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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Autore: Paola Tassinari
Titolo: Il numero di Belfagor
Genere Racconto Storico
Lettori 3187 23 42
Il numero di Belfagor
Maria, aveva sette anni o poco più, quando sulla fine degli anni Sessanta aveva visto in televisione la serie a puntate di Belfagor, iniziò così a interessarsi agli egizi, soprattutto alle donne egiziane libere e bellissime, un po'magiche e tanto, tanto misteriose; alcune di loro raggiunsero lo status di faraone e una, Merit Phat, fu un grande medico, visse 4700 anni fa, il suo nome nella lingua egizia significa amata da Ptah, cioè il dio creatore della città di Menphi la capitale dell'antico Regno.
Maria soprattutto era attratta da Nefertari, la grande sposa reale di Ramses II durante Nuovo Regno, se era stata tanto amata dal faraone più famoso della storia doveva certo essere eccezionale.
Nefertari, la cui tomba, nella Valle delle Regine a Tebe, presenta un luminoso e ricco ciclo pittorico con la rappresentazione del suo viaggio nell'aldilà. Accompagnata dalle divinità che la prendono per mano e la conducono alla vita eterna; meravigliosi affreschi, uno dei massimi traguardi artistici, tomba trafugata per cui solo pochi suoi oggetti sono stati ritrovati, un frammento di bracciale d'oro, qualche amuleto, qualche cofanetto di legno dipinto e un paio di semplici sandali di fibra vegetale.
Nefertari fu anche chiamata Nefertari Meritmut che si può tradurre in bella compagna, amata da Mut.
Mut era la dea madre inizialmente raffigurata come un avvoltoio.
Nefertari portava molte corone, tra cui quella destinata solo alle grandi regine e alle dee, quella dell'avvoltoio con le ali aperte.
L'avvoltoio indicava il potere superiore della grande dea in quanto si riteneva che esistessero solo avvoltoi femmine e che partorissero fecondate dal vento, poi l'uomo come racconta la Bibbia, mangiò il frutto della conoscenza tramite Eva e seppe che col suo pene era lui che fecondava la dea, anche lui era un dio e così divenne suo paredro, sedendole accanto, per poi nel corso dei millenni scalzarla dal trono e l'avvoltoio femmina così divenne solo famelico e rapace, divenne un'arpia, in qualche caso una sirena ma sempre tentatore e assassino.
Maria sognava un viaggio a Tebe, un tempo situata presso le attuali città di Karnak e Luxor, sognava di visitare i grandi complessi templari, la Valle delle Regine e quella dei Re, anelava di capire l'ingarbugliata matassa dei segreti gemellari, così li chiamava lei, i miti antichi che si intrecciavano, in quanto ogni popolo li adattava alla propria stirpe.
Così vi era anche una Tebe greca con una sfinge enigmatica e matrimoni incestuosi, una Tebe che svolse un ruolo importante nella mitologia greca, geograficamente più vicina alla Sfinge di Giza che la stessa Tebe sede del culto di Amon.
La Tebe egizia divenne celebre quando i suoi monarchi si ribellarono ai sovrani di Menfi della X dinastia.
Tebe fu la capitale del Sud, anche durante il periodo dei re pastori: i famigerati e odiati hyksos; successivamente, alla fine della XVII dinastia i sovrani di Tebe riunificarono nuovamente il Paese e con l'avvento della XVIII dinastia, vi fu uno dei periodi egizi più luminoso.
Maria sognava di visitare le due Tebe, ma non era mai riuscita ad andarci, tutte le volte che aveva la somma necessaria per partire, c'era sempre qualcosa o qualcuno che necessitava dei suoi risparmi, pensò allora di accontentarsi di Torino, ma non era mai riuscita a visitare neanche il Museo di Torino.
Un mucchio di coincidenze aveva fatto in modo che Maria non riuscisse mai a visitare il Museo Egizio, che grazie all'egittologo Ernesto Schiaparelli, che scoprì anche la tomba di Nefertari, è talmente ricco che pare un pezzo di antico Egitto planato in Italia, finché un giorno di aprile andò a Torino da sola... anche se in realtà, a Torino, aveva un altro appuntamento molto importante per lei.
Dire che Torino è bella, è dire poco, Maria la percorse a piedi in largo e in lungo, incantata dall'aria un po'retrò, dai magnifici palazzi, dalle fontane e dal verde. Rimase stupita al museo dell'Armeria Reale, non avrebbe mai pensato di rimanere a bocca aperta davanti a un'armeria, invece di fronte a tutti quei cavalli e alle armature con gli alti pennacchi colorati, le pareva di essere alla corte di re Artù, circondata dai cavalieri senza macchia né paura... anche se il suo cavaliere se l'era data a gambe.
Si sentì comunque felice, finalmente entrava al Museo Egizio.
Cosa dire sul Museo?
Assolutamente da vedere.
Ma, c'è sempre un ma, la videoguida era scarica e non funzionava bene, la ressa tanta e troppo rumorosa e un qualcosa... un qualcosa di malsano, di energia negativa, che Maria non si spiegava se non con le sue troppe aspettative; poi capì, che il senso di fastidio le proveniva dalle persone che indifferenti posavano lo sguardo vorace sui reperti, può sembrare un ossimoro, ma era così.
Posavano lo sguardo curioso, senza rispetto, sui tanti oggetti, le statue e i sarcofagi, ciò era ammissibile, ma fissare gli occhi su quelle povere mummie nude, impacchettate in scatole di plexiglass, rattrappite a uovo come a proteggersi, le pareva blasfemo.
Maria pensava che potevano fare a meno di metterle in mostra.
Maria distolse lo sguardo e pensò alle povere mummie con affetto, accecati dai soldi gli occhi non vedevano, non c'era nulla di artistico in quelle mummie nude -lasciatele in pace e toglietele- diceva tra sé.
Era da un po'che girava su e giù, ma non trovava Nefertari, eppure quella scassata videoguida le diceva che era lì, ma lì dove.
Chiese ad altri visitatori, ma nessuno aveva visto niente su Nefertari.
Si decise a cercare un addetto, così seppe che il corredo della tomba di Nefertari era in prestito a una mostra allestita presso il Rjiksmuseum di Leiden!
- E dov'è Leiden? -
- Si trova in Olanda e la Mostra è molto importante. -
- Non discuto la Mostra di Leiden, discuto sul Museo di Torino, che dà in prestito corredi funerari di tale importanza. Secondo me Nefertari era intrasferibile, inoltre avete fatto le cose alla chetichella, senza informare, lasciando i visitatori a girare come scemi. Non ne ha colpa lei, scusi lo sfogo, la mia è solo amarezza, è da tanto tempo che sognavo di vedere Nefertari. -
A Maria quasi venivano le lacrime, ma le ricacciò indietro perché il Museo era talmente notevole che lo voleva assaporare degnamente, e quando arrivò al salone finale, fu talmente meravigliata dalla ricchezza da restare con la bocca e le braccia aperte, era in Egitto fra i faraoni e le Sekhmet e le Bastet.
La mattina dopo si svegliò presto per riuscire ad andare alla basilica di Superga, non prima di essersi tolta il bracciale dal filo azzurro col piccolo ciondolo di scarabeo, che aveva acquistato al Museo Egizio come ricordo e come portafortuna.
Tutta la notte si era girata nel letto con un senso di malessere, l'aveva tormentata un terribile incubo, una moltitudine di insetti, scarabei o scarafaggi si infiltravano dalla sua pelle per entrarle nel corpo, scarabei neri con inciso in rosso i nomi dei re Hyksos, i nemici peggiori degli egizi, coloro che adoravano il dio Seth, il nemico del buon dio Osiride.
Al risveglio si accorse che l'inquietudine proveniva proprio dal gadget.
Lo tolse, ma non lo gettò via, lo avrebbe regalato a chi era meno scaramantico e ossessivo di lei; aveva letto, qualche mese prima su un quotidiano on line, di alcuni innocui malori di studenti in visita al Museo, descritti come una probabile “maledizione”.
