Writer Officina Blog
Ultime Interviste
Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
Altre interviste su Writer Officina Magazine
Ultimi Articoli
Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
Home
Blog
Biblioteca New
Biblioteca All
Biblioteca Top
Autori
Recensioni
Inser. Romanzi
@ contatti
Policy Privacy
Writer Officina
Autore: Edoardo Pensa
Titolo: Plutocrazy
Genere Romanzo Grottesco
Lettori 3125 20 44
Plutocrazy
Il denaro è il dio ateo cui la natura ha consacrato la propria esistenza. Gli individui si struggono nel dedicargli ogni istante, ricordo, respiro, in un'inutile supplica di benevolenza. Lui sadico, scaraventa i tributi nella fornace, dove forgia l'eterna catena con cui lega i destini dei suoi schiavi.
Più sfugge agli individui più li sottomette al proprio potere, entra come spirito nelle fibre di pochi eletti, e li rende veicolo per passare attraverso i millenni da una generazione all'altra: in un minuscolo nucleo di designati si manifesta potente e strabordante per degradare nella rimanente massa affamata di lui. È capriccioso e volubile, insensibile a meriti, avaro di preavviso nell'entrare o uscire nella vita delle persone. Appena penetra in qualcuno, immediatamente lo rende venerabile agli occhi dei propri simili.
La ricchezza è la manifestazione del dio fra gli umani, celebrata dai ricchi per non esserne abbandonati, dai non ricchi per esserne pervasi a loro volta.
Quando gli uomini si prostrano davanti ai facoltosi, venerano il dio come in un tempio non si prega il marmo ma ciò di cui il marmo è permeato: sperano che la ricchezza sia contagiosa, che blandendola presso un altro prima o poi si ricordi di loro, si accontentano di grattarne le briciole come uccellacci dopo il pasto dei leoni.
Dei nababbi non si dice mai che sono persone stupide, ignoranti o cattive. Al massimo eccentriche, frivole, viziate; a loro viene perdonato tutto, ogni nefandezza è giustificata, mitigata, accolta. I ricchi sono i sacerdoti del denaro.
Nella guerra alla tana più confortevole, al partner più fertile, alle risorse più abbondanti, gli animali hanno le monete della forza, del coraggio, dell'astuzia, dell'adattabilità. L'uomo ha oro, conchiglie, diamanti, banconote, bitcoin e li usa con la stessa ferocia.
Il denaro costringe a una competizione continua, fra raggiungere chi è davanti e distanziare chi insegue. Impone di progredire nelle scienze, tecnologie e arti. Non basta acquisire ricchezza, ma preservarla e tramandarla come il fuoco delle vestali. La proprietà privata necessita di una giurisprudenza per definire chi ne ha diritto, di una tecnologia che dia gli strumenti per difenderla, di talenti per magnificarla.
Il primo che ha affermato - Questo è mio, ed alla mia morte passerà a mio figlio - ha inventato il concetto di diritto di proprietà e quello di famiglia. Il primo che è stato d'accordo ha inventato la società civile. Il denaro rende liberi di soffrire la distanza: fra due individui c'è sempre uno più ricco dell'altro. Odio, rispetto, invidia, amore nascono dalle differenze di grado.
Avete fra le mani un racconto di magnati e pezzenti, in un continuo alternarsi dei ruoli.

BURATTINI E TIRAFILI

Martedì, 14 maggio. Primo Pomeriggio
I corridoi della Villa sono silenziosi ed assolati, di quella luce che nelle case normali si chiama polvere, ma qui, fra arazzi e boiserie, ricorda un'aurora dorata. Se Marcello vuole mantenere il posto di lavoro deve fare attenzione al rumore dei passi: la Contessa Magdalena Rivanazzano del Bo odia che qualcosa si sovrapponga alla tenue filodiffusione che pervade le stanze, e tutto lo staff si impegna a prestarvi diligente premura. Dove sarà la Contessa? Nell'atelier della ceramica no, forse in biblioteca? Marcello si aggiusta la cravatta, sa la barba essere ben livellata e si avvicina.
- Può trovare la Signora Cittadina Contessa in ambiente Mehrat, dottor Lisiti - dal nulla un'indicazione. È Milena, la cameriera personale della Padrona di Casa.
- Grazie Milena, ma non eravamo d'accordo di chiamarci per nome? - pensa a voce alta, cercando casta complicità in un sorriso. È refrattario alle distanze fra colleghi, fin da quando era assistente universitario, ma Milena non risponde, non interagisce, non coglie. Si limita a parlare e sparire, mai una volta che l'abbia vista arrivare. Ma tant'è. Ora si dirige verso quella che era la sala del biliardo, oggi rimodulata a orto circolare.
Nonostante la giornata odierna sia cerchiata da mesi sul calendario della tradizione lunisolare druidica, la Contessa è di buon umore, e si accanisce rapace su un'innocente piantina.
- Marcellocaro, non c'è nulla come curare i virgulti che ci faccia sentire tutt'uno con la creazione del mondo, non credi anche tu? - flauta da sotto il cappello di cuoio a tese larghe. Ha zoccoli in sughero, poncho argentino, pantaloni di cachemire, e una borsa a tracolla da postino anni ‘20. - Dimmi che siamo pronti per oggi. Il mio crowfinding party è l'evento della settimana, esigo che nulla sia meno che chirurgico. Tutti gli occhi saranno puntati su di me e sulla mia casa, soprattutto quelli di chi sappiamo noi - mentre con ostentata indifferenza passa a scarabocchiare un aiku su un foglio di riso.
Marcello ripercorre a mente che sul materiale sia riportata la dizione corretta crowdfunding, onde evitare si scateni davvero una caccia al corvo, o ancor peggio l'ilarità generale. E sa benissimo a chi si riferisce la Contessa.
Annapaola Lerici è l'antagonista sociale di Magdalena, ereditiera di un patrimonio stratificato dall'età feudale. La Maledetta ha congiunti incarcerati durante il Ventennio, e l'ala americana della famiglia vanta arresti nel periodo maccartista. Per non farsi mancare nulla, generazioni di cugini russi hanno patito nei gulag sotto il dispotismo prima degli zar e poi di ben tre segretari sovietici.
Durante gli anni di piombo, il nonno rinuncia al titolo nobiliare comminato da papa Innocenzo III, e da allora i Lerici sono addirittura santificati nel pantheon della plutocrazia progressista. Annapaola nel 1978 guida le contestazioni alla Sorbona, dove la chiamano Catherine, in omaggio alla Deneuve con cui può tenzonare in bellezza.
La Tenuta Lerici è il latifondo attiguo alla Villa: narrano le leggende che il primo insediamento sia stata una riserva di Carlo Martello per le battute di caccia alla pulzella.
Nei secoli strattonato fra Papato e Sacro Romano Impero, trasmesso poi nelle generazioni, Annapaola ama raccontare che i confini più brulli e paludosi del possedimento siano stati donati a mendicanti in vista di un Giubileo. I pastori si sono elevati dalla condizione di nomadi, grati di poter aver capanne di ricovero per loro e il bestiame: il nucleo originario della Villa di Magdalena.
Quante volte Marcello ha sentito l'ira della Rivanazzano del Bo quando ne parla, ma in fondo a questo deve il suo lavoro.
