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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Christopher Legrady
Titolo: Gamidia
Genere High Fantasy
Lettori 3392 30 56
Gamidia
Il Mondo dei Mondi.

La prima cosa che sentì mentre si destava furono dei passi rapidi e decisi sul legno del pavimento. Un istante dopo la coperta le fu strappata di dosso.
- Sveglia dormigliona! Non vorrai star lì a poltrire? -
Kelly aprì gli occhi e fissò con irritazione Orianna. - Ma che vuoi? Non mi risulta che dobbiamo andare da qualche parte. Voglio dormire! - Riafferrò la coperta e si rigirò sul fianco, dandole le spalle.
- Ah! Ma sentila! Tu non hai idea di quanto sei fortunata. Mi verrebbe da dire che sei stata baciata dal fato. -
- Perché? - chiese da sotto le coperte.
- Sei giunta su Gamidia a pochi giorni da uno degli eventi più importanti del nostro mondo. Guarda che si terrà oggi. Non vorrai mica perdertelo? -
Kelly dischiuse appena le palpebre, senza voltarsi. - Ma non lo faranno in privato? Non avranno tipo un milione di guardie a tenere tutti alla larga? -
- Oh no! - replicò Orianna, divertita. - Faranno tutto alla luce del sole, col popolo che guarda. O almeno chi riuscirà a passare, vista la folla. -
Si sedette sul letto e le diede un colpetto sulla testa.
- S'incontreranno nel cortile del palazzo reale e firmeranno le loro preziose carte. Ai coronati piace farsi vedere in pubblico. Se ci sbrighiamo potremo goderci la scena e scoprire se qualcosa dovesse andare davvero storto. -
- Ma se davvero qualcuno provasse a fare qualcosa, non hai paura di rimanerci in mezzo? -
La donna scoppiò a ridere. - Kelly, se fosse come dici tu non avrei mai fatto questa vita e noi due non ci saremmo incontrate. Te l'ho detto, mi piacciono le cose interessanti, anche quelle pericolose. -
Le sue parole la stuzzicarono. Un po' controvoglia si alzò e si preparò. Guardò i propri capelli con disappunto. Erano sempre più sporchi. Avrebbe tanto voluto farsi una doccia, ma non sperò neanche per un secondo che lì avessero l'acqua corrente, tuttavia Orianna aveva menzionato qualcosa riguardo a dell'acqua calda. Si ripromise di chiederle di più in merito una volta conclusa la faccenda del trattato.
Le due donne scesero a fare colazione e trovarono Genner e Devran già seduti a tavola a mangiare.
L'arciere esibiva ancora le ferite della sera precedente e un vistoso dopo sbornia.
- Come ti senti? - gli chiese Kelly, ma subito capì di aver fatto una domanda stupida.
Genner le mollò un'occhiataccia. - Ragazzina, chiedimelo tra un paio d'ore. Anzi, non chiedermelo proprio. -
Kelly decise che fosse meglio concentrarsi sulla colazione: del latte dal sapore strano, addolcito con del miele, uova a occhio di bue, fette di maiale cotte alla brace, pane e frutta.
Avrebbe voluto del caffellatte, ma si rassegnò al fatto che fosse una delle cose di cui avrebbe dovuto imparare a fare a meno.
Finito di mangiare si misero a camminare per le strade della città, nuovamente affollate. Nell'aria si percepiva un misto di tensione ed entusiasmo. Le guardie parevano più vigili che mai.
Quell'evento doveva essere davvero importante per rendere una popolazione così nervosa. Si chiese quanto mancasse al momento fatidico e dove dovessero arrivare.
- Ci andiamo subito? All'incontro dei re, intendo. Da che parte è il palazzo reale? -
- Rilassati, manca più di un'ora. Intanto possiamo farci un giro e mostrarti qualche altro posto. - Orianna la guardò con aria interrogativa. - Ti sei interessata alle armi. Ti va di vedere la merce di un fabbro degno di questo nome? -
Kelly decise che male non poteva farle. - Perché no -
Imboccarono una via piena di botteghe, tutte apparentemente di qualità. Alle finestrelle di legno erano esposte merci di ogni tipo, alcuni bottegai se ne stavano con i gomiti appoggiati sui davanzali, cercando di attirare potenziali clienti. Kelly s'incantò a osservare degli abiti di seta e di pizzo dai colori sfarzosi, estremamente belli.
- Lascia perdere. Quella è roba per ragazze nobili e viziate. - Orianna lanciò un'occhiata di sdegno agli abiti.
Proseguirono tra bancarelle e negozi colmi delle più svariate mercanzie: dai cibi alle spezie esotiche, fermacarte e calamai d'inchiostro, fino a oggetti d'arredamento lussuosi e altri a malapena modesti.
Passando davanti a un edificio con in cima un piccolo comignolo, Kelly si sentì catturata dal profumo inebriante di pane appena sfornato. Da una finestrella scorse un panettiere che infornava delle pagnotte, su di un bancone alcune forme di pane e delle focacce parevano chiamarla.
- Tieni, golosona - disse Orianna.
La ragazza si voltò verso di lei, appena in tempo per vedere volare davanti al proprio naso una moneta d'argento. L'afferrò al volo.
- Che dovrei farci? -
La maga la fissò incredula. - Prendere qualcosa dal fornaio, che altro? -
Per un istante Kelly si sentì davvero stupida, ma la fame vinse in un lampo quello stato d'animo: si armò di coraggio e corse verso la bottega, spedita in direzione di una focaccia dall'aria invitante. All'interno del negozio, il fornaio, un uomo dalle braccia muscolose e le mani arrossate piene di scottature cicatrizzate, esaminò la moneta con sospetto, poi prese da sotto il bancone una strana pietra rettangolare dalla base larga e piatta, con la parte superiore intagliata esagonalmente. Emetteva un tenue bagliore viola. Passata sulla moneta, la luce della pietra si affievolì per poi tornare normale. L'uomo annuì soddisfatto e le rivolse un gran sorriso.
Kelly tornò dagli altri mentre sbocconcellava la focaccia. Decisamente perplessa, raccontò loro quanto le era accaduto.
Orianna annuì e sorrise. - Ha controllato se la moneta che gli stavi dando fosse autentica, ovvero forgiata in una fonderia reale. -
- Davvero? - chiese lei stupita. - E come fa quella pietra a dirgli che la moneta è vera? -
- Si tratta di un artefatto creato con l'alchimia. Può identificare una moneta e capire se sia stata estratta e forgiata secondo un metodo tradizionale oppure se abbia subito una manipolazione magica.
Tanto tempo fa i maghi impararono a raccogliere con la magia l'oro e l'argento che non potevano essere estratti dai minatori e a forgiare delle monete illegalmente. I più audaci e disonesti arrivavano addirittura a rubare i metalli dalle fonderie reali. Uh! Fu un brutto periodo. Si scatenarono vere e proprie guerre e cacce ai maghi a causa di quella gentaglia. Ad ogni modo, per rimediare agli errori dei propri compagni e salvare tutti noi dalla persecuzione, alcuni alchimisti crearono oggetti incantati capaci di distinguere le monete autentiche da quelle realizzate con la magia. -
Kelly addentò un altro pezzo di focaccia, sul volto uno sguardo pensoso. - Che c'è di male nel creare un po' di monete al di fuori delle fonderie reali? Insomma, un po' d'oro in più che male può fare? -
Orianna la guardò con serietà mortale. - Può fare molto male e non si parla di un po' d'oro, Kelly, ma di migliaia di monete. Milioni. I maghi che si sono dedicati a questa pratica hanno creato così tante monete false da mandare in crisi l'economia di molti regni. Tutti erano pieni di oro. I contadini non lavoravano più la terra, preferivano spendere soldi per comprarsi il cibo. Capirai da te che una volta finite le provviste non c'era più nulla da acquistare e in molti fecero la fame per un bel po'. Non si possono mangiare le monete. -
Kelly ora comprendeva il perché servissero dei controlli sulle monete, in effetti anche sulla Terra si dava costantemente la caccia ai falsari. Ma un'altra domanda premeva in lei.