Be', Maria ora ci credeva... oh, no, la doveva smettere di ritenere che qualche forza o spirito o magari Belfagor, potesse entrare dentro di lei, il bracciale con lo scarabeo era una sciocchezza, mica era appartenuto a una mummia, se lo rimise al polso.
Andò a Superga tramite la storica tranvia a dentiera Sassi-Superga, un trenino unico nel suo genere.
Un viaggio d'altri tempi sulle carrozze originarie e un panorama indimenticabile, che saliva fra boschi e campi azzurri di iris in fiore.
L'unica nota dolente era una coppia che si scambiava tenere carezze: le ricordava che lei era sola.
La ragazza aveva lunghi capelli biondi, con bellissime gambe con le calze a rete, e lui le teneva una mano fra le sue, baciandola lievemente.
Erano come chiusi in una bolla trasparente, senza vedere la gente attorno a loro.
Era Maria che li vedeva e pensava senza invidia, ma con molta malinconia, che lei era sempre sola.
All'arrivo a Superga, che è uno dei colli più alti di Torino sul quale è edificata l'omonima basilica, uno splendido panorama, che alternava la città alle Alpi, l'accolse e il velo di tristezza se ne andò.
Visitò la basilica edificata da Juvarra. Esternamente dalle forme elegantissime, sembrava una dama ottocentesca dalla gonna con la crinolina.
Chissà perché la basilica le ricordava i dipinti dei macchiaioli, dove le signore sono raffigurate mentre ricamano, vanno a trovare i carbonari carcerati o suonano il piano e appaiono soavi, misurate e angeliche.
Ritornando in albergo, era l'ultima notte che si fermava a Torino, passò davanti al Museo Egizio, avrebbe voluto fare un'altra visita, ma c'era una fila chilometrica, lo sguardo le corse sul marciapiedi, a terra c'era un pezzo di carta con dei geroglifici, certamente un souvenir caduto a qualcuno, lo raccolse e lo mise in borsa.
Più tardi, dopo aver cenato e preparato il borsone da viaggio, si distese sul letto, iniziando a piangere.
Maria, solo qualche mese prima, si era innamorata d'un botto di un uomo di cui non sapeva nulla, se non il fidati di me che le diceva lui.
Era come la sua schiava: lui fischiava e lei correva, lui la lasciava e lei piangeva invocando la Madonna e i Santi per il suo ritorno.
Le premesse erano state rosee, dovevano incontrarsi a Torino e visitare assieme il Museo Egizio, lui non si era fatto vedere, né trovare al telefono, e poi anche Nefertari l'aveva abbandonata andando a Leiden.
Lei era sola, sempre sola, pensava di avere qualcosa che non andava, le sembrava di essere dolce e carina, ma forse gli uomini la percepivano come un'arpia... era sola, sempre sola.
Singhiozzando, pescò dalla borsa il souvenir trovato per terra, era un piccolo papiro che provò a leggere, alternando momenti di attenzione, con altri in cui si appisolava.
Il piccolo papiro rappresentava la dea Hathor mentre prendeva per mano la regina Nefertari.
L'immagine famosissima era mutuata da quella che si trova all'entrata della Tomba di Nefertari, nella Valle delle Regine a Tebe.
Nel piccolo frammento c'erano solo Hathor e Nefertari.
Maria sapeva che stavano presentandosi a Khepri, il dio con il volto di scarabeo.
Lo scarabeo veniva impiegato negli anelli sigillo, ornando pettorali e bracciali, c'era anche lo scarabeo del cuore, cioè un amuleto posto in corrispondenza al cuore della mummia.
Hathor era la grande dea protettrice della gioia, della danza, della musica, dell'amore, della bellezza e della fertilità. Veniva raffigurata come sacra vacca o come figura umana che tiene fra le corna, che spuntano grandi e arcuate dalla testa, il disco solare.
Hathor oltre all'aspetto solare, aveva anche un lato oscuro e distruttore. Poteva prendere le sembianze di Sekhmet, la leonessa, distruggere l'umanità, ed era anche dea della regione dei morti, ed è in questa veste che stava accompagnando Nefertari nel suo viaggio verso l'aldilà.
Nefertari fu la grande sposa reale di Ramses II durante Nuovo Regno.
Il suo nome significava la più bella.
Il suo è un altissimo rango, sia umano che divino, confermato dalle pitture che la rappresentano nella sua tomba.
Nefertari in quanto sposa di Ramses/Osiride, è non solo regina ma è anche Nefertari/Iside.
Quasi le veniva ancora da piangere, Nefertari era a Leiden, anche lei l'aveva abbandonata, anche se era una mummia se l'era data a gambe, proprio come l'uomo del fidati di me.
Gli ultimi studi e rilevamenti indicavano con sicurezza che le ginocchia mummificate che si trovano al Museo di Torino, erano della regina, un po'difficile che lo siano ambedue, visto che entrambe sono destre. Le due gambe di Nefertari, hanno le fasce deformate e rigide, Maria le aveva viste sul computer, semplicemente digitando su Google: “gambe di Nefertari”.
Con molta tristezza, aveva osservato la teca con i resti della regina, in cui si conservava anche un paio di sandali col suo nome.
Quelle gambe a Maria parevano deformate e doloranti.
Forse Nefertari aveva problemi di vene varicose o la flebite?
O era forse il suo disagio, che le faceva vedere le gambe ammalate?
Il suo disagio nell'osservare ciò che restava di lei, trafugato dalla sua reale tomba, senza rispetto, senza religione.
- Non ti ho abbandonata. -
Maria alzò gli occhi, davanti a lei una donna dai lunghi capelli neri, ma acconciati come la capigliatura bionda della Brigitte Bardot degli anni Sessanta, gonfi e cotonati, con una semplicissima veste bianca, ai piedi sandali infradito di paglia intrecciata, abbronzata di sole, profumata di mare, con le lunghe e affusolate braccia adorne di bracciali tintinnanti, era tale e quale alla donna di Cnosso, chiamata la Parigina ma con la tintarella.
Maria sapeva chi era, ma stava tranquilla come se fosse una normale chiacchierata fra amiche, cercava solo di stare dentro al sogno, doveva fare in modo che durasse e che Nefertari non svanisse, non doveva svegliarsi, doveva continuare a dormire, sapeva per esperienza che doveva restare con tutta sé stessa nel sogno, altrimenti sarebbe svanito per non tornare mai più.
- Non ti ho abbandonata, il mio Ba è con mio Padre e mia Madre, unito nel Tutto e va dove vuole. Può accadere di vedere e ascoltare Ba, ma solo a chi crede nella vita eterna, solo a chi è risvegliato spiritualmente.
Solo a chi ha il naso lungo e leggermente adunco, come quello delle api, ed è così in grado di captare, indovinare e ricordare l'odore del respiro della bocca divina, che si apre e soffia l'alito di vita nelle sue narici umane, appena esce dal corpo della madre.
Allora Ba può entrare dalle narici e presentarsi come un profumo, come una sniffata di buona lattuga, che ti dà quell'intontimento benevolo dove tutto può accadere, mentre Djet ciò che rimane del corpo mortale può solo evocare Shut: l'Ombra, la copia in negativo di Djet, il fantasma inquieto di chi non ha pace, che come una dose massiccia di lattuga ti aumenta l'immaginazione, ti dà il senso di onnipotenza e di potenza ma ha con sé la maledizione dell'uomo che vuole tutto e che perciò è causa disordini. -
- Signora di tutte le terre”, perdonami se ti interrompo, ma cosa c'entra la lattuga e quindi il dio Min? -
Maria sapeva che gli egiziani, credevano in tre momenti/eventi: la vita terrena, la morte, la vita eterna.
La vita terrena, era un dono che gli dei facevano in modo da poter accedere all'immortalità attraverso un vivere onesto, operoso e generoso.
La vita eterna bisognava meritarsela, ma molti, come accadeva anche odiernamente, preferivano l'uovo oggi che la gallina domani.
Maria sapeva che Djet era il corpo terreno, Ka era la copia esatta di Djet, inconsistente, era come uno spirito o un fantasma, Ba era l'anima, il soffio vitale, raffigurata come un uccello, Shut, ovvero l'Ombra era la copia in negativo di Djet.