Un pomeriggio di qualche mese fa, la Contessa riceve un invito a una conferenza indetta da Annapaola sulla condizione degli Inuit del Labrador: una sfilza di parole sconosciute, per lei che da ragazza non era andata oltre la terza del Perito Aziendale.
Non succederà più che la Strega parli di ciò che per lei può essere al massimo un frigorifero e un cane! Assumerà un dottore, un laureato in cose di libri che - scrive e mi spiega cosa sono le cose da sapere per essere la Migliore! -
Il primo tentativo è un epistemologo, ma l'iniziale entusiasmo del filosofo della scienza evapora in un concorso vinto alla Motorizzazione. Scusi Contessa, ma ho due figli piccoli. Per i successivi mesi il ruolo è coperto da una professoressa di aramaico in pensione, risultata troppo fragile per inseguire i voli pindarici di Magdalena, ed ora in cura presso una casa di riposo.
L'ambiente Mehrat ha un incredibile profumo di gelso e ricordi di una vita altrui, è grande abbastanza per contenere il monolocale in cui viveva Marcello prima della svolta, quando prostituiva supplenze e ripetizioni a chiunque, aspettando di entrare come sottovice assistente di professore allegato esterno all'università.
Tanti suoi conoscenti arrotondano con occupazioni più remunerative, come idraulico, gommista o manovale, ma la sua mente superiore non è in grado di assisterlo nel bricolage. Si imbarazza con in mano un cacciavite, affidargli un trapano è più pericoloso di dare un mitra ad uno scimpanzè. È un grande risultato cambiare le pile a un telecomando, avvitare una lampadina, montare le sorpresine Kinder. Non per diletto ha imparato a cucire.
Il padre di Marcello è un ambulante, ha perso la moglie nel dare alla luce quell'unico prezioso figlio a cui fa anche da madre. Con orgoglio si alza ogni mattina alle 4 per permettergli il liceo classico e poi filologia greca all'università.
Successi scolastici di cui parla ai clienti e ai vicini di banco, godendosi per la prima dolcissima volta, di essere oggetto di una piccola invidia.
Marcello contribuisce inanellando una borsa di studio dopo l'altra e lavoretti saltuari durante l'arida carriera accademica, fino al fatidico attimo in cui legge sullo smartphone un annuncio di lavoro.
Sta aspettando il turno al fast food, zaino termico in spalla e motorino scassato fuori. È sera di Champions League in TV, nel freddo nevischio di gennaio i tifosi preferiscono guardarla con gli amici a casa piuttosto che trovarsi al pub, le piattaforme di delivery forzano i rider a puntualità serrate: Marcello deve catapultarsi in tre posti diversi entro le 20.45, sono ordini che hanno pagato il sovrapprezzo just in time e per lui c'è uno 0,5% extra. Non riesce a prestare il focus doveroso, ma va bene qualsiasi cosa pur di restituire la tuta arancione.
Il ruolo di uomo di cultura sembra una job description particolare, azzeccata per lui che avrebbe parlato ore di Apollonio Rodio. Application inviata e nulla sarà più come prima.
La Rivanazzano del Bo si guarda compiaciuta nello specchio: il personal stylist è caro, ma questa volta si è superato, guidandola in un outfit che spaziasse dai Tupac Amaru alla staffetta partigiana, con un tributo alle filande inglesi dell'ottocento. Certo, i brillanti e i bracciali in oro dell'amante di Guglielmo II sono la personalizzazione, ma è pur sempre una Rivanazzano del Bo, meglio mantenere le cose in chiaro.
- Qualcuno ha notizie del Cittadino Conte Ildebrando? -
Il marito della Contessa, al secolo Fulvio Bussoni, non condivide lo slancio sociale della consorte, pur riconoscendone qualche efficacia nel modulare i pettegolezzi sul lignaggio. Le malelingue insinuano che Rivanazzano del Bo sia un farsesco soprannome, acquisito dal clan Bussoni. Il patriarca Erminio Bussoni, attivissimo nel locale Comitato per la Difesa della Razza, nel 1939 riesce a far sua la Villa con annessa fabbrica di solventi chimici requisita ai non più graditi proprietari di cui si perde ogni traccia.
Basta umile stagnino, da industriale, notabile e poi sindaco, è capace di stringere dispendiose alleanze politiche dal dopoguerra ad oggi che garantiscono proventi inimmaginabili.
Il figlio di Erminio, Pino, a fine degli anni 80 intuisce che una ventata di novità sia essenziale. Suo padre gli ha lasciato in eredità un'industria, lui darà ai Bussoni una dignità gentilizia.
Per i suoi sessant'anni fa avviare una costosa ricerca da uno Studio Araldico che promuove la sua attività tramite annunci economici. Avanzano alcuni spiccioli, può essere divertente diventare nobili, inoltre un nuovo cognome confonderà quei funzionari delle banche cilene che tuttora si accaniscono per la storia dei lingotti d'oro depositati nel 1945.
Resta il problema dei documenti di identità, in cui sono riportati i veri nomi, ma sarebbe bastato esibirli lo stretto indispensabile.
Se ne occuperà il Fulvio, l'ultimo rampollo, donnaiolo imprudente che si è fatto incastrare da una ballerina talmente scema da risultare inoffensiva. Per non essere lo zimbello del paese, il Fulvio asseconda le stramberie della moglie, appagata dal fregiarsi di un vero titolo nobiliare.
Prima della discussa proprietà Bussoni, la casa è semplicemente Villa Fiorita.
Staccata dagli squadristi del paese la targa dal cancello, nessuno pensa di rimpiazzarla e per una cinquantina d'anni viene chiamata solo "casa".
Al rientro da un capodanno alle Maldive, la Contessa le sghiribizza il nome MandirYasodharā, ossia tempio dedicato a una cugina acquisita di Siddharta. Magdalena in televisione ha visto un documentario su questa sventurata, al cui confronto la Tosca passa da un party all'altro, e decide di renderle omaggio con una placca in argento cesellata a mano di cui Fulvio/Ildebrando mai si è accorto.
- No signora Contessa, il Signor Conte non ha chiamato -
- Marcello! Quante volte ti ho detto che non mi interessano le distanze? Siamo tutti cittadini, tutti cittadini europei e del mondo, mi devi chiamare Cittadina. Va bene- torna senza sorriso- speriamo che non sia in una delle sue riunioni fiume con i clienti esteri -
Magdalena ignora che le riunioni sono solite tenersi da anni in hotel e garçonnière con ragazze nate, in effetti molto all'estero, da mai più di venticinque anni?
Finge per non ricordare che così, ancora col nome di Pierina Lorusso, ha conosciuto il suo Fulvio? È consapevole di aver rinominato Ildebrando come fosse un gatto?
Marcello non ha mai approfondito, e poco forse gli interessa.
La Contessa guarda dalla finestra con un certo disappunto: quando fa così è in arrivo un'altra grandinata di vacuità.
- Marcello! Cosa sono quelle cose laggiù fra le ninfee e il giardino zen? Si muovono! - mentre apre i vetri blindati e barrisce a quelle sagome in tuta, ciabatte e sacchetti del discount di andarsene, che l'erba è stata tagliata a 6,3 cm appena ieri, che fa sparare se qualcuno si avvicina al prezioso bonsai acquistato direttamente dal vivaio Kato-Sei-en di Kinashi.