- I maghi possono fare tante cose incredibili e manipolare il mondo attorno a loro. Perché guadagnarsi da vivere in un modo così dannoso per gli altri invece di fare qualcosa di produttivo? -
- Pigrizia, irresponsabilità, mancanza di scrupoli e spesso anche di buonsenso. Al mondo esistono un sacco di maghi indegni di possedere il dono del controllo - rispose Orianna con tono amaro. - Ma i maghi che praticavano la creazione di monete tramite la magia erano solo una parte del problema. C'era qualcuno di peggiore: le fate dell'oro e dell'argento. -
Kelly la guardò con fare confuso. - Aspetta, torna indietro. Hai detto fate dell'oro e dell'argento? -
Orianna inspirò a fondo. - Prima di risponderti devo chiedertelo. Qual è la tua idea di fata? -
Fece appello a tutto ciò che sapeva riguardo quelle creaturine mitologiche. Si trattava quasi sempre di esserini piccoli, gentili e graziosi e all'apparenza fragile, ma dai grandi poteri. Ovviamente poi c'era la storia di Peter Pan e della fata Trilly.
Quando lo disse a Orianna, lei si mise a ridere talmente forte da attirare l'attenzione di alcuni passanti e di qualche guardia. Persino Devran sorrise, un gesto che fece capire a Kelly di aver detto qualcosa di veramente sciocco.
- Mi spieghi o vuoi continuare a ridere per tutto il giorno? - sbottò stizzita.
- Scusa! Ma... - , chiuse gli occhi e si piegò in due dalle risate. - È solo che non potresti essere più lontana dalla verità! -
Aveva le lacrime agli occhi. Le ci vollero alcuni secondi per riprendersi.
- Le fate sono esseri magici, ovviamente, e forse questa è l'unica cosa che la tua gente non ha travisato, ma avete sicuramente ingentilito molto la loro figura. -
- Ingentilito? -
Non capì proprio perché avesse usato quel termine. Cosa poteva avere di sbagliato una fata?
- Innanzitutto, sono alte come una persona normale, e ti assicuro che non sono esserini gentili, forse qualcuna, ma lasciamo perdere. Sono fra gli esseri più potenti del nostro mondo, ciò è dovuto alla loro forte connessione con la magia. Però questo le rende anche tremendamente instabili. Sono totalmente fuori controllo. Vanno dove vogliono, fanno quello che desiderano e pochissime di loro si curano delle conseguenze delle proprie azioni. -
Dal modo in cui parlava, le parve che Orianna le disprezzasse.
- Si limitano a combinare disastri per poi svolazzare via alla stregua delle locuste. Decisamente fastidiose. -
- Vorresti farmi credere che se ne vanno in giro a portare guai e basta? Non fanno altro? -
- La faccenda è un po' più complicata di così. Vedi, dipende dal tipo di fata e dalle sue intenzioni. Per esempio, quelle dell'oro e dell'argento sanno manipolare entrambi i metalli preziosi e in passato alcune di loro hanno contribuito a destabilizzare l'economia distribuendo le proprie monete. Alcune, gentili ma ingenue, le creavano per carità, dandole ai poveri; altre, invece, per non dover lavorare e altre ancora semplicemente per il gusto di farlo. -
Decise di lasciare perdere la questione delle fate prima di non capirci più nulla.
La passeggiata però non filò liscia come previsto. Diverse volte le guardie presero con la forza delle persone all'apparenza innocue, sotto lo sguardo impaurito di Kelly.
- Che hanno fatto? Dove li portano? - chiese indicando due uomini che si dimenavano mentre venivano trascinati via.
Genner parve essersi ripreso all'improvviso dai bagordi della scorsa notte. - Avranno fatto qualcosa che li ha resi sospetti o sgraditi agli occhi delle guardie. I nostri amici in armatura durante questi eventi tendono a innervosirsi più del solito. Credo che oggi basterà anche solo starnutire nel modo sbagliato per farsi arrestare. -
A quelle parole Kelly cominciò a guardare con diffidenza e timore le guardie. Temeva che un qualsiasi comportamento anomalo le sarebbe costato caro. Il problema era che lei non si sentiva proprio sicura su cosa fosse normale o meno in quel posto. Decise che la sua miglior difesa fosse restare incollata agli altri.
- Eccoci qua. - Orianna indicò una bottega da cui proveniva il suono cadenzato di un martello che picchiava su del metallo. Kelly si avvicinò di corsa, incuriosita. Riuscì a scorgere il luccichio delle armi e le vampate della fucina dalle imposte spalancate e le porte aperte. Giunta alla bottega rimase affascinata e al tempo stesso spaventata dal numero di armi in esposizione: spade, pugnali, lance, asce, mazze chiodate e scudi di ogni tipo. Alcune armature luccicavano sotto il riflesso del sole. Vide il fabbro, grosso e dalle braccia ben sviluppate all'opera dietro l'incudine con un lavoratore ad assisterlo e un terzo uomo ad avere cura dei clienti. Ma tutto perse d'interesse quando vide una spada poggiata su un espositore in ferro, in bella vista, quasi fosse superiore a ogni altra arma. Kelly non capiva il perché, ma sentiva che fosse proprio così. Il filo della lama non era quello tipico delle spade: invece di essere sottile e affilato era smussato e possedeva una scanalatura in cui scorreva dell'acqua che ne ammorbidiva il contorno. Non si capiva da dove provenisse né dove andasse a finire, ma la si vedeva chiaramente fluire come un ruscello fino a una raffinata elsa a guardia crociata.
- Sì, è di grande effetto, vero? - commentò Genner. - Mi piacerebbe un'arma così, se potessi permettermela. -
- Potresti, se smettessi di buttare via i tuoi soldi - intervenne Orianna.
- Vuoi lasciarmi in pace una buona volta? - sbottò lui, esasperato.
Kelly non vi badò, aveva occhi solo per la spada. - Com'è possibile? Voglio dire, l'acqua! -
- L'hanno forgiata con la magia. Alcuni maghi e delle fate lavorano assieme ai fabbri per creare oggetti come quello, dandogli poteri speciali. Ovviamente le armi elementali sono le più appariscenti, dunque le più vendute, ma armi e armature con altre capacità non sono da disdegnare. -
- Le fate aiutano i fabbri? -
- Alcune sì, almeno quelle più stabili. E, ahimè, per quanto mi dispiaccia dirlo, gli oggetti creati con il loro aiuto sono di fattura indubbiamente superiore a tutti gli altri. -
- Loro non ti piacciono molto, vero? -
- Scoprirai che piacciono a pochissime persone, Kelly. Te l'ho detto il perché. Non sono gestibili. -
- Però invidi le loro capacità. -
- Colpita! - esclamò Genner, ostentando un sorriso beffardo.
Orianna serrò le labbra, infastidita. - Non lo nego, sì. Ma dannazione, è facile quando hai la magia che ti scorre nel sangue. Io ho solo questo bastone con delle pietre penzolanti. -
Kelly tornò a concentrarsi sulla spada. La trovava davvero bella e fu tentata di toccarla, però esitò, temendo di essere colpita da un getto d'acqua o altro. Le ritornò in mente il dettaglio del filo.
- Non mi pare molto affilata comunque. -
Orianna ridacchiò. - Evidentemente non sai che se comprimi l'acqua e le conferisci una pressione abbastanza elevata diventa più affilata di qualsiasi lama di metallo. -
Sgranò gli occhi esterrefatta. Ora decisamente le era passata la voglia di toccarla.
- Se vuoi prendere un'arma non ti consiglio una spada normale. - Devran si mise accanto a lei fissando prima la spada, poi il resto della mercanzia.