Alla morte dell'individuo, Shut si staccava dal corpo e vagava in attesa del giudizio di Osiride.
Ren era il nome e il nome era la persona, per questo furono abrasi i nomi dei faraoni, per cancellare la loro esistenza, come pure furono decapitati del naso, perché il soffio vitale non potesse entrare nelle loro narici e risvegliare Ka che sarebbe tornato in vita tormentando i viventi per aver distrutto la loro memoria terrena.
Maria sapeva che il dio Min era rappresentato con il pene eretto stretto nella mano destra e la mano sinistra alzata come di gesto euforico di vittoria e potenza, era il dio della fertilità, della riproduzione, del raccolto, un dio creatore capace di generare, mediante la propria potenza sessuale la vita, sapeva che questo dio era sempre accompagnato da piante di lattuga, ma non capiva perché Nefertari avesse citato la lattuga quasi come fosse cocaina.
- Puoi chiamarmi semplicemente Nefertari, titoli me ne hanno affibbiati molti e non sono serviti a niente, solo a indorare una pillola amara da inghiottire, la stessa erba amara degli ebrei, che mangiano a ricordo dell'amarezza patita sotto il dominio del faraone, erba niente altro che erba che eccita, cocaina o canapa o lattuga o cicoria, erba che annebbia e fa dimenticare a volte non i soprusi ma i rimorsi.
Ti racconterò tutte le vicende delle ultime dee, di coloro che furono soppiantate dal pene.
Quando l'uomo si accorse che era lui col suo seme a ingravidarci, si ritenne un dio: Min, poi Amon-Min, appellato Kamutef, che significa toro di sua madre.
Il suo seme ingravidava la donna e fertilizzava la terra e lui volle poi essere un toro senza madre.
Alcuni di loro ci calpestarono perché non erano in grado di essere migliori di noi, altri ci deificarono ma sempre dovevamo stare sotto di loro, mai sopra, sempre un po'più in basso, perciò cerca di far continuare il sogno, che dovrà essere lungo perché inizierò da Tetisheri e dalla lettera degli ippopotami.
Durante il periodo della divisione dei regni, una dinastia di sovrani stranieri governò il basso Egitto: gli Hyksos, un ammasso di popoli violenti, di principi guerrieri, di re pastori crudeli, di nomadi semitici e di scaltri commercianti, un raccozzo di etnie, che con i loro carri da guerra inneggiavano al sangue, alle razzie e alle conquiste, al valore delle armi; boriosi e rozzi, insofferenti e pieni di sprezzo per le donne, per loro solo capaci di tessere e di figliare, da tenere sottomesse e da usare come scusa, per dichiarare guerra per colpa loro.
In questo periodo di grandi migrazioni la civiltà minoica perì.
Inizialmente accogliemmo i cretesi fuggitivi, che fondarono Avaris la città coi bei palazzi intonacati con scene keftiu, ma le orde guerresche arrivarono al nostro Delta.
La nostra società stava vivendo un periodo di crisi; così gli Hyksos si appropriarono delle nostre terre, si ritennero faraoni per un lasso di tempo di duecento anni in cui governarono più di duecento monarchi, i cosiddetti faraoni del Nord.
In tale confusione l'ultimo faraone del basso Egitto fu Apepi, uno dei tanti Apepi, che nascondeva il nome di chi aveva in mano realmente il potere: Jacobher, chiamato da un altro popolo Giacobbe, a cui tutto il Paese pagava tributi.
Apepi/Giacobbe in tono di scherno inviò al re Seqenenra Ta'o di Tebe una lettera con l'ordine di far tacere gli ippopotami sacri in quanto disturbavano il sonno del sovrano.
Capirai bene che c'era un senso nascosto perché la distanza fra Avaris e Tebe era più di 600 chilometri, non potevano sentirsi gli schiamazzi degli ippopotami.
L'impudente Apepi/Giacobbe osava deridere Tetisheri, la grande regina che chiuse la XVII dinastia e iniziò la XVIII, la più grande dinastia, simile per grandezza e prestigio solo all'Antico Regno.
Apepi/Giacobbe osava deridere Tetisheri e soprattutto sfotteva quello che considerava un fantoccio di faraone, Senekhtenra Ahmose, padre di Seqenenra Ta'o, che regnava a Tebe.
Tetisheri era minoica, figlia di re, ma di regnanti che ormai non erano più nulla, era una donna libera e indipendente come potevano esserlo solo le cretesi, concubina e favorita di Apepi/Giacobbe di cui era anche sorella per parte di madre.
Apepi/Giacobbe monarca del Basso Egitto, era discendente da una stirpe di nomadi pastori, adoratori di Seth, quelli che poi furono chiamati ebrei.
Apepi/Giacobbe era fortemente attratto da Tetisheri, alla sua corte era chiamata Herit, avrebbe anche voluto farla sua sposa, visto i figli che gli aveva dato, ma non era possibile, perché il suo popolo e gli altri re che gli pagavano i tributi si sarebbero ribellati, un re non poteva farsi sottomettere da una donna e i figli di Tetisheri non potevano regnare, erano dei mostri, figli di una vacca minoica, paragonabili al minotauro.
Così Apepi/Giacobbe offrì Tetisheri quale sposa al faraone di Tebe, Senekhtenra Ahmose; era a quel tempo normale imparentarsi fra regnanti per mantenere buoni rapporti, allo steso tempo i suoi figli avrebbero regnato a Tebe e un giorno riunito le due corone.
Apepi/Giacobbe inviò Tetisheri/Herit a Tebe con tutti i suoi figli, indicandola non come concubina ma solo come sorella e Senekhtenra Ahmose, la fece sua regina e fu costretto a fare da padre ai figli del nemico.
Tutto sarebbe andato bene se il fatto fosse rimasto segreto, invece Apepi/Giacobbe addirittura derideva la regina del Sud e il suo sposo.
Thoueris il cui nome è simile a Tetisheri è una divinità con le fattezze di una femmina d'ippopotamo gravida, il riferimento era ai figli di Tetisheri che in realtà erano di Apepi/Giacobbe, infatti se l'ippopotamo femmina è connesso con la maternità, quello maschile era considerato il dio nemico Seth, il messaggio era chiaro Apepi/Giacobbe tramite i figli avrebbe governato anche Tebe; ma egli non aveva fatto i conti con Tetisheri e la sua stirpe che non avevano digerito per niente di essere stati ripudiati, e così iniziò la lunga guerra contro gli Hyksos.
Tetisheri fu la prima regina egizia ad essere rappresentata con la corona con l'avvolto, che rappresenta la maternità e il dono profetico, il suo essere dea.
Il figlio di Tetisheri, re Seqenenra Ta'o, Il Valoroso, iniziò la campagna per la cacciata degli invasori dal Basso Egitto, mentre Tetisheri tenne con mano ferma l'ordine alla corte di Tebe.
Il ruolo di guida e punto fermo dell'ordine costituito rivestito da Tetisheri divenne ancora più importante, quando il figlio rimase ucciso in uno scontro armato.
Seqenenra Ta'o fu catturato in battaglia e ucciso in maniera cruenta dagli Hyksos di Apepi/Giacobbe, che lo consideravano un traditore, essendo figlio del faraone di Avaris e allo stesso tempo avendo cercato di deporlo.
Un colpo di scure gli fratturò la mascella, cadde svenuto, non ebbero pietà gli trapassarono il cranio con un pugnale e lo lasciarono là esposto alle belve.
Tetisheri riebbe il suo corpo martoriato e procedette alla sua mummificazione in fretta e furia, non c'era tempo, gli Hyksos dovevano pagare l'affronto.
Il trono passò a Kamose, figlio di Tetisheri e fratello del re ucciso in battaglia, la guerra continuò e quando questi morì a sua volta, fu sempre Tetisheri assieme alla figlia Ahhotep I, che resse il governo per altri 10 anni, fino alla raggiunta maggiore età del figlio di Ahhotep I e dell'altro suo figlio Seqenenra Ta'o: Ahmose I, il re che eliminò completamente gli Hyksos dalla Valle del Nilo.