- Sono i migranti Signora Cittadina Contessa, quelli per cui abbiamo organizzato l'asta di manufatti di oggi. Ricorda? Di sicuro li ospitiamo nel centro che abbiamo aperto giovedì scorso, L'Arcobaleno di Magdalena, per il loro percorso formativo. Imparare l'italiano, cercare un lavoro, e cose del genere. Avranno trovato un buco nella palizzata, si saranno persi nel Parco. Mi attivo per ricondurli ai loro moduli abitativi -
La del Bo lo guarda come avesse sentito un cane parlare. - Sciocchezze! Cosa stai dicendo? Questi sono i migranti, quelli che sono qui sul nostro catalogo. Ecco, li vedi? La vedi questa madre che scappa dalla miseria con il suo bambino? Questi sono i migranti! - mentre fa mulinare una cartellina, la voce corre saltando da un'ottava all'altra, fino a un sovracuto degno della Regina della Notte.
Marcello con garbo le sfila dai rostri licantropeschi la patinata brochure. - Lei si riferisce al materiale divulgativo Dell'Arcobaleno forse - In effetti dalla copertina si incrocia lo sguardo di una giovane donna con un bambino, entrambi di una bellezza avvilente, nudi, imbacuccati in un telo di cotone color avorio.
Lei è Athype Morgan yaGourlè, figlia dell'ambasciatore del Mali a Londra, dove è nata, si è specializzata in recitazione alla Royal Academy of Arts, e lavora come fotomodella. Il bimbo è il figlio avuto con l'ala sinistra dell'Arsenal, oggi possibile presenza in sala e contributore a parecchi zeri. - Non si preoccupi, ci penso io -
Marcello esce di corsa, cerca l'interfono, sa che deve chiamare Michele, l'uomo della sicurezza esterna. No, si chiama Mirko. O Marino? Maledetto vizio della Contessa di assumere solo personale che inizia con la M. di Magdalena. Non gli ha mai parlato granché, anzi è proprio lui che non parla con nessuno, solo qualche monosillabo quando necessario.
Michele, sono Marcello.
Ah ok Manlio, va bene, è uguale.
Senti.
No, non volevo dire che sei come Michele.
Ok, non importa che Michele se n'è andato.
Certo che mi importa, ma non adesso.
Ascolta un secondo.
Raggiungimi al quadrante YM5 subito.
No, senza cani, e no non serve la pistola.
D'accordo, portala ma tienila in tasca, facciamo presto.
Ciao.
Se non fosse in giacca e cravatta, sarebbe difficile identificare Manlio immediatamente come homo sapiens. Non tanto alto, ha la circonferenza di una lavastoviglie, mani da pala meccanica. L'abito è lo stesso di Marcello, circa quattro taglie in più, ma su Manlio sembra una pellicola che tiene sottovuoto un fascio di muscoli e rabbia. Come Milena, non interagisce e non risponde. Ha il compito di preservare la proprietà, come preservava il suo campo ai tempi della milizia cecena.
Di norma gli basta lo sguardo, i pochi che hanno voluto saperne di più forse tramanderanno le lesioni ai propri discendenti. Sembra abbia tatuaggi da supremazia bianca, ma nemmeno su questo Marcello si permette perplessità.
La sua sola presenza sul prato ha l'effetto di una donnola in un pollaio e disperde in pochi istanti i ragazzi, sembra con le buone. Marcello lo implora che non vi siano rappresaglie nei prossimi giorni, e si avvia verso la location della serata.
A MandirYasodharā è vietato parlare di stanze, perché il termine implica una divisione fra gli spiriti, ma ci si riferisce ai diversi spazi come ambienti, ognuno dei quali è vocato a un'affinità fonetica con le cosmogonie egizie, indiane, arabe o norrene.
L'asta di manufatti di oggi si tiene in ambiente Afnan, che Marcello ricorda benissimo essere il nome di una famosa bibita marocchina.
Raggiunge Miriam, l'addetta stampa e relazioni esterne della Contessa. Se Marcello si occupa del lato contenutistico degli eventi, lei è deputata alla loro execution. Dovrebbero lavorare in sinergia, ma sono un ottimo esempio per spiegare l'impossibilità di amalgamare acqua e olio, a prescindere da quanto sia piccolo il recipiente e dalla forza con cui lo si agiti.
Si è guadagnata il ruolo di Event Manager con le unghie e con i denti, culmine di una spietata gavetta: inizia nei supermercati, passa dalle casse a distribuire campioncini nel reparto cosmesi, poi in una vera profumeria a fare i pacchetti di Natale e rimettere in odine gli espositori durante la calata delle adolescenti il sabato pomeriggio, da lì in una merceria dove si occupa di volantinaggio; per l'inaugurazione di un phone center- money transfert tunisino è lei a gestire palloncini e falafel, promette di concedersi per essere arruolata per una convention, ma in loco si tira indietro e viene licenziata lo stesso giorno dell'arrivo. Intanto su instagram è una rampante trentenne, event creator, fashion guru, CEO assistant. Conosce ogni dettaglio delle influencer, le considera amiche e colleghe.
Quando legge di eventi trendtopic finge di essere accreditata e si immortala mentre sta entrando o uscendo, inevitabilmente sul red carpet, mai che sia riuscita a farsi un selfie all'interno.
Nell'ultima occupazione, intanto che spolvera la vetrina di La moda di Katia e affigge i consunti cartelli bugiardi Prezzo Stock! Liquidazione Totale! Svendo tutto!! Chiusura Definitiva!! Scappo in Messico!! Ultimi Giorni! origlia una signora parlare di questa Contessa parecchio svalvolata, di cui ha sentito al mercato. Sembra bruci assistenti personali come fossero cerini, l'ultima è una cara ragazza figlia di una che conosce. Miriam si attiva come un juke-box, è la sua chance.
Carpisce l'indirizzo, i riferimenti di massima e si presenta. I ricchi abitano in posti lontani, deve trasbordarsi su tre pullman per raggiungere la Villa; si infila in un cespuglio per indossare il completo mezzo tailleur trafugato ad una cooperativa di catering, una passata di salviette alla lavanda Tesori di Provenza e una pipì veloce, scrutando che il clochard, a cui dal muro di cinta tirano avanzi di cibo e abiti dismessi, non si svegli proprio mentre sta facendo toeletta.
Suona ed entra intimorita, la Signora Cittadina Contessa arriva subito, dice una cameriera circa della sua età, che in un amen sembra dissolversi.
- Ah eccotitesoro ma come mai così tardi finalmente che la Lucrezia mi ha appena mollata. Dovevo capire che è una sciocca, con il nome che inizia per L poi... Per mantenere l'armonia, qui tutti ci chiamiamo con la M.: Magdalena, MandirYasodharā e tutte voi che siete le apine di questo alveare. Che bella treccia rossa che hai. Ti manda l'agenzia vero? Ti chiami Miriam allora, sai leggere sì? andrai benissimo. Milenacara presto annulla gli appuntamenti, lei è qui, c'è tanto da fare. Vaicara, segui Milena portami un infuso betulla e fagioli azuki e cambiati che mi spaventi pure le galline scolpite sull'obelisco, è originale sai? Viene proprio dalle Piramidi degli Egizi in India -
Miriam non ha nemmeno parlato, si intende assunta.
