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Writer Officina
Autore: Davide Bernardin
Titolo: Poema
Genere Viaggio nel tempo
Lettori 3437 28 55
Poema
Agli esclusi...


- Per la mia rabbia enorme, mi servono giganti -

F. Guccini, - Cirano - ( 1996)


Prima parte – tirannia e ribellione

1. Greco della polis nel mondo contemporaneo

Evocazione

Oh Crono, sommo dio del tempo,
mi apparì Laocoonte e mi disse affranto:
- Atene futura causa il pianto! -
e mi ordinò di evocarti nottetempo.

Oh Crono, sommo dio del tempo,
ti invoco per portare questo saggio soldato
in un luogo venturo e degradato,
prima che Poseidone ordini il maltempo.

Primo impatto

Perché non parla la gente?
Sembra subdola e indifferente.
La osservo sollazzarsi con strani oggetti
che rendono gli uomini storditi e inetti.

Quanti rumori riempion la folla
che in fretta cammina nella baraonda.
Un odore aspro e forte l'affolla,
è assiduo e continuo in un'unica onda.

Trattasi però di un fumo caotico
che forse occulta un potere dispotico.
Non si può dire che sia meritocratico
finger di vivere nel democratico.

Cosa sono questi enormi edifici,
sembran navi infitte in terra.
Neppure le costruivano i Fenici,
amanti del mare di madre Terra!

Discorso con il signore erudito – prima parte

Mentre guardo un oggetto piatto
che trasmette immagini variegate
di nature inquinate e gente in pianto,
mi si avvicina un uomo con vesti profumate.

- Quasi non credo ai miei lucidi occhi!
Lei va vestito come quelli di un tempo.
Non è forse un veggente che manda malocchi
senza conoscere la mia storia anzitempo? -

- O signore, non posso capire;
il suo idioma è strano, un po' latino!
Le sue parole non riesco a carpire,
mi sento smarrito come un bambino -

- Quasi non credo ai miei lucidi occhi!
Lei parla greco come quelli di un tempo.
Non è forse un colto mercante che vende,
senza conoscere la tecnologia anzitempo? -

- O signore, io non vendo nulla,
se non saggezza a questa stupidità.
La polis greca è la mia culla,
non potrei restare in questa modernità -

- Quasi non credo ai miei lucidi occhi!
Lei condivide il pensiero con me.
Non è forse un politico che vuole dissuadermi,
senza conoscere la mia storia anzitempo? -

- Non si preoccupi anziano signore,
io sono un saggio soldato d'Atene.
Ho combattuto Sparta nel Peloponneso,
in battaglie che in me il cuore han riacceso. -

- Quasi non credo ai suoi strani discorsi,
ma voglio fidarmi, oh soldato d'Atene!
Lei mi ispira fiducia, lealtà e comprensione,
lei voterò alla prossima elezione! -

- O saggio signore del mondo moderno,
tra un po' me ne vado da questo inferno.
Io non mi metto nella sua politica,
mi scusi la mia sana e schietta critica -

- Non si preoccupi soldato d'Atene,
capisco assai le sue ripugnanze.
Qui oramai i politici son solo fumo,
l'arrosto lo fanno grandi imprese e finanze -

- E che son le finanze? O uomo moderno,
di cosa lei parli io non lo so.
Di sicuro ora tutto è più complesso,
mi renderebbe difficile pure l'amplesso! -

- O umile soldato d'Atene,
le vede quelle graziose fanciulle?
Le piacerebbe discorrere con loro?
Son belle e gracili come verdi betulle! -

- Non son certo sacerdotesse!
Che strano vedere le donne
libere di girare per strada.
E perché indossano quelle strane gonne? -

- O umile soldato d'Atene,
ora le donne han più diritti.
Lei è un po' arretrato su questi argomenti;
pensi che ora van pure in conflitti! -

- O signore del mondo moderno!
Le donne che combattono in guerre!
Per Zeus, Apollo e Giunone,
invoco gli dei delle mie terre! -

Incontro con giovani contemporanei

Il signore del mondo moderno
prende parola con le tenere fanciulle:
- Buongiorno graziose ragazze,
questo soldato è in cerca di ancelle! -

Mi osservano strane e inquietate
e all'improvviso scoppiano in risa.
Prendono quello strano oggetto per mano,
la mia anima si sente derisa.