Ahhotep I passò alla storia come la regina guerriera.
Ebbe un ruolo fondamentale nella lunga lotta di liberazione contro gli invasori Hyksos, fu figlia del sovrano Seqenenra Ta'o e della regina Tetisheri.
La regina Tetisheri e Ahhotep I vissero entrambe oltre 90 anni.
Ahmose I, figlio di Ahhotep I e nipote di Tetisheri, eliminato il pericolo al nord, risalì il Nilo per affrontare il regno che si era formato in Nubia, alleato con i sovrani hyksos, e pacificò le pretese dei numerosi principi locali che avevano servito come vassalli dei sovrani hyksos.
Ahmose I, il primo faraone della XVIII dinastia, ricordò Tetisheri con queste parole: “Tetisheri, la madre di mia madre e madre di mio padre, grande sposa di re e madre di re”.
La sposa principale di Ahmose I, fu Ahmose Nefertari, nipote di Tetisheri e figlia di Ahhotep I, discendente della grande dea madre, di colei che poteva cedere il potere solo ai figli.
Malgrado l'importanza di Ahmose I, di questo sovrano ben pochi sono i suoi monumenti superstiti, ben poche le notizie su di lui, infatti il governo del Paese fu in mano ad Ahmose Nefertari, che come la nonna Tetisheri e la madre Ahhotep I, fu una delle donne più venerate della storia egizia.
Ahmose Nefertari, fu sposa anche del figlio Amenofi I; fu per lui reggente del potere durante la sua infanzia, continuando poi come consorte; non ebbe figli con Amenofi I, ma sopravvisse all'incirca cinque anni, al figlio/sposo.
Amenofi I non ebbe figli, era in tutto dipendente dalla madre/moglie Ahmose Nefertari che ovviamente non poteva più procreare, perciò alla morte di Ahmose Nefertari il successore fu Thutmose I.
Chi era costui?
Era un guerriero, non di stirpe divina, ma capace di tenere a testa ad Ahmose Nefertari, fra di loro era nato un amore tempestoso, era l'unico uomo che riusciva a confrontarsi con una dea, tale era ormai Ahmose Nefertari e lei volle che Thutmose I fosse il suo successore, in quanto Ahmose Nefertari era madre dell'Egitto, solo al bene del Paese doveva pensare, inoltre sebbene al tempo della loro relazione la regina avesse cinquant'anni, avevano avuto una figlia: Hatshepsut.
Perché mi guardi istupidita?
Non credi a quello che ti dico?
Credi forse che le date delle levate eliache di Sirio possono essere state ben calcolate dai vostri esperti?
Ma occorre conoscere anche il luogo da dove si osserva la nascita di Sirio, altrimenti gli anni si sommano, si sottraggono a vanvera.
Ricordatelo bene, non conosci i retroscena dei fatti politici, storici, economici di oggi, come puoi credere di conoscere i fatti storici della mia epoca?
Il padre di Hatshepsut, Thutmose I, riuscì a espandere l'impero egizio con un'abilità quasi senza precedenti, nell'arco di soli tredici anni di regno.
Questo grande faraone è passato alla storia per essere riuscito a condurre le sue truppe fino a un altro importantissimo fiume dell'antichità: l'Eufrate.
Alla sua morte prematura, Hatshepsut, figlia sua e di Ahmose Nefertari doveva regnare, Thutmose I stesso l'aveva indicata come sua erede.
Questa sua volontà sulla successione non fu tuttavia esaudita, poiché il trono passò a Thutmose II, il quale, a differenza di Hatshepsut, era di sangue reale solo da parte di padre, la madre infatti era una sposa secondaria.
Ricordatelo bene, Thutmose I diventò faraone perché scelto dalla dea Ahmose Nefertari, l'autentica erede, in linea di sangue, sua amante e madre di Hatshepsut.
Hatshepsut dovette accontentarsi di diventare grande sposa reale del fratellastro, il che costituì forse un duro colpo al suo orgoglio, ma il malaticcio Thutmose II morì giovanissimo.
La grande sposa reale, Hatshepsut, non generò alcun principe ereditario, bensì una figlia: ciò comportò una crisi di successione che fu così descritta da voi posteri: Nacque forse a Tebe, alla fine del regno di Amenhotep I. Regnò dal 1479 al 1457a.C. Suo padre fu Thutmosi I diventato faraone in assenza di discendenti del faraone precedente. Salì al trono alla morte del marito/fratellastro Thutmosi II, quale reggente del figliastro Thutmosi III, figlio di Thutmose II e di una concubina. In seguito ne usurpò il diritto al trono prendendone direttamente le redini pur non disconoscendo il diritto a regnare di Thutmosi III. Donna molto energica, riuscì ad eclissare prima Thutmose II, che morì di malattia a soli trent'anni e poi il di lui figlio, di ben altra tempra rispetto al padre, ma ancora un ragazzo. Donna di ambizioni sfrenate, con l'appoggio dell'esercito e inventando di essere nata dal congiungimento del dio Amon con la regina Ahmose, si impossessò a tutti gli effetti delle insegne regali e si fece ritrarre con la barba, segno distintivo del faraone, e come sfinge, defraudando del titolo il figliastro.
Il principino Thutmose III, figlio di Thutmose II e di una semplice concubina, non doveva avere nemmeno tre anni: a motivo della sua età, la regina vedova Hatshepsut assunse la reggenza dell'Egitto e posticipò indefinitamente il matrimonio tra il piccolo faraone e la propria unica figlia Neferura, la sola che avrebbe potuto legittimare pienamente il diritto di Thutmose III a regnare.
Durante i primi anni di regno di Thutmose III, Hatshepsut cambiò tutte le cariche politiche e riunì in sé le cariche di visir e di sommo sacerdote di Amon.
Hatshepsut iniziò un'opera di propaganda tesa a dimostrare come il padre, Thutmose I, l'avesse nominata sua diretta discendente e quindi di essere nel pieno diritto di salire al trono.
A coronamento di tale opera di propaganda Hatshepsut si nominò coreggente insieme a Thutmose III, attribuendosi quindi tutti i titoli della sovranità.
Hatshepsut era discendente diretta dei grandi faraoni che avevano liberato l'Egitto dagli antichi occupanti hyksos; portava anche il titolo eccelso di divina Sposa di Amon, che la segnalava come portatrice del sangue della veneratissima regina Ahmose Nefertari, sua nonna o bisnonna ritengono i posteri, in realtà sua madre, allora già deificata.
Hatshepsut era figlia di una dea e il sangue di suo padre non poteva certo essere quello che aveva generato anche Thutmose II, non solo malaticcio fisicamente, ma imbelle e vizioso.
Hatshepsut era di altro sangue, così come si evince dall'evento raffigurato sulle pareti del suo tempio di Deir el-Bahari, dove il dio Amon, assunte le sembianze del faraone Thutmose I, si fa accompagnare da Thot sulla terra, introducendosi di notte nel palazzo reale dove la regina Ahmose Nefertari è addormentata, ella si sveglia al giungere del dio.
Il rapporto sessuale tra i due è solo accennato, Amon e Ahmose Nefertari siedono uno di fronte all'altra su di un grande letto, il dio appoggia al viso di lei il simbolo ankh della vita, mentre la regina gli sfiora delicatamente l'altra mano, l'atmosfera è pregna di erotismo e Ahmose Nefertari appare estasiata.
Hatshepsut morì ancora giovane, dopo molti anni di regno.
Riposa nel suo tempio funerario nel grande complesso a Deir el-Bahari.
Il disegno del suo tempio fu progettato e arricchito dall'architetto Senenmut, primo consigliere e braccio destro della regina, tutore e padre della sua primogenita Neferura.
Senenmut fu un uomo incredibile, partecipò alle prime spedizioni belliche del regno di Hatshepsut, ricevette da lei, il bracciale menefert, che era un grande riconoscimento di valore e un cubito d'oro massiccio, il cubito era la nostra misura di riferimento, corrispondeva idealmente alla lunghezza dell'avambraccio, a partire dal gomito fino al palmo, era circa mezzo metro.