Da quattro mesi è completamente dedicata all'asta La Nostra Africa di oggi pomeriggio, curandone la cernita dei pezzi, che oscilla da importanti manufatti funerari sulla cui provenienza è meglio non indagare, a statuette rimediate dagli ambulanti in centro. Il personale di servizio extraeuropeo, cuochi, addetti pulizie, giardinieri, è stato caldeggiato a portare qualcosa da casa ritenuto prezioso.
Miriam sfoglia il catalogo cercando di memorizzare le didascalie scritte da Marcello nel caso qualcuno chiedesse conto del perché una lancia del IX secolo sia affiancata alla bomboniera di un matrimonio celebrato nel 2001 nei sobborghi di Lagos. Spera non dovergli chieder nulla, così saputello e sfigato che non ha nemmeno una pagina instagram. Ormai sono quasi le 16.00, e fra poco si va in scena. La Contessa ha preteso un dresscode a tema, e Miriam ha optato per farsi prestare dalla sorella il vestito di Zara con le antilopi; dopotutto lei in Africa ci è andata, ne parla con cognizione di causa. Sfortuna ha voluto che il responsabile del torneo di golf non abbia tenuto le mani a posto, sarebbe rimasta a Sharm per più di quelle poche ore, e avrebbe fatto la hostess per tutta la settimana, ma intanto in aeroporto c'è stata, ha visto dal taxi strade e vicoletti. Ha studiato due volte Marrakech Express, ha la collezione completa dei pupazzi de Il Re Leone.
Si sente determinata a far bella figura, se è fortunata ci scappa pure che trova marito.

LA MAGDALENA PENITENTE

Martedì, 14 maggio. Secondo Pomeriggio
Nonostante il sole sia energico e sfacciato nel cielo, le torce in giardino sono accese. I valletti nei costumi da sciamano e sacerdote sumero formano allineati un corridoio umano, che collega il cortile principale con l'ingresso alla Villa. Una collana alterna di SUV e ammiraglie nere scricchiola sulla ghiaia e distribuisce felpata un convitato alla volta. A ogni scalo si muovono parti di milione di Euro, l'insieme potrebbe risollevare il PIL di una provincia della Macedonia.
La sala è al completo, pennellata dallo sguardo compiaciuto di Magdalena, pronta a uscire dal sipario e fare l'ingresso trionfale. Però un dubbio la attanaglia. Convoca Miriam con un battito di ciglia.
- Miriamtesoro! Dimmitesoro, dov'è seduta la Strega? -
Miriam scansiona gli astanti, è sicura che in bagno non ci sia nessuno. Non ha mai imparato a gestire lo stress, scorre la lista, sente una nevrosi irradiarsi dallo stomaco verso i talloni e poi su, raggiungendo gli occhi.
Lacrossi, Le Bone, Lespighi.. Lerici non ha il flag. Magari come Annapaola, o forse la Strega.
Non c'è.
Non c'è. Non è venuta.
Forse è in ritardo. Forse arriverà.
Forse è rimasta coinvolta in un incidente nucleare.
Forse sono morta.
La Contessa tortura i nove carati che ha al dito. Anche le antilopi avvertono il pericolo, ed il loro istinto le farebbe scappare, se non fossero stampigliate sul vestito da ventinove e novantanove. - I miei followers per una soluzione - implorerebbe Miriam allo spirito di Riccardo III.
- Scusa Miriam, qui c'è la lista con tutti i crosscheck - dal nulla irrompe una Cleopatra, e consegna a Miriam un foglio pesante come i destini di una Nazione. C'è un appunto a matita: Lerici è barrato, al suo posto Ekhaterina Y. Non c'è. La Lerici non è venuta e ha mandato la domestica.
Sono già passati 12 secondi dalla domanda di Magdalena, e bisogna dare una risposta. La filmografia Disney alla base della sua formazione oggi torna utile:
- La signora Lerici ha come protégé una cugina esule a Parigi, erede diretta della famiglia Romanov: non sapeva come renderle maggior ossequio se non cederle il proprio invito per oggi -
Avrebbe potuto indicarla al buffet, ma Ekhaterina, forse già alticcia, si sta infilando del sushi hawaiano nella borsa in finta pelle, e la copertura cugina di Anastasia salterebbe. Miriam annuncia Magdalena alla platea leggendo tutti gli epiteti scritti dal professorino e alza il pollice al tecnico del suono che faccia partire l'ouverture, così da distrarla obbligandola a procedere verso l'applauso. Forse riesce a recuperare.
Dov'è quell'idiota di Marcello? Eccolo: richiamato dal sorriso che le femmine imparano a sfoggiare già dai nove anni, e che i maschi nemmeno a sessanta capiscono falso.
- Marcello, devi aiutarmi a trasformare quel facocero in una principessa russa - .
Marcello non crede alle proprie orecchie; non che sia impermeabile a Miriam, magari un po'superficialotta, ma indiscutibilmente una bella ragazza, peccato per la patina di indifferenza con cui lei risponde agli sguardi. Mai avrebbe pensato di far colpo nel ruolo della Fata Madrina. Si fa ragguagliare per sommi capi la situazione, poi con la consapevolezza del supplente di italiano sopravvissuto a una classe dell'IPSIA, determina un piano.
- Se la signora è russa o giù di lì, Manlio è l'uomo giusto per aprire un canale di comunicazione. Mi assicuro che resti illesa e la faccio portare in un posto appartato. Tu recupera degli abiti della Contessa, un paio di forbici, spille da balia e dello scotch".
Incredibilmente tutto funziona: Manlio si avvicina a Ekhaterina, le bisbiglia qualcosa e lei stravolta dal terrore non riesce nemmeno a piangere, ma si fa condurre come un automa verso il bagno del personale dove si spoglia senza proferire verbo. I toni da polizia segreta di Manlio devono averle evocato una difficile infanzia.
Miriam cerca di stiparla in un haute couture comprato al Pitti del 2004, ma è troppo piccolo. Bisogna sacrificarne un altro, vengono entrambi tagliati ed uniti alla bell'e meglio, come Marcello ha imparato bene in anni di campi scout quando si rattoppava il sacco a pelo con gli scampoli.
Ora è perfetta: laminata d'oro davanti e velluto marrone dietro, sigillati da scotch, spilli e pinzatrice. Uno scialle di volpe copre quello che può. Siamo in un maggio anomalo, si muore di caldo, ma basta poco a regolare la temperatura corporea di Ekhaterina. - Sta benissimo - conferma infatti la mimica di Manlio. Miriam le pittura la faccia come una crostata da glassare, due colpi ben assestati di spazzola, le svuota sulla testa un flacone di lacca con i brillantini, ora le scarpe e siamo a posto. Sono passati pochi minuti, nessuno si sarà accorto di nulla.
Oddiolescarpe.. Miriam ha dimenticato le scarpe. Di nuovo l'angoscia, Marcello è inespressivo, non ha una soluzione nemmeno lui. Manlio il suo l'ha fatto. Ahi dura terra, perché non ti apri?