- Oh umile soldato d'Atene,
le hanno fatto una foto sublime.
È come un preciso dipinto,
solo che è un po' meno finto -

- Oh Zeus dei colli d'Atene,
troppo è cambiato per me!
Merito onore, rispetto e pure l'Olimpo,
di fronte a tale stoltezza contro di me.

Non posso io credere che provochi giubilo,
utilizzare quello strano arnese.
Sarete anche libere quanto volete,
ma restate nella vostra stupidità incomprese -

Il signore del mondo moderno
alle ragazze traduce la mia rabbia.
Le due fanciulle fanno una smorfia
e ridono ancora e mi sento in gabbia.

Ed ecco che giungono due strani fanciulli,
hanno immagini d'inchiostro sul corpo.
E anche loro con quei curiosi trastulli;
mettono quell'oggetto davanti al mio corpo.

- E che fai tu, fanciullo moderno!
Ti sei bevuto la botte di vino?
Sei sporco e villano, nel tuo stupido scherno!
Vattene da qui, non resisti a Dionisio!

Vi siete saziati del vostro cervello,
con tutta questa modernità.
Siete stupidi, stolti e storditi,
strani, sciocchi e per niente eruditi!

Millenni sono ormai passati
quando si portava parola a cavallo.
E ora Hermes siete diventati:
uomini e donne, niente più è in stallo!

È anche incantevole veder le donne
girare libere per le strade.
Menomale che almeno le vostre signore
han fatto un antidoto nel vostro Ade!

Voi uomini, avete perduto l'onore!
Siete l'esito della non-religione.
I vostri ateismo e agnosticismo
vi han fatto smarrire nel materialismo.

Siete folli e senza direzione,
non avete più una sana ragione.
Che non è arricchirsi di dorata stoltezza,
ma è viver nella quiete di una saggia ricchezza.

Vergogna a voi che avete violato
le leggi di Rea e quelle di Apollo.
Vivrete molto più di millenni fa,
ma poco vivete la vita che va. -

Discorso con il signore erudito – seconda parte

I fanciulli moderni osano ridere
e poi se ne vanno ancora in scherno.
Io chiedo al gentil uomo erudito:
- Dov'è finito il rispetto, nello schermo? -

- Oh soldato d'Atene,
il rispetto più non esiste.
Oh soldato d'Atene,
l'onore è oramai perso.
Nel vizio dello schermo
e nello schermo del vizio,
la gente soffoca vivendo.
Chi è diverso fatica ed è fuori,
chi fatica ed è fuori è diverso,
oh soldato d'Atene!

Ora ti spiego un po' come è andata.
Da quando Atene ha perso il potere
e Sparta diventò colonia,
il potere s'è fatto strapotere -

Il signore mi spiega in breve
la storia degli ultimi millenni.
È poetico e pacato
mentre spiega i duecento decenni.

- Dopo Atene e Grecia,
un'altra grande potenza nacque.
La grande Roma di un tempo,
dominava terre e mari.

Fu monarchia, repubblica e impero.
Giulio Cesare la condusse
verso l'apice dell'apogeo;
si espanse oltre l'Egeo!

Costruì strade, città e acquedotti
dall'est all'ovest
erudizione e innovazione,
in isole, paesi e penisole.

Poi Roma cadde e iniziò il Medioevo.
Periodo di streghe, crisi e sospetti,
che alla fine portò alla scoperta
dell'America con l'ombra di sospetti.

Il lume rinacque con il Rinascimento
che portò luce e ragione ai concetti.
Si svilupparon le scienze moderne
e la filosofia rinsavì sana e in concetti.

Ed ecco che poi continuavan le guerre
fino ad arrivare a quelle mondiali
che nacquero sempre in Occidente
e devastarono pure l'Oriente.

E ora il mondo è in mano a pochi potenti;
la gente crede sia democrazia.
Loro controllano finanze ed imprese,
ho capito da un po' che è un'oligarchia.

E in più tutti questi oggetti moderni
che la gente utilizza per conversare.
È un mondo oramai virtuale,
la gente fatica a comunicare -

- Ora ho capito come funziona,
oh signore del mondo moderno.
Mi ha fatto ben capire
che ora tutto è più complesso.