Senenmut si stabilì a Tebe e fu l'unico uomo che Hatshepsut amò.
Egli ideò e costruì per lei il maestoso tempio funerario a Deir el-Bahari, uno tra i monumenti più belli dell'antico Egitto e con l'architettura più innovativa, dove si raffigurò in varie stele inserite in apposite nicchie, per proteggere per sempre la sua regina.
Il tempio si trova sulla riva occidentale del Nilo, di fronte a Tebe e all'ingresso della Valle dei Re; il luogo divenne il preferito da tutti i successivi faraoni del Nuovo Regno per le loro tombe, emulando la scelta di Hatshepsut.
Il tempio si sviluppava su più terrazze sino ad incontrare la roccia e penetrando in essa.
Terrazze e porticati si susseguivano, mentre nella parte più bassa si apriva il viale, fiancheggiato da sfingi colossali con il volto di Hatshepsut.
Il viale si snodava in salita da valle al tempio, conduceva all'ingresso e proseguiva sin sulla rampa di accesso alla seconda terrazza, era fiancheggiato dagli alberi, i più belli e profumati, alcuni provenivano da luoghi lontani, c'erano sicomori, tamarindi, palme, albicocchi e tralci di vite.
In due specchi di acqua artificiali crescevano piante di papiro ed arbusti di incenso per i riti religiosi.
Il tempio fu chiamato Sublime dei sublimi e Santo dei santi e anche Meraviglia delle meraviglie, e il colonnato delle terrazze che esprimeva una perfetta armonia era il simbolo dell'Egitto florido e in pace del regno di Hatshepsut, anticipando di oltre un millennio l'architettura dei greci con la loro sezione aurea.
Il Sublime dei sublimi era al vertice di una serie di terrazze che un tempo ospitavano giardini lussureggianti, ed è il cammeo che sovrasta tutti gli altri edifici del complesso.
Il Sublime dei sublimi fu l'emblema dell'amore fra Hatshepsut e Senenmut, una dea può amare anche un mortale, una dea non ha bisogno di altro sangue divino ma di un compagno in grado di essere alla sua altezza per capacità e moralità, di un compagno che la ami come donna perché l'amore è sempre la forza più forte.
Senenmut fu architetto, capo di Stato, consigliere della regina Hatshepsut, ma soprattutto fu colui che l'amava, tutore e padre della sua primogenita Neferura.
Numerose sono le statue/cubo, che rappresentano Senenmut e Neferura dove sono visibili unicamente le loro teste, dove Neferura è rappresentata alla maniera tipica dei bambini, con la lunga treccia laterale.
Le avrai viste e avrai certo percepito la tenera protezione di Senenmut per Neferura, che ideò per la figlia questo nuovo tipo di statuaria, che inglobava in un cubo di pietra i corpi, significando che l'avrebbe protetta contro tutti e contro tutto.
Verso la fine del regno di Thutmose III e durante quello del figlio Amenofi II, ebbe inizio la graduale cancellazione di Hatshepsut da alcuni monumenti e da alcune cronache faraoniche. L'eliminazione della sua figura e dei suoi cartigli fu compiuta, numerose sue sculture, furono ridotte in frantumi.
Presso il suo tempio molte statue furono rimosse e frantumate o sfigurate, per poi essere sepolte in un pozzo.
A Karnak si tentò di nascondere con un muro un suo obelisco.
La maggior parte di cancellazione e distruzione di tutto ciò che poteva ricordare Hatshepsut ebbe luogo con Thutmose III, ma solo verso la fine del suo regno, egli cercò di cancellare del tutto la grande regina.
Thutmose III si riteneva l'erede legittimo al trono d'Egitto, era un vero guerriero, ormai già trentenne e nonostante questo era sottoposto ad Hatshepsut.
Era più che pronto per diventare faraone ma non riusciva a scalzarla dal trono, nonostante avesse cercato prima di corteggiarla per sottometterla come amante, poi di indebolirla con intrighi e maledizioni, quindi di ucciderla ricorrendo a dei criminali prezzolati, e alla fine coronò la sua impresa avvelenandola.
Hatshepsut fu una delle regine più belle sia fisicamente che dentro al cuore, fu uccisa, nel pieno della sua maturità, dopo molti più anni di regno, di quelli che i posteri credono, vinta da un cancro causato dalla sua crema per il corpo.
Noi egizi eravamo noti per i prodotti per la cura del corpo, perciò conoscevamo bene anche ogni tipo di veleno.
La crema di Hatshepsut era stata creata per lei dal suo profumiere, era a base di olio di palma e olio di noce moscata, ma l'ultima scatola, quella fatale conteneva anche due sostanze altamente cancerogene, e Hatshepsut morì di tumore alle ossa... oh! La regina che assommò su di sé l'antico potere della dea e del dio, che fu presentata al padre Amon attraverso il dio della conoscenza Thot, morì tra dolori atroci senza il conforto della persona a lei più cara: Senenmut, colui che innalzò le costruzioni più maestose, le opere d'arte create per lei.
Senenmut il suo amante, il suo amato.
La regina tra i dolori spaventosi del cancro subì un'ulteriore umiliazione poco prima della morte: la caduta in disgrazia di Senenmut e l'oltraggio, voluto da Ineni.
Ineni fu un grande architetto e fu responsabile di importanti progetti di costruzione sotto i faraoni Amenhotep I, Thutmose I, Thutmose II e i regni congiunti di Hatshepsut e Thutmose III.
Ineni benché onorato da Hatshepsut non era alla pari di Senenmut, non era come Senenmut, talmente grande da non subire i morsi dell'invidia.
Ineni pensava che i grandi onori offerti a Senenmut dalla regina fossero dovuti solo al fatto che era il suo amante e si struggeva d'invidia.
Ineni voleva essere lui il compagno di testa, di cuore e di letto di Hatshepsut, morì pochi mesi prima della regina e per meschina vendetta di Thutmose III, la sua tomba fu l'unica in cui non fu cancellato il nome di Hatshepsut, in modo che ella avesse per l'eternità l'uomo che aveva disdegnato in vita.
La divina regina, amata dal popolo e dal clero, odiata dai dignitari più riottosi, dai profittatori, dai guerrafondai e dagli uomini della corte che si sentivano sminuiti di fronte a lei e perciò tentarono ogni sorta di intrighi, fu umiliata quando era nel letto di morte e fu divisa da Senenmut.
La divina regina, sovrana del buongoverno, sovrana della pace, che non attaccava i popoli vicini e guerreggiava solo per difendere i confini, morì fra dolori atroci e il sicario fu Thutmose III.
Thutmose III, regnò molti meno anni di quello che i posteri credono, salì al trono ipocritamente afflitto da dolore, celebrando onori ad Hatshepsut, non avrebbe potuto fare altro, avrebbe altrimenti scatenato una rivolta popolare, ma il tempo piano piano scolora i ricordi e alla fine del suo regno, approfittò della smemoratezza del popolo e con rancore cercò di cancellare del tutto Hatshepsut, perché voleva essere almeno per i posteri, un grande faraone e questo l'ottenne.
Per gli storici del tuo tempo è incomprensibile che Thutmose III, coraggioso capo militare, saggio e abile e allo stesso tempo, grande innovatore negli affari di politica e grande costruttore, abbia tollerato la supremazia di Hatshepsut, lo considerate il Napoleone dei faraoni dimenticando che a ben leggere tra le righe, Napoleone fu grande tramite Giuseppina e ripudiandola perse il favore della sorte.
Thutmose III cercò di cancellare il ricordo di un faraone/donna di successo, la quale dimostrava che una donna era in grado di governare l'Egitto come e forse meglio di un tradizionale sovrano maschile, il che avrebbe potuto persuadere altre donne di nobili origini di non accontentarsi dei loro ruoli tradizionali di mogli, sorelle e madri di re; il ricordo di Hatshepsut le avrebbe spinte ad aspirare alla corona, quella corona che inizialmente era delle donne, prima che gli uomini scoprissero l'importanza del loro pene che provocò molte pene alle donne... ma il pene può portare anche il seme della discendenza e Neferura fu l'amata figlia di Hatshepsut e di Senenmut.