- Alla Signora Cittadina Contessa piacerà che granduchessa Yaporoprova preferisca seguire l'asta a piedi nudi. Così da sentire più diretto il legame con MamaAfrica - . È Milena, silenziosa e risolutiva come la Provvidenza manzoniana. Trovato l'espediente, si può deportare Ekhaterina con il nuovo look che fa tanto lesbo-punk alla sua sedia, proprio mentre inizia il discorso introduttivo di Magdalena. Sono passati pochi minuti, nell'indifferenza generale.
La Rivanazzano ha davanti un piccolo leggìo in alabastro e legno, un microfono. Lo speech è proiettato senza enfasi in fondo alla sala, così che i circa venti ospiti si illudano che riesca a parlare a braccio.
Marcello è ghiacciato dalla tensione: ci ha messo due settimane a confezionare un'introduzione densa di significati, ma alla portata di Magdalena. Iniziare e finire citando un proverbio africano, toccare tutti gli aspetti più aulici e pratici tipici di un evento di crowdfunding. Peccato che la Contessa ogni due giorni si incapricciasse di un adagio nuovo, lasciando il cantiere sempre aperto. Il suo futuro si gioca nei prossimi quattro/ cinque minuti, in bilico fra mantenere il posto da badante intellettuale a una signora dei salotti buoni, e tornare a fare il dog sitter.
Incombe su tutto l'ambiente uno scatto di una placida savana, donato per l'evenienza dal celeberrimo Hjusan Vladormich, su cui il graphic designer ha scritto il proverbio prescelto.
Nikikupatia ua
tu nimekupatia ua tu,
nikikupatia mimi pia
nimekupatia upendo
ossia - Se ti regalo un fiore ti ho regalato solo un fiore, se col fiore ti do anche me stesso e il mio amore, ti ho regalato la primavera - .
Con solennità vescovile, Magdalena aspetta che la musica introduttiva di percussioni e conchigliame si spenga.
- Cari amici cittadini del mondo e dell'Africa, grazie di essere qui. Voglio iniziare con questo magnifico esempio di saggezza, che per giorni e giorni, ma anche settimane, un vero capotribù della profonda Africanera mi ripeteva a ogni tramonto, mentre guardavamo stormi di gazzelle e elefanti rincorrersi verso i panorami infiniti. Dovete sapere che io amo sorseggiare e condividere il Nespresso Arpeggio Sauvage con il mio capotribù quando sono nel giardino della versione africana della mia umile dimora.
Ecco, fa cosi:
Nichicu nichicupant nichicunpatuaaa tu
Nichicutupatuapa
Nichipatu
Urendo
Upendo -
Iniziamo malissimo. L'ha sconsigliata mille volte di citarlo in dialetto Chewa ma lei ostinata ha pure preso ripetizioni dal ragazzo dell'autolavaggio, ben contento di una colazione extra, un paio di scarpe nuove e una mancia da cinquanta Euro. Quattro ore buttate via. E cos'è la storia della Nespresso, non c'è negli appunti.
Magdalena si riprende dal tono intriso di sospiri e gorgheggi
- Quanta saggezza in così poche parole: se io ti regalo un fiore e il fiore ti regala la primavera, allora ci stiamo regalando due fiori di cui uno è me stesso e un altro è un altro fiore che fa l'amore... -
Leggi, sangue di Giuda! Leggi maledetta pazza, sei capace almeno a leggere?
- Cosa volevo dire? Che in poche parole ci sono i grandi gesti, così come grande è il cuore dell'Africa che ci ha regalato al mondo l'umanità e donato la vita e oggi possiamo contribuire a restituire il futuro - .
Leggi bene! Non saltare le righe! L'Africa ha regalato al mondo la cultura con tutte le sue sfaccettature, ed ora possiamo ricambiare con la nostra umanità. Non è difficile.
- Sapete la prima volta che sono andata in Africa? -
E adesso cosa c'entra? Non è nel discorso, perché non segui il discorso, perché improvvisi se non sei Pippo Baudo?
- Ero nella valle fra il Nilo e l'Eufrate, nella foresta pluviale ai piedi di quella montagna grandissima con le cascate, dove mi fermavo chiudendo gli occhi. Ah la giungla! così potente e tranquilla, dove dormono i leoni -
Certo, ahuimmauè ahuimmauè ahuimmaueeeè
- Mi ero preparata un discorso, ma lo spirito dell'Africa mi sta guidando in un rito asciugamanico.- La Contessa fa una pausa ad effetto- Noi ricchi dobbiamo dare ai poveri, che non devono più essere così poveri perché sono così belli, e noi abbiamo bisogno di tutta questa bellezza -
Con un colpo di gong, al posto del proverbio, è proiettata la foto di Athype Morgan yaGourlè, i capelli indomabili come il khamsin, il vento che soffia per cinquanta giorni di fila. Marcello non capisce: Magdalena non sta seguendo quanto concordato, ma non sembra nemmeno inventare di sana pianta.
Con lo sguardo cerca un'intuizione, Manlio investiga la sala, Milena sonnecchia in piedi come un cavallo, Miriam invece sembra vigile. Magdalena si sta arrampicando su un'altra traccia. E Miriam ne sa qualcosa. Sarà stata lei a spostare l'Eufrate di tremilasettecento chilometri.
- Con la vostra e nostra e mia e vostra generosità, potremo regalare all'Africa ciò di cui ha più bisogno. Immaginate nei villaggi di fango e paglia che i bambini non vanno più a pascolare le capre con la malaria a piedi nudi. I bambini a piedi nudi eh, non le capre.
Dicevo, con la malaria a piedi nudi sì, l'ho detto... Ma i bambini diventano poi stilisti di influenze... non come febbre eh, no la malaria no.. stilisti di influenze di moda.. dove noi possiamo i nostri figli.. a.. allora, mandare i nostri figli.. non a piedi nudi con le capre, ma a imparare dai bambini che ora sono gli stilisti, invece di mandarli, i nostri figli, nelle scuole di design a Londra dove i corsi sono carissimi e pure la vita, e devono vivere in otto in un seminterrato a New Barnet sulla Great Northern che non è nemmeno più metropolitana ma un treno di pendolari.
Invece li mandiamo in Africa perché abbiamo fatto le scuole di design.
Noi abbiamo questo dovere morale, e faccio mie le parole del grande africano Marvin Lurther King:
Aiev
Aiev a dr
Aieva dim, no drim
Ai ev a drim
Ai ev a drim, iu ev de manei - .
Silenzio tombale. Magdalena cerca con gli occhi un'approvazione, un riscontro qualsiasi. Miriam, ebbra di felicità, inizia ad applaudire con la frequenza di un colibrì e sincero trasporto, imitata più tiepidamente da Marcello a cui si allineano fiacchi gli altri stipendiati della Contessa. Magdalena tradisce un'espressione di vago conforto, mentre Manlio batte vistosamente le mani fissando uno ad uno gli spettatori che per paura o rispetto iniziano a seguirlo. Si genera alla fine un discreto consenso corale, breve magari, neppure troppo intenso, ma quantomeno rumoroso. Ekhaterina si sveglia di soprassalto.
Dunque era questo il disegno di Miriam: dirottare la raccolta fondi per istituire scuole di moda low cost. Ovvio. Meglio non pensare al breve inciso sulla lingua degli Egizi che ha veicolato i fonemi preistorici in Eurasia attraverso i contatti millenari con gli Hyksos, i Persiani e poi i Greci. Marcello si immalinconisce a seguire l'asta.
