Divier
Nelli è uno scrittore, editor, insegnante
di narrazione e consulente editoriale. È nato
a Viareggio nel 1974 e vive nel Chianti. Scoperto
da Raffaele Crovi alla fine degli anni Novanta, ha
esordito nel 2002 col romanzo La contessa,
cui sono seguiti Falso Binario, Amore dispari,
Coma, Il giorno degli orchi e la riscrittura
del classico ottocentesco Il mio cadavere di
Francesco Mastriani. Ha diretto i Gialli Rusconi,
pubblicato decine di racconti su riviste e antologie,
curato volumi di autori vari come Drugs e Moon
50 anni dallallunaggio.
Il suo ultimo libro è Posso cambiarti la
vita, edito da Vallecchi-Firenze.
Posso
cambiarti la vita. Dopo la morte della madre,
Perla vive con l'anziana nonna a Poggio in Chianti
e frequenta la seconda classe al liceo tecnologico
Margherita Hack di Firenze. È una ragazzina
bassa, obesa, brava a scuola, e ciò la espone
al bullismo spietato dei compagni. Perla è
docile, subisce in silenzio, sa che è inutile
opporsi al branco da sola. Col passare del tempo la
situazione pre cipita, le offese sui social si
moltiplicano, alcuni video diventano virali. Lei sfoga
rabbia e frustrazioni abbuffandosi e chiudendosi sempre
più in se stessa. Finché un giorno risponderà
al messaggio di un contatto che si fa chiamare Matryoshka,
restando coinvolta in un meccanismo a orologeria troppo
più grande di lei, che la trascinerà
in un perverso scambio di favori dallo scopo ignoto
e le trasformerà per sempre la vita.
Abel Wakaam: Ciao Divier, all'inizio del tuo
libro c'è una frase di Arthur Bloch, tratta
dalla legge di Van Roy, che dice: I giocattoli
infrangibili servono a rompere gli altri giocattoli.
In un libro che parla di bullismo, chi sono i bambini
infrangibili?
Divier Nelli: Ciao Abel. Sono quelli che umiliano,
schiacciano i più deboli senza curarsi del
dolore che possono causare, sia fisico che psicologico.
Abel Wakaam: Posso cambiarti la vita
ci riporta il punto di vista dei bambini, ripercorrendo
una giornata tipica di una ragazzina, che è
costretta a sedere da sola nel primo posto dell'autobus,
alle spalle dell'autista. Lo fa non solo perchè
viene esclusa in quanto gli "altri devono
stare più larghi", ma anche per una
ricerca di protezione che spesso gli estranei negano,
fingendo che non sia un problema che li riguarda direttamente.
Come possiamo scoprire le paure che devono affrontare
i nostri figli?
Divier Nelli: Be, non credo esista un
modo preciso, una formula. Dipende molto dal rapporto
che si instaura tra genitori e figli, dal tipo di
dialogo. Cercare un punto dincontro potrebbe
essere una via, ma soprattutto i genitori dovono essere
i primi a dare lesempio, e purtroppo non è
sempre così. Inoltre spesso sono assenti o
troppo presi dai loro problemi, per accorgersi dei
segnali grandi e piccoli che i figli possono lanciare.
Abel Wakaam: "Specchio, servo delle
mie brame, chi è la più cessa del reame?".
Con una semplice frase dipingi l'insicurezza di chi
viene costantemente colpito dall'urto con l'egoismo
degli altri. La diversità viene colta come
un difetto, fino a convincere il malcapitato che la
colpa sia soltanto sua. Così non si ribella.
Sembra la stessa tecnica usata nelle violenze domestiche.
Questo accostamente è voluto?
Divier Nelli: No, non è voluto, ma
sono contento tu mi abbia fatto notare questa somiglianza.
Penso che in fin dei conti certe dinamiche siano simili.
A scuola come in famiglia. Sminuire laltro per
farlo sentire inadeguato, offenderlo convincendolo
pian piano di essere colpevole di tutto ciò
che gli succede.
Abel Wakaam: Per le ingiurie e gli sberleffi
che riceve, hai usato il maiuscolo. Un modo per evidenziare
il peso tremendo di quelle frasi e che produce nel
lettore un effetto emozionale profondo. È impossibile
non prendere le parti di chi viene messo in un angolo,
ma istintivamente vorremmo capire cosa ha dato vita
a tutto questo. Hai indagato anche nella famiglie
dei bulli?