La ringrazio per il tempo a me dedicato.
Proferirò del futuro al mio passato.
Evocherò gli dei che qui mi han mandato
per essere in Atene presto riportato -

Ritorno alla polis

Oh aria pulita come ti respiro,
oh bella acropoli della polis,
oh splendido Pireo con le navi del porto,
oh mia Atene quanto sei la mia polis!

Passeggio sopra il sentiero
che porta verso l'agorà.
Uomini vestiti di vesti comuni,
visi limpidi e impolverati dalla chora.

Arrivo nella piazza comune
e parlo del mio viaggio nel tempo
al filosofo della mia polis.
- Per gli dei, dove sei stato nel frattempo? -

Gli parlo di una terra lontana
in cui l'aria non si respira,
in cui l'uomo ormai delira,
in cui la democrazia è tirannia.

Gli parlo di Roma, del Medioevo
e di tutte le guerre moderne.
Di America, finanze, soldi,
edifici enormi e miserie.

- Oh Minerva protettrice di Atene!
Il mondo andrà in mille pezzi!
Con questa ipocrita democrazia,
velo di una nuova tirannia.

Si diffonderà come epidemia
dominante ed eversiva.
Porterà morte e devastazione
nelle terre povere e alla deriva.

Con il suo stendardo alzato in cielo,
soddisferà prima economie e potenti.
E il cittadino sarà solo una scusa
per le sante guerre prepotenti -

Il saggio filosofo pone i gomiti sulle ginocchia:
pensa e sospira.
Il saggio filosofo toglie i gomiti dalle ginocchia:
pensa ma spera.

E Atene vive.

Viaggio nell'Atene contemporanea

Oh aria putrida e soffocante,
oh diroccata e antica acropoli,
oh Pireo affollato di navi in metallo,
oh mia Atene non sei la mia polis.

Edifici moderni e baracche,
macchine e cortei affollano le strade.
Oh miei concittadini che protestate,
le vostre anime ora destate!

Quel Pericle moderno
che sta davanti a voi;
è solo il burattino di un grande governo,
che domina tutti voi!

In nome di Era e di Zeus,
poggiate in terra le bandiere.
Alzate gli scudi e il vessillo del coraggio,
affrontate questo subdolo sistema!
Siate come gli Spartani, oh Ateniesi!
Siete in quantità di numero inferiore,
ma in cuore e virtù in quantità superiore!
Non abbiate paura della morte,
che è di tutti la sorte.
Combattete fino alla triste sorte
e sarete ribelli e non schiavi della corte.

Quella corte mondiale che è nascosta
dietro i poteri di imprese e finanze.
Quella corte mondiale che vi ha reso schiavi,
oh ateniesi delle rimostranze.

Quella corte mondiale da democrazia celata,
e da oligarchica tirannia formata.

Oh ateniesi del mio cuore,
ora me ne torno a casa.

Guardo in alto il Partenone,
un'ultima volta.

Prendo l'unica barca in legno,
e remo sulle onde del mare.

Invoco verso l'alto Crono e Poseidone,
e torno indietro nel tempo.



2. Schiavo dell'Alabama



Casa sua

Boway viveva in una tribù
vicino alla costa della Sierra Leone;
sparava con le canne di bambù
e adorava cacciare pure il leone.

Era ancora giovane e viveva con mamma
che gli raccomandava mille attenzioni.
Il bosco vicino era ormai un dramma,
pieno di serpenti, rapimenti e aggressioni.

Una sera si allontanò dal villaggio
per cercare legna da ardere.
C'era un ippopotamo di passaggio,
quella carne non era da perdere.

Tra le mangrovie lui si nascose
per attaccarlo con l'arpione.
Rimase per un po' tra le erbe boscose,
sperando di non avere vicino un pitone.

Ma quando stava per attaccare,
l'animale emise un languido verso.
Fuggì rapido senza guardare,
e dalla palude fu presto sommerso.

Boway si dispiacque per la caccia mancata
e tornò alla ricerca di legna da bruciare.
Si inoltrò nel boschetto a sera inoltrata,
non voleva chiedere legna da prestare!

Raccolse da terra le ramaglie più grosse
e le pose nella cesta che aveva in mano.
Le foglie degli alberi eran troppo mosse!
Sentiva da vicino passi di umano.

Boway restò fermo e in allerta,
aveva il cuore che arrivava in gola.
Del nemico sentiva la presenza,
l'angoscia gli stringeva la gola.
Davide Bernardin
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