Il battitore è annoiato e sbrigativo, non sembra nemmeno simulare interesse. Mantiene lo stesso mono tono di un risponditore automatico nel presentare maschere rituali che potrebbero stare in qualsiasi museo e elefanti appena fatti in Cina, scudi di legno e tamburi in compensato: pezzi incredibili e ciarpame, indifferente ai rialzi ad intervalli di diecimila Euro l'uno. In mezzora finisce tutto, vende tutto, saluta e se ne va.
L'evento iniziato da nemmeno tre quarti d'ora, è già finito; ora può lasciare il posto all'Armageddon.
- Annapaolatesoooorooo - è una lama che fende gli incubi di Marcello e compari.
La Lerici è qui, salutata dal grido di guerra di Magdalena, a cui risponde con poco più di uno sbadiglio.
- Ce l'hai fatta a venire, che-gioia-che-bello. Qui siamo tutti così sconvolti dall'asta, sapessi che ricordi di povertà che ci ha fatto venire. Peccato che sia finita, ma sono sicura che non mancherai alla prossima che faremo a settembre - .
Annapaola Lerici non apre nemmeno tutta la bocca.
- Maddi, cara mia. Una del mio personale ci teneva tanto a venire, ha dei gusti così semplici, come dirle di no, poi io avevo un appuntamento da Cleo, sai che c'è un hair stylist nuovo vero? Ecco qui- dice agitando i capelli appena sistemati. Ed è anche velocissimo, quindi sono passata. Ah ho portato anche qualcosa che ho trovato in cantina per la tua pesca di beneficenza - .
Quindi non solo manda la domestica, non solo preferisce andare dal parrucchiere, ma si mette anche in competizione diretta nel configurare il catalogo.
Intanto a un suo cenno entrano dei trasportatori con quattro casse, le fa aprire e invita a dare un'occhiata se ci sia qualche cianfrusaglia interessante per qualcuno che voglia fare un'offerta.
Marcello crede di riconoscere una statuetta votiva che era sul suo libro di storia alle medie. L'inviato del Museo Archeologico Nazionale osserva attonito una collana, il proprietario di miniere in Sud Africa si impossessa di una corona di sterpi, la stella dell'Arsenal decide di riportare presso gli avi un pestello per le fave. In pochi minuti, gli acquirenti dell'asta complottano una serie di permute, chiedono istruzioni per reimpostare i bonifici. È la Caporetto. Annapaola come Napoleone ad Austerlitz ha ribaltato il layout dell'evento. Magdalena cerca di tamponare come può, ma la presenza in sala del generale dei carabinieri a capo del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale costringe a una qual certa prudenza.
Gli acquirenti recuperano veloci gli effetti personali, abbaiano un GrazieContessa, ComplimentiContessa, ArrivederciContessa, e si involano verso l'uscita, inebriati dalla Lerici che raffazzona una conferenza sui reperti.

È tardo pomeriggio, ma incombe la notte della disperazione. Sulle rovine fumanti dell'asta, l'atmosfera a MandirYasodharā è cupa: la Magdalena si è ritirata nelle sue stanze. Marcello, Manlio, Miriam e Milena si ritrovano in ambiente Tangaroa Urupapa, con l'inconscia preghiera che la divinità Maori della creazione cui è dedicata la sala, possa intervenire a quella spontanea unità di crisi intorno alla scrivania profilata a carapace.
I quattro cervelli, in proporzione alle rispettive sensibilità, concorrono a formare un unico pensiero su quando sia germinato il seme della débacle. Ci saranno stati avvertimenti passati inosservati per negligenza o colpa.
La Lerici è stata l'irrompere dei panzer su una carovana di quaccheri.
Qualcuno deve prendere la parola per primo, tutti si guardano fra loro come camaleonti capaci di ruotare indipendenti gli occhi. Al centro del tavolo, chissà perché una brochure spiegazzata e consumata: anche Athype Morgan yaGourlè sembra aver risentito del pomeriggio, appare meno bella, quasi invecchiata.
- La Signora Cittadina Contessa è distrutta, svanita, depressa. Voi forse non lo sapete, ma quando ha una crisi di nervi dipinge, scolpisce il marmo, canta l'opera, a volte tutto insieme. Sentite questo che sembra una lamiera tagliata? Sono preoccupata, è la zampogna andina, e l'ha suonata l'ultima volta più di un anno fa, quando i vigili hanno portato via i cammelli dal maneggio - .
Brava Milena. Perché hai parlato per prima, e perché hai spiegato che lo strazio per le orecchie che arriva dall'ambiente Euterpe non sono gli ultimi mugolii di un lama agonizzante, ma Magdalena che obnubila lo sconforto nell'arte. Cosa facciamo ora?
- Contrataco-oh. Rekonqvista. E poi, schnell!! Vitoria finale-ja - .
Chi ha parlato? Chi è il ventriloquo con accento altoatesino? Tangaroa Urupapa è tenuta volutamente in crepuscolo e non ha illuminazione elettrica per non interferire con lo slancio creazionistico, e non è chiaro chi ci sia vicino alla porta, chi abbia partecipato al comitato d'emergenza senza essere invitato.
Le quattro teste si orientano simultaneamente verso l'ombra che decide di palesarsi. Sembra un adolescente che a Carnevale si è vestito da ChiP's, e che cerchi di avere lo sguardo da duro, ma forse non vede tanto bene dietro gli spessi occhiali fumè. Ragazzo non è, avrà circa quarant'anni. Dice di chiamarsi Gunther, lo manda la società di vigilanza privata - Il Coyote - e ha smesso il turno due ore fa. Poteva andare a casa, ma l'istinto del falco gli ha suggerito che c'è bisogno di lui, e quando l'azione chiama, Gunther risponde - Jawohl - .
Manlio alza un poco il mento. I suoi antenati respingono i crucchi da quando si facevano chiamare Alamanni, e non sarà lui il primo a interrompere la tradizione. Ha un'esitazione quando intercetta l'espressione di Marcello a rinviare ogni affrettata conclusione. Magari ha qualcosa da dire, e poi non sembra più minaccioso di un orsetto gommoso al mandarino.
Gli occhi di Miriam invece tradiscono un ricordo. Lei lo conosce, sua madre racconta spesso della casa in cui fa le pulizie il mercoledì e venerdì.
Gli antenati di Gunther sono tutti ufficiali fedelissimi all'impero asburgico. Dopo la Grande Guerra, il bisnonno capitano di cavalleria ha dovuto emigrare dai territori persi da Francesco Giuseppe; dopo la Seconda, il nonno colonnello da quelli persi dal terzo Reich. Il padre si è adattato a fare il Capitano di Fregata per la Marina Italiana. Il bambino Gunther cresce consapevole che solo caserma e uniforme conferiscano a un uomo onore e fascino.
Ad ogni compleanno o Natale riceve soldatini di piombo e modellini di mezzi militari: la sua antologia diventa un eterogeneo presepe laico che occupa gran parte della cameretta. Nella sua fantasia lui è lì, fra fortificazioni medioevali e bunker della linea Maginot, a comandare artiglierie rinascimentali, guarnigioni romane, carabinieri a cavallo, armate napoleoniche, sottomarini della Kriegsmarine, incursori San Marco, ispirandosi a Berretti Verdi, Rambo, Il ponte sul fiume Kwai, I cannoni di Navarone, videocassette riprodotte fino alla consunzione di cui si di immagina finali alternativi.