- Perché no? -
- Sei troppo gracile. Potresti allenarti e così irrobustirti, certo, ma faresti comunque fatica a maneggiare spade del genere. Per te dovrebbero andare bene quelle corte, oppure dei pugnali. Magari potresti vedere come te la cavi con arco e freccia. -
- Ma se dovessi affrontare un tipo come te, voglio dire, uno tutto muscoli e con un'armatura e una spada enorme, che speranze avrei usando un misero pugnale? -
Devran sorrise. - Ti ringrazio per la lode, ma un avversario armato di pugnale potrebbe battermi in velocità. Armature e spade non sono tutto, in uno scontro fra due guerrieri l'esito dipende dalle rispettive abilità. Ogni situazione è diversa, non puoi stabilire delle regole. Puoi solo provare più armi possibile e scoprire con quale ti trovi meglio. Può anche darsi che io mi sbagli su di te e le spade, ma solo tu puoi appurarlo. -
Kelly annuì, non del tutto sicura di aver compreso cosa intendesse dire. Studiò varie armi esposte, finché Orianna la richiamò all'attenzione. - Faremo tardi se non vi muovete. I posti migliori di certo andranno a ruba. -
La ragazza lasciò perdere le armi del fabbro e assieme a Devran si affrettò a raggiungere gli altri due, per addentrarsi lungo delle vie che si andavano facendo sempre più eleganti. Ritornarono nel quartiere sfarzoso pieno di gente snob, visto il giorno prima, e scoprì che tutti i mendicanti erano spariti.
- Che fine hanno fatto? Intendo i poveri, quelli che ieri chiedevano l'elemosina. -
- Non s'intonano molto con il resto dell'arredamento, quindi li hanno fatti sloggiare - le rispose Genner. - Ma tranquilla, domani saranno di nuovo qui a opprimere i ricchi. -
Attraversarono il quartiere, facendosi strada fra una calca di persone ben vestite. Nessuno li degnava di uno sguardo, persino Devran appariva invisibile ai loro occhi.
Con un po' di fatica giunsero a delle mura meno alte di quelle che attorniavano la città, ma comunque imponenti.
- Perché il palazzo ha delle mura? -
- Se il regno dovesse essere assediato - rispose Devran, senza distogliere lo sguardo dalla strada davanti a sé. - Questo sarebbe l'ultimo posto da espugnare per conquistare la città. -
Al varco nelle mura tutti venivano fermati dalle guardie, le loro armature erano molto più eleganti rispetto a quelle viste da Kelly addosso agli altri soldati, inoltre conferivano a chi le portava un'aria ancora più severa.
- La guardia reale - anticipò Orianna. - Gli uomini più abili e fedeli del regno. Difendono il palazzo e scortano ovunque il re e la regina. -
Rimasero in fila per un bel po', tanto che Kelly credette sarebbero rimasti lì fino a notte fonda. Appena arrivano sulla soglia, le guardie reali li fermarono in modo brusco.
- Alt! Per ordine di re Danadim, chiunque non sia una guardia o un mercenario assoldato deve lasciare qui le proprie armi. Saranno custodite con la massima cura. -
L'uomo fissò il proprio sguardo su Orianna. - Questo include anche il tuo bastone, maga. -
Orianna annuì e, senza battere ciglio, consegnò il suo bastone all'uomo. Genner si separò con una certa riluttanza dal proprio arco e dalle frecce, poi iniziò a sfilarsi i pugnali dalla cintola e da altri posti in cui Kelly non avrebbe mai immaginato potessero essere nascoste delle armi: stivali, maniche, imbottiture dei pantaloni.
Devran consegnò la propria spada rimanendo impassibile. - Posso tenere lo scudo? Non ha nulla di particolare. -
La guardia lo prese e lo esaminò con cura, rigirandoselo più volte fra le mani guantate, poi glielo restituì. - D'accordo, ma tienilo sulla schiena. Qualsiasi atteggiamento sospetto costerà caro. -
Lui si mise lo scudo a tracolla e chinò appena il capo.
Passati oltre, Kelly gli si avvicinò. - Perché hai voluto tenere lo scudo? -
- Perché uno scudo può salvarti la vita. -
Genner le rivolse un cenno ammiccante. - E io ho ancora un paio di pugnali da qualche parte. Non ho fatto troppe storie per non invogliarli a perquisirmi. -
I quattro seguirono il resto della gente attraverso un lungo viale coperto da pietre bianche, attorniato da splendide siepi ricche di fiori lilla. Le guardie reali tenevano d'occhio ogni persona, una precauzione che a Kelly appariva esagerata. Solo un folle avrebbe attaccato un posto così sorvegliato.
Il viale era lungo almeno trenta metri. In lontananza si stagliava il palazzo reale: un edificio imponente dalle forme squadrate, ricco di torri e terrazze merlate presidiate da altri soldati. Stendardi col simbolo dell'orso rosso e oro sventolavano da ogni torre.
Tra il palazzo e il viale si stagliava un immenso cortile circondato da un muretto di pietra bianca, alto appena un metro. Al suo interno, eleganti giardini e splendide fontane ricolme di ninfee popolavano la scena; tra le varie sezioni dei giardini erano ritagliati ampi spazi totalmente vuoti che le persone stavano colmando.
Orianna e Devran, facendosi strada a spintoni fra la folla, la guidarono verso uno slargo non molto distante dal centro del cortile, quadrato e molto spazioso. Una imponente fontana si ergeva in tutta la sua bellezza nel mezzo, totalmente in marmo bianco e dipinta con splendidi motivi spiraliformi color porpora e viola. Aveva una base alta ricolma d'acqua in cui galleggiavano ninfee e petali di rosa, seguita da una seconda vasca più piccola, ornata e riempita allo stesso modo, sopra cui si ergeva una terza ancor più risretta da cui l'acqua zampillava formando sei archi che ricadevano nella prima vasca.
Kelly la trovò un'opera a dir poco splendida.
La folla aveva occupato tutti gli spazi vuoti, circondando il centro, a eccezione del lato che conduceva al palazzo.
Improvvisamente echeggiarono squilli di tromba, subito seguiti dallo scalpiccio di numerosi zoccoli al trotto.
La ragazza si sistemò accanto a agli altri, in prima fila. Da lì la visuale era perfetta. Ovunque si alzavano muraglie di spettatori. Nessuno osava fare un passo in più, le guardie armate stavano rigide ai propri posti, dando le spalle al cortile e formando un cordone insuperabile.
Poco dopo, da due viottoli, giunsero due carrozze sfarzose trainate da una coppia di cavalli e scortate da alcuni soldati a cavallo. Dietro la seconda ne arrivò una terza, trainata da bizzarre creature identiche a dei cammelli, tranne per il fatto che avevano tre gobbe. Le prime due carrozze avevano un aspetto familiare agli occhi di Kelly: forme squadrate, eleganti decori d'oro, finestrelle con tendaggi ricamati; l'ultima, invece, era in stile orientale. Le parve più una tenda dei berberi posta sopra a quattro ruote. Anche i soldati che la scortavano, diversamente da quelli delle prime due carrozze, simili alle guardie di Panjara, apparivano bizzarri. Montavano enormi stalloni neri ed erano vestiti come gli uomini del deserto che aveva visto in alcuni film: abiti scuri, turbanti e scialli che ricoprivano completamente il capo, lasciando visibili solo gli occhi. Anche le loro armature erano diverse: leggere e poco sfarzose, lasciavano le giunture totalmente libere. Le armi, poi, erano ancora più strane. Mentre le prime due scorte portavano una spada alla cintura e impugnavano una lunga asta acuminata, gli altri esibivano alla cintola una lunga scimitarra dalla curvatura molto pronunciata e da un dorso concavo di almeno sette centimetri. Si domandò come si potesse maneggiare un'arma così ingombrante.
- Che tipi strani! -
- Chi? - chiese Orianna.
- I tizi dell'ultima carrozza. O almeno credo sia una carrozza. -
- Sono le guardie reali di Xethia, soprannominate “le ombre del re” - intervenne Devran. - Si dice che veglino su di lui sempre, anche mentre dorme. -
Si chiese come potesse un uomo, perfino un re, dormire serenamente con dei tizi che lo fissavano di continuo.
Le carrozze sì fermarono a ridosso dello spiazzo, a circa una decina di metri dal cordone di guardie. Dopo qualche secondo ci furono altri squilli di tromba e dalla via principale che collegava il centro del cortile al palazzo giunsero un uomo e una donna, seguiti da un intero plotone di guardie reali disposte in due file davanti alle quali, scortata da due capitani, camminava una donna con in mano un nodoso bastone di quercia pieno di cristalli verdi, viola e rossi appesi con delle catenine di bronzo. In parte le ricordava quello di Orianna.