Neferura era la primogenita della regina Hatshepsut, la figlia tanto amata a cui la regina rivolse tutte le sue speranze e ambizioni, lo scopo di Hatshepsut era di associare Neferura al trono, fondando una nuova dinastia di re femminili a sua immagine e somiglianza.
Per questo motivo, non esitò a nominarla suo unico erede al trono e a presentarla in numerose occasioni come suo successore.
Thutmose III e Neferura si unirono come sposi, solo alla morte di Hatshepsut, che aveva sempre impedito in qualche modo alla sua amata figlia di sposare il suo avversario, che considerava un indegno bastardo inadatto a sposare una discendente di Ahmose-Nefertari.
La storia scrive che le aspettative di Hatshepsut svanirono improvvisamente e dolorosamente con la morte di Neferura, a vent'anni appena.
Ma una morte così precoce, soprattutto accompagnata dalla morte di altre due figure assai importanti per Hatshepsut: il sommo sacerdote Hapuseneb e Senenmut genera qualche sospetto non ti pare?
Non ti viene qualche sospetto su Thutmose III?
In realtà egli non uccise Neferura, gli serviva per restate assiso al trono, senza che il popolo si ribellasse, si limitò a cancellarla simbolicamente e a umiliarla come concubina.
Neferura fu dichiarata morta perché altrimenti sarebbe stata incoronata sicuramente faraone, e non si voleva che un secondo faraone donna subentrasse a Hatshespsut.
La ragazza appena fanciulla non fu uccisa, era legittima discendente di dee, di Tetisheri, Ahmose Nefertari, Hatshespsut, che avevano governato per un secolo le sorti di Egitto, era impensabile uccidere la pronipote, la nipote, la figlia di una dea, la lasciarono vivere fra le moltitudini delle concubine e dei loro figli, una Cenerentola fra le sorellastre, ma c'era chi sapeva bene chi era lei.
Poi accadde come nella leggenda di tanti secoli prima, come nel mito riferito a Nitocris-Rodope, un'altra regina salita al trono come faraone centinaia di anni prima, sai i miti si ripetono, si intrecciano continuamente.
La leggenda racconta che mentre Nitocris-Rodope, si stava bagnando nel Nilo, un falcone afferrò uno dei suoi sandali, volò a Menfi, dove risiedeva il faraone e lo lasciò cadere sulle ginocchia del re.
Immaginando, tramite la pregevole fattura del minuscolo sandalo, il piede delicato e grazioso, il faraone fece cercare la proprietaria per tutto il paese.
L'impresa fu coronata dal successo e i messi del re portarono a corte la bella fanciulla.
Il faraone se ne innamorò immediatamente e la sposò e alla sua morte, l'antenata di Cenerentola ebbe l'insigne privilegio di essere sepolta in una piramide.
Merira-Hatshepsut, figlia di Neferura, non fu faraone, ma da concubina, divenne grande sposa reale di Thutmose III e fu madre del faraone Amenofi II.
Amenofi II nacque a Menfi e fu forte fisicamente e famoso per le sue imprese sportive.
Nessuno era bravo come lui con l'arco.
Era il migliore come cavaliere, corridore e vogatore.
Sia Thutmose III, che Amenofi II regnarono all'incirca vent'anni.
Egli come il padre ebbe un ruolo importante nella rimozione della memoria di Hatshepsut dai monumenti e dalle raffigurazioni.
Amenofi II non tenne a registrare il nome delle sue spose, il suo successore Thutmose IV lo ebbe da Tiaa, una delle sue sorellastre.
Thutmose IV, seguendo una tradizione iniziata con Thutmose I, venne allevato ed educato a Menfi il cui toro Api era simbolo della potenza virile dei faraoni.
Di Thutmose IV voi posteri conoscete il nome di due grandi spose reali: Nefertari e Iaret, ma il successore Amenhotep III, fu figlio di una sposa secondaria, Mutemuia, una specie di concubina, da voi considerata regina dei Mitanni.
Mutemuia era figlia di Merira-Hatshepsut, nipote di Neferura e sorella di Amenofi II, quindi zia di Thutmose IV.
La storia di Cenerentola continuava, colei che era discendente di Ahmose Nefertari, era trattata in modo umiliante, dopo Hapsesuth da Neferura in poi, le figlie della dea, furono delle concubine, cancellate dalla memoria collettiva, ma preziose per la discendenza del sangue divino, continuavano ad essere madri di faraoni, ma il loro nome veniva oscurato.
Ma poi accadde un evento ingarbugliato a tal punto da non essere compreso neanche dagli stessi egizi del tempo.
Cosa accadde?
I re con cui eravamo imparentate dai tempi di Tetisheri e di Apepi o meglio di Jacobher, perché era quest'ultimo il patriarca o re più importante, colui che dagli ebrei fu chiamato Giacobbe, ritornarono, più selvaggi e virili che mai, tornarono per salvare la dea, non tollerando che la loro discendenza fosse oltraggiata.
Così la sposa concubina Mutemuia tradì lo sposo con Yuya.
Colui che da un altro popolo, è chiamato Giuseppe, generando Amenofi III.
Yuya fu incarcerato per la tresca con la regina Mutemuia, ma poi furono entrambi perdonati dal faraone Thutmose IV, per via del sogno della sfinge.
Yuya divenne uno dei principali consiglieri del faraone e sposò la figlia di Mutemuia, ovvero Tuia.
La principessa Tuia divenne sposa del nobile Yuya, essi furono i genitori della grande regina Tiy, grande sposa reale di Amenofi III, madre di Amenofi IV, nonna di Tutankamon.
Amenofi III detto il Magnifico regnò dopo la morte di suo padre Thutmose IV.
Era il frutto del tradimento di Mutemuia con Yuya e sua grande sposa reale fu Tiy figlia di sua sorella e del suo vero padre Yuya/Giuseppe
Yuya fu uno dei principali consiglieri di Amenofi III ed esercitò le funzioni di ufficiale del re, direttore delle scuderie e maestro dei cavalli; il suo titolo onorifico di padre del dio gli derivò dal fatto, secondo voi posteri, di essere suocero di Amenofi III, in realtà gli era anche padre.
Yuya oltre a padre nascosto di Amenofi III, ebbe un altro importante figlio: Ay ma ti spiegherò poi e finalmente riuscirai a capire chi sono io, io sono la figlia di Nefertiti.
Thutmose IV dunque perdonò l'affronto di Yuya/Giuseppe, in quanto era sì faraone, ma sapeva che avrebbe dovuto lasciare il posto alla discendenza della dea, come aveva promesso alla sfinge.
Il regno del quarto Thutmose IV, durò solo nove anni, la sfinge l'aveva incoronato tramite il sogno, e dalla sfinge il potere ritornò alla dea, fu Yuya/Giuseppe che realizzò il sogno.
Thutmose IV fu ricordato dai posteri come il faraone del sogno.
La Stele del Sogno, anche detta Stele della Sfinge, fu eretta nel primo anno del suo regno, si trova ancora ai piedi della Sfinge di Giza.
Thutmose IV provvide a un imponente restauro della sfinge di Giza, la tenne sempre in gran considerazione attribuendole un ruolo mistico nella sua ascesa al trono.
La sfinge col corpo di leone e il volto di uomo, rappresentava per noi la dea dal cui corpo nasce l'uomo, era anche Sekhmet, la potente leonessa che difende come una belva la sua prole, dea della guerra, combattente al fianco del figlio, lo fa nascere e lo rende grande, lo segue dall'infanzia alla maturità e alle volte oltre la morte.
Fu per questo, per rispettare il sogno della sfinge, che alla sua morte, a Thutmose IV, successe intorno al 1387, Amenofi III, suo figlio adottivo, figlio del tradimento di Mutemuia.
Amenofi III salì al trono all'età di 12 anni e nel secondo anno di regno, sposò Tiy, una fanciulla di origini non regali racconta la storia, in realtà, figlia del funzionario Yuya, e ti ho ben raccontato chi era Yuya.
