo stato italiano, ma, per il solo fatto di aver dato voce ai coltivatori, divenne un punto di riferimento, nel suo paese. Anche il sindaco, prossimo a essere riconfermato tale, lo sostenne per le sue intraprendenze politi-che, ma solo quando lo considerò un possibile avversario poli-tico. Altri politici presero spunto dalle sue argomentate criticità sul Paese e ottennero l'ascesa in politica con le solite promesse dal naso lungo. Elio non può permettersi capi firmati ma ha buon gusto e cura il suo aspetto. È alto, atletico e dal carattere onesto; la sua barbetta è sempre un po' trasandata. È consapevole di avere un buon ascendente, sulle donne, e ne approfitta un po'. Le donne, infatti, sono un debole, per lui, e punta in alto. Ci riesce a di-scapito del suo rango sociale che, nel suo paese, forma una preclusione selettiva naturale da parte delle solite benestanti.
L'incontro Una calda mattina di agosto, mentre Elio era intento a dare il foraggio alle pecore, si avvicinò a lui un uomo dall'aria distinta. - Elio, tu sei stato scelto per salvare la Terra dal Male, accet-ti? - . Neppure si accorse dell'avvicinarsi di quella persona; preso alla sprovvista, si girò di scatto e cercò di camuffare il suo stu-pore aggrottando la fronte come se fosse infastidito. - Ne possiamo riparlare dopo che le pecore hanno mangiato? Almeno, prima salvo loro. - - Non scherzo, Elio, non sono qui per perdere tempo. Ho impiegato trentacinque anni, per scegliere uno di voi. Ho sele-zionato dieci persone, tutte nate nel 1985 a una determinata ora, e tu rientri tra questi. Hai superato in modo eccellente il tuo percorso. Se vuoi, ti dico io il valore che hai. - Elio rimase cinico: lo guardò e fece un sorriso, sicuro di po-ter gestire quell'inconsueto incontro. - Dimmi! Chi sono? Dato che sei stato per trentacinque anni a osservarmi... - . Ermes iniziò a parlare, ma lui non volle dargli la soddisfa-zione di ascoltarlo, così continuò col suo lavoro. Di certo, non si aspettava di sentire quei dettagli del suo passato, ma Ermes andò sempre più a fondo. Troppo, per uno sconosciuto. Dopo avergli detto che si laureò fuori corso a trentatré anni, gli diede il colpo di grazia. - La mattina, quando ti guardi allo specchio, ti chiedi con quale ragazza uscire la sera. Ti basta, questo, o devo andare avanti? - . - Sì, vai avanti - , rispose, ostentando indifferenza per un suo orgoglio personale. Poi, smise di colpo di lavorare e aggiunse: - Non so se devo innervosirmi o stare qui ad ascoltarti, ma vo-glio vedere sino a che punto arrivi. Poi, mi dirai qual è il vero scopo di questa tua visita a casa mia! E non voglio sentire caz-zate, ok? - . Ermes continuò e rincarò la dose, passando ad alcune sfu-mature intime del suo carattere. Elio, in fondo, sentendosi lusingato, rimase in silenzio di fronte a lui con le braccia incrociate; ora, lo ascoltava meravi-gliato. Gli parlò delle sue condizioni economiche passate e at-tuali, e, infine, accennò anche a Michela, l'ultima ragazza con la quale era uscito. Perplesso, Elio abbassò lo sguardo. Chi è quest'uomo così interessato alla mia vita? Da dove viene? Sarà il papà di Michela? Forse, è uno scherzo. No, non è possibile, i miei amici non sanno queste cose di me. Michela, poi, la conosco appena. Non si perse d'animo; anche se infastidito, volle andare a fondo. Con un tono visibilmente innervosito, fece forza alla sua encomiabile pazienza e gli chiese: - Ho capito che sei arrivato sin qui per dirmi quello che ho fatto, ma non hai ancora detto perché! - . - Posso dirti di più - , rispose calmo, incurante dell'ira di Elio. - E posso stupirti con cose che neanche immagini, che rappresentano il tuo più intimo percorso di vita, ma sono cauto, ti conosco troppo bene anche in questo. Permetti che mi pre-senti? Ti assicuro che, dopo, avrai le tue risposte. - Il tono di voce di Ermes cambiò: quell'uomo distinto diven-tò autorevole e risoluto. Elio, anche se ancora scettico, si sentì come un libro aperto, di fronte a quell'uomo, e da persona ri-servata, s'imbarazzò un po', ma decise di ascoltarlo. - Io sono Ermes, vengo dalla galassia della Fede. Si chiama xy77. Il nostro pianeta è J1133-XY; voi umani potete parago-narlo al vostro sole, in quanto a grandezza. Non ci sono monta-gne né alberi, non contiene flora né fauna, ma possiamo imma-ginare tutto, sia il passato sia il futuro, e tutto si materializzerà davanti a noi allo stesso modo in cui voi, oggi, vivete la vostra Terra, che rappresenta il primo passaggio obbligato per poi ve-nire a vivere in eterno, anche con la vostra discendenza, la no-stra Casa senza peccato. Al nostro stesso modo. - - Hai detto cose vere, su di me, e sei riuscito a incuriosirmi. Tutti immaginiamo che oltre la morte ci sia qualcosa, ma non pensi di star esagerando? - , rispose, sentendosi sminuito nella sua intelligenza. - Io ho il pregio di parlare finalmente con te e tu il privilegio terreno di comunicare con me. Ascoltami! - . Ermes continuò col suo monologo, cercò di essere più cauto per apparire credibile ed evitò che Elio potesse rinunciare ad ascoltarlo. Poi, quando lo vide pronto a recepire il resto, conti-nuò. - Adesso, voglio che tu sappia un particolare importante: chi ha fatto male non avrà luce, chi non ha fatto male, potrà realiz-zare col pensiero ciò che ti ho detto, compresa l'evoluzione dell'Uomo e del pianeta e vivrete un'eterna gioia tra montagne verdi, mare, alberi enormi, cascate stupende, ruscelli e tanto so-le. Potete immaginare anche il clima, la pioggia, il vento, tutti gli altri elementi naturali della Terra. Non dovrete più preoccu-parvi di cibarvi o di bere, basta immaginare, e avrete tutto, e in più, quello che avete sempre sognato nel vostro breve tempo sulla Terra. - - Caspita! Se è vero ciò che dici, sarò il primo uomo sul pia-neta a sapere cosa ci spetta oltre la morte! Ma posso farti una domanda? - .
Salvatore Cutugno
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