L'uomo e la donna, invece, indossavano abiti davvero sfarzosi. A Kelly tutto divenne più chiaro man mano che si avvicinavano: l'uomo era sulla quarantina, con una barba nera incolta. Le sue vesti erano dorate, sul petto spiccava una corazza leggera decorata di rosso e dalla cintura penzolava una spada racchiusa in un elegante fodero di cuoio. Sul capo esibiva una corona d'oro con nove punte rivolte verso l'alto, su ognuna era incastonato un rubino rosso.
La donna al suo fianco appariva persino più elegante. Il suo viso pareva essere stato realizzato da un abile scultore. Vantava una carnagione perlacea e possedeva degli occhi fieri. Indossava delle vesti di seta blu con decori celesti. Sul capo portava una piccola corona a mezza luna costellata di diamanti. Kelly si sforzò di ricordare, sicura che zia Joa gliene avesse parlato. Era una tiara, sì, ora lo ricordava.
- Eccoli, i padroni di casa - sussurrò Orianna. - Re Danadim e sua moglie Leora. -
- Chi è la tipa con loro? Una maga? -
- Sì, la maga di corte. Ogni re ha un mago o una maga di fiducia. -
Giunti vicino alle carrozze, i sovrani furono annunciati da un uomo calvo e vestito di rosso che se ne stava ben composto e con aria solenne, avvolto da un corto mantello azzurro che ricopriva il braccio destro e sul capo un cappello a pieghe con una lunga piuma bianca sul lato sinistro.
- Re Danadim! Ventiseiesimo re di Panjara! E la sua consorte, la regina Leora! -
La folla eruppe in una sonora ovazione. Nobili, mercanti, soldati, mercenari e persone di ogni tipo erano tutte lì raccolte ad attendere i sovrani.
- Sapete, non mi sorprenderebbe se ci fossero delle fate in mezzo a tutta questa gente - mormorò Orianna. - Loro amano immischiarsi in questo genere di situazioni. -
Kelly trasalì nel sentirglielo dire. Avrebbe tanto voluto vedere una vera fata. Si mise a frugare le persone con lo sguardo, ma si rese conto di non avere la più pallida idea di cosa cercare. - Come sono fatte? -
Genner ridacchiò. - Non le puoi riconoscere finché non spiegano le ali e rivelano la loro vera natura, e se tutto va bene non succederà. -
Rimase parecchio delusa. Avrebbe tanto voluto vederne una.
- Di solito indossano abiti eccentrici che lasciano la schiena esposta, così da permettere loro di aprire le ali - , Genner le strizzò un occhio. - Facci attenzione. -
La ragazza tornò a passare in rassegna il pubblico, ma tra le donne presenti non le parve di vederne nessuna con la schiena scoperta, tuttavia rimase colpita nel notare una ragazza molto giovane dai capelli di un rosso fortissimo, quasi innaturale. Sembravano di fuoco.
Un attimo dopo, fu distratta dal mormorio della folla. Le porte delle carrozze si erano appena aperte.
Da quella a sinistra scese prima un mago e poi un uomo sui quaranta, dal volto rasato e corti capelli biondi. I suoi abiti erano dorati come quelli di re Danamin, ma il mantello, i gambali e i bracciali erano ricchi di sfumature verdi, mentre gli spallacci erano costellati di piccoli ritocchi di blu. La sua corona era grande e sofisticata, con smeraldi invece di rubini.
Kelly lo guardò in viso e capì subito che le sarebbe stato antipatico. Aveva una faccia da snob, come certi ragazzi di buona famiglia che aveva incontrato a sua scuola, e un portamento da cui traspariva arroganza e spocchia.
- Lui chi è? Ha proprio l'aria di uno con la puzza sotto il naso. -
Orianna faticò a trattenere una risata. - Bene, hai avuto l'impressione giusta. Quello è Ralin, re di Arelia. Quello da cui tutti si aspettano dei problemi. -
La voce della donna fu subito seguita da quella dell'annunciatore.
- Re Ralin! Ventottesimo re di Arelia! -
A Kelly il quadro fu completo. Non si stupì che avesse un'aria così antipatica. Uno che voleva conquistare le terre limitrofe alle sue, nonostante ne avesse già tante, doveva per forza essere odioso.
Dall'ultima carrozza scese un uomo anziano accompagnato anch'egli da un mago. Kelly non gli diede meno di sessant'anni, ciononostante camminava con un passo decisamente sicuro e a schiena ritta. Anche lui portava sul capo una pesante corona d'oro composta da due anelli posti uno sull'altro: uno d'oro giallo e l'altro d'oro bianco, senza pietre di alcun tipo; gli abiti erano anch'essi dorati, con sfumature bianche. Come i due precedenti sovrani indossava un'armatura sul busto.
- Re Tolos! Ottavo re di Camados - dichiarò l'annunciatore ad alta voce.
Kelly rimise assieme le parole udite da quella sorta di strillone. Il primo re era il ventiseiesimo della propria casata, mentre l'altro era il ventottesimo.
- Come mai Camados ha avuto solo otto re? - domandò a Orianna.
- Il regno è molto più giovane degli altri due, è stato formato dopo la fine dell'era del caos da un mucchio di piccoli stati precedentemente in guerra, poi unificati dal primo re, Torius. -
L'ultima carrozza ad aprirsi fu quella esotica. Ne uscirono un uomo e una donna con il proprio mago al seguito. Una volta zia Joa le aveva mostrato dei dipinti che ritraevano un sultano. Era quasi identico all'uomo che stava guardando. I tre indossavano abiti fatti con stoffe che apparivano leggere, color blu e beige, con complessi ricami d'oro e d'argento sui bordi. La corona era una semplice fascia d'oro. Sia il re che la regina non esibivano molti gioielli, l'oggetto più prezioso indossato dalla donna consisteva in delle catenine di perle che le correvano a spirale lungo le braccia fino a penzolarle dai polsi per cinque centimetri.
- Re Sabim'ersun di Xethia e sua moglie Sheriza. -
- Questi non sembrano granché. Sono più poveri degli altri? -
Orianna la fissò come se avesse detto una scemenza colossale. - Al contrario, sono i più ricchi, ma il loro regno è nel cuore di un grande deserto. Per loro l'acqua vale più di oro e gioielli. -
Le apparenze ingannavano davvero. Si rammentò di ricordarlo in futuro.
I regnanti rimasero fermi a osservare il pubblico, come se fossero in posa per un servizio fotografico, poi si mossero per convergere nel centro della piazza, proprio davanti alla fontana.
Le loro guardie e i maghi rimasero a distanza, scrutandosi a vicenda con sospetto.
C'era il vuoto tra i regali e la folla. Ora tanti mormorii riempivano l'aria.
I re iniziarono a parlare tra loro, ma Kelly colse solo qualche parola. C'erano almeno quindici metri a separarli, senza contare le guardie che formavano una spessa muraglia.
- Non si sente niente! - protestò, delusa.
- Cosa ti aspettavi? Che venissero a sussurrarti nell'orecchio i loro piani per il futuro? -
Orianna riusciva sempre a farla sentire sciocca.
Non poté far altro che assistere ai re che parlottavano. Quello di Arelia pareva pronto a sfoderare la spada. Parlava con aggressività, rivolto al vecchio re Tolos che non manifestava reazione alcuna. Sospettò che per lui non fosse altro che un bambino viziato, e non poteva dargli torto. Ma all'improvviso il re di Xethia prese la parola, facendolo ammutolire. Tutti i regnanti sembravano trattare quell'uomo con i guanti.