Abituato ai comandi già in casa, fa tutta la trafila da Piccolo Esploratore a Grande Guida, fino al fatidico giorno della visita di leva. A nulla valgono le raccomandazioni di mezzo stato maggiore.
Troppo gracile, sessanta chili scarsi, troppo basso, sterno concavo, troppo miope. Riformato per inidoneità strutturale. Deluso da una Patria che non ha mai sentito sua, prova a entrare nell'esercito tedesco. Ma il Bundeswehr non è più la Wehrmacht e non raccoglie l'offerta del figlio devoto.
Slovenia, Croazia e Montenegro non hanno la finezza basilare per avvalersi del fervido spirito austroprussiano che gli scorre nelle vene. Rientrato in Italia, per accedere almeno ai gradi di portalettere, accetta di servire i comuni tirolesi più isolati, fino a quando la digitalizzazione delle bollette porta a un drastico calo delle corrispondenze cartacee.
Il padre, affranto dal dolore per questo figlio inabile alla vita soldatesca, si compromette con una ‘ndrina, pur di farlo assumere part time nell'agenzia di vigilanza. Al terzo tentativo, Gunther finalmente corona se non proprio un sogno, uno stato di dormiveglia.
Nessuno avanza obiezioni, il nuovo arrivato si unisce alla prima task force della sua vita, con la gioia eccitata del profugo approdato al Grand Hotel.
L'appuntamento per delineare la tattica dovrà sembrare un'uscita fra colleghi che condividono un po'di tempo libero dopo il lavoro. Gunther si rende subito intraprendente, proponendo un luogo informale e lontano da occhi indiscreti.

LA CONGIURA DEI PAZZI

Martedì, 14 maggio. Sera
Il meeting point è per le dieci di sera al Puzzo di Pizza.
Miriam deve decidersi a prendere la patente, per gli spostamenti si fa accompagnare dalla madre con la vecchia utilitaria bianca. Anche stasera subisce l'abituale straziante cantilena di non aver trovato marito a quasi trent'anni, a cosa è servito farle fare quelle scuole strane, meglio se accetta di andare a negozio in tintoria dalla Ines, che almeno è un posto sicuro e vicino c'è il bar col titolare ancora da prender moglie. Potevi restare a fare la cassiera all'IperMarketDiscount almeno. E invece guardati, sempre lì con le cose sul telefonino, con chi vai a cena che non è nemmeno più l'ora, ce li hai i soldi? e come torni, tua sorella sì che in quell'ufficio dove risponde alle telefonate della banca ha un lavoro sicuro e ha pure trovato un bravo ragazzo, tra l'altro se le sciupi il vestito buono poi chi la sente.
Potrà anche aver ragione, ma Miriam aspetta quel giorno in cui la renderà una madre fiera, quando dalla pettinatrice leggerà sulle riviste che questa figlia qui, non l'altra che sta al call center, organizza le feste in discoteca con i calciatori e le modelle della TV. E vedrà le foto in cui taglia la torta, con lo champagne che fa le scintille, magari a Milano Marittima, e perché no? pure Mykonos e Miami.
Troverà marito, uno ricco, abbronzato con il Rolex d'oro e la camicia bianca, non come il suo prossimo cognato che fa le consegne ai ristoranti.
A dopo mamma
Scusa per tutto
Grazie di tutto
Brucia tutto.
Pedalando da casa al Puzzo di Pizza, Marcello ha cercato di scacciare idee strane su Miriam. È di appena due giorni l'sms con cui la neo-ex-fidanzata Marialuce gli comunica la fuga d'amore in Salento col titolare del Nuovo Centro Tecnico Revisioni e Convergenza. Stufa di romanticismi letterari, kebab mangiati sugli scalini della chiesa, cineforum, weekend in bicicletta, ha scoperto un'inclinazione verso i regali costosi e volgari. Ora non è proprio il caso di ficcarsi in un nuovo ginepraio.
Milena e Manlio arrivano dai loro alloggi del personale alla Villa. Hanno optato per una mastodontica berlina, fra le auto del garage quella che desse meno nell'occhio, se presa per questioni non strettamente legate al servizio. Sono colleghi da oltre un anno, lui non parla mai, lei ha imparato che deve solo rispondere, il tragitto è accompagnato dai rumori di sottofondo e dalle proposte metalliche del navigatore.
Se di Manlio qualcosa è trapelato, Milena è un tutt'uno con MandirYasodharā. Stasera non si è nemmeno cambiata, forse è una bambola del secolo scorso con il grembiule da lavoro cucito addosso. Con gli altri domestici non si scioglie in confidenze, sembra non avere una storia, nel giorno libero prende silenziosa un bus per chissà dove, non è mai in ritardo né in malattia, fa appena le ferie obbligatorie, da cui torna senza racconti o fotografie.
Finito il turno è una lumachina che si ritira nella stanza assegnatale, pulita e in ordine come la cella di una suora. Magdalena non è riuscita a coinvolgerla nella filosofia della Villa, in un saluto al sole, in una danza intorno al fuoco con le maschere di legno nelle notti di plenilunio. Sarebbe quasi insubordinazione, ma ha un'efficienza robotica e la Contessa si è data pace. Non ricorda nemmeno di averla assunta, ha iniziato a vederla girare per la Villa, l'ha battezzata Milena e basta.
Il Puzzo di Pizza è un unico locale lungo e stretto, inzuppato dal volume eccessivo di un reality show in TV e dal profumo ingombrante della cameriera, a cui Gunther fa un ulteriore vano tentativo di estorcere il numero di telefono. Piccola, pesante, con una peluria intorno alle labbra, è avvezza a subire dagli altri avventori un corteggiamento a suon di rutti, spintoni e bestemmie.
Questo Gunther è repellente ma educato: non le sembra vero di poter anche lei rinunciare con civetteria a delle avances garbate. Mastica chiassosa il chewing-gum mentre lo liquida con uno - Smamma bello, che non è aria - .
Gli amici sono però interessanti, guarda quello che bel fusto, come mai il ratto conosce questo pezzo d'uomo, le cugine zitelle scoppierebbero di invidia, si aggiusta il petto ostaggio della maglietta giallo fosforescente Puzzo di Pizza-Hot Barbecue-Pranzi di Lavoro-Cresime-Matrimoni, ma sono tutti frettolosi, e non si abbandonano in convenevoli. Incide sul blocchetto delle ordinazioni - Cinque margherite - , l'ultima occhiata appiccicosa a Manlio si perde nel nulla, scocciata si ritira.
Magdalena sarebbe commossa nel vedere quanto i suoi sottoposti abbiano preso a cuore la querelle. Certo, è una donna un po'svanita, ha delle convinzioni completamente disancorate rispetto alla realtà. Può apparire crudele in certi atteggiamenti superficiali, ma la verità è che si impegna come può in progetti sentiti reali e caritatevoli. Anche la continua rincorsa alle apparenze, alla gratificazione sociale, è un chiaro sintomo di insicurezza e sofferenza emotiva, come Miriam conferma di aver letto sul numero di aprile di Chiacchiere fra Mamme.
