Younis
Tawfik (Mossul, 1957) è un giornalista
e scrittore iracheno naturalizzato italiano. In Iraq
ha ottenuto nel 1978 il Premio di Poesia Nazionale.
Vive in esilio in Italia dal 1979. Nel 1986 ha conseguito
la laurea in Lettere all'università di Torino.
Tawfik è docente nell'Università
di Genova, dove insegna Lingua e Letteratura araba.
Vive a Torino e dirige il Centro culturale italo-arabo
Dar al-Hikma. È noto al pubblico televisivo
per alcune partecipazioni a programmi di approfondimento
giornalistico, quali L'infedele di Gad Lerner,
e altri. Con il suo romanzo d'esordio "La
Straniera" ha vinto numerosi premi. Si è
dedicato soprattutto alla divulgazione della letteratura
araba (traducendo e curando testi di celebri autori
mediorientali come K. Gibran) e ha collaborato in
veste di conoscitore del mondo islamico con La Stampa,
la Repubblica, Il Mattino e Il Messaggero.
Il
Profugo: È l'estate del 1979, e l'ombra
del dittatore si stende sull'Iraq, insinuandosi dovunque,
spezzando amori e amicizie, mettendo padri contro
figli e fratelli contro fratelli. Sullo sfondo del
catastrofico conflitto con l'Iran e delle epurazioni
della dittatura, un ragazzo, contemplando le fotografie
mandate dal fratello maggiore, esule in Europa e oppositore
del regime, comincia a sognare l'Occidente. Molti
anni dopo, in Olanda, volge al termine la festa per
un matrimonio con la quale si è tentato, con
fasti da mille e una notte, di esorcizzare lo spettro
della distanza ormai incolmabile dalla propria terra,
e tocca ora a due fratelli il compito di riannodare
il filo della memoria di una famiglia dispersa, segnata
dal dramma dell'emigrazione. Le loro voci non basteranno
tuttavia a ricomporre il complesso mosaico di una
vicenda tormentata, specchio di un paese sconvolto
da quarant'anni di violenze politiche. In questa nuova
saga famigliare, lirica e avvincente, altre voci si
intrecciano così alle loro, componendo un coro
nel quale la tragedia dell'Iraq rivive attraverso
le passioni amorose, l'impegno civile e lo slancio
religioso degli uomini e delle donne che ne hanno
vissuto la storia negli ultimi decenni, tra fratricidi
e connivenze col potere, fino alla ribellione, alla
fuga e al dramma di una madre rimasta sola ad assistere
alla devastazione dell'Iraq durante l'invasione americana.
La
sposa Ripudiata: La vita di Karima, giovane donna
marocchina, pare essere solo un peso, senza luce e
speranza. Dopo un'infanzia segnata dalle violenze
del padre, un minatore povero e ubriacone che picchia
la moglie e le figlie, scopre l'attrazione adolescenziale
per un suo coetaneo, contrastata ferocemente dal padre-padrone,
che le impone l'idea di rinunciare per sempre all'amore.
Ma la cugina e amica del cuore, Fatima, andata a vivere
in Italia e sposatasi felicemente, fa conoscere a
Karima un uomo, Dario, un ex sessantottino che si
è avvicinato alle ragioni profonde dell'Islam.
Anche in Italia, però, la vita non è
facile: Karima non sa la lingua, non capisce alcune
abitudini, si trova al centro di sospetti e rancori
in quanto musulmana. Quando resta incinta, scopre
che Dario non desidera affatto un altro figlio e vorrebbe
spingerla ad abortire; lui stesso è sospettato
dalla polizia di essere un fiancheggiatore dei terroristi
musulmani. L'inferno si è materializzato sulla
terra, ma la vita che Karima cura e coltiva dentro
di sé è la scintilla di speranza che
le darà la forza di fare i conti con se stessa,
prima di consegnarsi al destino che le è stato
riservato.
La
ragazza di Piazza Tahrir: "Mia madre mi odiava
perché ero nata femmina": questo pensa
Amal. È egiziana e ha solo vent'anni. Nel silenzio
della sua camera la ragazza consuma notti di insonnia
e sofferenza alla ricerca del coraggio di reagire
e di uscire da una "gabbia dorata" che soffoca
lei e le altre donne. Fuori soffiano i venti della
Primavera araba, siamo nel gennaio 2011. Amal scappa
e va in piazza a gridare anche lei: "Il popolo
vuole abbattere il regime!". Ha tanti amici che
sono scesi nelle strade. Molti li ha conosciuti nei
mesi di preparazione alla rivolta su facebook e sugli
altri social network. E dal venerdì della rabbia
si sviluppa un'escalation che porterà alla
fine del regime di Mubarak. La ragazza di Piazza Tahrir
è il racconto in prima persona di quelle giornate
formidabili di lotta, di speranza, di paura e della
voglia di cambiare di tutto il popolo egiziano. Amal
è una ragazza come tante altre, porta il velo
e non ha la stoffa dell'eroina, ma lotta per ottenere
sia la libertà per se stessa dentro la sua
gabbia dorata sia la libertà per tutto il suo
popolo.