- Perché usano tanta deferenza con il re di Xethia? -
Orianna si appoggiò alla sua spalla e le parlò all'orecchio, senza staccare lo sguardo dai re. - Verrung è tagliato in due da un deserto rovente e spietato, abitato dalle tribù barbare degli orchi e da mostri orribili. L'unico modo per passare in tutta tranquillità da nord a sud è usando delle rotte sicure controllate da Xethia. Inoltre possiedono tutte le fonti d'acqua nascoste fra le sabbie. -
- Quindi se vogliono passare devono tenerselo buono. -
- Esatto. -
Kelly si ricordò che c'era anche il mare. Lo avevano menzionato in passato. - Ma non possono viaggiare per nave? -
- Il viaggio si allunga di molto e anche il mare è pieno di pericoli. I regni preferiscono concentrare le flotte per commerciare con Yomunn e le isole del sud, o per esplorare l'Arcipelago ghiacciato. Inoltre Arelia non ha sbocchi sul mare, per loro è fondamentale avere un accordo con Xethia. Molti dicono che è per questo che Ralin mira a conquistare Camados. Non dovrebbe più sforzarsi di restare nelle grazie di Sabim'ersun. -
Nel frattempo i re stavano proseguendo la loro conversazione. Le due regine si tirarono in disparte per confabulare tra loro, seguite dagli occhi di alcune guardie.
Kelly sorrise a quella scena. Evidentemente la politica non interessava più di tanto le due donne.
A un tratto notò dei movimenti tra la folla, come se qualcuno si stesse spintonando o azzuffando, poi, all'improvviso, una spada sbucò dalla calca e trafisse uno dei soldati.
Tutti rimasero atterriti nel vedere l'uomo cadere al suolo, rantolando dal dolore, ma prima che le altre guardie potessero intervenire, decine di spade guizzarono fra la folla, colpendole.
Due esseri simili a uomini, incredibilmente snelli, dai capelli biondi e selvaggi, con orecchie a punta molto più lunghe di quelle di Genner e decisamente più belli, emersero dalla folla gridando. Le braccia e le facce erano coperte di tatuaggi neri come la pece.
- All'attacco compagni! Uccidete i re! -
I segni sulle loro braccia parvero animarsi e dal nulla si aprirono portali simili a macchie oscure, da cui apparvero decine di guerrieri con addosso armature totalmente nere, come le tenebre da cui erano emersi. Un attimo dopo sbucarono fuori anche sei orchi: cinque armati di enormi asce e uno, il più grosso, armato di una mazza talmente grande che avrebbe potuto spezzare in due un cavallo.
- Porte nell'ombra! - esclamò Orianna, incredula. - Impossibile! -
I misteriosi guerrieri si lanciarono contro le guardie dei re, compiendo una vera strage. Schivavano i fendenti con estrema facilità, quasi fossero fatti d'aria. Le guardie non riuscivano a star loro dietro, li vedevano apparire e poi scomparire. Nugoli di frecce si abbattevano su uomini a cavallo, spade fendevano l'aria mozzando teste e trafiggendo armature. Gli orchi buttavano giù schiere di soldati caricando gli stalloni o colpendoli con le asce.
Le ombre nere si dimostrarono agili e fenomenali: avevano subito pochissime perdite e stavano facendo strage dei nemici mulinando rapidi le loro grandi lame ricurve mentre schivavano le frecce.
Il popolo urlava e cercava invano un modo per fuggire, schiacciato dalle due fazioni di combattenti.
All'improvviso le due creature con i tatuaggi spinsero le braccia in fuori e all'istante Kelly sentì una forza invisibile sbalzarla indietro; un attimo dopo si rese conto che lo stesso era accaduto all'intera folla. Tutti erano ammassati gli uni sugli altri, sparsi ovunque.
Ora tra loro e la battaglia c'era uno spazio di almeno trenta metri.
Non appena si rimise in piedi, togliendosi di dosso un riccone dagli abiti di seta, vide Devran brandire lo scudo e scattare contro uno dei guerrieri in nero. Lo colpì sul volto coperto dall'elmo e lo sbatté al suolo, per poi prendergli la spada e ucciderlo. Senza indugiare, si unì alla lotta.
Quei guerrieri, però, sembravano peggio dei lupi mannari. Kelly ebbe paura per lui. - Ma che fai? -
- Se i re muoiono il nord è Xethia sprofonderanno nella guerra. Dobbiamo tenerli in vita! -
- Purtroppo ha ragione - disse Genner, tirando fuori un coltello da uno strappo nei pantaloni sull'interno coscia. - Devo riuscire a mettere le mani su un arco - aggiunse, tuffandosi in soccorso del compagno.
Uno dei due tipi tatuati con un gesto della mano scagliò su di loro una folata di schegge nere, acuminate come pezzi di vetro.
Kelly se le vide arrivare addosso, troppo veloci per essere schivate.
“Sono morta” pensò. Ma i frammentisi dissolsero come polvere al contatto con uno scudo violetto di pura energia, semitrasparente e arcuato come la metà di una bolla.
La ragazza, incredula di essere ancora viva, voltò lo sguardo e vide Orianna: aveva il braccio destro scoperto, su di esso un bracciale di cuoio pieno di gemme identiche aquelle del bastone.
La fissò stupefatta. - Credevo che... -
La maga ammiccò. - Lui mi ha chiesto solo il bastone. - Scrutò il campo di battaglia e tornò a guardarla. - Non allontanarti da me. -
Annuì e le restò appiccicata.
Intanto la battaglia proseguiva attorno a loro. Le guardie reali erano sempre meno numerose e i rinforzi che giungevano dal palazzo venivano rallentati dalle persone impaurite che tentavano di fuggire.
Una bolla scura, simile a una lente da sole e larga decine di metri, apparve attorno al campo di battaglia, imprigionandoli. La gente picchiava contro le pareti trasparenti della sfera, senza riuscire a intaccarla.
Kelly e Orianna ci erano finite dentro giusto per qualche metro. Si chiese chi fosse stato a lanciare quell'incantesimo, i due maghi sembravano troppo concentrati sullo scontro.
I soldati all'esterno iniziarono ad attaccare la barriera senza riscuotere alcun successo. Spade e lance si infrangevano come porcellana sulla misteriosa materia.
La lotta intanto proseguiva.
Le quattro ombre del re rimaste stavano difendendo a oltranza i propri sovrani e re Tolos, mentre i loro maghi erano lì a scagliare magie per tenere i nemici distanti. Il re di Xethia aveva estratto la propria spada e combatteva al fianco delle sue guardie. Uccisero tutti gli assalitori che tentarono di avvicinarsi, finché due guardie furono trafitte dalle misteriose schegge nere evocate dai due strani maghi. Subito dopo, un orco armato di ascia li attaccò. Le ultime due ombre lo affrontarono senza battere ciglio. La prima fece una capriola e gli mozzò la gamba sinistra all'altezza del ginocchio e quando il mostro cadde l'altra tranciò via il braccio destro che impugnava l'ascia. Il suo compare poi s'inerpicò rapido sulla schiena, afferrò un corno e gli tirò indietro la testa, subito raggiunto dal compagno che con un colpo di spada tracciò un profondo taglio sulla gola dell'orco, da cui grondò una cascata di sangue.
La rapidità con cui uccisero l'energumeno arancione lasciò Kelly esterrefatta.
Gli altri sovrani, però, non stavano riscuotendo lo stesso successo: il re e la regina di Panjara erano insieme a re Ralin e ai rispettivi maghi, ma le loro guardie soccombevano una a una. Il mago del re di Arelia colpiva in pieno corpo i nemici con il proprio bastone, scatenando a ogni contatto una bolla viola che spazzava via il malcapitato.
La maga di Panjara con rapidi gesti della mano scagliava una pioggia di fulmini contro alcuni nemici, colpendone altri con delle sfere argentee che esplodevano al contatto con i corpi.
Devran andò a dar manforte al secondo gruppo di regnanti. Caricò i nemici alle spalle e ne abbatté alcuni, ma in un attimo fu circondato. Parava i fendenti degli avversari con lo scudo e li allontanava a colpi di spada, ma non poteva resistere a lungo.
- Dagli una mano. Lo uccideranno! - supplicò Kelly, rivolta a Orianna.
- Ci sono. - La maga parve concentrarsi, poi evocò in una mano un globo purpureo e lo scagliò sugli uomini che circondavano Devran. La sfera travolse circa la metà dei guerrieri, per poi esplodere in filamenti gommosi che li avvolsero e si restrinsero, tenendoli saldati insieme in un groviglio di corpi che si agitavano.
Mentre Kelly tirava un sospiro di sollievo, Genner strappò dalle mani di un guerriero stramazzato al suolo un arco e delle frecce e cominciò ad abbattere con colpi precisi i nemici nel mezzo della mischia. Non sbagliava un colpo.