Il suo regno fu un periodo di prosperità e splendore artistico senza precedenti.
Con Amenofi III, l'Egitto raggiunse il culmine del potere, della ricchezza, della raffinatezza artistica e del prestigio internazionale, sebbene la fama di questo sovrano non si basi su alcuna impresa militare importante, salvo una rivolta rapidamente sedata in Nubia poco dopo l'ascesa al trono.
Il suo regno fu un lungo periodo di pace, anni sicuramente fra i più sereni e fecondi della storia egizia; come saprai, solo in periodo di pace può fiorire un buon governo, ma poi le persone si stancano di stare bene e alla pace preferiscono il brivido e l'ebrezza, per poi piangere amare lacrime.
Alla sua morte, suo figlio cominciò a regnare come Amenofi IV, per poi mutare poco tempo dopo il proprio nome in Akhenaton.
Tiy, figlia Yuya e Tuia, fu la grande sposa reale di Amenofi III, fu una donna molto influente nella storia egizia, sia durante il prospero regno del marito che durante la rivoluzione religiosa del figlio Akhenaton.
La grande sposa reale di Akhenaton fu Nefertiti, figlia di Ay, e non sto a rispiegarti di chi era figlio, te l'ho già detto, ma sappi che Ay ebbe un peso molto importante nei fatti che si susseguirono, ma ora ti parlerò della vita intensa di Nefertiti, in quanto ella visse più di una vita.
Nefertiti e il suo sposo, furono molto legati sin dalla fanciullezza e diventarono coppia reale molto giovani.
Akhenaton regnò ribellandosi alle leggi dei suoi padri, rivoluzionando i codici religiosi, sociali e politici che avevano ordinato sino ad allora il dominio incontrastato dei faraoni.
Il faraone maledetto, fu un uomo apparentemente fragile e inizialmente dalla dubbia virilità, riuscì, nei pochi anni del suo impero, a stravolgere le leggi di un popolo.
Fu accompagnato nella sua crociata da Nefertiti.
Insieme gettarono le basi per una nuova fede: quella di un unico Dio, della non violenza, della pace e della carità, rinnegando il culto del dio Amon e delle altre divinità, trascinando nel caos più totale l'intera popolazione egizia.
Nefertiri non fu solo grande sposa reale e madre, fu il principale cervello della riforma religiosa e partecipò attivamente all'istituzione del culto di Aton.
Nefertiti era di una bellezza straordinaria e fu senz'altro la regina più raffigurata sui monumenti dedicati al marito.
Nefertiti, era una donna splendida, carismatica, intelligente e potente venne descritta come dama piena di grazia e dotata di tutte le virtù, tanto che in qualche occasione venne rappresentata come una dea.
Nefertiti non è stata una regina comune, si è comportata come un autentico faraone dotato di tutte le prerogative tradizionali del sovrano, ella guidava il carro, riceveva direttamente i raggi del sole Aton, era in stretto contatto col dio, senza avere bisogno del suo sposo, maneggiava lo scettro dell'autorità suprema, consacrava le offerte e puniva i nemici.
Akhenaton e Nefertiti erano inseparabili, insieme rappresentavano il legame tra l'universo divino e il mondo umano.
Testimoniano il loro amore abbracciandosi, anche davanti al popolo.
Col loro abbraccio e la loro unione compivano un rito magico, diventando la luce di Aton, il sole che creava il tutto.
Il loro amore era la manifestazione suprema della divinità, rappresentavano il gran sacerdote e la gran sacerdotessa del culto del nuovo sole.
Il re e la regina non ebbero figli maschi.
Nefertiti diede alla luce sei bambine.
Insieme alle sei principessine condussero una vita felice fino a quando, dopo circa dieci anni, tutto si offuscò, tutto svanì come nebbia al sole.
Cosa accadde?
Akhetaton, aveva abbandonato sia la capitale amministrativa di Menfi, che quella religiosa di Tebe, fondando Amarna, ma non gli bastò.
Non gli bastò, perché il popolo non lo seguiva, i sacerdoti degli altri dei non capivano e lo osteggiavano, così mentre l'Egitto piombava nella confusione totale lui uccise sé stesso per diventare Mosè.
Cancellò il suo nome diventando Mosè e abbandonando l'Egitto per fondare un nuovo regno e tornare a Canaan.
Nefertiti lo seguì col nuovo nome di Miryam assieme agli altri, i proseliti della nuova religione, quelli che in seguito furono chiamati ebrei.
Il seme dell'inquietudine era già in Akhetaton, sin dall'inizio, infatti da faraone si faceva ritrarre col cranio allungato come avveniva a Gerico, la città cananea dove da millenni era in uso uno stile di deformazione cranica attraverso dei bendaggi, che aveva lo scopo di allargare la cima e il retro della testa, chissà forse pensavano di poter far diventare anche la testa come un pene.
Nefertiti lo seguì come Miryam nelle sue peregrinazioni, nel suo vagare e vagabondare finché lui divenne, col nuovo nome di Mosè, del tutto un altro uomo, entrando nella leggenda del neonato popolo ebreo, come il salvato dalle acque.
Il salvato dalle acque, colui che fonda una nuova umanità, mentre in Egitto iniziava la sua cancellazione.
Ma io non sono qui per raccontarti degli ebrei, perciò ti dico che Nefertiti lo lasciò e tornò in Egitto quando Akhetaton/Mosè la scacciò.
La scacciò per legittimare Yavheh l'unico dio padre, per soppiantare il politeismo e soprattutto per abbattere il culto della dea madre, diffuso da millenni in tutta la terra e sino ad allora molto potente, da allora la donna fu relegata a oggetto e sottomessa all'uomo.
Mosè scacciò Miryam e Miryam tornò ad essere Nefertiti, portando con sé il figlio maschio tanto cercato da Akhetaton, ma ormai ripudiato da Mosè.
Nefertiti morì durante il quattordicesimo anno di regno di Akhenaton, così dicono di Nefertiti, ma la realtà non è sempre la verità.
In Egitto, pochi anni dopo la sua simbolica morte, i monumenti di Akhenaton furono occultati o abbattuti, le sue statue spezzate o riciclate e il suo nome cancellato dalle liste reali.
Le pratiche religiose tradizionali furono gradualmente restaurate e i sovrani che pochi decenni dopo fondarono una nuova dinastia, senza apparenti legami con la XVIII dinastia, screditarono Akhenaton e i suoi immediati successori Neferneferuaton, Smenkhara, Tutankhamon e Ay, appellando lo stesso Akhenaton “il nemico di Akhetaton” o anche “quel criminale” ma certo a lui non importava, come Mosè fu più importante di un faraone e anche se fu assai crudele, quando coloro che lo seguirono adorarono il vitello/toro, gettando al suolo le tavole dei comandamenti, frantumandole e punendoli senza pietà, non disdegnò di farsi ritrarre con le corna, come puoi vederlo scolpito da Michelangelo dentro al più grande tempio cristiano.
Dunque te lo ripeto, Akhenaton /Mosè decise di lasciare l'Egitto e di fondare un nuovo regno e Nefertiti lo seguì come moglie e sorella col nome di Miryam, lasciando il potere egizio in mano a dei reggenti, che erano nella confusione più totale.
Nefertiti seguì Akhenaton /Mosè ma poi questi, cambiato in tutto, da pacifista divenuto un guerriero invasato, senza più posto per la dea, la ripudiò.
Miryam osò rimproverare Mosè per il suo matrimonio con una donna madianita, fu scacciata col figlio e ritornò in Egitto, anche se la storia dice tutt'altro.
Nefertiti tornò in Egitto con il figlio, il futuro Seti e fu reggente al trono per Tutankhaton, figlio di Akhenaton/Mosè e di quella che voi posteri chiamate Younger Lady, ovvero Merytaton, primogenita di Akhenaton e Nefertiti, generato prima della morte simbolica di Akhenaton.
Tutankhaton noto a voi come “il faraone fanciullo”, salì al trono in giovanissima età, tra i nove e i dieci anni cambiando il nome in Tutankhamon, fu colui che doveva dare nuovo lustro al regno, colui in cui tanti ponevano le proprie speranze.