I libri di Younis Tawfik nascono da una profonda
conoscenza del mondo arabo e raccontano l'amore, la
passione e la disperazione di un popolo oppresso.
Nonostante siano passati tanti anni dal suo viaggio
di profugo, è ancora stampata nei suoi occhi
la voglia di far conoscere al mondo i sogni dei ragazzi
che non vogliono rinunciare a un futuro di libertà
e giustizia. Il romanzo d'esordio "La Straniera"
(2001), vince il Premio Grinzane Cavour e riscuote
molti altri riconoscimenti.
Straniero,
diverso, estraneo. Così è l'Architetto,
un giovane uomo che da un paese del Medio Oriente
si è trasferito in Italia per gli studi universitari
e vi è rimasto a lavorare senza incontrare
eccessive difficoltà. E così è
Amina, una ragazza che l'uomo incontra per caso e
dalla quale si sente irresistibilmente attratto, contro
la sua stessa volontà. Perché Amina
vive una vita ai margini, estremamente diversa dalla
sua, la vita di chi non si è mai integrato,
e, per resistere, è costretta a vendere il
suo corpo. Una storia d'amore multietnica e inquieta,
insieme toccante e amara.
Il suo ultimo libro è La sponda oltre l'inferno.
Quante vite si perderanno ancora nel Mediterraneo?
E cosa sarà dei migranti giunti sulla sponda
oltre l'inferno? In questo nuovo avvincente romanzo
Younis Tawfik, iracheno di nascita e tra i maggiori
esperti di Medio Oriente in Italia, pone al lettore
queste e tante altre domande. E lo fa attraverso cinque
destini, cinque vite di superstiti di un naufragio
al largo della Libia che si incontrano seduti in cerchio
sotto la luna di Lampedusa. I protagonisti, quattro
uomini e una donna provenienti da diversi paesi dell'Africa,
si sono conosciuti in un centro di detenzione alle
porte di Tripoli, ultima tappa dei micidiali viaggi
della salvezza. Insieme hanno rischiato di morire
per mano di crudeli carcerieri, sotto i colpi della
fame, il dilagare delle malattie e, infine, fra le
onde del Mediterraneo. Un racconto polifonico, umanissimo
e straziante, dove la reciproca testimonianza diventa
catarsi e restituisce a uomini e donne feriti la loro
dimensione di esseri umani.
Abel Wakaam: "Nell'amore sembra che
ognuno di noi debba pagare un riscatto per un altro".
È davvero così complicato l'amore che
racconti in questo libro?
Younis Tawfik: Il riscatto si paga per la
vita. Lamore è una emanazione della vita,
dipende da essa. Lamore si complica quando la
vita delle persone, le loro condizioni sociali sono
complicate. Lamore, spesso, potrebbe risanare
e rendere felice, ma quando il destino si mette contro,
esso diventa sofferenza.
Abel Wakaam: Nessuno meglio di te può
spiegare quale sia la situazione odierna nel tuo Paese.
La letteratura può aiutare gli Iracheni a comprendere
il senso di una cultura di pace?
Younis Tawfik: La situazione irachena oggi
è molto grave. Le milizie controllano il paese,
sono armati e pericolosi e i più agguerriti
tra di loro sono quelli che sono leali allIran.
La corruzione ad alto livello, logora il paese e la
sua economia. Il governo attuale sta cercando di lavorare
per salvare il paese dal crollo, ma esso ha le mani
legate. Tutto ha lidea di una prossima guerra
civile che potrà portare lIraq in un
ennesimo abisso. La cultura è affossata e non
ci sono interessi dalle istituzioni di sostenerla.
Alcuni operatori e interessati stanno cercando di
ridarle il suo ruolo di svegliare le coscienze, ma
pochi penne fanno poco contro missili e armi tanto
diffusi nel paese intero.
Abel Wakaam: Nel luglio del 2017, Mosul è
stata liberata e gli ultimi civili hanno potuto finalmente
abbandonare i quartieri devastati della città
vecchia. Dopo tre anni di puro terrore, anche i tuoi
familiari sono tornati a respirare l'aria nuova della
libertà. C'è anche il loro dolore nelle
tue storie?
Younis Tawfik: Si, in tutte le mie storie.