Devran salvò un cavaliere con l'occhio sinistro bendato da un assalto e insieme continuarono a lottare. Erano rimasti in cinque a frapporsi agli invasori, inclusi loro due. I nemici, invece, erano almeno cinquanta; senza contare i due strani maghi dalle orecchie a punta, ora intenti ad affrontare i maghi di Panjara e di Arelia che, ormai alle strette, avevano evocato due scudi a forma di bolla con cui a fatica bloccavano ogni assalto, piegati dall'incalzare dei colpi di spade e delle frecce, come se stessero reggendo un peso immane.
I due maghi dai tatuaggi neri scagliarono dei globi color catrame che esplosero contro le barriere.
Kelly vide le bolle magiche riempirsi di crepe, come se fossero di vetro.
All'improvviso un orco apparve accanto al mago di Arelia e mulinò la propria ascia. Il colpo abbatté lo scudo e tagliò in due l'uomo, dalla spalla sinistra all'anca destra.
Distolse lo sguardo, temendo di svenire nel vedere le interiora di quel poveretto fuoriuscire dalle due metà, insieme a copiosi getti di sangue.
Quando trovò il coraggio di guardare di nuovo, vide la maga di Panjara subire ripetuti attacchi di globi scuri, finché anche il suo scudo cedette.
Uno dei maghi tatuati evocò due lance nere e le fece volare verso di lei. La donna fu trafitta prima al petto e poi all'addome. L'energia fu tale da scagliarla a diversi metri di distanza e impalarla a una delle carrozze.
Le poche guardie superstiti furono sterminate dai nemici. Devran e il cavaliere con un occhio solo assistettero impotenti, impegnati in una feroce lotta con un altro orco.
- Mio re! - gridò l'uomo con la benda.
Fianco a fianco, i due sovrani impugnavano saldamente le proprie armi, la regina Leora alle loro spalle.
Erano circondati da una crocchia di soldati forti di due orchi e uno dei maghi, mentre l'altro si apprestava a dar man forte ai propri compagni, anche se ormai sembravano sul punto di vincere: Genner scagliava frecce a più non posso e Orianna seguitava a fare incantesimi, ma c'erano troppi nemici.
Uno dei due esseri tatuati puntò il dito contro re Danadim. - Uccidi prima lui. -
Un orco si fece avanti e sollevò la propria ascia fin sopra la testa e poi la calò.
L'arma rimbalzò con un suono nitido su un muro fatto di luce apparso dal nulla.
L'orco barcollò mentre veniva respinto indietro di qualche passo dal contraccolpo.
Kelly guardò Orianna, certa che avesse evocato lei quella barriera, ma la donna appariva stupita quanto lei; dietro al muro di luce c'era una donna bellissima, poco più grande di Kelly, dalla pelle bianca e luminosa. Indossava lunghi pantaloni di pelle, color topazio, e una giacca aderente a mezze maniche dello stesso materiale e colore, mentre ai piedi calzava dei comuni stivali di cuoio. I suoi lunghi e lisci capelli biondi le coprivano l'intera schiena. Sorrise, e in quello stesso istante due grandi ali si dispiegarono dietro di lei. Sembravano quelle di una farfalla, ma erano enormi, arrivavano al metro e mezzo ciascuna ed emettevano una luce talmente intensa da impedire di riconoscerne i colori, la stessa che adesso illuminava i suoi capelli.
- Mi ci sarei giocata il bastone - bofonchiò Orianna.
Kelly, estasiata, fissò la fata. Quella creatura le sembrava la cosa più straordinaria che avesse mai visto.
La fata, con un gesto della mano spinse in avanti il muro di luce, spazzando via decine di guerrieri.
Uno dei due maghi tatuati si rialzò a fatica e levò il braccio contro la ragazza, ruggendo dalla rabbia. - Uccidetela! Uccidete i re! -
I guerrieri in nero, seppur intimoriti, fecero per tornare all'attacco, ma furono fermati dall'apparizione di altre due fate che planarono dal cielo.
Kelly rimase sbalordita nel riconoscere la ragazza dai capelli rossi vista poco prima, ora in mezzo ai nemici, esibendo due enormi ali composte da fiamme e percorse da cerchi concentrici animati da un fuoco più chiaro. I suoi capelli, lunghi appena quattro o cinque centimetri, erano divenuti fiamme che danzavano verso l'alto, incorniciandole il viso ora animato da un'espressione minacciosa.
L'altra, invece, era ritta accanto a Sabim'ersun e Tolos. Aveva la pelle olivastra e i tratti esotici celati dai lunghi capelli che le ondeggiavano davanti al viso, tempestosi come le sue ali trasparenti in cui sembrava si muovessero dei cicloni.
- Ma tu guarda. Te l'ho detto che amano immischiarsi. -
Orianna pareva decisamente infastidita dalla comparsa delle fate.
La fata di luminosa richiamò fra le mani la luce e la modellò in dei giavellotti che, lesta, scagliò contro i propri avversari, trafiggendoli al primo colpo.
Uno dei maghi tatuati evocò una pioggia di schegge nere contro di lei, ma la fata creò con una mano uno scudo lucente rettangolare e bloccò ogni colpo.
La fata dalle ali trasparenti spazzò via le frecce di alcuni assalitori lanciando dai palmi delle onde d'aria, poi unì le mani e diede vita a un tornado: lo afferrò per la base e iniziò a girare su se stessa, spazzando via una cerchia di venti uomini. Ma all'improvviso un orco la caricò e lei dovette lasciar dissolvere il tornado per difendersi.
Il mostro tentò di falciarla più volte con l'ascia, ma la fata deviava ogni colpo con onde d'aria scaturite dai palmi. Infine con un ultimo colpo fece perdere l'arma all'orco. Questi mugghiò selvaggiamente e si apprestò ad afferrarla con le mani, ma la donna tirò indietro le braccia e vortici d'aria si formarono attorno alle sue mani. Li scagliò in avanti e colpì in pieno l'essere, scagliandolo contro la splendida fontana che andò in frantumi.
L'orco, accasciato tra le macerie, tentò di rialzarsi, ma senza riuscirci.
Intanto la fata dai capelli infuocati combatteva con le mani avvolte dalle fiamme come in uno di quei film di arti marziali che era solita guardare la sera: schivava fendenti con una naturalezza spaventosa, incenerendo scudi di legno e deformando quelli di metallo così come le corazze di chi le si parava davanti. Con un pugno mandò al tappeto un soldato, riducendogli la faccia a un tizzone ardente, poi si voltò di scatto e dalla bocca soffiò una fiammata contro un altro guerriero, carbonizzandolo.
Una coppia di frecce sibilò alle sue spalle.
- Attenta! - gridò Kelly. Fece per correre verso di lei, ma si sentì afferrare per un polso.
La fata, voltatasi, eresse un muro di fuoco che incenerì le frecce. Poi fissò Kelly e annuì, prima di tornare a lottare.
Lei rimase imbambolata a guardare le fate combattere. La presa sul polso diventò dolorosa e la costrinse a girarsi. - Ma che fai? - sbraitò contro Orianna.
- Ti tengo fuori dai guai! - ringhiò. - Stammi vicina o ti ammazzano! -
Kelly la squadrò con fare torvo e, invano, provò a tirare via il braccio, faticando a non risponderle per le rime. In fondo si stava solo preoccupando per lei. Non capiva nemmeno perché stava cercando di avvicinarsi al pericolo da cui avrebbe dovuto fuggire.
Intanto, Devran e l'uomo orbo erano ancora alle prese con l'orco e altri guerrieri, mentre il resto degli assalitori lottavano contro le tre fate per raggiungere i re.
Poco distante, la fata dai capelli ardenti aveva plasmato dal fuoco una spada che, pur essendo fatta di fiamme, spezzava spade e scudi come fosse solida quanto un diamante.
Era abilissima, lottava contro più avversari senza mai lasciarsi cogliere di sorpresa. Volò via di scatto, evitando un fendente che stava per colpirla alle spalle, poi si scagliò su due uomini pronti ad attaccarla: bloccò il colpo di uno dei due con la spada, mentre afferrò l'arma dell'altro con la mano sinistra avvolta dalle fiamme, liquefacendola, per poi piroettare colpendolo con un fendente mentre lanciava una palla di fuoco al primo uomo.