Manlio annuisce, deve riconoscenza all'unica persona che lo abbia assunto. Ha sperato che Magdalena non gli chiedesse la solita trafila di permessi di soggiorno e casellari giudiziari, documenti che hanno pregiudicato tutti i colloqui sin lì sostenuti; giocando d'astuzia ha fatto scivolare dal portafoglio la foto in cui in sella a uno yak sorride a torso nudo con un coltello da caccia in mano.
Ancora parlava poco l'italiano, ma ha capito che la Contessa aveva deciso seduta stante di finanziare una spedizione fotografica a tutela di quei grossi vitelli molto pelosi. Manlio sa di essersi approfittato di una quasi anziana signora, e ha promesso in cuor suo di ripagarla con una dedizione assoluta.
Milena è abituata a interpretare Manlio dalle rughe sul volto, e partecipa alla gratitudine dovuta alla padrona che, quando trova una collanina incagliata a un fondo di qualche cassetto o nella tasca di un cappotto, gliela porge con disinvoltura, così come le banconote - Oddio no! che ci fa qui del denaro, io odio i soldi, tienicara, forse a te fanno comodo, puoi comprarci delle uova, un taglio di burro, una brocca di farina o delle pezze di lana - . No, la Signora Cittadina Contessa non merita questa umiliazione.
Differente il motivo per cui Marcello è lì. Non ha alcun trasporto empatico verso Magdalena, anzi, ma non può tollerare l'oblio in cui è caduto il discorso sul ruolo dell'Africa nelle eredità culturali europee.
La Contessa è l'unico trampolino verso il mondo accademico. Lo speech deve arrivare alle orecchie giuste, essere acclamato per quello che è: il contributo dell'anno alla divulgazione scientifica.
Ugualmente Gunther e Miriam hanno obiettivi personali ed egoistici: rispettivamente entrare nel Valhalla degli antenati, e dimostrare alla madre che nei salotti lei non pulisce, ma ci riceve le persone che contano.
Alla Squadra non mancano appetito e idee. Sette pizze, quattro birre, doppio giro di dolci, caffè e mille sigarette, si arriva ad un piano. Semplice, come tutti buoni piani.
Ognuno ha un suo ruolo di cui è responsabile. La direzione generale è condivisa, cosi che nessuno si senta in diritto di dare ordini o in dovere di riceverne.
In società non si parla d'altro: fra pochi giorni ci sarà a casa Lerici un vernissage contro la speculazione edilizia che ha violentato il dimesso villaggio di pescatori della tribù Banu Yas nell'attuale scempio di acciaio e cemento chiamato Dubai.
Sono previste alcune centinaia di celebrities, compresi caroselli di guerrilleros Boliviani, dissidenti nord Ciprioti, discendenti Pennemukeer della Tasmania e degli onnipresenti Inuit, vero talismano della Annapaola.
La Strega, che aborrisce le aste come una vuota esibizione, ha inaugurato da qualche anno il format "caccia al tesoro", dove gli abbienti convenuti si riuniscono in piccoli gruppi di cinque o sei per setacciare la Tenuta alla ricerca di sessantatré indizi, ciascuno dei quali tramite un indovinello o un arzigogolo conduce al successivo, fino alla stazione sessantaquattro, in cui si raggiunge il tesoro dedicato ad ogni squadra.
Non importa chi finisce primo, ma è tassativo che tutti portino a compimento il mandato: solo allora si può accedere al buffet, ed essere sicuri che le mine del perimetro esterno della Tenuta siano disattivate. Quest'ultima accortezza si è resa necessaria dopo l'edizione 2017, in cui sono riuscite alcune evasioni anzitempo nonostante il filo spinato elettrificato.
Oltre all'esorbitante fee di iscrizione, ai giocatori è concesso di comprare, a peso d'oro, delle card di suggerimento che rendano possibile completare le operazioni di ricerca entro le nove ore, oltre le quali spossatezza e morsi della sete iniziano a ruggire con violenza. Ad ogni evento, la Fondazione Lerici si assicura un gettito totale paragonabile a un mini condono edilizio.
Al Team è chiara la strategia di azione: dissemineranno per la Tenuta alcuni oggetti compromettenti da far trovare ai partecipanti, così da colpirla sul fianco scoperto. Tutti sapranno che la Lerici non è paladina della giustizia, sintesi fra Wonder Woman e Madre Teresa di Calcutta. Per anni sarà lo scandalo preferito, e Magdalena riconquisterà lo scettro di zarina dei salotti illuminati dalla carità. Il riferimento di Marcello a Madame de Staël cade triste nel vuoto.
Per introdursi nella Tenuta senza destare sospetti bisogna distrarre la Contessa per qualche giorno, e l'opportunità è iscriverla a quel certamen di poesia che si terrà a Montréal: dell'elaborato se ne deve occupare Marcello, dopotutto è lui che si riempie di continuo la bocca con Tirteo e André Chénier. Marcello annuisce, impreparato a essere coinvolto così direttamente da Milena.
Mentre Magdalena sarà via cercheranno di farsi assumere per qualche giorno alla Tenuta nascondendo, ma non troppo, i reperti qua e là. Stabilita l'ossatura dell'operazione, si conviene che la lunga giornata possa finire. Si aggiorneranno domattina alla Villa, intorno al tavolone per i dettagli. - Devo pensare bene a cosa posso portare - è l'intendimento di tutti.

Mercoledì, 15 maggio. Mattina
La prima parte del disegno vede con inedita sinergia Marcello e Miriam aggirarsi furtivi intorno a Magdalena, come due squali che adocchiano un canotto pieno di foche. Parleranno a voce alta, in sua presenza, scandendo bene pochi e chiari argomenti.
Eh certo che questa gara di poesie a Montréal è proprio una bella iniziativa, vero Marcello? Sarebbe un'occasione mooolto tempestiva per ribattere alla Strega.
Hai sempre ragione Miriam, è il tuo lavoro valutare tutte le modalità in cui la Contessa, volevo dire la Signora Cittadina Contessa, possa fare del bene al mondo, soprattutto verso i meno fortunati. E chi più perseguitato degli Inuit, abbandonati, depredati delle loro terre vergini e rigogliose dalle avide multinazionali del petrolio?
E non ci pensi ai loro cani? Quei meravigliosi lupacchiotti dagli occhi blu? E gli igloo? come faranno a costruire ancora le loro casette di ghiaccio? Hai detto proprio Inuit? Quelli per cui la Strega si prodiga tanto, ma lei è qui e loro sono là, e lo sanno tutti che come si aiutano bene le persone a casa loro non ce n'è...
Esatto, ma anche noi siamo qui, e abbiamo così tanta diffidenza degli aerei, peccato che degli Inuit se ne occupi solo la Lerici.
Magdalena, percepita la parola "Inuit", sembra destarsi dal torpore meccanico in cui, scalza e con una tunica lacera, interpreta la Medea della Callas.
- Ah, Signora Cittadina Contessa, è qui. Ci scusi se l'abbiamo disturbata, mentre una mano silenziosa abbassa lo stereo. Stavamo solo confrontandoci su questa lodevole iniziativa di cui abbiamo appena letto il programma.
Edoardo Pensa
Biblioteca
Acquista
Preferenze
Contatto