In questo periodo sto scrivendo uno nuovo romanzo
che documenti quei terribili tre anni. Proprio nel
2017 avevo perso la mamma durante la guerra di liberazione
di Mosul. Quanto era successo merita di essere raccontato
al mondo. I miei stavano proprio nel quartiere vecchio
e avevano vissuto il terrore sotto loccupazione
dellISIS. La loro sofferenza, le paure e i dolori
per quanto avevano vissuto e visto mi ha dato stimoli
per scriverlo.
Abel Wakaam: Hai perso tua madre sotto le
bombe dell'ISIS in una guerra che non può essere
definita di religione. Riesci a spiegarmi come sia
possibile che ancora oggi venga contrapposto l'Islam
al Cristianesimo, in una sorta di Crociata senza fine
che non avrà mai un vincitore ma solo perdenti?
Younis Tawfik: Purtroppo questo è dovuto
a vari motivi tra cui la situazione attuale nella
quale vive la società musulmana, interpretazioni
errate del testo sacro e politicizzare la religione
per fini geopolitici. Una parte dellIslam politico
di oggi si è messo contro i suoi stessi fedeli,
contro i nuovi valori, contro la cultura moderna e
contro lOccidente perché è il
paladino di questa cultura, ma non in particolare
contro il cristianesimo. La prova è che questo
Islamismo appena arriva al potere tende
a reprimere le libertà, soffocare la modernità
e schiacciare tutti coloro che non la pensano come
esso vuole. Quello più estremista, invece,
va oltre e usa la violenza contro tutti senza distinzione
attraverso concetti assurdi: chi non è
con noi è un peccatore, kafir, e deve essere
eliminato. La società di oggi è corrotta
e per purificarla occorre usare violenza per accelerare
la fine del mondo.
Abel Wakaam: "Chi può essere
sicuro del domani, della strada dove camminare, o
del posto dove andare? Tieni gli occhi aperti e veglia
la tua mente. I lupi non sono ancora scomparsi!".
È una frase tratta da La ragazza di Piazza
Tahrir. Quando avremo un mondo senza lupi, che
tipo di pecore diventeremo?
Younis Tawfik: Purtroppo il mondo è
pieno di lupi. Esistono lupi della politica e del
potere, lupi del controllo delleconomia mondiale,
lupi della sanità collettiva e altro. Non tutti
siamo o saremo pecore, anche perché lessere
umano sa difendersi, ma questo appunto richiede occhi
aperti e veglia della mente. Viviamo in un mondo che
richiede presa di coscienza, un risveglio delle società
e solidarietà tra le persone. Per affrontare
i lupi ci vogliono pecore unite, coraggiose e solidali
tra di loro.
Abel Wakaam: Nel romanzo racconti in prima
persona le giornate di lotta e di speranza che porteranno
alla fine del regime di Mubarak. Chi è Amal,
la ragazza come tante, che descrivi così bene
da assumerne l'identità in modo così
profondo? Esiste davvero?
Younis Tawfik: Esiste sì, in tutte
le ragazze arabe, in mia moglie, le mie figlie, le
mie sorelle e tutte le ragazze che ho conosciuto.
Lei è il simbolo di coloro che hanno combattuto,
scese nelle piazze e di chi è morto per la
causa. Amal è un insieme di donne che sono
coscienti della loro realtà, delle loro sofferenze
in una società che necessita di libertà
e di democrazia, intendo tutta la società araba.
Abel Wakaam: La letteratura ha un ruolo fondamentale
per strappare dall'ignoranza gli uomini e le donne
che vengono continuamente manipolati dai Media, spesso
fancheggiatori del potere, ma com'è possibile
arrivare a loro quando uno Stato alza una barriera
di filo spinato per impedire alla cultura di fare
breccia nella loro mente?
Younis Tawfik: Nella nostra realtà
di oggi, anche in Occidente e nelle società
democratiche cè sempre chi cerca di manipolare
il popolo attraverso i mezzi a disposizione. Per fortuna
la nuova tecnologia offre le possibilità, soprattutto
ai giovani, di aggirare imbrogli e falsificazioni,
per togliere i veli che i sistemi cercano di stendere
sugli occhi. La prova sono nelle rivolte arabe e nelle
prese di coscienza della gente.
Abel Wakaam: Hai più volte asserito
che la scrittura sia un insieme di sentimenti, d'immaginazione
e di flussi interiori, di chimica che arriva direttamente
al cervello e che poi si riversa sulla carta in forma
poetica. Ma che ruolo ha l'esperienza diretta dell'autore
in tutto questo?
Younis Tawfik: Fondamentale. In tutti i miei
libri cè sempre esperienza personale
mia e di persone che mi stanno vicino o che ho conosciuto.
Racconto sofferenze, lotte e vite reali che sono maturate
dentro di me attraverso quella chimica che diventa
flussi interiori riversati sulla carta.
Abel Wakaam
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