Kelly era sempre più strabiliata, al punto da chiedersi nuovamente se stesse sognando. Tornò alla realtà solo quando nel girarsi vide Genner abbattere a colpi di frecce gli ultimi arcieri e Orianna spazzare via con dei fulmini i soldati che le si avventavano addosso, pur guardando di sottecchi le tre fate fare strage di guerrieri. In cuor suo Kelly ebbe il sospetto che la maga sotto sotto le ammirasse, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
La fata di luce era accerchiata da nemici, eppure non demordeva: brandiva due lance di luce fra le mani, solide come il metallo, parando i colpi degli avversari con una e trafiggendoli con l'altra.
I maghi tatuati si tenevano a distanza, sbraitando ordini; continuavano ad aprire portali di tenebre da cui emergevano nuovi guerrieri, come se al di là della realtà fisica ci fosse un intero esercito.
La fata dai capelli tempestosi faceva del suo meglio per arginare quei rinforzi con i suoi piccoli tornado, ma faticava a star dietro all'apparire delle porte d'ombra.
Un orco e alcuni soldati aggirarono la fata e tentarono nuovamente di uccidere i re, ma rapidamente lei divampò in una chiazza di luce e schizzò verso di loro. Apparve tra i sovrani e i soldati ed evocò una tripla barriera, per poispingerla in rapida successione contro gli avversari, sbalzandoli via. Ma in quello stesso istante uno dei due maghi richiamò l'attenzione dell'orco armato di mazza. - Tu! - Creò una macchia nera a terra e poi un'altra a mezz'aria, alle spalle della fata. L'energumeno ci saltò dentro e scomparve, sbucando fuori dall'altra.
Kelly inorridì. Era alle spalle della fata. Anche la fata fiammeggiante l'aveva notato.
- Loria! - gridò.
La sua compagna si voltò di scatto, ma fece appena in tempo a creare una tenue parete di luce. L'orco la frantumò con la mazza e colpì in pieno viso la fata, facendola volare via di parecchi metri e rotolare al suolo.
Kelly era certa che fosse morta. Rimase sbalordita quando la vide mettersi carponi e guardarsi intorno come intontita, rivoli rossi le scorrevano dal naso e fra i capelli luminescenti. Un guerriero in armatura nera decise di cogliere quell'opportunità e balzò su di lei, pronto a trafiggerla, ma la fata divenne una macchia di luce e schizzò via, senza notare che il mago tatuato l'avea anticipata, circondandola con otto soldati e l'orco.
- Loria! - gridò ancora la fata dai capelli rossi. Stese con un pugno l'orco affrontato da Devran e dall'altro cavaliere e poi gli bruciò il volto, piazzandogli la mano sulla faccia, per poi correre verso la sua amica in difficoltà. - Loria! -
La fata, ancora carponi, si rimise in piedi a fatica ed eresse all'istante un scudo di luce che l'avvolse. Il mago e i guerrieri le si avventarono addosso e cominciarono a colpire lo scudo, incrinandolo. Di questo passo si sarebbe frantumato a breve, ma la fata non intendeva rassegnarsi alla fine, nel suo sguardo ardeva una furiosa determinazione. - Io! - gridò. La sua pelle divampò di luce.
Devran, nel vederla, corse verso i propri compagni.
- Sono! -
- Orianna! Non vorrà fare quello che penso? - strillò Devran, provato dal combattimento, ma scappando via come se lo inseguisse il diavolo.
- Si che vuole farlo, dannazione! - imprecò la maga, fissando la fata.
- La! - urlò la fata, la sua pelle era sempre più luminosa, lo scudo quasi distrutto.
- Presto, dietro di me! - ordinò Orianna a Kelly e Devran. - Tenterò di fermarla. -
- Fermare cosa? Cosa vuole fare? - chiese lei, confusa.
- Zitta! Stai dietro di me e tieni gli occhi chiusi o diventerai cieca! -
Pur non capendo, Kelly ubbidì. Si accovacciò dietro Orianna e con lei Devran; prima di chiudere gli occhi vide Orianna stendere avanti il braccio destro e evocare una barriera intorno a loro. Subito dopo udì ancora il grido della fata. - Luce! -
Seppur a occhi chiusi, Kelly percepì qualcosa splendere con forza intorno a loro, come se il sole fosse sceso in terra; un lieve calore si irradiava sulla sua pelle.
Tutto durò alcuni istanti e finì così com'era iniziato.
Esitò un secondo prima di riaprire gli occhi. Dischiuse le palpebre e guardò subito Orianna: la donna era in piedi, leggermente china in avanti, la mano destra ancora protesa. Ansimava ed era pallida come un cencio. Emanava un vago odore di bruciato.
A un tratto cadde in ginocchio, soccorsa prontamenteda Devran.
- Stai bene? - le chiese spaventato.
- Sì sì... - Orianna non fu molto convincente. - Ho dovuto togliere lo scudo all'ultimo istante o sarei morta, mi sono solo bruciacchiata un po'. -
Scoppiò a ridere, ma sembrava più in preda allo shock.
- Ma cosa hai fermato? - domandò Kelly, confusa.
Devran fece un cenno col capo verso il campo di battaglia. - Guarda tu stessa. -
Kelly voltò la testa e scoprì che la fata era ancora lì, circondata da statue nere e fumanti. Ci mise un secondo a realizzare che erano i corpi carbonizzati degli aggressori. Non era rimasto in piedi un solo guerriero.
Tuttavia, la fata non sembrava più in condizioni di lottare. Cadde anche lei in ginocchio e appoggiò le mani a terra. Ansimava e tremava. Il sangue le gocciolava dal viso velato dai capelli luminosi.
Proprio quando pensava che tutto fosse finito, l'altro mago tatuato riapparve dalle tenebre. Era l'unico rimasto della sua compagnia e non pareva esserne felice. Guardò con odio la fata e le scagliò contro delle lance nere, ma la fata fiammeggiante si mise sulla traiettoria e le incenerì.
Il mago urlò dalla rabbia, i suoi tatuaggi presero nuovamente vita creando strani simboli sulla pelle; poi sollevò le mani ed evocò delle fiamme nere e in un lampo scagliò un torrente di fuoco contro le fate.
La fata dai capelli fiammeggianti contrattaccò l'ondata con un getto di fuoco. I due flussi si scontrarono. La fata ci mise tutte le proprie energie, il suo volto era contratto per lo sforzo, ma la fiamma nera avanzava di secondo in secondo, costringendola a indietreggiare.
Proprio quando stava per essere sopraffatta, la sua compagna dalle ali trasparenti apparve dietro di lei e, restando sospesa in aria, le pose le mani sulle spalle e le proprie ali sembrarono triplicare di dimensione. Cominciò a sbatterle energicamente, generando un vento fortissimo che spazzò via i resti inceneriti. Kelly sentì la furia di quel vento sulla pelle, i detriti le volarono negli occhi rendendole difficile continuare ad assistere alla battaglia.
Il vento della fata alimentò le fiamme, dandogli nuova forza e facendo arretrare il turbine di fuoco nero in modo inesorabile.
Il mago tatuato urlava per lo sforzo. Le sue fiamme sembrarono riprendere vigore, arrestando l'avanzata del colpo delle rivali, ma la fata del vento sbatté con più forza le ali e quella fiammeggiante urlò e spinse in avanti le mani, aumentando il vigore delle proprie fiamme annientando quelle del mago, travolgendolo. Il fuoco lo consumò, le sue urla strazianti echeggiarono per pochi secondi prima che stramazzasse al suolo, carbonizzato.
Entrambe le fate si fermarono, ansimanti. La fiammeggiante corse dalla compagna che se ne stava inginocchiata, la testa sanguinante.
Pochi secondi dopo la bolla scura svanì, permettendo alle persone ancora intrappolate di scappare e alle guardie di raggiungerli. I reali si muovevano con passo cauto mentre gli ufficiali si affannavano nel chiedere se fossero feriti.
- Devran, aiutami.Voglio avvicinarmi - disse Orianna.