Egli aveva il segno magico, essendo zoppo, come anticamente lo era il paredro, colui che sedeva accanto ed era figlio della dea.
Da Tutankhaton, dal suo piede ferito discende un altro mito, di un altro popolo: la leggenda di Achille, figlio della dea Teti, da Tetisheri la regina che fondò la XVIII dinastia.
Achille, il più valoroso, che morì giovane per via del piede, come giovanissimo morì Tutankhaton.
Tutankhaton, era colui che doveva dare nuovo lustro all'Egitto, ma la colpa del padre era troppo grande, troppo umiliante per l'Egitto, così Tutankhaton fu ucciso e tutto svanì di nuovo, ma dopo una morte c'è sempre un nuovo inizio e nella confusione totale fu l'anziano Ay, fratello di Amenofi III che prese il potere e Nefertiti sua figlia, seppur ormai sessantenne generò una figlia con Ay... Nefertari, io che ti sto parlando.
Seti il figlio che Nefertiti portò con sé, quando ritornò in Egitto, fu un grande faraone.
Dopo Ay, fu Horemheb il successore, egli era il comandante in capo dell'esercito durante i regni di Tutankhamon e di Ay.
Dopo la sua ascesa al trono attuò una profonda riforma dell'Egitto: fu durante il suo regno che si procedette completamente con la damnatio memoriae di Akhenaton e dei suoi immediati successori.
Grazie a queste misure, Horemheb fu considerato come colui che riportò la stabilità nel Paese dopo il caotico e controverso pazzo periodo di Amarna.
Demolì i monumenti di Akhenaton e Nefertiti, riciclandone i resti nei propri progetti edilizi.
Morì senza figli motivo per cui designò il vecchio generale Pramesse, futuro Ramses I, quale suo successore.
Ramses I fu colui che fece uccidere ogni primogenito ebreo, perché la profezia narrava che un ebreo sarebbe salito al trono, ma non servì.
Ramses I non sapeva che Nefertiti era tornata con un figlio, non sapeva, che Sitra sua moglie aveva sostituito il figlio natole morto con quello di Nefertiti.
A Sitra interessava l'immagine e il restare in qualche modo nella storia.
A Sitra interessava avere dei figli maschi perché solo così Horemheb, che non aveva figli avrebbe designato suo successore Ramses I.
A Nefertiti interessava salvare il figlio e dargli il posto che gli competeva, così nonostante l'eccidio dei primogeniti, la profezia avvenne e Seti divenne faraone, dopo Ramses I.
Seti è traducibile come uomo di Seth, egli si identificò con questo dio, che ricorda i suoi antenati gli Hyksos, da cui provenivano anche gli ebrei.
Fu Seti a salire al trono.
Seti fu il padre del grande Ramses II, mio sposo che tanto mi amò, oh, certo che so che voi posteri ritenete Ramses II, uno dei più grandi faraoni, più grande di Seti e certo so come vengo descritta.
Come grande sposa reale di Ramses II, sovrano della XIX dinastia, una delle regine più influenti dell'antico Egitto.
La mia tomba è considerata tra le più belle della Valle delle Regine.
Il mio nome, espresso in geroglifici vuol dire la bellissima amata da Mut.
Le mie origini sconosciute, benché sia riconosciuto probabile che discenda dal faraone Ay, questo dite di me.
Nei dipinti la mia pelle è di colore più scuro di quella del faraone e questa non è la prassi per le raffigurazioni delle donne che devono essere chiare di pelle.
Sono la più importante delle otto spose di Ramesse, la più amata del numero imprecisato di spose minori e concubine, anche se Ramses II con loro ebbe più di cento figli.
Con me ne ebbe sei ma morirono prima di lui e le due figlie femmine se le sposò.
Sono la più importante, ma non la preferita.
Sono sempre accanto al faraone, durante le cerimonie religiose e in ogni occasione ufficiale, sua saggia consigliera sulla politica egiziana e brava amministratrice di corte.
Questa è la verità, ho organizzato tutta la corte, consigliandolo in ogni cosa, come trattare coi visir e gli altri ministri, ho diretto gli scriba, ho trattato personalmente con il capo architetto, seguito i profumieri, i giardinieri e gli altri del cerimoniale di corte perché tutto fosse perfetto.
Ho perfino assoldato la sua guardia personale, e credimi non mi spaventava il lavoro e la fatica ma mi era molto faticoso dirimere le liti e le meschinerie e i mille intrighi che sua madre Tuia, tramava contro di me, gelosa e invidiosa.
Praticamente gli ho insegnato tutto, anche nella politica estera scrivendo lettere e intermediando con le regine straniere.
Senza di me non sarebbe certo riuscito a ribaltare la sconfitta della battaglia di Kadesh in una grande vittoria, semplicemente pubblicizzando un fallimento come un successo.
Con tutto questo il minimo era costruirmi qualcosa e rispettarmi, anche perché di architettura me ne intendevo molto.
Sarei morta nel venticinquesimo anno di regno di Ramses, all'età di circa 40 anni, ma ne siete sicuri?
Sono comunque morta quando a Ramses faceva comodo, quando ormai era sicuro di potercela fare senza di me.
Quando al mio posto poteva mettere la sua reale preferita Isinofret, la madre del suo erede.
Fui la sola, insieme alla regina Tiy, grande sposa reale di Amenofi III, ad essere deificata in vita.
Ad Abu Simbel, a fianco del suo imponente tempio, Ramses II fece erigere anche un piccolo tempio dedicato ad Hathor e a me.
Il mio altissimo status è confermato dalle pitture che mi rappresentano della stessa grandezza del sovrano.
Fui appellata signora di grazia, dolce d'amore, colei per cui splende il sole, e soprattutto sovrana di tutte le terre.
Non voglio dire altro, non voglio incensare troppo Ramses II e non credere che lui mi abbia onorata troppo, in fin dei conti ero io quella che aveva il sangue puro, quello della dea.
Ero io la favorita di Seti, non Tuia; non confondere Tuia, grande sposa di Seti e madre di Ramses II, con Tuia che visse anni prima, la sposa del nobile Yuya/Giuseppe, fra le due non vi è confronto.
Era Seti che mi aveva insegnato l'arte di governare per affiancare suo figlio.
Fu Seti il grande guerriero e l'iniziatore del grande complesso di Karnak.
Ramses II volle solo emularlo ed essere più grande di lui e per questo aveva bisogno di me.
Senza di me non avrebbe avuto tanta fama nella storia dei posteri, dopo di lui solo una lunga serie di emuli, una serie di Ramses che non ebbero mai al fianco una grande sposa come Nefertari o una grande madre come la regina Tiy.
Sì, Ramses mi ha onorata, ma sono stata io a farmi ritrarre con la pelle scura, la pelle che mi qualificava come dea, come la grande dea madre che con me chiuse l'ultimo capitolo.
Nefertiti, mia madre fu anche Myriam, nome che significa principessa, equivalente di Maria...ti dice niente questo nome?
Sarei dunque morta nel venticinquesimo anno di regno di Rames II, all'età di circa 40 anni, ma lo credi davvero? -
Maria stava per dire che non lo credeva, ma Nefertari scomparve repentina come era apparsa.
Maria tentò in tutti i modi di riprendere il sonno e di riafferrare il sogno, ma non le riuscì.
Ebbe un moto di stizza, avrebbe voluto chiedere tante cose a Nefertari, non le aveva chiesto neanche se erano sue le gambe mummificate al Museo, aveva ascoltato attentamente e quando era pronta per le tante domande Nefertari era svanita.
Era stato solo un sogno, ma ora non si sentiva più sola, ora stava bene con sé stessa.
L'innamoramento per un uomo che fischiava e lei correva era svanito improvvisamente.
Non aveva più bisogno di un uomo o di un amore.
Ora doveva indagare per scoprire se ciò che le aveva detto Nefertari potesse essere storicamente plausibile.
Guardò l'ora sul cellulare... erano le 06,16 quasi come il numero di Belfagor, che viene rappresentato in matematica dalla lettera greca π capovolta.
Paola Tassinari
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