Divier Nelli: Le frasi in maiuscolo per me
equivalgono a cose pronunciate a voce alta per farsi
sentire, a parole gridate. Perla infatti è
spesso derisa sullautobus pieno di gente che
la riporta a casa oppure nei corridoi affollati del
liceo che frequenta. Per quanto riguardo le famiglie
dei bulli, no, non ho indagato. In questo romanzo
le famiglie sono praticamente assenti, restano sullo
sfondo. Ciò che mi premeva di più, era
vedere cosa sarebbe accaduto alla protagonista una
volta messa, completamente sola, in una situazione
davvero molto critica. Il bullismo cè
sempre stato e sempre ci sarà, la natura delluomo
non cambia. Chi non ha mai avuto a che fare almeno
una volta nella vita con un bullo o ne ha conosciuto
uno? Prima dellavvento dei social, però,
brutti episodi, derisioni, violenze ecc. restavano
confinate nellambito della classe, della scuola.
Adesso tutto questo può essere filmato, postato,
commentato, condiviso in Rete e visto da chiunque
amplificando a dismisura la sofferenza di chi è
preso di mira.
Abel Wakaam: Quindi, i Social hanno modificato
il fenomeno del bullismo per renderlo interattivo
e nello stesso tempo lo hanno ulteriormente amplificato?
Da dove hai tratto le situazioni che racconti nel
libro?
Divier Nelli: Sì, ma i Social non vanno
demonizzati. È luso che ne viene fatto
a renderli strumenti con una connotazione negativa.
La situazione che racconto nel romanzo è frutto
della fantasia, così come lambientazione.
Poggio in Chianti è un paese immaginario, e
anche il liceo Margherita Hack.
Abel Wakaam: "Sei lanello di
una catena, disse seria la mamma. Dove comincia e
dove finisce la catena? Solo il Fabbro lo sa".
In questa frase del tuo libro colgo il senso di impotenza
di ogni anello di una catena. Sono sempre quelli più
deboli che si spezzano, ma non è proprio possibile
che questa rottura diventi soltanto una forma coraggiosa
di libertà?
Divier Nelli: Certo, soprattutto nel caso
di Perla. Ma resta il fatto che spesso rompere certi
anelli porta delle conseguenze. Mi verrebbe da risponderti
che il Fabbro potrebbe prenderla male.
Abel Wakaam: La soluzione è unire le
forze con altri bambini bullizzati? Una forma di scudo
che diventa sempre più grande in virtù
di questa unione?
Divier Nelli: Anche questa potrebbe essere
una delle vie percorribili per risolvere il problema.
Ma unire le forze per combattere unaltra forza
non mi convince molto. I bulli dovrebbero essere per
così dire disarmati e rieducati.
Abel Wakaam: Nella frase di Anatole France
che riporti nel testo, si deduce che "Il gioco
è un corpo a corpo col destino". Però
le battaglie col destino si possono anche vincere.
C'è un anelito di speranza nella tua storia
triste?
Divier Nelli: Sì, le battaglie col
destino si possono vincere. Perla però ha fatto
la sua scelta, si è fatta abbagliare, irretire
dal desiderio di vendetta e rivalsa senza valutare
il prezzo da pagare. Non so se nella storia cè
una anelito di speranza. Quando scrivo non mi pongo
mai il problema di lanciare un messaggio. Metto in
scena dei personaggi, delle situazioni, senza fare
il tifo per una parte o per laltra. Alla fine
sarà il lettore a trovare la propria chiave
di lettura.
Abel Wakaam: In Posso cambiarti la vita
la soluzione prospettata al problema è piuttosto
curiosa e originale. Senza svelarne i contenuti, puoi
spiegarmi il retroscena psicologico che nasconde?
Divier Nelli: Perla cerca soltanto di fermare
il meccanismo in cui si è lasciata coinvolgere.
Direi che si tratta di una reazione molto comune e
umana. Come dire, "ho combinato un casino, cerco
di limitare i danni e farò per sempre i conti
con la mia coscienza". E molte volte cercare
di limitare i danni significa fermarsi e stare a guardare
cosa succederà con la speranza di avere fortuna.
Abel Wakaam
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