L'uomo le si accostò con fare incerto. - Sei sicura? -
- Si! Aiutami, dai! -
A Kelly sembrò decisamente arrabbiata più che scossa. Lo imputò allo sforzo compiuto poco prima.
La maga, sorretta dal compagno, si avvicinò alle fate e ai regnanti. Genner si unì a loro, uno strano sorrisetto gli segnava il viso.
- Perché sorridi? - chiese Kelly.
Gettò via l'arco e le rispose ancora con quel sorriso. - È stato un bell'intrattenimento per me. -
La fata fiammeggiante stava esaminando la testa della compagna ferita, dalla mano destra emetteva una strana luce arancione. - La ferita non è molto grave, ma non fare sforzi per un po'. -
L'altra le sorrise e annuì.
- Fate! - sbottò Ralin. - Non appena spuntate voi le calamità vi seguono a ruota. Siete una sciagura vivente! -
La fata dalle ali trasparenti gli scoccò un'occhiataccia. - Non c'è di che...vostra maestà. -
- Le fate sono apparse dopo gli assalitori e ci hanno salvato la vita - intervenne Sabim'ersun, tenendo la moglie stretta a sé. - Dobbiamo loro la nostra gratitudine. -
- Gratitudine? Ah! - esclamò Orianna, oltraggiata.
Kelly trasalì nel sentirla parlare in quel modo, pareva un'altra persona.
- Quella stupida pazza ci ha quasi uccisi tutti! - replicò la maga, indicando con un cenno del capo Loria, ancora accanto alla fata dai capelli rossi. Avanzò poi sorretta da Devran. - Se io e quelle sciagurate delle sue simili non avessimo eretto delle barriere, adesso saremmo tutti cenere. Cosa avevi in mente quando hai lanciato quell'onda di luce? -
Tremava, anche se cercava di nasconderlo. Kelly si chiese se fosse perché aveva prosciugato le proprie forze o per rabbia.
La fata fiammeggiante scattò in piedi. - Stava per morire! Doveva salvarsi in qualche modo. E come hai detto, abbiamo eretto delle barriere. Stiamo tutti bene. -
Orianna diventò paonazza dalla collera. - Ho quasi prosciugato la mia energia vitale per tenerla in piedi! Se ci avesse messo solo un po' più di forza sarei morta! -
Dopo lo sfogo si abbandonò sulla spalla di Devran.
- Un'argomentazione valida, devo concederlo - affermò re Tolos, rivolgendo gli occhi sul gruppo di mercenari. - Mi domando però chi siate voi. -
Nonostante la sua età, non pareva troppo scosso dalla battaglia.
- Assistevamo all'incontro - rispose Devran. - Siamo intervenuti istintivamente. -
- Tu! - Ralin gli puntò un dito contro con fare minaccioso. - Ti ho riconosciuto, lurido verme. Come osi mostrare il tuo miserabile volto di fronte a dei reali! -
Kelly trasalì. Si chiese cosa potesse mai aver fatto Devran per inimicarsi qualcuno a cui aveva appena contribuito a salvare la vita.
- Esigo che venga giustiziato seduta stante! - latrò il re.
Proprio quando la ragazza cominciò a sudare freddo, re Danadim intervenne. - Hai ben poco da esigere, Ralin. Questo è il mio regno, la mia città. Io decido chi viene giustiziato e chi no. -
Ralin gli rivolse uno sguardo glaciale. - Intendi forse negare i suoi crimini? -
- Non nego nulla - , volse lo sguardo a Devran. - Ma abbiamo un debito per le nostre vite e il modo migliore in cui posso ripagarlo è facendo finta di non averlo visto qui oggi. -
Devran chinò appena il capo. - Ed è più di quanto osassi sperare. Grazie, vostra maestà. -
- È un oltraggio! - sbottò Ralin.
Kelly avvertì il tremendo impulso di prenderlo a schiaffi. Il buonsenso le stava gridando di non farlo, ma lei era solita non ascoltarlo. - Brutto ingrato! Ti ha appena salvato la vita e tu lo vuoi ammazzare? Che faccia tosta! -
Un istante dopo aver terminato la frase, desiderò una buca in cui sotterrarsi.
Il re la guardò peggio di come aveva fissato Devran. Notò le fate ghignare. Si chiese cosa ci trovassero di buffo dato che probabilmente aveva firmato la propria condanna a morte.
- Mocciosa insolente! Hai una vaga idea di chi sono? -
“Uno sbruffone con una corona d'oro in testa” avrebbe voluto rispondere, ma questa volta qualcosa le cucì la bocca.
- Ora basta! - sbottò Leora. - Si palesa quanto Ralin sia rimasto scosso dall'accaduto, come tutti noi. Ringraziamo le fate e questi coraggiosi sconosciuti per il loro aiuto, ma ora è tempo per noi di ritirarci nel palazzo e che voi ve ne andiate. -
Kelly avrebbe voluto abbracciarla. Senza dubbio quella donna aveva molto buonsenso.
Ralin parve non voler desistere, ma fu costretto a farlo, sotto gli sguardi inflessibili di Danadim e di Sabim'ersun.
I re e le regine si allontanarono con i soldati che facevano quadrato attorno a loro, mentre i servitori si affaccendavano per ripulire il cortile disastrato e pieno di cadaveri.
Orianna si lasciò andare completamente contro Devran, rivelandosi più provata di quanto volesse fare intendere, tanto che Genner dovette sorreggerla per l'altro braccio e accompagnarla verso i cancelli.
- Kelly muoviti, dobbiamo andarcene - la richiamò l'arciere.
Stava per raggiungerli, quando si accorse di essere fissata. Le fate erano tornate a una forma normale, ma i capelli tradivano la loro vera natura con i colori intensi.
La bionda, in particolare, sorrideva e la guardava. Si avvicinò, barcollando leggermente.
- Perché mi fissi? - chiese Kelly.
- Ci vuole molto coraggio per insultare un re. -
- O molta stupidità. -
Loria rise. - La gente spesso confonde le due cose. È intelligente tenere la bocca chiusa e lasciarsi trattare in quel modo? -
Quelle parole la fecero riflettere, poi la voce di Genner si fece sentire ancora. - Insomma, Kelly! Vuoi venire o no? -
Non sapeva il perché, ma avrebbe desiderato restare a parlare con la fata, tuttavia si costrinse ad andare. - Mi dispiace, non posso restare. -
Corse per raggiungere gli altri, mescolandosi a ciò che era rimasto della folla, sotto gli occhi vigili delle guardie.
Si mise a loro fianco e seguì la loro andatura. - Come stai? - chiese a Orianna, incerta che si fosse davvero ripresa.
- Ho solo bisogno di riposo. - La guardò con dubbiosa. - Che ne pensi delle fate? Ora le hai viste, no? -
Il gruppo varcò i cancelli e le guardie, visibilmente scosse, restituirono loro le armi.
Una volta allontanatisi, Kelly si guardò attorno e poi si decise a rispondere. - Be', non sembrano così male. -
Orianna scosse la testa. - Non lasciarti abbindolare dai loro bei faccini e da quelle esibizioni teatrali. Sono molto meno di quello che appaiono. -
- Dici così solo perché ora sei arrabbiata. - Si pentì di nuovo della propria linguaccia.
La donna serrò i denti. - Sono egoiste, pensano solo a se stesse. Lo hai visto. Ha lanciato quell'onda per salvarsi senza pensare alle conseguenze. -
Kelly non capiva bene il perché, ma si sentiva solidale con la fata. - Cosa avrebbe dovuto fare? Lasciarsi uccidere? -
Si aspettò di vedere la rabbia stravolgere il volto di Orianna, invece le apparve solo delusa, il che fu anche peggio. - Poteva fare in altri modi. Questo è uno dei loro più grossi problemi: sono troppo impulsive. Non pensano abbastanza prima di agire. -
Kelly sospirò seccata. Quanto appena udito le ricordava una “musichetta” fin troppo familiare. Lei aveva lo stesso problema, però non lo disse. Non voleva inimicarsi Orianna. Era diventata la cosa più simile a un'amica ed era il solo punto di riferimento in quel mondo folle in cui era stata catapultata.
Christopher Legrady
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